Il presidente del Consiglio Mario Draghi lunedì alle 16, alla Camera e martedì alle 15 al Senato ha presentato al Parlamento il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) in vista della trasmissione alla Commissione Europea.
Le risorse complessive del Piano ammontano a 221,5 miliardi di euro, di cui 68,65 miliardi riservati alla rivoluzione verde e transizione ecologica: in quest’ambito per l’agricoltura sostenibile ed economia circolare sono riservati 5,46 miliardi, mentre 15,06 miliardi saranno spesi per la tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica.
La responsabilità dell’attuazione del piano sarà affidata a strutture operative definite all’interno dei ministeri e degli enti locali e territoriali, che dovranno assicurare la realizzazione degli investimenti nei tempi previsti e la gestione efficace delle risorse. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze si occuperà di monitorare l’attuazione degli investimenti e delle riforme del piano e di rendicontare alla Commissione Europea sullo stato di avanzamento del PNRR.
Dopo il passaggio parlamentare il Consiglio dei Ministri ha ufficialmente approvato il piano che trasmetterà nella giornata di oggi alla Commissione Europea. Nelle prossime settimane, il Governo dovrebbe adottare i decreti legge necessari per raggiungere gli obiettivi del PNRR nei tempi previsti: quello sulla governance del piano, quello sulla semplificazione delle procedure e la riforma della Pubblica Amministrazione per le nuove assunzioni necessarie all’attuazione dei progetti.
Tra le misure agricole del Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR sono previsti aiuti per energie rinnovabili, reti idriche, filiere produttive, logistica, meccanizzazione, incentivi fiscali a favore delle imprese che realizzano progetti di investimento per l’acquisto di beni materiali e immateriali, per la realizzazione di attività di ricerca e innovazione, per la formazione alla digitalizzazione.
Di seguito il link alle schede del piano dedicate all’agricoltura predisposte dal Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli.
Archivio per mese: Aprile, 2021
La Regione Piemonte ha approvato le “Linee di Indirizzo per l’estensione della campagnavaccinale anti-SARS-CoV-2” che prevedono la possibilità, per le aziende produttive presenti sul territorio, di vaccinare i propri lavoratori che ne abbiano volontariamente manifestato l’interesse con la possibilità di estendere la vaccinazione anche ai famigliari in linea diretta (genitori, conviventi, figli). I lavoratori e i famigliari per fascia di età o categoria di rischio devono rientrare nei gruppi target della vaccinazione anti Covid.
La vaccinazione contro il Covid-19 effettuata nell’ambiente di lavoro, rappresenta un’iniziativa di sanità pubblica, finalizzata alla tutela della salute della collettività e non attiene strettamente alla prevenzione nei luoghi di lavoro. Pertanto la responsabilità generale e la supervisione dell’intero processo rimane in capo al Servizio Sanitario Regionale, per il tramite dell’Azienda Sanitaria di riferimento, che effettuerà i seguenti controlli:
– analisi delle manifestazioni di interesse ricevute
– suddivisione per provincia e costruzione mappatura logistica sul territorio piemontese
– attivazione delle aziende sanitarie di pertinenza territoriale con segnalazione delle aziende produttive di competenza
– realizzazione de parte delle aziende sanitarie dei sopralluoghi e autorizzazione delle sedi vaccinali.
Modalità di adesione
Come esplicitato nei principi generali le aziende, singolarmente o in gruppi organizzati, per il tramite delle associazioni di categoria, possono attivare punti vaccinali straordinari.
La manifestazione di interesse per la partecipazione alla campagna vaccinale anti Covid dovrà essere presentata dall’azienda nell’ambito della quale verrà allestito il punto vaccinale, anche qualora trattasi di gruppi organizzati, utilizzando lo specifico format. Anche le aziende che faranno riferimento a strutture sanitarie private dovranno manifestare il proprio interesse.
Il format debitamente compilato dovrà essere inviato entro il 10/05/2021 a:
– dirmei@pec.aslcittaditorino.it
– associazione di categoria di riferimento indicando nell’oggetto “Manifestazione di interesse punti straordinari vaccinazione provincia di …”
Presentazione Linee di Indirizzo
La circolare del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) del 12 aprile 2021 e in particolare il chiarimento sul settore agricolo sulla nuova definizione di rifiuti urbani interviene con appositi chiarimenti su quattro argomenti:
A) coordinamento con l’art. 238 del TUA e il comma 649 dell’art. 1 della legge n. 147 del 2013 in merito alla TARI;
B) determinazione della tariffa TARI e della tariffa corrispettiva;
C) locali ove si producono rifiuti “urbani” con riferimento alle diverse categorie di utenza:
1. attività industriali – rifiuti di cui all’articolo 184, comma 3, lettera c) del TUA,
2. attività artigianali – rifiuti di cui all’articolo 184, comma 3, lettera d) del TUA
3. attività agricole, agroindustriali e della pesca – rifiuti i cui all’articolo 184, comma 3, lettera a) del TUA;
D) possibilità di fissazione di una quantità massima di rifiuti urbani conferibili al sistema pubblico, a seguito dell’eliminazione della potestà comunale di assimilazione.
Il chiarimento sul settore agricolo è al punto 3 della lettera C della circolare relativamente alle “Attività agricole, agroindustriali e della pesca – rifiuti i cui all’articolo 184, comma 3, lettera a) del TUA”, e ha riguardato:
• la precisazione che i rifiuti agricoli sono sempre rifiuti speciali in linea con la Direttiva europea;
• l’interpretazione secondo cui alle attività relative alla produzione agricola che presentano le medesime caratteristiche dell’allegato L-quinquies (vedi tabella) viene data “la possibilità, in ogni caso, di concordare a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta modalità di adesione al servizio stesso per le tipologie di rifiuti indicati nell’allegato L-quater (vedi tabella) della citata Parte quarta del TUA.”
• la precisazione che “in considerazione della modifica normativa intervenuta, che ha comportato per tali utenze, la possibile riqualificazione di alcune tipologie di rifiuti derivanti dalla propria attività, nonché della necessità di garantire la corretta gestione dei rifiuti, [..], nelle more dell’aggiornamento del rapporto contrattuale tra le utenze indicate ed il gestore del servizio pubblico, debba essere comunque assicurato il mantenimento del servizio.”
Tale possibilità è rivolta, dunque, ad alcune attività agricole, con riferimento alla gestione dei rifiuti presenti nell’allegato L-quater (principalmente si tratta di rifiuti organici, di imballaggio e rifiuti indifferenziati), tra cui ad esempio:
• gli agriturismi in quanto simili all’attività 6 (alberghi con ristorante) o all’attività 21. (ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub);
• le fattorie didattiche in quanto simili all’attività 1 (scuole);
• l’enoturismo in quanto simile all’attività 22 (birrerie, hamburgherie ecc) o all’attività 26 (ortofrutta, pescherie fiori e piante, pizza al taglio);
• la vendita diretta di prodotti agricoli, inclusi i prodotti florovivaistici (serre) simili all’attività 26 (ortofrutta, pescherie fiori e piante, pizza al taglio).
La circolare non interviene per specificare la modalità per determinare le tariffe con cui aderire al servizio pubblico, atteso che, essendo classificati i rifiuti agricoli come speciali, viene meno il presupposto impositivo della TARI, ovvero possedere superfici suscettibili di produrre rifiuti urbani.La circolare non interviene per specificare la modalità per determinare le tariffe con cui aderire al servizio pubblico, atteso che, essendo classificati i rifiuti agricoli come speciali, viene meno il presupposto impositivo della TARI, ovvero possedere superfici suscettibili di produrre rifiuti urbani.
Va anche precisato che dalle interlocuzioni con il MEF e il Mite, nell’incontro precedente alla pubblicazione della circolare del 12 aprile 2021, si è acquisito che alle attività agricole in quanto produttrici di rifiuti speciali non fosse dovuta sia la quota variabile che la quota fissa della TARI.
In aggiunta si ricorda che può essere utile valutare la percorribilità di promuovere la realizzazione o, laddove presenti, l’ampliamento dei contenuti degli Accordi di programma o Convenzioni con i gestori privati o con il gestore del servizio pubblico di raccolta, per la gestione di quei rifiuti che non sono più considerati simili agli urbani. Le tariffe in questi casi vengono concordate fra le organizzazioni agricole e i gestori del servizio (sia esso pubblico che privato) e, laddove presente come nel caso dell’Accordo di programma, anche con la pubblica amministrazione.
Detto ciò, non si esclude che alle predette attività che a titolo volontario, decidessero di aderire al servizio pubblico di raccolta, quest’ultimo possa proporre quanto previsto per i locali industriali/artigianali ove si producono rifiuti urbani (punto 1 lettera C della circolare), ovvero che: “continuano, invece, ad applicarsi i prelievi sui rifiuti, sia per la quota fissa che variabile, relativamente alle superfici produttive di rifiuti urbani[..]. Per la tassazione di dette superfici si tiene conto delle disposizioni del D. P. R. n. 158 del 1999, limitatamente alle attività simili per loro natura e per tipologia di rifiuti prodotti a quelle indicate nell’allegato L-quinquies alla Parte IV del D. Lgs. n. 152 del 2006”.
Quanto previsto al comma 10 dell’articolo 238 del TUA, circa la possibilità di consentire alle utenze non domestiche che producono rifiuti simili agli urbani di poter conferire tali rifiuti al di fuori del servizio pubblico alle condizioni ivi indicate, non si applica al settore agricolo, in quanto lo stesso in virtù della lettera b-sexies), comma 1, articolo 183 del TUA è espressamente escluso dalla possibilità di produrre rifiuti urbani.
Ne consegue che i chiarimenti previsti sulla disposizione nella circolare Mite del 12 aprile 2021 indicati alle lettere A) e B) non sono da intendersi direttamente riferibili al settore agricolo, come nel caso:
dell’applicazione della quota fissa anche in caso di avvalimento del servizio di un operatore privato;
dei contenuti e tempistiche della comunicazione di non avvalimento dei servizi del gestore del servizio pubblico di raccolta posta al 31 maggio.
Ciò detto, nulla vieta, che le attività agricole interessate possano concordare, a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta, modalità di adesione con procedure, elementi organizzativi e gestionali utilizzati per i soggetti rientranti nelle disposizioni del comma 10 dell’articolo 238 del TUA.
Ne consegue che le aziende dovranno prendere contatti con le amministrazioni e i gestori del servizio pubblico, al fine di verificare come questi ultimi si orienteranno a seguito degli indirizzi applicativi del MiTE, e di conseguenza quali modifiche apporteranno ai regolamenti comunali nei prossimi mesi.
Infine, in tale contesto va anche ricordato che nell’ambito del disegno di legge di conversione del DL sostegni sono in discussione emendamenti diretti a stabilizzare la situazione disciplinata dalla circolare, scongiurando le criticità segnalate nei mesi scorsi relative alle interruzioni del servizio di raccolta dei rifiuti.
Proposte per arginare il problema derivante dalla fauna selvatica: è stato questo il tema dell’incontro che si è svolto mercoledì pomeriggio presso la Prefettura di Asti, dove una delegazione di Asti Agricoltura si è recata per discutere dello spinoso problema che sta affliggendo il territorio astigiano.
Il rappresentante di Asti Agricoltura Roberto Bocchino e il tecnico specialista Enrico Masenga sono stati accolti da Barbara Buffa, Dirigente Area ordine e sicurezza pubblica e tutela della legalità territoriale e dal Capo di Gabinetto del Prefetto, Lara Maria Quattrone, alle quali hanno esposto le varie problematiche legate al comparto agricolo sollevate dalle proprie aziende associate che continuano a subire ingenti danni da parte di animali selvatici, in primis i cinghiali.
I due delegati di Asti Agricoltura hanno manifestato forte preoccupazione per la pericolosa presenza di ungulati che nel corso dell’ultimo anno ha subito un forte incremento causato anche dalla pandemia da Covid-19. La sospensione dell’attività venatoria – una delle misure restrittive volute dal Governo durante il primo lock-down – ha rallentato il controllo su queste specie.
“Se originariamente il problema era concentrato quasi esclusivamente all’interno delle zone boschive, negli ultimi anni i cinghiali sono stati avvistati anche nelle aree di pianura, dove hanno distrutto gran parte dei raccolto”, afferma Masenga. “Oltre a questo si è scoperto che i cinghiali potrebbero trasmettere alcune malattie sia ai bovini che ai suini”.
“Asti Agricoltura, che invoca adeguati indennizzi per i danni diretti e indiretti subiti dalle aziende agricole, auspicando una semplificazione delle procedure per la valutazione dei danni e del conseguente tempestivo ristoro, ritiene comunque opportuno cercare di risolvere il problema alla radice”, afferma Bocchino.
“Asti Agricoltura, in difesa delle proprie aziende associate e di tutto il comparto agricolo – dichiarano all’unisono il presidente e il direttore di Asti Agricoltura Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle – chiede interventi concreti e immediati, finalizzati ad arginare questo problema, per salvaguardare il settore primario – i cui frutti vanno a beneficio di tutta la collettività – e gli agricoltori, veri e propri custodi del territorio”.
“Grazie al ministro Patuanelli per aver portato ufficialmente all’attenzione delle istituzioni europee, con la richiesta di interventi straordinari dell’Unione, la gravità dei danni provocati dalle recenti gelate notturne, in particolare a carico dei vigneti e delle produzioni ortofrutticole”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, a proposito dell’iniziativa assunta lunedì nel corso della videoconferenza dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea.
La Commissione – rileva Confagricoltura – si è impegnata a valutare la situazione in vista dell’assunzione di specifici provvedimenti a favore degli Stati membri più colpiti. Tra le richieste che abbiamo già sottoposto al Ministro Patuanelli c’è la proroga della validità delle autorizzazioni per l’impianto e il reimpianto di superfici vitate in scadenza quest’anno. Si tratta di una richiesta assolutamente giustificata dal fatto che le gelate hanno colpito un settore già alle prese con una difficile situazione di mercato determinata dalla pandemia, che ha imposto ripetute chiusure del canale HoReCa nella UE e a livello internazionale. In questo contesto la situazione finanziaria delle imprese non consente di far fronte agli investimenti necessari per gli impianti e i reimpianti dei vigneti.
“Nell’immediato – conclude Giansanti – il nostro impegno è rivolto a dare il necessario e rapido sostegno agli agricoltori colpiti dalle gelate. Abbiamo anche avviato la riflessione su un nuovo sistema di prevenzione e gestione delle calamità naturali, in grado di assicurare soluzioni innovative e più efficaci per gli agricoltori di fronte ai cambiamenti climatici”.
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