Il ddl “Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening” è stato incardinato in Senato.
Il ddl è stato assegnato alla Commissione Affari Costituzionali, dove è iniziato l’esame con l’illustrazione del provvedimento
l testo si compone di 11 articoli tra cui si segnalano, in particolare, l’articolo 3 “Disposizioni urgenti sull’impiego di certificazioni verdi COVID-19 in ambito lavorativo privato” e l’articolo 5 “Durata delle certificazioni verdi COVID-19.

Di seguito una breve sintesi degli articoli di maggior interesse.

L’articolo 3 inserisce un ulteriore articolo aggiuntivo (9-septies) nel decreto-legge n. 52 del 2021. In particolare, l’articolo 9-septies (in materia di impiego delle certificazioni verdi COVID-19 in ambito lavorativo privato) al comma 1 prevede l’obbligo temporaneo – dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021 – di possedere ed esibire, a richiesta, la certificazione verde COVID-19 per tutti coloro che svolgono un’attività lavorativa nel settore privato, al fine di poter accedere ai luoghi in cui la già menzionata attività si svolge.
Viene estesa la stessa prescrizione a tutti coloro che accedono ai medesimi luoghi per svolgere attività lavorativa o formativa o di volontariato, anche sulla base di contratti esterni. Si escludono dall’obbligo di certificazione verde COVID-19 i soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica.
Si rimette ai datori di lavoro del settore privato la verifica in ordine all’osservanza dell’obbligo di possesso ed esibizione della certificazione verde COVID-19, specificando che per i lavoratori esterni detto accertamento è posto in capo anche ai rispettivi datori di lavoro.
Viene inoltre demandata ai medesimi datori del settore privato la definizione, entro il 15 ottobre 2021, delle modalità operative per l’organizzazione delle suddette verifiche, da eseguire anche a campione e, preferibilmente, al momento dell’accesso nei luoghi di lavoro, nonché l’individuazione dei soggetti incaricati di accertare le violazioni degli obblighi di certificazione suindicati.
I lavoratori del settore privato, sia nel caso in cui comunichino il mancato possesso sia nel caso in cui risultino privi della certificazione verde al momento dell’accesso al luogo di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati fino alla presentazione di detta certificazione (e comunque non oltre il 31 dicembre 2021), senza corresponsione della retribuzione o di altro emolumento, con diritto alla conservazione del posto di lavoro e senza conseguenze disciplinari.
Per le imprese con organico inferiore a quindici dipendenti si dispone una specifica disciplina: dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata per le ipotesi di cui al comma 6, è prevista la facoltà per il datore di sospendere e sostituire temporaneamente il lavoratore per un periodo massimo di dieci giorni, rinnovabile una sola volta, fermo restando il termine ultimo del 31 dicembre 2021.
Si prevede, infine, la somministrazione di una sanzione amministrativa pecuniaria ai lavoratori che accedono ai luoghi di lavoro in violazione dell’obbligo di certificazione verde COVID-19, fatti salvi gli eventuali provvedimenti disciplinari.
L’applicazione della sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 1.000 è aumentata da 600 a 1.500 euro nei casi di accesso ai luoghi di lavoro in mancanza della certificazione verde.
L’articolo 5 apporta modifiche all’articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021, in ordine alla durata delle certificazioni verdi COVID-19, introducendo al contempo nuove ipotesi di attestazione e di rilascio delle già menzionate certificazioni.
In particolare, la disposizione integra il comma 1 dell’articolo 9 includendo nell’ambito delle vaccinazioni anche quelle riconosciute quali equivalenti con circolare del Ministero della salute; introduce tra le condizioni attestate dalle certificazioni verdi anche quella dell’avvenuta guarigione dopo la prima dose di vaccino o al termine del ciclo vaccinale, al comma 2 del medesimo articolo 9; prevede poi, al comma 3 dell’articolo 9, l’immediata decorrenza della validità della certificazione verde rilasciata a seguito dell’avvenuta somministrazione di una sola dose di vaccino dopo una precedente infezione da SARS-CoV-2; inserisce, infine, un comma aggiuntivo (4-bis), dopo il comma 4 dell’articolo 9, che prevede il rilascio della certificazione verde COVID-19 a coloro che, risultati positivi al virus SARS-CoV-2 dopo che siano trascorsi quattordici giorni dalla prima dose di vaccino nonché a seguito del prescritto ciclo vaccinale, siano successivamente guariti, stabilendo la validità di detta certificazione in dodici mesi dall’avvenuta guarigione.

Confagricoltura entra, come socia onoraria, nel CONAIBO (Coordinamento Nazionale delle Imprese Boschive), che raccoglie 11 associazioni e 350 consorzi di imprese forestali. Garantire una rappresentanza univoca del settore imprenditoriale forestale italiano presso enti e istituzioni, far confluire in un solido ed unico rappresentante nazionale tutte le istanze dei boscaioli professionali, tutelare e valorizzare l’impresa boschiva e l’operatore forestale, oltre a promuovere una gestione attiva del patrimonio verde e, più in generale, il settore forestale nazionale, sono gli obiettivi del coordinamento.
Questa adesione a CONAIBO permetterà lo sviluppo di attività congiunte su temi come la tracciabilità di filiera e la valorizzazione delle produzioni legnose di origine nazionale, anche attraverso la partecipazione a bandi europei e nazionali.
L’Italia è il secondo grande Paese europeo per aree boschive e forestali, che coprono circa il 40% della superficie nazionale contro la media UE del 33%.
Boschi e foreste, ricorda Confagricoltura, sono cresciuti negli ultimi anni e fanno bene anche alla salute: un ettaro di bosco elimina 15 tonnellate di particolato l’anno.
Valorizzare, sviluppare e conservare il nostro patrimonio verde – afferma Enrico Allasia, presidente della Federazione nazionale risorse boschive di Confagricolturasignifica contrastare i cambiamenti climatici, ma anche accompagnare la crescita professionale delle imprese boschive, permettendo di promuovere e sviluppare le utilizzazioni forestali e le attività tecniche ed imprenditoriali nei boschi. Essere impegnati in questo Coordinamento Nazionale ci permetterà di ampliare il nostro know-how e la nostra attività sindacale su tematiche più prettamente tecniche del comparto forestale”.

 

 

 

 

 

 

Il presidente di Confagricoltura e la Giunta esecutiva esprimono piena soddisfazione per l’elezione di Massimiliano Del Core alla presidenza dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia (OI), l’organizzazione dalle rappresentanze nazionali delle attività economiche che compongono la filiera ortofrutticola italiana, dalla produzione alla distribuzione.
Siamo fieri di questo risultato – sottolinea Giansanti – che riconosce l’esperienza e l’impegno di Del Core, già rappresentante di Confagricoltura nel consiglio di amministrazione dell’OI, a favore di un comparto trainante per l’agricoltura e l’economia nazionale”.
Al neo presidente gli auguri di buon lavoro da parte di Confagricoltura. “Siamo certi – conclude Giansanti – che saprà contribuire al rilancio dell’ortofrutta italiana e fronteggiare le sfide che ci attendono sui mercati globali, contribuendo alla crescita e alla valorizzazione del comparto”.

 

 

Il prezzo del frumento tenero, come fanno rilevare le quotazioni di ieri (martedì 28 settembre) alla Borsa Merci di Milano, torna a salire, a seconda delle varietà, da 3 a 7 euro a tonnellata. Il frumento di forza vale 285-295 euro a tonnellata, il panificabile superiore 270-275 euro, il panificabile e il biscottiero 260-265 euro, quello per altri usi 250-256 euro. Aumenta anche il mais nazionale, che quota 255–257 euro a tonnellata; la soia nazionale sale di 25 euro a tonnellata, raggiungendo quota registra 540 – 550 euro.
Dopo anni di basse quotazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontei prezzi tornano a remunerare in modo abbastanza soddisfacente i cerealicoltori: per contro l’aumento dei costi di alimentazione degli animali crea pesanti difficoltà alle aziende di allevamento, sia dei bovini da carne, sia delle vacche da latte. Le imprese vivono una situazione delicata e per questo occorre consolidare i rapporti di filiera; è un lavoro che stiamo affrontando con le aziende del territorio, pur consapevoli del fatto che a livello internazionale si alimentano speculazioni difficili da controllare”.
Confagricoltura la settimana scorsa ha chiesto alla Regione un piano straordinario per la valorizzazione della qualità della carne bovina, promozione e controlli in materia di etichettatura, aiuti di filiera per far fronte alla crisi e per sostenere l’importanza della carne come quale fondamentale fonte proteica nell’alimentazione.

L’Agenzia dell’ambiente europea (EEA) ha pubblicato un rapporto in cui vengono presentati i progressi dagli Stati membri verso la riduzione delle emissioni dei principali inquinanti atmosferici disciplinati dalla direttiva NEC (ossido d’azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e diossido di zolfo), nonché gli sforzi ancora necessari per raggiungere gli impegni di riduzione delle emissioni per il 2030. Complessivamente, gli sforzi collettivi degli Stati membri hanno mostrato significativi segni di miglioramento, tanto che nel 2020 quasi tutti i Paesi hanno raggiunto i rispettivi obiettivi. Per quanto riguarda l’Italia, sono stati raggiunti gli obiettivi fissati per il 2020 per tutti gli inquinanti, mentre per il raggiungimento di quelli più stringenti, previsti per il 2030, occorrerà implementare ulteriori sforzi. In particolare, l’EEA ha sottolineato come nel 2019 l’Italia, pur rimanendo al di sotto dei propri limiti nazionali, sia stata la maggiore emettitrice di PM2,5 seguita da Francia e Polonia, e la seconda (dopo la Francia) per quanto riguarda i composti organici volatili non metanici (COVNM). In tale contesto, il Ministero della transizione ecologica dovrebbe adottare entro breve il Piano nazionale di riduzione delle emissioni inquinanti, che contribuirà al raggiungimento dei nuovi obiettivi e conterrà anche misure di interesse per l’agricoltura, volte al contenimento delle emissioni di ammoniaca.