Il coordinamento di Agrinsieme, nato all’inizio del 2013, giunto a un passo dal primo decennio di attività, conferma e rafforza la comunanza di intenti e di lavoro tra i soggetti che rappresentano l’intera filiera e che vogliono trovare nuovi modelli di sviluppo rispetto alle sfide del mercato, soprattutto in un contesto economico che risente delle conseguenze della pandemia. E’ quanto emerso nella conferenza stampa di lunedì a Palazzo Della Valle a Roma, per il passaggio di consegne del Coordinamento Agrinsieme, da Copagri a Confagricoltura, nella persona del presidente Massimiliano Giansanti. Il Coordinamento, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole del Paese e il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, con oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate, contribuendo in tal modo al 35% circa del fatturato agroalimentare italiano.
Ad arricchire il percorso di Agrinsieme c’è l’intesa siglata con Federalimentare, la Federazione italiana dell’industria alimentare, con cui i singoli soggetti del Coordinamento, insieme ad altri del comparto della distribuzione, avevano già condiviso l’impegno e i valori della “buona impresa” nei primi mesi dell’emergenza sanitaria.
Con questo accordo Agrinsieme e Federalimentare si impegnano a coadiuvare le istituzioni e le forze politiche per il superamento della grave crisi economica, sociale e sanitaria, ma anche a promuovere azioni che possano contribuire a migliorare l’attuazione del Recovery Plan attraverso una corretta relazione tra tutti i soggetti del settore. Con l’intesa, inoltre, ogni singolo soggetto si attiverà a mettere in atto iniziative per valorizzare la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, garantendo sicurezza, tracciabilità e qualità degli alimenti. Indispensabili, a riguardo, saranno la tecnologia e la ricerca applicate all’agricoltura e lo sviluppo di best practice di filiera che possano valorizzare il Made in Italy sui mercati.
Innovazione e sviluppo sostenibile saranno i principali temi sui quali si concentreranno le attività del Coordinamento per il prossimo biennio 2021-22, fermo restando che i processi dovranno essere accompagnati da adeguate politiche di crescita e programmazione. Lavoreremo per cercare di raggiungere il più possibile l’autosufficienza alimentare, che porterebbe il PIL agroalimentare a oltre 700 miliardi e l’export a più di 50 miliardi”, ha affermato il neo coordinatore Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, subentrato a Franco Verrascina, presidente di Copagri, che ha guidato Agrinsieme negli ultimi due anni e mezzo.
Il settore alimentare non è stato esente dal grande terremoto provocato dalla pandemia – ha affermato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – ma rimango tuttora convinto che sia uno dei comparti che può fare la differenza per la ripresa e per lo sviluppo del nostro Paese. Ora è necessario ripartire ed entrare in una nuova fase, una fase in cui sostenibilità ambientale, sociale ed economica da un lato e la ricerca, l’innovazione e la digitalizzazione dall’altro sono la base di tutta la strategia a venire, in ogni campo. Per quanto riguarda il nostro, come industria del food&beverage siamo pronti a lavorare in cooperazione con tutta la filiera agricola per affrontare queste nuove sfide, tenendo sempre ben presente l’obiettivo: mantenere alta la qualità dei prodotti Made in Italy e difendere i pilastri della dieta mediterranea“.

Le imprese del vino hanno accolto con favore la richiesta presentata dall’Italia e da altri dodici Stati membri affinché l’Unione Europea mobiliti fondi straordinari per gestire la difficile situazione del comparto. A livello regionale Confagricoltura guarda con attenzione all’andamento dei consumi che, a causa delle ripetute chiusure del canale Ho.Re.Ca., si sono spostati dalla ristorazione alla Grande Distribuzione Organizzata, consentendo una sostanziale tenuta dei volumi, ma con conseguenti ripercussioni sulla valorizzazione dei vini piemontesi, in particolare sulle denominazioni più pregiate.
Come a livello nazionale, anche in Piemonte la situazione varia da zona a zona, in base alle denominazioni e alle peculiarità specifiche del comparto – dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vitivinicola regionale di Confagricolturae per questo chiediamo che alle aziende venga data la possibilità di attingere a un ventaglio ampio di misure di sostegno, così da rispondere ad esigenze sovente differenti a seconda delle imprese. Ciò che è fondamentale, però, è la tempestività con cui devono essere introdotte: vanno messe in atto da subito senza perdere ulteriore tempo, ogni ritardo potrebbe minare, infatti, l’efficacia degli aiuti previsti. Gli interventi emergenziali vanno rimodulati per assicurarne una miglior fruizione, aumentando i contributi per la distillazione, rendendo più snelle e incentivanti le operazioni per la riduzione della resa in vigneto e aprendo l’intervento per lo stoccaggio anche ai vini imbottigliati”.
In questo scenario fanno tuttavia ben sperare le note tutto sommato positive che giungono da Moscato d’Asti e Asti Spumante, che nel corso del 2020 hanno migliorato la commercializzazione, così come dei vini ottenuti da uve Barbera, che godono di un favorevole periodo di mercato con buone richieste e prezzi interessanti.

Gli Stati Uniti hanno sospeso con effetto immediato tutte le intese commerciali in vigore con il Myanmar. La decisione è stata annunciata ieri con una nota ufficiale della Rappresentante Permanente per gli accordi commerciali (USTR). La sospensione, è stato precisato, “resterà in vigore fino all’insediamento di un governo democraticamente eletto”.
L’Unione Europea dovrebbe assumere una decisione analoga a quella presa a Washington“, dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Di fronte alle violenze a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, risultano assolutamente inadeguati i provvedimenti finora varati”. Il 22 marzo il Consiglio della UE ha imposto una serie di misure restrittive nei confronti di undici persone responsabili del colpo di Stato militare e delle successive repressioni.
Il Consiglio si è anche impegnato a riesaminare tutte le sue opzioni strategiche – aggiunge Giansanti – riteniamo sia giunto il momento di varare ulteriori restrizioni, tra cui la sospensione del regime doganale agevolato accordato al Myanmar. Grazie a tale regime, tutti i prodotti del Myanmar, compreso il riso, possono arrivare a dazio zero sul mercato europeo”.
Da ricordare – conclude Confagricoltura – che la UE ha deciso la sospensione delle agevolazioni concesse alla Cambogia per violazione dei diritti civili.

F2F, ovvero (From) Farm to Fork. La strategia dell’UE “Farm to Fork” è molto ambiziosa, e il settore zootecnico europeo vuole mettere a disposizione le sue conoscenze e il suo know-how per non disperdere il patrimonio delle tradizioni agricole e gli enormi progressi compiuti. Gli allevatori dell’UE sono attori impegnati nel cambiamento verso una maggiore sostenibilità, e vogliono evitare che l’approccio Farm to Fork si basi su preconcetti errati.
European Livestock Voice e Carni Sostenibili hanno individuato 9 paradossi e li hanno analizzati in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=f4HJQQbpD6U

Un sondaggio condotto da Confagricoltura Piemonte sulle aziende agrituristiche associate – circa 300 imprese su un totale a livello regionale di 1.300 aziende – rileva che le perdite economiche che si aggirano intorno a una media del 65% per chi offre ristorazione; cresce al 70% per chi offre servizi di ospitalità e raggiunge addirittura il 95% per le strutture impegnate anche nell’organizzazione di eventi, cerimonie e attività legate alle fattorie didattiche.
In Piemonte – ricorda il presidente regionale di Agriturist Lorenzo Morandisono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 ( 60 % del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52 % del totale)”.
Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.
Durante i mesi estivi, dopo il primo lock-down – fa rilevare Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontesi era registrato qualche incoraggiante segnale di ripresa, soprattutto negli agriturismi che hanno ospitato molti turisti locali che hanno preferito soggiornare nelle vicinanze anziché recarsi nelle mete turistiche tradizionali fuori regione. Tuttavia, con la chiusura delle attività di ristorazione e pernottamento a seguito della seconda ondata di contagi del mese di ottobre e il successivo blocco totale della stagione sciistica, le perdite economiche rilevate dalle strutture ricettive sono state ingenti su tutto il territorio piemontese”.
La situazione è critica: la percentuale di agriturismi che sono prossimi a chiudere definitivamente la propria attività è del 20%, specie tra le aziende con bassa redditività. A trascinare in basso il bilancio degli agriturismi è stata anche la mancanza di eventi, grandi e piccoli, sul territorio locale, oltre all’annullamento di tutti quei festeggiamenti legati alle cerimonie; inoltre non è stato possibile organizzare alcuna attività di collaborazione con le scuole che prevedesse la presenza nelle aziende di ragazzi e scolaresche per portare avanti i progetti già avviati delle fattorie didattiche.
È andata un po’ meglio per chi fornisce solo servizi di ristorazione e vendita diretta dei propri prodotti, grazie alla possibilità di praticare l’asporto o la consegna a domicilio, anche se si tratta di casi isolati e di attività residuali che hanno consentito a malapena la sopravvivenza dell’azienda.
Confagricoltura Piemonte ritiene che sia fondamentale individuare una serie di interventi strutturali di lungo respiro che possano aiutare il settore agrituristico a ripartire, nella speranza che il Piemonte torni presto nella zona gialla del Paese: servono uno snellimento delle procedure per l’erogazione dei ristori, l’azzeramento dei contributi previdenziali, l’eliminazione delle tasse locali, della raccolta rifiuti e televisive.
Anche quest’anno il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Zero clienti a tavola e zero pernottamenti: la perdita di fatturato dell’agriturismo piemontese in questo secondo lock-down prolungato, che tra scarse apertura scarse e prolungate sospensioni dura da ottobre a oggi, secondo le stime di Confagricoltura, supera i 15 milioni di euro. “Allarmante la situazione delle 400 fattorie didattiche, che da oltre un anno non ricevono visite delle scolaresche: le aziende – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccarodevono essere tenute in ordine e gli animali, prevalentemente da esposizione, devono continuare ad essere alimentati“.
Complicata la situazione per quanto riguarda le aziende enoturistiche: venendo meno i visitatori in cantina si è registrato un cambio di destinazione dei mercati, con perdite importanti di fatturato: in Piemonte, in questo comparto, per ogni mese di chiusura Confagricoltura stima un mancato introito di oltre 600.000 euro.