Confagricoltura rimarca l’ottimo esordio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, su un tema delicato per il settore agroalimentare italiano, quello dei fondi per la promozione commerciale. Senza la posizione assunta oggi dall’Italia – evidenzia la Confederazione – vini, carni rosse e derivati avrebbero rischiato un drastico taglio dei finanziamenti destinati principalmente alla promozione sui mercati esteri.
E’ un esordio che lascia ben sperare sulle prossime sfide – aggiunge il presidente Massimiliano Giansantiperché la proposta presentata dalla Commissione UE rientra nell’ambito di una strategia complessiva che metterebbe a rischio l’insieme del sistema agroalimentare”.
Peraltro – continua il presidente di Confagricolturai fondi per la promozione risultano ancora più significativi in questa fase in cui, a seguito del caro energia e dell’aumento dell’inflazione, è in atto un preoccupante calo dei consumi”.
A riguardo, Confagricoltura ricorda che nel primo semestre di quest’anno le vendite totali di vino nella grande distribuzione sono diminuite di oltre il 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2021 e che nei primi tre mercati esteri l’export del comparto è sceso di oltre 10 punti in percentuale.
La tendenza al calo delle esportazioni è certificata anche dagli ultimi dati della Commissione UE sul commercio estero relativo all’agroalimentare: a luglio, le esportazioni degli Stati membri sono cresciute soltanto del 2% in valore su base annuale, il che vuol dire una contrazione in termini di quantità che fa riflettere in un contesto economico di annunciata recessione.

Il decreto-legge “Aiuti ter” (DL n. 144/2022, art. 18) ha riconosciuto un nuovo bonus di 150 euro ai lavoratori dipendenti aventi una retribuzione imponibile nella competenza del mese di novembre 2022 non eccedente l’importo di 1.538 euro, da erogarsi, per il tramite dei datori di lavoro, una sola volta in corrispondenza della mensilità di competenza di novembre 2022.
L’INPS precisa che l’obbligo di anticipare il bonus da parte dei datori di lavoro non opera nei confronti degli operai agricoli a tempo determinato, in linea con quanto previsto dall’art. 01. c.10, della legge n. 81/2006 che prevede la possibilità di compensare le prestazioni a carico dell’INPS, anticipate dai datori di lavoro agricolo, con i contributi previdenziali esclusivamente per i lavoratori a tempo indeterminato.
Si ricorda, con l’occasione, che il bonus di 150 euro sarà erogato direttamente dall’INPS (senza necessità di alcuna domanda) agli operai beneficiari dell’indennità di disoccupazione agricola di competenza del 2021, oppure previa domanda ai lavoratori a tempo determinato del settore agricolo con più di 50 giornate lavorative nel 2021 che non abbiano maturato i requisiti necessari per godere dell’indennità di disoccupazione.

La circolare INPS in commento precisa, inoltre, che il bonus di 150 euro spetta:

• a tutti i lavoratori, anche somministrati, dipendenti di datori di lavoro, pubblici e privati, a prescindere dalla circostanza che questi assumano o meno la natura di imprenditore;

• nella misura intera di 150 euro, anche nel caso di lavoratore con contratto a tempo parziale;

• anche laddove la retribuzione risulti azzerata in virtù di eventi tutelati (ad esempio, CIGO/CIGS, Assegno di integrazione salariale garantito dal FIS o dai Fondi di solidarietà e CISOA, percepiti in ragione della sospensione del rapporto di lavoro, o congedi parentali);

• una sola volta, anche nel caso siano titolari di più rapporti di lavoro. Nel caso in cui l’Indennità venga concessa da più datori di lavoro ad uno stesso lavoratore, l’INPS provvederà al recupero dell’indebita compensazione effettuata, suddividendola tra i datori di lavoro interessati. A loro volta i datori di lavoro potranno recuperare presso il lavoratore la quota parte dell’indennità restituita all’INPS.

Si ricorda infine che il bonus spetta solo se il lavoratore non è titolare di trattamenti di cui all’articolo 19 del medesimo D.L. n. 144/2022 (indennità una tantum per pensionati e altre categorie di soggetti).
Il lavoratore, quindi, al fine di ricevere l’indennità dal proprio datore di lavoro, deve presentare una dichiarazione con la quale afferma di non essere titolare di uno o più trattamenti pensionistici a carico di qualsiasi forma previdenziale obbligatoria, di pensione o assegno sociale, di pensione o assegno per invalidi civili, ciechi e sordomuti, nonché di trattamenti di accompagnamento alla pensione ovvero di non appartenere a un nucleo familiare beneficiario del reddito di cittadinanza.

La campagna produttiva delle nocciole di quest’anno è stata fortemente condizionata dall’andamento climatico anomalo, caratterizzato da siccità prolungata e alte temperature. Nonostante questo, in Italia, le quantità raccolte mostrano un diffuso e sensibile incremento, specialmente rispetto all’anno scorso quando le produzioni erano state danneggiate dalle gelate precoci.
In Piemonte la scarsità di acqua dell’estate scorsa ha provocato un’intensa cascola dei frutti e ha prodotto calibri al di sotto della norma in alcune zone più che in altre. I risultati della campagna 2022 sono stati quindi molto differenti da zona a zona portando a una situazione a macchia di leopardo.
Ai problemi agronomici si aggiungono poi quelli dati dal continuo incremento dei costi di produzione, dagli attacchi parassitari, fino alla continua riduzione di molecole disponibili per la difesa fitosanitaria, accentuata dalle politiche europee in materia di uso sostenibile dei fitofarmaci. Tutti questi fattori stanno intaccando in modo preoccupante la marginalità economica delle imprese corilicole.
Anche i prezzi di vendita sono in calo, 280 – 320 euro al quintale con una diminuzione tra il 18 e il 23% su base annua, nonostante la qualità delle nocciole sia in generale buona e la produzione, rispetto all’annata 2021-2022, in aumento.
Occorre quindi, anche con interventi più incisivi da parte dell’ente pubblico, mettere in atto tutte le possibili strategie per contenere i costi all’origine, contrastare i cambiamenti climatici, lavorare per una maggiore aggregazione tra produttori e promuovere la nocciola Made in Italy e i suoi benefici nutrizionali.

Un alimento accessibile, facile da preparare e che mette d’accordo tutti, ma pochi conoscono il lavoro che c’è dietro ad un piatto di pasta, a cominciare dalla materia prima, che si ottiene dalla produzione agricola. Per continuare a produrre cibo eccellente sotto il profilo organolettico e ad elevati standard di qualità, quali sono i nostri, è indispensabile sostenere il comparto cerealicolo italiano, perché servono investimenti importanti. Lo ha sottolineato Confagricoltura in occasione del World Pasta Day che si è celebrato il 25 ottobre, ribadendo l’importanza di rimettere il comparto cerealicolo al centro dell’agricoltura nazionale.
Produzione simbolo del Made in Italy, la pasta subisce anch’essa le ripercussioni indirette del clima pazzo e i rincari record dei costi di produzione scatenati dalla crisi energetica conseguente al conflitto Russia-Ucraina – e dunque va salvaguardata. L’Italia è infatti il primo Paese produttore di pasta, con 3,6 milioni di tonnellate l’anno, per oltre il 60% esportata.
Secondo un’elaborazione del Centro Studi di Confagricoltura, la coltivazione di frumento duro nel nostro Paese copre 1,26 milioni di ettari di superficie ed è la coltura più estesa in Italia, con una produzione raccolta totale di oltre 3,9 di tonnellate.
Tra le regioni con maggiore presenza degli ettari coltivati a grano duro rispettivamente Puglia (344.700 ettari e 688mila t di produzione raccolta); Sicilia 272.405 ettari e 813mila t) e Basilicata (115.236 ettari per 321mila t), spiccano nella “top five” delle regioni italiane di produzione anche Emilia Romagna e Marche che, rispettivamente con 85mila e 90 mila ettari, producono 375mila e 467mila tonnellate di frumento duro.
Alla luce della situazione determinata da questo particolare momento storico, è essenziale adattare la nostra capacità produttiva ai mutamenti climatici, intensificare in modo sostenibile le produzioni tramite investimenti materiali e immateriali affinché le imprese italiane producano di più e meglio, per soddisfare consumatori sempre più esigenti, sottolinea Confagricoltura.
Ora più che mai, secondo l’Organizzazione agricola, si rende necessario far ricorso alla ricerca ed alle tecnologie ed il settore dei seminativi è uno di quelli che può avvantaggiarsi di più dalla innovazione in tutti i campi: dall’agricoltura di precisione al miglioramento genetico di ultima generazione.
Sono poi necessari nuovi protocolli per la definizione dei parametri di qualità, oltre che promuovere e garantire l’adozione di contratti di filiera sempre più chiari e trasparenti, così da rendere più remunerativa la coltivazione del grano duro per tutti gli operatori. A tal fine è stato sviluppato il sistema “FruClass”, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia e sostenuto dal Coordinamento Agrinsieme, nell’ambito del protocollo per la valorizzazione del grano duro, siglato con tutte le Organizzazioni della filiera ‘grano duro-pasta’.

Le più vive congratulazioni tutta Confagricoltura a Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio.
Al neo Ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, i nostri migliori auguri di un proficuo lavoro – dichiara il presidente dell’Organizzazione, Massimiliano Giansantisiamo certi che condividerà con il mondo agricolo il ruolo strategico dell’agricoltura per l’economia del Paese”.
Ci attendono sfide importanti – conclude Giansanti – e dovremo metterci subito al lavoro per rispondere alle esigenze delle aziende agricole che sono chiamate in questo difficile momento a dare risposte in termini produttivi, alle prese con le insidie dettate dai mercati e dalla situazione geopolitica in atto”.