Anche il ministro Centinaio al workshop organizzato a Palazzo della Valle nell’ambito degli incontri B2B con le aziende associate

Le misure di accompagnamento per le imprese vitivinicole che intendono affrontare i mercati internazionali, quali l’OCM Promozione, funzionano e i risultati dell’export enologico italiano lo dimostrano. Occorre tuttavia mantenere alta l’attenzione sulle strategie di crescita dell’Italia vitivinicola e delle imprese, monitorando consumi, prezzi, tendenze e politiche commerciali. Il workshop “Vino e mercati terzi” organizzato da Confagricoltura a Palazzo della Valle a Roma ha illustrato lo scenario attuale, in particolare per i Paesi rientranti nel programma OCM. L’evento era inserito nell’ambito nella quattro giorni di B2B organizzati da ConfagriPromotion con buyer provenienti da Stati Uniti, Giappone, Russia e Brasile e oltre cinquanta cantine partecipanti da tutta Italia.
La situazione del settore vitivinicolo italiano può essere così sintetizzata: il volume prodotto nell’ultima campagna è superiore del 30% rispetto alla precedente, i prezzi sono in calo costante, il mercato interno è fermo e l’export ha risultati positivi in valore ma, purtroppo, non altrettanto in volume. Le esportazioni di vino a fine 2018 valgono 6,2 miliardi di euro (+3,3%). Si consolida il ruolo di traino degli spumanti, ma per i vini fermi il mercato è molto più statico. In volume, le analisi di mercato presentano un trend delle esportazioni in calo dell’8% con circa 20 milioni di ettolitri. A soffrire di più sono appunto i vini fermi, che perdono il 5%.
In tale scenario – ha affermato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantile aziende sono doverosamente orientate a utilizzare strumenti di promozione e a ipotizzare strategie per accrescere la propria competitività sui mercati. Confagricoltura sostiene le imprese in questo percorso e ha aumentato il proprio impegno con un ricco programma di incontri commerciali in Italia e all’esteroServe tuttavia una regia complessiva che eviti la sovrapposizione di eventi internazionali e rafforzi la capacità di penetrazione sulle piazze mondiali dell’Italia vitivinicola“. “Come Confagricoltura – ha aggiunto Giansanti – sosteniamo inoltre l’apertura di negoziati per la stipula di accordi di libero scambio tra la UE e i Paesi terzi. L’abbattimento dei dazi doganali, la riduzione delle barriere non tariffarie, l’armonizzazione delle regolamentazioni, il miglioramento delle relazioni con i Paesi esteri, infatti, non possono che rendere il commercio internazionale più semplice e fruibile per gli operatori”.
Il principale mercato di sbocco per i vini italiani sono gli Stati Uniti, con 1,5 miliardi di euro e un trend in crescita. Sommando però il valore dell’export verso gli Stati Uniti con quello verso la Germania (circa 1 miliardo di euro) e il Regno Unito (0,8 miliardi) si arriva a 3,3 miliardi di euro: questo significa che più della metà del valore del vino esportato è venduto su tre sole piazze. E’ naturale, quindi, che le imprese vadano sostenute nell’affrontare anche altri mercati. La misura OCM Promozione rappresenta pertanto un’occasione importante per aiutare le aziende a vincere questa complessa sfida.

 

2017/2018 2018/2019 Variazione
Produzione totale vino 42,5 milioni di hl 54,7 milioni di hl 29%
Prezzo vini bianchi comuni 3.6 euro/ kg -36.8%
Prezzo vini rossi e rosati comuni 3.93 euro/kg -27.4%
Export in volume 21,6 milioni di hl 19,9 milioni di hl -8%
Export in valore 6 miliardi di euro 6.2 miliardi di euro +3.3%

 

Elaborazione Confagricoltura su dati Istat

 

 

Un momento del workshop che si è svolto a Palazzo Della Valle a Roma, sede nazionale di Confagricoltura

L’Associazione nazionale tra produttori di alimenti zootecnici – Assalzoo è entrata a far parte dell’associazione “O.I. Carne Bovina-OICB”, costituita a novembre 2018 da Assograssi, Fiesa-Confesercenti, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Uniceb per contribuire concretamente allo sviluppo, sia in termini di business che dal punto di vista innovativo, di un settore strategico per l’agroalimentare italiano e per garantire una più equa distribuzione del valore tra i vari anelli della filiera. L’ingresso di Assalzoo è stato sancito dall’assemblea dei delegati delle associazioni costituenti, che hanno inoltre provveduto a eleggere presidente l’allevatore veneto Matteo Boso.
Puntiamo a coinvolgere anche la piccola, media e grande distribuzione – ha spiegato Boso, ricordando che – l’OICB è nata nell’interesse dell’intera filiera e ha tra i propri scopi la tutela e la difesa dell’immagine del settore dalle notizie false o tendenziose che spesso vengono diffuse e, al contempo, la promozione di una assunzione consapevole delle proteine animali e la valorizzazione della zootecnia per la tutela dei territori rurali dalla desertificazione”. “Nel portare avanti le nostre attività punteremo molto sul ruolo inclusivo dell’OI, che è aperta a chiunque sia interessato a contribuire allo sviluppo del settore delle carni bovine – ha aggiunto il neoeletto presidente Boso, evidenziando che – con l’ingresso di Assalzoo vantiamo la rappresentanza di tutte le fasi della filiera”.
Proprio con lo scopo di rafforzare l’intento inclusivo dell’associazione “O.I. Carne Bovina-OICB”, gli organismi che aderiranno saranno considerati, fino alla prima assemblea generale, tra i soci promotori. L’obiettivo è far sì che “O.I. Carne Bovina-OICB” diventi la massima espressione del settore, fulcro del dialogo tra tutti i rappresentanti della filiera.
Il cuore operativo e propulsivo della struttura sarà rappresentato dagli stessi produttori. Lo statuto di “O.I. Carne Bovina-OICB” prevede, infatti, la costituzione di appositi comitati di prodotto, il cui compito sarà quello di indicare le scelte e le linee di indirizzo per lo sviluppo del settore. Tali comitati si occuperanno delle questioni relative alla produzione e alla commercializzazione, con particolare attenzione ai processi di internazionalizzazione per l’accesso ai nuovi mercati, esaminando accordi, procedure e regole comuni, con l’obiettivo di abbattere i costi e migliorare le caratteristiche merceologiche, la logistica e le procedure di transazione.

C’è ancora qualche giorno per presentare le domande di assegnazione delle autorizzazioni di nuovi impianti viticoli. Il bando prevede per il Piemonte la possibilità di incrementare la superficie a vigneto di circa 468 ettari (pari all’1% della superficie vitata regionale). Sono state fissate una superficie massima per domanda di 20 ettari e una superficie minima garantita di 0,5 ettari (nel caso in cui gli ettari non soddisfino pienamente tutte le richieste). La normativa stabilisce che fino al 31 dicembre 2030 i vigneti di uva da vino possono essere impiantati o reimpiantati solo se è stata concessa un’autorizzazione (non trasferibile tra soggetti) specifica.
Le domande per ottenere l’autorizzazione all’impianto devono essere presentate sul sistema nazionale SIAN attraverso il CAA. In caso di accoglimento per una superficie inferiore al 50% della richiesta, il produttore potrà rinunciare direttamente alla quota assegnata entro 30 giorni dalla comunicazione.

Lo stato di massima pericolosità incendi boschivi, in vigore dal 13 marzo, è valido su tutto il territorio piemontese. Si raccomanda massima attenzione e rispetto delle regole contenute nel provvedimento. Il Settore Protezione Civile e Sistema AIB della Regione Piemonte, con DD n. 742 del 12.03.2019, ha dichiarato lo stato di massima pericolosità incendi boschivi su tutto il territorio piemontese a partire dal 13 marzo 2019. Si raccomanda la dovuta attenzione e il rispetto delle regole richiamate nel provvedimento del Settore Protezione civile e Sistema antincendi boschivi del Piemonte.
Si ricorda che, entro una distanza di cento metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi, sono vietate le azioni che possono determinare anche solo potenzialmente l’innesco di incendio, quali: accendere fuochi, accendere fuochi pirotecnici, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, usare apparati o apparecchiature che producano faville o brace, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale e combustibile, accendere lampade cinesi, o compiere ogni altra azione operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio.
La legge regionale 15/2018 stabilisce anche che su tutto il territorio regionale è vietato bruciare all’aperto nel periodo compreso tra il 1° novembre e il 31 marzo di ogni anno.
È utile infine ricordare che la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente al numero unico di emergenza 112 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva. Si ricorda che le violazioni di legge sono punite anche penalmente.
Il Sistema antincendi boschivi della Regione Piemonte è attualmente pienamente operativo e la cessazione dello stato di massima pericolosità sarà stabilita dal Settore Protezione civile e Sistema antincendi boschivi al cessare delle condizioni meteorologiche di rischio.

Per maggiori informazioni:

Protezione Civile e sistema antincendi boschivi

Legge quadro incendi boschivi

 

Ci mancava solo la tratta delle api regine! Sono sempre più frequenti e mirati i furti di alveari: il fenomeno, nel giro di pochi anni, ha assunto dimensioni nazionali con intensità e frequenze mai viste in passato. I fatti denunciati in questi giorni a Torino – ai danni di un giovane apicoltore cui hanno rubato 34 alveari – sono solo gli ultimi di una lunga serie. A denunciarlo la FAI-Federazione Apicoltori Italiani, che richiama l’attenzione sul furto sistematico di interi apiari (postazioni di più alveari): ciò lascia presupporre l’esistenza di un vero e proprio “mercato giallo-nero” che insidia e mina alle basi la nostra apicoltura e spezza le gambe a chiunque abbia investito nell’allevamento delle api al fine di integrare il proprio reddito.
Un fenomeno che sa di criminalità organizzata – sottolinea il presidente degli Apicoltori italiani Raffaele Cironee che deve essere contrastato con idonei strumenti, oltre a quelli già disponibili (polizze assicurative, videosorveglianza, arnie con antifurto e tracciamento satellitare) per combattere l’intensificarsi dell’abigeato”. E’ questa infatti la natura del reato: furto aggravato di migliaia di alveari, prima sottratti e poi ricettati.
Ecco perché – sottolinea ancora il presidente Cirone – facciamo appello alle Forze dell’Ordine affinché indirizzino la loro attenzione anche verso questa particolare fattispecie di reato”. La Federazione Apicoltori Italiani, tutti gli apicoltori onesti dal loro canto, sono a disposizione delle autorità competenti per individuare una strategia e collaborare ad una concreta azione di contrasto a questo vergognoso e inaccettabile malcostume del nostro tempo.