L’operazione prevede un sostegno alla realizzazione nelle aziende agricole di investimenti finalizzati a consentire lo svolgimento di attività complementari a quella di produzione agricola, in modo da garantire una integrazione del reddito quale condizione essenziale per il mantenimento nel lungo periodo della attività agricola, in riferimento ai seguenti ambiti di intervento:

A) agriturismo;

B) fattorie didattiche;

C) trasformazione praticata dalle aziende agricole di propri prodotti agricoli in prodotti finali per alimentazione umana non inclusi nell’Allegato 1 del Trattato di Funzionamento della Unione Europea (TFUE);

D) attività di diversificazione di ambito sociale relativamente alle sotto riportate tipologie:

a) inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati, nonché di minori in età lavorativa;

b) prestazioni ed attività sociali e di servizio a supporto delle comunità locali, attraverso l’utilizzo delle risorse riconducibili all’impresa agricola (rientrano in tale categoria, a titolo indicativo, i servizi per l’infanzia – agriasilo – o per soggetti appartenenti alle cosiddette fasce deboli);

c) servizi che affiancano e supportano terapie mediche e riabilitative attraverso l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante (un esempio è rappresentato dalla pet-therapy);

Il bando è aperto dal 20 dicembre 2021 fino al 31 marzo 2022. Dopo l’ammissione delle domande al sostegno è possibile richiedere un anticipo fino al 50% dell’importo di contributo concesso.
La spesa massima ammissibile per domanda è di 150 mila euro, con un minimo di 25 mila euro (ridotto al 15 mila euro nelle zone montane).
Il contributo è pari al 40% del costo dell’investimento ammissibile, elevata al 50% per i giovani agricoltori e per le zone montane di cui all’articolo 32 del regolamento (UE) n. 1305 / 2013. Il contributo è in “deminimis” non agricolo e per il calcolo della capienza triennale fino a 200 mila euro, occorre tuttavia sommare anche tutti gli altri importi in “deminimis” relativi all’agricoltura e all’acquacoltura di cui l’imprenditore ha usufruito.

Per maggiori informazioni: https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/psr-2014-2020-op-641-creazione-sviluppo-attivita-extra-agricole-bando-2021

Prendiamo atto della decisione della Giunta regionale in merito all’incremento di 18,5 milioni di euro sul bando 2017 della misura del PSR 4.1.1 che finanzia l’ammodernamento delle aziende agricole sul piano del miglioramento del rendimento globale e della sostenibilità. E’ ora indispensabile – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteintervenire al più presto per individuare risorse finanziarie aggiuntive sufficienti per consentire lo scorrimento delle graduatorie del bando 2016 – operazione 4.1.2 del Psr che finanzia il miglioramento del rendimento globale e della sostenibilità delle aziende agricole dei giovani agricoltori”. Attualmente – precisa Confagricoltura – ci sono ancora molte situazioni di giovani agricoltori che hanno ottenuto l’approvazione del piano d’insediamento, ma che non avranno la possibilità di realizzare o completare gli investimenti programmati, in quanto sono rimaste escluse dai contributi, pur possedendo i requisiti per poter essere finanziate. Si tratta di giovani imprenditori con il piano di insediamento approvato, che però non hanno la possibilità di farsi riconoscere le spese degli investimenti previsti per l’ammodernamento delle aziende in quanto il loro progetto non è in posizione finanziabile. Per di più, molti di questi giovani, hanno già realizzato gli investimenti, spesso anche consistenti e non hanno quindi potuto partecipare né al successivo bando “Pacchetto giovani”, né all’ultimo bando sull’operazione 4.1.1. “Chiediamo alla Regione un ulteriore sforzo – aggiunge Allasia – affinché possano essere utilizzate le economie finora maturate e, se queste ultime non dovessero risultare sufficienti, possano essere recuperate, attraverso opportune modifiche della tabella finanziaria del Psr, altre risorse non spese su misure che non hanno raccolto un sufficiente interesse da parte degli agricoltori o addirittura non sono state ancora aperte e quindi, con ogni probabilità, non potranno più esserlo sull’attuale programmazione”.

 

(Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – foto tratta da: www.targatocn.it)

La programmazione del Psr va dal 2014 al 2020. Al 30 giugno 2017 siamo giunti a metà del percorso. La Rete Rurale Nazionale – in pratica il Ministero delle Politiche Agricole – ha tracciato il bilancio, che afferma, in modo inequivocabile, che il Piemonte è 14° in Italia per capacità di spesa, con poco più del 6%. La media italiana è del 10%. Davanti al Piemonte ci sono, solo per fare qualche esempio, Sardegna, Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise.

Che cosa significa? Che non riusciamo a spendere velocemente le risorse disponibili e corriamo il rischio di dover restituire soldi a Bruxelles. Lo abbiamo già detto e scritto nei mesi scorsi: oggi certifichiamo uno stato di crisi che le imprese agricole non possono più accettare. Abbiamo manifestato davanti all’Assessorato regionale all’Agricoltura il 4 novembre scorso e in quell’occasione l’assessore Ferrero ci ha fornito una serie di rassicurazioni. Nei giorni scorsi Confagricoltura, a livello provinciale e regionale, ha rimarcato quanto sta accadendo

Sabato 2 settembre l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero, ospite del TGR del Piemonte, ha provato a fornire giustificazioni e rassicurazioni. Non potendo smentire i numeri ha dichiarato: “Dipende da come leggiamo i dati”. Ma la preoccupazione degli agricoltori continua a crescere. Per quanto riguarda due misure del PSR fondamentali per lo sviluppo delle imprese agricole si è speso pochissimo, per non dire nulla. Per la misura 4, relativa agli investimenti aziendali (vale a dire interventi per la costruzione di stalle, magazzini, impianti e macchinari), la Regione ha erogato solo lo 0,28% del totale; per la misura 6 relativa all’insediamento dei giovani agricoltori lo 0%, cioè neanche 1 euro; per la misura 16 relativa alla cooperazione – gruppi operativi lo 0%, cioè neanche 1 euro. Questi sono numeri, non opinioni.

Perché la Regione non riesce a spendere? Perché l’impianto del PSR non è coerente con la realtà produttiva piemontese, perché i bandi sono mal congegnati, perché gli applicativi informatici non funzionano a dovere e perché ci sono interpretazioni restrittive in fase di istruttoria: così si esclude dalle graduatorie un gran numero di aziende. Chi ha presentato le domande di contributo è rimasto in molti casi per lungo tempo “sospeso” e nell’impossibilità di realizzare l’investimento programmato, accumulando così ritardi dannosi per la competitività aziendale. 

Oggi prendiamo atto che la macchina non funziona e chiediamo alla Regione di rimettere in discussione la strategia e le misure di intervento, modificando la destinazione delle risorse e snellendo le procedure. Noi diciamo che se ci sono – e ci sono – richieste di finanziare gli investimenti aziendali e l’insediamento dei giovani (stiamo parlando di iniziative che creano occupazione, lavoro e producono ricchezza), devono essere finanziate. Per rivedere l’allocazione delle risorse la Regione può e deve negoziare con Bruxelles la revisione del PSR: è un’ operazione che ci sentiamo di supportare e che richiede un impegno corale, non soltanto dell’assessorato ma di tutta la giunta regionale. Crediamo che il settore primario meriti questa attenzione.

Uno strumento che avrebbe dovuto attivare investimenti virtuosi per la crescita del settore primario ma che si sta rivelando addirittura un elemento di ostacolo per le imprese agricole”. Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, rimarca con forza quanto espresso da Confagricoltura in relazione alla situazione del Psr 2014-2020 per la nostra regione, delineandone un quadro sconfortante per la gestione delle risorse pubbliche a disposizione del settore primario. “Il rischio concreto“, sottolinea Forno, “è di non riuscire a spendere il miliardo e 93 milioni che il Piemonte ha a disposizione: bandi mal congegnati, applicativi che non funzionano a dovere, ritardi e sospensioni che hanno lasciato gli imprenditori nell’impossibilità di realizzare gli investimenti programmati sono soltanto alcune delle difficoltà che le aziende hanno dovuto affrontare per questo PSR, malfunzionamenti che hanno finora determinato l’esclusione dalle graduatorie di un gran numero di esse.”

Le rassicurazioni dell’Assessorato”, dichiara il presidente regionale Allasia, “non ci bastano più. Siamo costretti ad assistere quotidianamente a una serie di lentezze burocratiche e intoppi tecnici che stanno marginalizzando l’agricoltura nel contesto dell’economia regionale, accumulando ritardi sempre più pericolosi nella distribuzione dei fondi europei, con il rischio di perdere definitivamente risorse indispensabili per lo sviluppo del settore primario”.

Confagricoltura il 4 novembre scorso aveva organizzato a Torino un presidio davanti alla sede dell’Assessorato regionale all’Agricoltura per denunciare le difficoltà della programmazione regionale, dovute a un’impostazione macchinosa e incapace di fare da volano per le imprese agricole. I numeri forniti dal Ministero delle Politiche agricole, attraverso la Rete Rurale nazionale, evidenziano in modo inequivocabile la situazione di disagio manifestata da Confagricoltura. “Purtroppo i dati – spiega Allasia – ci dicono che avevamo ragione a essere preoccupati. Alla data del 30 giugno 2017, a fronte di una percentuale di avanzamento della spesa programmata ed effettivamente sostenuta che vede l’Italia nel suo complesso al 10,04%, il Piemonte si colloca in 14ª posizione tra le regioni e province autonome italiane, quartultimo tra le regioni più sviluppate, con solo il 6,08% della spesa effettivamente sostenuta, dietro a Sicilia, Calabria, Molise, Puglia e Basilicata”. I più virtuosi a spendere sono la provincia di Bolzano e il Veneto, mentre dopo il Piemonte ci sono Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta, Liguria e, fanalino di coda, Friuli Venezia Giulia.