Con la circolare di ieri, 30 marzo 2020, Agea, a seguito dell’emergenza dovuta all’epidemia di COVID-19, e nelle more dell’emanazione di apposito Decreto Ministeriale in corso di approvazione col quale il Mipaaf, in accordo con gli Uffici della Commissione UE, darà istruzioni sulla proroga delle numerose scadenze in ogni settore, ha comunicato che la scadenza del termine per la presentazione delle domande per le autorizzazioni per nuovi impianti di vigneto viene spostata dal 31 marzo 2020 al 30 maggio 2020.

Le quotazioni nel comparto suinicolo sono in forte diminuzione (-20% ormai rispetto a dicembre scorso) e che questo porta inevitabilmente al rischio di possibili comportamenti opportunistici lungo la filiera. Con questo ritmo già dalla prossima settimana i ricavi non copriranno i costi di produzione. Per questo Confagricoltura chiede un “patto di filiera” che consenta di superare le attuali difficoltà. Allevatori, industria, GDO devono collaborare per alimentare il Paese e rispettare quell’impegno che hanno assunto.
Molte le criticità da affrontare, a partire dal costo dell’alimentazione in deciso aumento, nell’ordine del 5%, a causa l’innalzamento dei prezzi delle materie prime (soia e cruscami su tutto) per i mangimi, provocato dai ritardi nell’attracco delle navi in arrivo e dalle difficoltà nei trasporti soprattutto dall’est Europa. L’epidemia ha determinato una riduzione di maestranze nei macelli e negli stabilimenti di trasformazione, aggravata dai nuovi protocolli sanitari per il contenimento del virus che porta a una riduzione del volume della attività che Confagricoltura stima intorno al 20%. Le macellazioni sono in netto calo. Confagricoltura stima un -20%, pari a circa 25.000 suini a settimana. Tutto questo mentre gli allevamenti sono in piena produzione, viste anche le buone prospettive di fine anno a seguito dei problemi di PSA in Cina e della conseguente richiesta di carne da parte del paese del Sol Levante.
Ciò – spiega Confagricoltura – ha importanti e negative conseguenze. Prima di tutto l’aumento del peso degli animali in stalla, che comporta problemi di spazio e quindi di benessere e di salute. Inoltre, molte partite destinate al circuito DOP andranno “fuori peso”, con un ulteriore deprezzamento.
Nonostante le buone performance del prodotto fresco, il calo del prezzo del suino vivo diviene inevitabile, con conseguente adeguamento al ribasso del prezzo dei tagli che hanno invece un positivo riscontro di vendita. E paradossalmente il calo delle macellazioni potrebbe portare a una carenza di tagli per il fresco e quindi aprire le porte a ulteriori importazioni.
Confagricoltura ha accolto positivamente lo stanziamento di 13 milioni di euro da parte del Governo nel bando indigenti per il ritiro di prodotti DOP e IGP stagionati. Un primo passo, secondo l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, che chiede soprattutto un “patto di filiera” dove ogni anello della catena faccia la propria parte. Occorre mettere in campo misure che riportino le macellazioni a ritmi pressoché ordinari. Invitando la trasformazione a prediligere il prodotto nazionale rispetto a quello estero e la GDO a mettere a banco anche nuove referenze come la polpa di prosciutto. In conclusione serve una “scossa” al settore, affinché in questo periodo di emergenza tutti possano lavorare in tranquillità, stabilendo lungo tutta la filiera un giusto riparto dei costi e dei ricavi, per continuare a fornire al consumatore italiano un prodotto di qualità a un giusto prezzo e soprattutto tutti i giorni.

L’emergenza coronavirus presto provocherà difficoltà nelle campagne per la carenza di operai agricoli indispensabili per le lavorazioni ortofrutticole e per le operazioni di raccolta. In un’intervista sul Corriere della Sera in edicola questa mattina il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti lancia una proposta: “Proprio in queste ore abbiamo scritto alle ministre Teresa Bellanova dell’Agricoltura e Nunzia Catalfo del Lavoro per favorire l’incrocio tra domanda e offerta con il ricorso a manodopera italiana disponibile a lavorare nel settore agricolo, anche se al momento fruisce del Reddito di cittadinanza. Occorre superare dei limiti normativi, ma basterebbe un emendamento al decreto legge 18/20 per garantire ai datori di lavoro agricolo un esonero contributivo e a chi beneficia del Reddito di cittadinanza un prolungamento del periodo di percezione pari alla durata del rapporto di lavoro stagionale. Inoltre si potrebbe fare una sorta di call per gli operai in cassa integrazione di altri settori o un reclutamento dei disoccupati con strumenti che facilitino le assunzioni, come i voucher”.

In allegato l’intervista al presidente Giansanti su “Il Corriere della Sera” di oggi, 31/03/2020:

Giansanti_manodopera_Corriere_200331

 

 

foto: www.rivistadiagraria.org

La Confagricoltura di Asti, aderendo con convinzione ad una proposta della Confagricoltura nazionale, ha inviato in questi giorni una lettera a firma congiunta del presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e del rappresentante di Confagricoltura Asti Ezio Veggia, indirizzata al presidente della Provincia di Asti Paolo Lanfranco, al sindaco di Asti Maurizio Rasero e a tutti i sindaci dei comuni presenti sul territorio provinciale. In primis l’iniziativa è volta a porgere i doverosi ringraziamenti a tutte le amministrazioni locali in prima linea nella difficile azione di contrasto di questa emergenza, ma la lettera si proietta già oltre il superamento della crisi sanitaria e il sindacato agricolo si mette a disposizione per confrontarsi con i danni provocati al tessuto sociale ed economico e fornire il massimo contributo alle iniziative per far ripartire l’occupazione e la piena attività delle imprese.
La missiva è accompagnata anche da un appello a tutti i comuni affinché esortino i cittadini, anche tramite documenti ufficiali, a sostenere l’acquisto di prodotti (vino, carne, uova, frutta/verdura, conserve/marmellate, miele, piante e fiori ) delle aziende agricole locali, che si sono tra l’altro organizzate anche per la consegna a domicilio, o comunque sempre e solo prodotti Made in Italy, chiedendo quindi anche a negozi, supermercati, discount, di privilegiare negli approvvigionamenti la produzione e la merce italiana.
L’Organizzazione agricola scende quindi in campo a difesa del comparto agroalimentare italiano messo seriamente a dura prova dall’emergenza coronavirus. “Una situazione storica senza precedenti”, afferma Confagricoltura, che non usa mezzi termini per descrivere il momento attuale che stiamo vivendo in Italia: uno scenario che vede dunque come primo obiettivo la gestione dell’emergenza, ma all’interno del quale è necessario incominciare a lavorare per gettare le basi su quella che non potrà che essere una ripresa. Il tessuto economico pesantemente danneggiato necessita di numerose forze in campo tutte rivolte verso un unico obiettivo: risollevare il comparto agricolo italiano e con esso tutti i prodotti Made in Italy, famosi in tutto il mondo ma che necessitano di essere sostenuti anche da parte dei consumatori in patria.
Senza interventi efficaci sulla liquidità, sarà più difficile ripartire quando il peggio sarà passato”, afferma Confagricoltura. “La crisi è pesante, ma dobbiamo già pensare al futuro. Cerchiamo di trasformare questa emergenza in un’occasione per costruire un sistema agroalimentare ancora più forte in termini di produzione e presenza sui mercati internazionali. Un sistema in grado di creare più valore aggiunto, da ripartire equamente tra tutte le componenti della filiera”.

Ai Ministri Bellanova e Patuanelli va il nostro ringraziamento per la decisione di prorogare l’obbligo di indicazione dell’origine su alcuni prodotti (grano, riso e pomodoro) che sono alla base della migliore dieta al mondo: quella mediterranea”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla proroga fino al 31 dicembre 2021 della normativa vigente in materia di origine dei prodotti.
La decisione ministeriale risponde all’esigenza di informazione e trasparenza nei confronti dei consumatori – sottolinea Giansanti – soprattutto in questo momento di crisi, la scelta consapevole dei prodotti che arrivano dalle imprese e dagli allevamenti italiani può dare una grossa mano ai nostri produttori impegnati a garantire la sicurezza alimentare“.
Anche in Francia – segnala Confagricoltura – il governo ha deciso di prorogare la normativa interna sull’origine dei prodotti lattiero-caseari a base di carne, introdotta per la prima volta nel 2017. Il ministero dell’Agricoltura, nel motivare la decisione, ha anche indicato che l’obbligo di etichettatura non ha avuto effetti sui prezzi finali.
A questo punto, per evitare che gli Stati membri procedano in ordine sparso su una questione delicata come l’alimentazione – conclude Giansanti – occorre un’iniziativa europea per armonizzazione le regole in materia di corretta e trasparente informazione dei consumatori”.