Ampia partecipazione alla Fiera della Nocciola di Castagnole Lanze ma l’accordo sul prezzo si è concluso con un nulla di fatto. Entrambe le parti coinvolte, agricola ed industriale, non sono riuscite ad arrivare ad un accordo per l’indicazione di un prezzo di partenza della nocciola Piemonte IGP.
Confagricoltura, rappresentata dal suo coordinatore del settore tecnico Enrico Masenga, presente all’interno della commissione, ha chiesto un aumento del prezzo rispetto allo scorso anno, a fronte del sostanzioso incremento dei costi di produzione che gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare durante questa annata: energia, concimi, fertilizzanti, gasolio agricolo, ecc. che hanno subito una vertiginosa impennata.
Dal punto di vista della produzione, infatti stiamo assistendo quest’anno ad una produzione variegata: nell’areale storicamente più produttivo, come la Langa, si è registrato un fortissimo calo rispetto ad altre zone, come ad esempio l’astigiano, dove la produzione si attesta intorno alla media. Nonostante il periodo siccitoso che stiamo tuttora attraversando il nocciolo ha resistito bene allo stress con una produzione di qualità, con poco cimiciato e con una pezzatura solo leggermente inferiore alla norma.
Nonostante non si sia riusciti a concordare un’indicazione di prezzo, la fiera della nocciola di quest’anno ha rappresentato sicuramente un’occasione di confronto costruttivo con tutti gli attori della filiera corilicola”, afferma il direttore della Confagricoltura di Asti Mariagrazia Baravalle. “Si è preferito quindi non comunicare al momento alcuna indicazione di prezzo, anche per le incertezze legate alla quantità delle nocciole, condizionata dalla siccità, oltre agli aumenti dei costi di produzione”.
Comprendiamo le numerose difficoltà causate dall’aumento dei costi subito da tutti gli attori della filiera – afferma Cristina Bello, presidente della Sezione Corilicola della Confagricoltura di Asti, anch’ella presente alla fiera in rappresentanza dell’associazione agricola astigiana – ma riteniamo necessaria, a nostro avviso, una maggiore tutela nei confronti del settore primario, ovvero il comparto da cui si genera la filiera corilicola, sostenendo le aziende che intendono continuare a produrre in un territorio che altrimenti rischierebbe lo spopolamento

 

Alcune immagini dell’edizione 2022 della Fiera della Nocciola di Castagnole Lanze

 

         

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del 4 agosto 2022 contiene le modalità attuative per il rilascio del “Buono Fiere”, previsto dall’art. 25 bis del cosiddetto decreto aiuti, convertito con la legge 15 luglio 2022 n. 91 recante misure in materie di politiche energetiche, produttività delle imprese, politiche sociali, etc..

A questa opportunità possono anche accedere le aziende agricole tramite lo specifico de minimis di settore. Il bonus è accordato alle imprese che dichiarano di aver sostenuto o di dover sostenere spese di vario genere pertinenti alla partecipazione a fiere di respiro internazionale organizzate in Italia e facenti parte della lista approvata ogni anno dalla Conferenza delle Regioni (vedere elenco qui in allegato: Calendario nazionale 2022 )

Per il 2022 le fiere a cui poter accedere sono quelle che si sono svolte a partire dal 16 luglio (giorno di entrata in vigore della L. 91/2022) o che si svolgeranno fino al 31 dicembre di quest’anno.
La domanda di accesso va presentata esclusivamente tramite la procedura informatica presente sul sito del Mise nella sezione “Buono Fiere”. L’importo massimo concedibile, una sola volta per azienda, è pari al 50% delle spese sostenute e rendicontate e non può superare i 10 mila euro.

Per visualizzare il testo completo del decreto è possibile cliccare sul seguente link:

Buono Fiere

Il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg inaugura l’imperdibile mostra “Novant’anni di bollicine”, presso Palazzo Mazzetti, in corso Vittorio Alfieri 357 ad Asti, lunedì 29 agosto, al termine della conferenza stampa di presentazione della Douja d’Or 2022 con un brindisi e l’immancabile taglio del nastro.
L’esposizione ripercorre i primi 90 anni di storia dei produttori dell’Asti uniti sotto il simbolo del Consorzio, attendendo i visitatori fino al 16 ottobre per condurli in un viaggio nel passato, presente e futuro del più storico vino spumante italiano, avvicinandoci così al 17 dicembre 2022, data in cui il Consorzio di Tutela festeggerà il prestigioso traguardo del suo 90esimo anniversario.
La mostra, curata da Pier Ottavio Daniele e a cui hanno collaborato Giancarlo Ferraris, Andrea Triberti, Massimo Branda, Luca Percivalle, Zeta Solution e Designstudio25, apre uno spazio di riflessione non soltanto celebrativo, bensì utile per evidenziare il contributo di crescita culturale ed economica che il Consorzio dell’Asti ha saputo dare al comparto vitivinicolo e non solo. Per farlo, il visitatore vivrà un’esperienza informativa completa e appagante, attraversando le diverse aree di attività della Denominazione e uno storytelling emozionale. L’esposizione, infatti, documenta l’evoluzione e la storia della Docg Asti, pioniera della tradizione spumantistica piemontese nel mondo, anche attraverso le sue campagne di comunicazione che hanno reso riconoscibili l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti nel mondo. Dalle prime immagini pubblicitarie ai poster di grandi artisti come Leonetto Cappiello e Armando Testa, dai Caroselli televisivi in bianco e nero degli anni ‘50 agli spot dei giorni nostri, ancorati nell’immaginario collettivo anche grazie al coinvolgimento di star di Hollywood e divi internazionali.
La storia del Consorzio dell’Asti Docg è ricca di testimonianze che raccontano i valori delle centinaia di famiglie di viticoltori che da decenni coltivano l’uva Moscato Bianco, preservando colline Patrimonio dell’Umanità Unesco, e di aziende che esportano in ogni angolo del mondo: Asti Spumante e Moscato d’Asti, non a caso, grazie alle loro innumerevoli occasioni di consumo, sono le bollicine aromatiche più brindate, con un sempre maggior numero di estimatori trasversali a tutte le generazioni.

In base a quanto convenuto nella seduta del 13 luglio 2022 del Tavolo Vitivinicolo e delle bevande spiritose e dei vini aromatizzati, con la presente si intendono chiarire alcuni punti relativi alla pratica dell’irrigazione nei vigneti.
Va rilevato, innanzitutto, che la L. 238/2016 all’art. 35 comma 1 lettera f) punto 2), sancisce: “ omissis…il divieto delle pratiche di forzatura, tra le quali non è considerata l’irrigazione di soccorso…omissis”, considerando quindi l’irrigazione di soccorso una pratica agronomica che può essere sempre utilizzata.
Tali concetti sono sostanzialmente ricompresi nei disciplinari di produzione delle DO piemontesi, nei quali non è riportato il divieto di utilizzo dell’irrigazione di soccorso.
In ogni caso la pratica dell’irrigazione, per le produzioni a denominazione di origine, non deve essere finalizzata all’aumento delle rese (in quanto si ricadrebbe nella fattispecie della forzatura), ma può essere generalmente applicata con il fine di evitare i danni che si vengono a creare nei momenti critici in cui, senza un apporto aggiuntivo di acqua, viene messo a rischio l’intero raccolto e finanche la longevità della pianta di vite.
E’ evidente come la coltivazione della vite europea (Vitis vinifera L.) stia cambiando in risposta ai cambiamenti climatici in corso, poiché la coltura – pur tollerando bene le carenze idriche e facendo un uso efficiente dell’acqua disponibile – risente anch’essa del calo delle precipitazioni e della diversa distribuzione delle stesse nel corso dell’anno, nonché dell’aumento delle temperature.
Sino a qualche anno fa l’irrigazione era praticata quasi esclusivamente nei primi anni d’impianto per salvaguardare la sopravvivenza delle piante in fase di attecchimento. Oggi invece risulta necessario, sempre più frequentemente, intervenire anche nei vigneti in produzione sia per preservarne lo stato di salute sia per mantenere un buon standard qualitativo delle uve.
Sempre più spesso l’irrigazione, qualora praticabile, rappresenta quindi uno strumento per sostenere, in altri termini soccorrere, il vigneto nei periodi di prolungata siccità anche legati al riscaldamento globale.
Pertanto l’irrigazione di soccorso è da considerare come una corretta pratica agronomica di mantenimento della vite. In conclusione si ritiene dunque opportuno definire l’irrigazione di soccorso come quella pratica finalizzata a limitare lo stress idrico della pianta per preservarne lo stato fisiologico e la qualità delle uve. Nell’ottica di promuovere il risparmio dell’acqua disponibile, con l’occasione si ricorda che una risorsa idrica da valorizzare è rappresentata dalle acque reflue di cantina ,che è possibile utilizzare sia per per irrigazione che per trattamenti fitoiatrici e diserbanti.
Le acque di cui parliamo sono quelle derivanti dalle operazioni di lavaggio nell’ambito delle attività di trasformazione dell’uva in vino, compreso il lavaggio delle attrezzature custodite nelle cantine dove vengono lavorati i mosti.
In Piemonte l’utilizzazione agronomica delle acque reflue di cantina è regolamentata dal Regolamento regionale 10/R/2007, che stabilisce che le acque reflue provenienti dalle operazioni di trasformazione dell’uva in vino, effettuate dalle aziende agricole che esercitano anche attività di trasformazione e valorizzazione della produzione viticola, possono essere reimpiegate a fini agronomici tramite l’applicazione al terreno e utilizzate per diluire e applicare i prodotti fitosanitari.
Se tali acque sono utilizzate per veicolare i prodotti fitosanitari, il loro uso è disciplinato dall’All. 1 della D.G.R n. 33-12520 del 9 novembre 2009, che ne definisce le modalità di utilizzo, vincolandone l’uso ai soli trattamenti fitoiatrici svolti fino alla fase della fioritura, oppure ai trattamenti diserbanti.

Con la pubblicazione, avvenuta nei giorni scorsi, del decreto ministeriale e dell’avviso pubblico che approva il regolamento operativo, il bando “Parco Agrisolare” è ai nastri di partenza. Le domande di accesso possono essere presentate dal 27 settembre al 27 ottobre 2022. Nei prossimi numeri verrà riportata una scheda riassuntiva del bando.Le domande di accesso possono 
La misura è finalizzata a sostenere gli investimenti nelle strutture produttive del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale al fine di rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruirne di nuovi coibentati, realizzare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento, installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori. Obiettivo finale dell’azione è quello di promuovere l’installazione di pannelli fotovoltaici con una nuova capacità di generazione pari a 375mila Kw da energia solare.
Le risorse stanziate per il Parco Agrisolare ammontano a 1,5 miliardi di euro, di cui 1,2 sono riservati a interventi nel settore della produzione agricola primaria, mentre i restanti 300 milioni di euro sono equamente ripartiti per investimenti nella trasformazione dei prodotti primari in produzioni agricole e non agricole.
Le domande di accesso agli incentivi potranno essere presentate attraverso il portale messo a disposizione dal Gestore Servizi Energetici (GSE), dalle 12 del 27 settembre fino alle 12 del 27 ottobre 2022 e le agevolazioni verranno concesse mediante una procedura a sportello fino ad esaurimento delle risorse disponibili.
L’apertura della misura era attesa da numerosi agricoltori che da tempo stanno dimostrando interesse al riguardo. Tuttavia – sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontedobbiamo segnalare due aspetti limitanti del bando. Il primo riguarda i tempi ristretti a disposizione per la predisposizione delle domande. Poco più di trenta giorni sono pochi, considerata la cospicua mole di documentazione tecnica che occorre preparare e allegare. L’altro elemento che genera perplessità è il vincolo di soddisfare unicamente il fabbisogno energetico dell’azienda, compreso quello familiare: in sostanza la capacità produttiva dell’impianto fotovoltaico non deve superare il consumo medio annuo di energia dell’azienda agricola, pena l’inammissibilità del progetto. La possibilità di poter sfruttare a pieno tutte le superfici dei tetti a disposizione e quindi di immettere sul mercato la quota di energia in eccesso, avrebbe invece giovato a tutto il sistema, considerata anche la crisi che stanno vivendo le aziende nel far quadrare i bilanci proprio a causa dei forti aumenti del gas e dell’elettricità. Si tratta di una limitazione voluta dall’Unione Europea che non va nella direzione auspicata di potenziare le fonti rinnovabili e che auspichiamo possa essere rimossa, tramite un’azione di sensibilizzazione nei confronti di Bruxelles, visto anche l’aggravarsi della crisi energetica con il continuo rialzo dei relativi prezzi, conseguente al conflitto russo – ucraino”.