L’8 dicembre 2023, come noto, sono entrati in vigore i nuovi obblighi di etichettatura relativi all’elenco degli ingredienti e alla dichiarazione nutrizionale dei prodotti vitivinicoli e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Il 7 dicembre 2023 il MASAF aveva emanato il DM n.675460 con cui autorizzava l’etichettatura e la commercializzazione dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati con etichette riportanti il simbolo ISO 2760 “i” accanto al QR code contenente le informazioni relative alla lista degli ingredienti e alla dichiarazione nutrizionale.
Si ricorda che tale simbolo non corrisponde alle indicazioni della Commissione Europea che richiede di riportare almeno la parola “ingredienti” come da Reg UE n.1169/2011. La deroga era concessa fino all’8 marzo 2024 e solo per prodotti commercializzati nel territorio nazionale.
Confagricoltura nelle scorse settimane ha sollecitato il MASAF affinché chiarisse come gestire i prodotti etichettati con il simbolo “i” dopo l’8 marzo 2024 e in risposta alle sollecitazioni avanzate, il Ministero dell’Agricoltura ha prorogato fino al 30 giugno 2024 la possibilità di etichettare i vini con il simbolo ISO 2760 “i” accanto al QR code

In allegato il decreto ministeriale

 

DM etichettatura_proroga 30 giugno 2024

Ridurre il divario di genere nell’accesso alle risorse produttive comporterebbe un aumento della produzione delle imprese agricole femminili del 20%-30%, con benefici per l’economia e l’intera popolazione (dati dell’OCSE). Altresì, il contributo delle donne per la sicurezza alimentare è quanto mai fondamentale.
È quanto sottolinea Confagricoltura Donna Piemonte nel giorno delle celebrazioni dei diritti fondamentali delle donne.
“Le donne sono protagoniste silenziose di un cambiamento nel settore primario che, oltre ad essere un settore produttivo determinante per l’Italia, è uno dei comparti economici nel quale si registra il più alto tasso femminile, di imprenditrici smart, attente all’innovazione. Le aziende condotte da donne – sottolinea Paola Maria Sacco, presidente dell’Associazione femminile piemontese – sono socialmente più responsabili, attente alla sostenibilità, con ampi margini di crescita e aprono la strada ad un futuro più inclusivo e resiliente. Il migliore augurio che si possa fare in occasione della Giornata della Donna è che ci si renda finalmente conto dell’apporto strategico del fattore D per il futuro della società”.
In Italia sono oltre 200mila le imprese agricole a trazione femminile, che rappresentano circa un terzo del totale. Molte tra le imprenditrici di Confagricoltura Donna sono under 35, due su tre hanno conseguito il diploma di laurea, e la tendenza generale è di coniugare tradizione e innovazione.
“L’8 marzo è la Giornata internazionale della Donna, un giorno per celebrare le donne e ricordare anche le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute. E proprio in agricoltura, negli anni, è migliorata la loro posizione aziendale, ricoprendo dapprima il ruolo di coadiuvanti per diventare poi imprenditrici a titolo principale” afferma Lella Bassignana, direttore di Confagricoltura Piemonte. Ricorda inoltre il direttore che “Uno dei focus inseriti nel piano dell’Agenda 2030 è il raggiungimento della parità di genere sotto il profilo remunerativo: ebbene, nel settore primario, questo obiettivo sembra più realizzabile rispetto ad altri. Per questo chiediamo che vengano destinati investimenti e iniziative riservate al mondo agricolo femminile, perché l’apporto femminile è in grado di fare la differenza in tutti i campi”.

Confagricoltura Piemonte ha esternato il proprio disaccordo verso il risultato della votazione svoltasi, in sessione plenaria, al Palazzo d’Europa che riguarda emissioni industriali (IED – industrial emission directive) e riduzione delle soglie per l’applicazione della AIA (autorizzazione integrata ambientale) per le imprese suinicole e avicole. Molti volti della politica italiana non hanno mantenuto le promesse fatte agli agricoltori durante gli ultimi proclami nelle piazze

 La direttiva approvata non previene né riduce le emissioni. Aggiunge solo un carico burocratico alle nostre imprese agricole a discapito della produttività e della sopravvivenza del comparto avicolo e suinicolo”. È questa la dura critica mossa da Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte nei confronti del Parlamento Europeo, a margine del voto in sessione plenaria che ha confermato la decisione del trilogo di ridurre le soglie per l’applicazione della AIA (autorizzazione integrata ambientale) per le imprese suinicole e avicole.
Tutti i settori sono oggi chiamati a concorrere maggiormente alla riduzione delle emissioni ma al primario si attribuisce un compito gravoso: quello di limitare la produzione di particolato primario nei processi di combustione dei residui colturali, ora limitata a specifici periodi dell’anno, e del secondario connesso alla presenza di ammoniaca nell’aria, insieme ad altri precursori e in funzione delle condizioni meteo. La quota di ammoniaca emessa nel 2023 in Piemonte è stata quantificata in 32.000 tonnellate e grazie alle buone strategie attuate nelle campagne, la quota rispetto ai precedenti due anni è scesa notevolmente.
Gli imprenditori agricoli piemontesi adottano soluzioni gestionali e strutturali che permettono un efficace e immediato contenimento delle perdite ammoniacali: dobbiamo ricordare che è una forma di azoto disponibile per le piante e perderla dal punto di vista agronomico si traduce in uno spreco di elementi fertilizzanti naturali in favore di altri di sintesi, che aggravano i conti delle aziende agricole, considerati gli aumenti in tutta la filiera di produzione”, precisa Allasia.
Confagricoltura Piemonte, sull’entrata in vigore della direttiva che implica l’ottenimento dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale) da parte degli allevamenti, evidenzia che finora ne erano soggetti solo due tipi di allevamento: quelli di pollame con potenzialità produttiva massima superiore a 40mila posti e quelli di suini con potenzialità produttiva massima superiore a 2mila posti da produzione (di oltre 30 kg) o 750 posti scrofe. Quando entrerà in vigore la direttiva appena approvata, le soglie per essere obbligati a richiedere l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) verranno dimezzate.
L’esito è fortemente negativo per le nostre aziende. La misura nasceva con l’intento di prevenire e ridurre le emissioni del settore industriale, e di quello agricolo a cui è stata estesa. Obiettivo che questa direttiva, per come è stata pensata, non potrà raggiungere. Il risultato è un ulteriore carico burocratico per le nostre imprese agricole le quali, invece, chiedono da tempo uno snellimento degli impegni amministrativi che frenano la produttività”, ha sottolineato Oreste Massimino, presidente della Sezione regionale di prodotto Allevamenti avicunicoli e aggiunge “Gli agricoltori sono i primi custodi della natura ma con queste modalità si ostacola la loro competitività e capacità di impresa, senza benefici per la tutela ambientale”.
Gli imprenditori esprimono da sempre valori inalienabili di etica e integrità. Si impegnano a mantenere standard elevati non solo nei confronti dell’ambiente ma anche delle persone. Questo approccio olistico dimostra come sia possibile coniugare successo economico e responsabilità sociale, offrendo un modello virtuoso per l’intero settore. Non riteniamo quindi plausibile l’inserimento dell’agricoltura tra i settori industriali”, conclude Allasia.

Siamo soddisfatti dell’esito del voto al Parlamento Europeo in merito all’attivazione di un freno di emergenza nel caso di ulteriori aumenti delle importazioni dall’Ucraina”.
Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, commenta la votazione della Plenaria a Strasburgo che ha accolto favorevolmente le indicazioni di Confagricoltura per la tutela del mercato Ue, approvando gli emendamenti del PPE volti a includere frumento tenero, orzo, avena, mais e miele nell’attivazione automatica del sistema di misure di salvaguardia.
Con il voto di mercoledì si è anche inserita nella proposta originaria della Commissione la modifica che sposta il periodo di riferimento per il ripristino dei dazi sui prodotti sensibili importati dall’Ucraina dalla media 2022-2023 al 2021-2023. I tre anni tengono così conto non solo dell’eccezionale aumento dell’import post-bellico, ma anche di un’annualità ‘regolare’.
La nostra richiesta agli europarlamentari mirava proprio a fare in modo che il sostegno incondizionato all’Ucraina evitasse la destabilizzazione dei mercati agricoli nella UE. Le forti tensioni che si sono registrate negli ultimi tempi nei Paesi membri limitrofi all’Ucraina, dal blocco delle frontiere alla distruzione dei prodotti ucraini, non hanno giovato a nessuno”.
Ora – conclude Giansanti – auspichiamo che i legislatori europei confermino anche in sede di Trilogo la linea indicata dal Parlamento Europeo”.

Le quotazioni in forte diminuzione e l’aumento dei costi di produzione potrebbero portare a un drastico calo delle semine di grano duro. Gli imprenditori chiedono trasparenza ed efficienza per continuare a garantire qualità e affrontare la difficile situazione con fiducia”.
Lo ha affermato Filippo Schiavone, componente di Giunta Confagricoltura, che ha partecipato alla riunione del tavolo “Granaio Italia”, convocata stamani dal Sottosegretario La Pietra. La misura intende risolvere il problema relativo alla diminuzione del prezzo dei cereali attraverso un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, con la comunicazione, nell’apposito registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), delle operazioni di carico e scarico dei quantitativi di cereali e di farine di cereali.
Rispetto alla prima stesura del decreto – spiega Schiavone – diamo atto al Sottosegretario di aver modificato la formula di monitoraggio che dovrà entrare in vigore a partire dal 2025 e apprezziamo il lavoro del tavolo che ha istituito. Le proposte che abbiamo portato oggi alla riunione vanno ulteriormente nella direzione di non aggravare il peso burocratico sulle aziende”.
Confagricoltura ha chiesto, in particolare, che venga alzata la soglia minima da sottoporre alla registrazione sul SIAN, attualmente fissata a 30 tonnellate annue; che si garantisca il buon funzionamento del portale dove andranno effettuate le comunicazioni da parte delle aziende cerealicole, e che si valuti una deroga al regime sanzionatorio fino a quando il registro telematico non sarà a pieno regime.
La situazione attuale dei mercati – conclude Schiavone – e le difficoltà che le imprese stanno incontrando in termini di produttività, redditività e competitività, ci spingono ad essere cauti nell’aggravio di procedure amministrative. Accogliamo pertanto con favore ogni iniziativa volta a superare le criticità attuali, con l’obiettivo di garantire trasparenza e tracciabilità del prodotto italiano”.