Siamo sempre stati critici nei confronti di questa Pac, sin dalla sua prima redazione“. Lo ha affermato Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche di sviluppo economico delle filiere agroalimentari di Confagricoltura, in audizione alla commissione Agricoltura della Camera dei deputati, in merito allo stato di attuazione della Pac 2023 -2027 e sui negoziati relativi alle eventuali modifiche che saranno proposte in sede europea. Lenucci ha sottolineato come questa riforma sia stata impostata introducendo più vincoli e oneri per gli imprenditori agricoli. Impostazione che Confagricoltura ha criticato da subito.
Maggiori oneri da un lato, ma meno risorse dall’altro, rispetto al periodo di programmazione precedente: un’equazione – ha spiegato il rappresentante di Confagricoltura – che non tutela la competitività delle imprese, piuttosto la penalizza.
Occorre orientare nuovamente la politica agricola comune verso obiettivi più ambiziosi e competitivi, per un reale rafforzamento del settore primario.
Il 26 febbraio scorso Confagricoltura ha presentato a Bruxelles un Manifesto contenente dieci proposte per una revisione della PAC, alcune delle quali sono già state accolte. È indubbio che siano stati fatti dei passi avanti rispetto ad allora, ma non sono ancora sufficienti.
Per Confagricoltura è opportuno che la Commissione europea approvi tempestivamente il regolamento in materia di semplificazione, con valenza retroattiva, in modo da attuare le nuove disposizioni a partire dal primo gennaio scorso. E’ anche importante che il regolamento venga recepito in tempi rapidi a livello nazionale e che a riguardo venga fatta un’adeguata campagna d’informazione.
Lenucci ha inoltre ricordato come vadano altresì previste delle modifiche migliorative ai cosiddetti ecoschemi e alle misure di condizionalità rafforzata, ma anche per lo sviluppo rurale e le misure settoriali, come quelle per le OCM (Organizzazioni comuni del mercato) del vino, dell’olio e dell’ortofrutta.
Oltre alla sostenibilità ambientale, è fondamentale tutelare anche quella economica, nonché la produttività delle aziende.

In allegato il Manifesto di Confagricoltura con le dieci proposte

Manifesto di Confagricoltura 10 proposte sulla PAC

 

Sono saliti a 146 i Comuni con almeno un caso di PSA, tra Piemonte e Liguria. A fronte del ritrovamento del primo caso in provincia di Asti e del numero in continuo aumento, Confagricoltura Piemonte torna a sollecitare la Regione Piemonte affinché prediliga azioni coordinate e comuni sul territorio per arginare ed eradicare poi il problema

È della scorsa settimana la notizia del ritrovamento di un esemplare di cinghiale colpito dal virus della Peste Suina Africana, nel Comune di Mombaruzzo, in provincia di Asti, e di alcuni nuovi casi in provincia di Alessandria. Si allarga così l’area tra Piemonte e Liguria in cui la patologia che colpisce i suinidi sta facendo più vittime. Salgono a 146 i Comuni nelle due regioni confinanti, con almeno una positività dall’inizio dell’epidemia, scoppiata a fine dicembre 2021. I casi totali rilevati dall’Istituto Zooprofilattico sono 1.410, di cui 759 in Liguria e 651 in Piemonte.
Secondo il Bollettino epidemiologico nazionale sulla PSA del Ministero della Salute, il numero di animali positivi per regione e provincia, dal 1° gennaio 2022 al 16 gennaio 2024, sarebbero di 1399 casi nei cinghiali e di 21 focolai nei suini.
L’epidemia di peste suina africana si sta sempre di più diffondendo e sta mettendo a rischio una filiera essenziale del nostro agroalimentare con i suoi 11 miliardi di euro di valore complessivo tra produzione agricola e industriale nazionale e a livello regionale, circa 3 mila aziende, con un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200mila capi destinati ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale”, evidenzia Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte. “Come purtroppo Confagricoltura Piemonte aveva paventato sin dalla sua origine ormai a gennaio di due anni or sono, è necessario attuare nel nostro Paese una strategia efficace, in particolare per quanto riguarda il contenimento della presenza del cinghiale nelle nostre aree, a difesa dei nostri allevatori”, sottolinea infine Allasia.
Confagricoltura Piemonte, come già evidenziato a maggio dello scorso anno, sostiene che per garantire il successo delle strategie messe in atto, l’attuazione delle misure di prevenzione, il controllo e l’eradicazione della malattia, si debba prevedere uniformità a livello nazionale e il massimo sforzo nell’azione comune per applicare nel modo più efficace possibile i Piani di contenimento.
Siamo consapevoli che mai come oggi non possa mancare il deciso contributo delle amministrazioni locali a tutti i livelli affinché si lavori in maniera coesa con le linee guida del Governo e secondo le azioni da esso programmate”, e conclude il presidente. “Abbiamo invitato quindi le Istituzioni regionali ad un’azione ancora più incisiva a supporto della strategia nazionale posta in essere con rinnovato vigore”.

Siamo francamente sorpresi dall’ordinanza con cui il governo portoghese ha annunciato l’applicazione del Nutriscore”. Lo dichiara Massimiliano Giansanti, presidente di Mediterranea, a distanza di pochi giorni dal provvedimento con cui Lisbona esprime la volontà di introdurre il sistema di etichettatura “a semaforo” dei valori nutrizionali dei prodotti alimentari in commercio. L’ordinanza del governo lusitano incarica la Direzione Generale della Salute nazionale di definire, entro 120 giorni, il processo di adozione del sistema, compresi l’iter procedurale per gli operatori economici e una campagna di comunicazione dedicata.
Non si tratta del primo caso di Paese del Bacino Mediterraneo che si esprime a favore del Nutriscore – aggiunge Giansanti – ricordiamo la Spagna, con le evidenti conseguenze negative per importanti produzioni agricole, in primis quella dell’olio d’oliva”.
Auspichiamo che il governo portoghese torni sui propri passi. E restiamo fiduciosi che le Istituzioni UE – conclude il presidente di Mediterranea – prendano finalmente posizione scegliendo un sistema di comunicazione dei valori nutrizionali che non tenga conto solo dei componenti ma che faccia riferimento anche al consumo equilibrato e responsabile, fattore alla base della Dieta Mediterranea”.

Consumi, clima, mercati e formazione: questi i focus di Confagricoltura a Vinitaly 2024, dal 14 al 17 aprile. La Confederazione torna a Verona con uno stand di 600 metri quadrati, nel padiglione D (stand G – H – I), che ospita convegni, degustazioni, incontri e approfondimenti, dando spazio ai territori con le loro peculiarità produttive, anche alla luce della delicata situazione che sta vivendo il comparto.
Cambia infatti il consumo di vino in Italia e nel mondo, e cambia il clima al punto da disegnare nuovi contorni alle produzioni. I dati definitivi dell’ultima vendemmia attestano che l’annata è stata la più leggera dal dopoguerra, con 38,3 milioni di ettolitri e un calo del 23,2% rispetto al 2022. Una diminuzione che impone un approccio coraggioso, da parte di tutti, al tema del cambiamento climatico e delle conseguenti fitopatie. Se ne parlerà domenica 14 alle 14,30, insieme al presidente della FNP Vino Federico Castellucci, al direttore del CREA-VIT Riccardo Velasco, al professor Stefano Poni dell’Università Cattolica di Piacenza e all’europarlamentare Herbert Dorfmann. Le conclusioni sono affidate al presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
E’ anche l’andamento del mercato a destare l’attenzione degli operatori. Il 2023 si è chiuso per l’Italia con un calo del 4,4% in volume e del 7,3% in valore nelle prime cinque piazze mondiali: Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone. Soffrono maggiormente i vini rossi, anche di pregio. A questo tema è dedicato il convegno in programma lunedì 15 aprile alle 16, sempre nello stand di Confagricoltura, con Federico Castellucci, Tiziana Sarnari di Ismea, i presidenti del Consorzio Valpolicella Christian Marchesini, dell’istituto Marchigiano Tutela Vini Michele Bernetti, di AVITO Francesco Mazzei, e il vicepresidente della DOC Friuli Michelangelo Tombacco. Conclude Massimiliano Giansanti.
Tra gli appuntamenti, di rilievo la presentazione del corso di alta formazione a cura dell’Enapra sul “Wine tourism design” martedì 16 alle 14.30, che si prospetta come novità assoluta; il convegno organizzato da Agronetwork lunedì 15 aprile alle 14.30 dedicato alle bevande in Italia, con i vertici delle associazioni nazionali di riferimento; l’incontro e degustazione dei Giovani di Confagricoltura sulla sostenibilità e l’eleganza dei vini giovani. Mercoledì 17 alle 10.30 sarà la volta del pegno rotativo nel mondo del vino, organizzato da Confagricoltura e Crédit Agricole, prima banca italiana ad operare con questo strumento. Partecipano, tra gli altri, il DG di Confagricoltura Annamaria Barrile e il vicedirettore generale di Crédit Agricole Italia, Vittorio Ratto.
I convegni saranno trasmessi in diretta streaming sul canale YouTube di Confagricoltura, da cui si può accedere direttamente dall’homepage del sito confederale.
Il calendario si arricchisce di altri numerosi convegni e degustazioni a cura delle sedi provinciali (si rimanda al programma in allegato) e di incontri con parlamentari italiani ed europei. Le autorità sono attese alla cerimonia del taglio del nastro, alle ore 16 di domenica. Su tutti gli appuntamenti in programma allo stand saranno realizzati servizi con i protagonisti dei vari territori, disponibili poi su YouTube.
Torna anche la Galleria delle regioni, con la vetrina sulle etichette di pregio delle zone vitivinicole italiane: uno spazio che quest’anno sarà ancora più attivo nell’ospitare eventi.
Importante, infine, la presenza a SOL nel padiglione C, stand 47, dedicata al comparto dell’olio di oliva, con uno spazio che sarà gestito da Unapol, con cui Confagricoltura ha stilato un protocollo di intesa.

La delegazione della Confagricoltura di Asti presenzierà alla kermesse veronese nella giornata di lunedì 15 aprile.

In allegato il programma completo degli eventi allo stand di Confagricoltura

Programma Confagricoltura Vinitaly 2024

Il piano della Commissione per il “Green Deal” dell’agricoltura europea ha perso per strada più di un pezzo. Lo scorso febbraio, la presidente von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento per ridurre del 50%, in media, entro il 2030, l’uso di fitofarmaci a seguito della “bocciatura” decretata dal Parlamento europeo e delle forti resistenze emerse in seno al Consiglio dei ministri. “La Commissione presenterà una nuova proposta più matura, con il coinvolgimento delle parti interessate”, ha detto von der Leyen.
L’accordo provvisorio raggiunto sul progetto legislativo per il ripristino della natura non ha ottenuto il via libera finale del Consiglio, perché un gruppo di Stati membri, tra i quali l’Italia, ritiene che l’intesa potrebbe avere negative conseguenze sul settore agricolo. Al momento, quindi, l’accordo è ‘congelato’ in attesa delle iniziative che la presidenza di turno belga del Consiglio deciderà di assumere.
Le modifiche degli atti di base della PAC già approvate dal Consiglio, oltre a una riduzione degli adempimenti burocratici, hanno allentato i vincoli che erano stati posti all’attività delle imprese nell’ottica di una condizionalità ambientale rafforzata.
Diverse cause hanno concorso a determinare queste significative novità: l’eccessivo carico ideologico presente nelle proposte della Commissione, con il risultato di sacrificare la competitività; le manifestazioni di piazza degli agricoltori e le valutazioni dei gruppi politici in vista della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
In ogni caso – precisa Confagricoltura – l’obiettivo di una maggiore sostenibilità ambientale dell’agricoltura resta strategico, ma è indispensabile un cambio di visione e nuove prospettive.
Il mutato assetto della geopolitica globale impone che ogni proposta di regolamento sia supportata da una preventiva valutazione indipendente, che consenta di misurare con rigore l’impatto sul potenziale produttivo agricolo e sull’efficienza delle imprese.
Il processo di riduzione dei fitofarmaci, già in atto, deve continuare con il supporto della ricerca e degli investimenti. A ogni divieto, però, – ricorda Confagricoltura – deve corrispondere la disponibilità di un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico, anche per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico sulle produzioni. A questo riguardo, dovrà essere accelerato al massimo il processo per l’inquadramento delle tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento della Unione europea. L’auspicio è che il Consiglio definisca la propria posizione entro la scadenza, a fine giugno, del semestre di presidenza belga.
Sul piano generale, l’obiettivo è che con la nuova legislatura europea si affermi una visione aggiornata e più realistica. L’agricoltura è in grado di offrire una soluzione e un valido contributo per le grandi sfide che l’economia e la società hanno di fronte: sicurezza alimentare, cambiamento climatico, transizione energetica, conservazione delle risorse naturali.