ll cosiddetto foglio rosa, che in Italia accompagna gli animali nei loro spostamenti da un allevamento all’altro o verso il macello,  va in pensione. Nella sua versione originale il modulo riportava diversi dati coinvolgendo più attori: l’allevatore riportava gli estremi anagrafici dell’allevamento e degli animali, compresi i trattamenti immunizzanti o farmacologici somministrati all’animale negli ultimi tre mesi e il trasportatore riportava i dati relativi al mezzo di trasporto e all’autista che prendeva in carico gli animali. Il Servizio veterinario della ASL, in caso di presenza sul territorio di origine di malattie infettive, si occupava di compilare l’attestazione dello stato sanitario degli animali.

A partire dal 2 settembre 2017 il foglio rosa cartaceo sarà convertito in una versione digitale. Questo significa che nella fase di invio degli animali al macello o altre stalle, stalle di sosta etc, il documento elettronico – all’insegna di una Zootecnica 4.0 – dovrà riportare tutte le informazioni relative alla catena alimentare (ICA).

Il modello 4 informatizzato viene quindi usato in estrema sintesi per:
– le movimentazioni da vita (cioè tutte le movimentazioni con destinazione altri allevamenti o strutture zootecniche compresi i pascoli e stalle di sosta) ovvero tutte quelle che necessitano di autorizzazione da parte del veterinario ufficiale dell’Asl (pertanto il modello diventa efficace solo a seguito di validazione del veterinario ufficiale dell’Asl).
– le movimentazioni verso macello, ovvero quelle non necessitano di autorizzazione da parte del veterinario (quindi il modello 4 compilato direttamente dall’allevatore o tramite un suo delegato è immediatamente efficace)

Vi consigliamo di rivolgerVi ai nostri uffici tecnici per ogni chiarimento

Uno strumento che avrebbe dovuto attivare investimenti virtuosi per la crescita del settore primario ma che si sta rivelando addirittura un elemento di ostacolo per le imprese agricole”. Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, rimarca con forza quanto espresso da Confagricoltura in relazione alla situazione del Psr 2014-2020 per la nostra regione, delineandone un quadro sconfortante per la gestione delle risorse pubbliche a disposizione del settore primario. “Il rischio concreto“, sottolinea Forno, “è di non riuscire a spendere il miliardo e 93 milioni che il Piemonte ha a disposizione: bandi mal congegnati, applicativi che non funzionano a dovere, ritardi e sospensioni che hanno lasciato gli imprenditori nell’impossibilità di realizzare gli investimenti programmati sono soltanto alcune delle difficoltà che le aziende hanno dovuto affrontare per questo PSR, malfunzionamenti che hanno finora determinato l’esclusione dalle graduatorie di un gran numero di esse.”

Le rassicurazioni dell’Assessorato”, dichiara il presidente regionale Allasia, “non ci bastano più. Siamo costretti ad assistere quotidianamente a una serie di lentezze burocratiche e intoppi tecnici che stanno marginalizzando l’agricoltura nel contesto dell’economia regionale, accumulando ritardi sempre più pericolosi nella distribuzione dei fondi europei, con il rischio di perdere definitivamente risorse indispensabili per lo sviluppo del settore primario”.

Confagricoltura il 4 novembre scorso aveva organizzato a Torino un presidio davanti alla sede dell’Assessorato regionale all’Agricoltura per denunciare le difficoltà della programmazione regionale, dovute a un’impostazione macchinosa e incapace di fare da volano per le imprese agricole. I numeri forniti dal Ministero delle Politiche agricole, attraverso la Rete Rurale nazionale, evidenziano in modo inequivocabile la situazione di disagio manifestata da Confagricoltura. “Purtroppo i dati – spiega Allasia – ci dicono che avevamo ragione a essere preoccupati. Alla data del 30 giugno 2017, a fronte di una percentuale di avanzamento della spesa programmata ed effettivamente sostenuta che vede l’Italia nel suo complesso al 10,04%, il Piemonte si colloca in 14ª posizione tra le regioni e province autonome italiane, quartultimo tra le regioni più sviluppate, con solo il 6,08% della spesa effettivamente sostenuta, dietro a Sicilia, Calabria, Molise, Puglia e Basilicata”. I più virtuosi a spendere sono la provincia di Bolzano e il Veneto, mentre dopo il Piemonte ci sono Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta, Liguria e, fanalino di coda, Friuli Venezia Giulia.

 

 

Potete scaricare qui l’articolo SOLE24ORE sulle reti d’impresa in agricoltura, sulla campagna prevista in autunno per le aggregazioni in agricoltura e sul ruolo fondamentale di Confagricoltura per la nascita delle reti d’impresa e per una normativa ad hoc su questa forma di aggregazione.

Vi ricordiamo che Confagricoltura Asti è stata una delle prime a livello nazionale a costituire la rete di impresa avente ad oggetto finalità promozionale e scambio di servizi per le imprese. Il nostro ufficio fiscale è a Vostra disposizione per ogni ulteriore informazione

 

E’ iniziata la stagione della raccolta della nocciola e Confagricoltura Asti chiede maggiori controlli sulla filiera per evitare che il prodotto, frutto di furti, venga immesso sul mercato. Il Piemonte conta più di 1000 ettari di noccioleti impiantati e un indotto di oltre 7 milioni di euro di volume d’affari. Confagricoltura esprime, dunque, la sua preoccupazione sui furti che da tempo hanno preso di mira i noccioleti e auspica un’intensificazione delle misure di contrasto.

“L’andamento climatico degli ultimi 15 giorni aiuterà la vendemmia 2017 ad essere una grande annata ma, per l’ennesima volta, sarà una vendemmia anticipata”, dichiara Flavio Scagliola, presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Asti. “L’invaiatura delle uve rosse è molto avanzata e la maturazione degli aromatici sta velocemente accelerando su uve che si presentano sane, non abbondantissime (10-15% di calo) ma che sicuramente contribuiranno a un’annata di grande soddisfazione per gli imprenditori”.

Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, chiosa: “Il problema vero resta l’eccessiva burocrazia per l’assunzione dei vendemmiatori. Confagricoltura Asti auspica una semplificazione nel rispetto delle regole e raccomanda di diffidare di strane proposte di manodopera “a buon mercato. Ricordo” – chiude Forno – “che qualora un’azienda occupasse lavoratori di cooperative o società interinali non in regola con la contribuzione, saranno gli stessi datori di lavoro a rispondere in solido