E’ importante che in questa fase di ripresa per il Paese il Governo non interrompa la possibilità, per le imprese agricole, di usufruire della cosiddetta “Nuova Sabatini”, per la quale si chiede il rifinanziamento nei prossimi provvedimenti legislativi.
Confagricoltura si fa interprete della preoccupazione delle aziende agricole e lancia l’appello all’Esecutivo in seguito allo stop del rifinanziamento della misura nel Dl Sostegni Bis.
La “Nuova Sabatini” – ricorda la Confederazione – è uno strumento finalizzato a migliorare l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese utilizzato per l’acquisto, o per l’acquisizione in leasing, di beni materiali (macchinari, impianti, beni strumentali di impresa, attrezzature nuovi di fabbrica e hardware) o immateriali (software e tecnologie digitali) ad uso produttivo“.
I recenti interventi legislativi, inoltre, hanno semplificato le modalità di fruizione del credito consentito erogato alla “Nuova Sabatini”, incentivando le aziende ad accedere alla misura.
La centralità della “Nuova Sabatini” ha caratterizzato anche il periodo della pandemia, durante il quale il numero delle richieste è aumentato rispetto agli anni precedenti. “Il mancato ricorso alla misura – evidenzia Confagricolturaimpatterebbe pertanto in termini negativi sul tessuto produttivo italiano, che necessita di disporre pienamente di tutti gli strumenti a disposizione per fare impresa“.
La Confederazione invita pertanto il Governo a rifinanziare la misura necessaria per mantenere la giusta spinta innovativa e aumentare la competitività delle imprese agricole italiane.

 

Ha avuto luogo nella giornata di mercoledì, presso il palazzo della Provincia di Asti, l’incontro tra i vertici dell’ente provinciale – il presidente Paolo Lanfranco e il consigliere con delega ad Agricoltura e Caccia e Pesca, Davide Massaglia – e le associazioni di categoria che hanno ancora una volta affrontato lo spinoso problema legato ai cinghiali. Nel corso della riunione, che ha visto la partecipazione di Asti Agricoltura (presente il direttore Mariagrazia Baravalle), Cia e Atima sono state avanzate ulteriori proposte e strategie finalizzate alla repressione di questo flagello.
Le 3 organizzazioni hanno dichiarato che l’unico modo per affrontare concretamente il problema relativo alla fauna selvatica è quello di operare in modo unitario sotto la supervisione della Provincia di Asti.
In merito a questo problema sono state concordate alcune proposte e strategie che sono state sottoposte all’attenzione dei vertici provinciali. Tra le priorità c’è sicuramente la necessità di aggiornare il vademecum per gli agricoltori al fine di una corretta informazione su autodifesa ed autocontrollo con conseguente formazione, e la rotazione delle squadre di caccia al cinghiale sul territorio, con eventuale utilizzo di sistemi di incentivazione economica.
Le associazioni presenti, all’unisono, hanno insistito sull’importanza della mappatura delle presenze di ungulati sul nostro territorio. Il passo successivo è quello dell’abbattimento selettivo vero e proprio mediante un’azione organizzata con l’ausilio, ciascuno in base alle proprie competenze, dei cacciatori, delle Guardie Venatorie (provinciali e volontarie), degli agricoltori e degli OFS (Operatori Faunistici Specializzati). Per quanto riguarda la figura dell’OFS le organizzazioni agricole presenti ritengono che sia necessario far conoscere e rafforzare questo ruolo con corsi di formazione appositi, l’istituzione di un albo “mobile”, il mantenimento del ruolo in base ai risultati raggiunti, criteri di scelta autonoma e un’adeguata dotazione finanziaria.
Tutte e tre le organizzazioni agricole concordano inoltre in modo inequivocabile sull’erogazione immediata dei ristori alle aziende: “è necessario garantire alle aziende danneggiate tempestivi ed adeguati ristori, che tengano anche conto, ad esempio, del costo lavoro necessario per le risemine e non solo del costo del seme
In ultima analisi, i rappresentanti delle organizzazioni presenti hanno espresso la volontà ad ospitare presso le loro sedi la formazione degli OFS nonché eventuali corsi per il conseguimento del porto d’armi per uso caccia, ma non solo: “la nostra intenzione è di istituire nei nostri uffici un vero e proprio sportello per raccogliere le istanze e le problematiche dei nostri associati in merito alle questioni legate al problema della fauna selvatica, fornendo adeguata informazione e supporto in termini di difesa delle produzioni, riduzione e rimborso dei danni”.
La Provincia ha ascoltato le istanze e si è già attivata per dar corso pratico alle proposte.

 

 

Nella foto i partecipanti al tavolo operativo sull’emergenza cinghiali. Da sinistra: Marco Pippione (direttore Cia), Paolo Pregno (presidente Atima), Mariagrazia Baravalle (direttore Asti Agricoltura), Alessandro Durando (presidente Cia), Gianluca Ravizza (direttore Atima)

 

 

Non accetteremo nessun compromesso al ribasso sul sistema di etichettatura Front of pack che noi riteniamo ottimale: il Nutrinform. Ne va di mezzo il futuro dell’alimentazione. E insieme all’industria alimentare difenderemo il modello basato sulla nostra dieta mediterranea”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti aprendo il convegno “Alimentazione sana, informazione corretta: Nutrinform Battery vs Nutriscore”, organizzato da Agronetwork, l’Associazione costituita da Confagricoltura, Nomisma e Università Luiss Guido Carli.
Confagricoltura è lieta di contribuire alla richiesta della Commissione UE per una futura revisione del Reg. UE 1169/11 in ordine alla semplificazione schematica della informazione nutrizionale volontaria in etichetta, ma le informazioni nutrizionali devono avere una base scientifica oggettiva e seguire linee guida dietetiche e nutrizionali condivise; devono essere facilmente comprensibili, positive, basate sulle porzioni e non sui 100 grammi; non discriminatorie, armonizzate a livello comunitario.
Vanno poi avviate campagne di educazione del cittadino consumatore affinché quanto riportato sul fronte della confezione venga compreso e i comportamenti virtuosi messi concretamente in pratica.
Niente di tutto ciò può essere rappresentato dal sistema Nutriscore – ha affermato Giansanti – pertanto insieme all’industria alimentare porteremo avanti la nostra battaglia in Europa, insieme al Copa e ai Paesi che sostengono il nostro sistema a batteria, basato sul concetto di dieta, sana e bilanciata, e sulla conseguente educazione alimentare”.
Mai come in questo momento produttori e industriali devono essere uniti in questa battaglia contro sistemi di etichettatura come il Nutriscore nell’interesse dell’intero Paese“, ha rimarcato il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio. “Non esistono prodotti buoni o cattivi in assoluto; quello che conta non sono gli alimenti, ma il sistema alimentare e le diete. E le etichette non devono demonizzare, piuttosto informare ed educare. Il sistema Nutrinform ha già l’appoggio di Paesi europei e il fronte dei favorevoli al Nutriscore si sta sgretolando. Dobbiamo continuare questa battaglia tenendo ben presente che non si gioca solo in Europa, ma anche a livello mondiale e che ci dovrà vedere in prima linea già a luglio, in occasione del Pre-Food Systems Summit che si svolgerà a Roma”.
Appoggio garantito dal Parlamento Europeo, come ha assicurato Alessandra Moretti, della Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare; dal Governo italiano rappresentato dal Sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali Gian Marco Centinaio, e dal vicedirettore generale della FAO Maurizio Martina.
Dopo autorevoli interventi del mondo della scienza e della ricerca, le conclusioni sono state affidate al direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino, che ha invitato a continuare il dibattito e il confronto su questo tema, con la consapevolezza che sempre più l’alimentazione sarà connessa al concetto di salute e alla cultura delle diete. E che non ha senso contrapporre i prodotti alle abitudini alimentari, che dovranno in futuro coniugare scienza e tradizione.
I sistemi di etichettatura come il Nutriscore – ha concluso – vanno nella direzione assolutamente opposta: verso la standardizzazione del concetto di alimentazione. Una deriva che dobbiamo assolutamente scongiurare nell’interesse dei produttori, ma soprattutto dei consumatori”.

 

Un immagine del convegno organizzato da Agronetwork e Confagricoltura

L’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 5/E del 14/05/2021 ha fornito chiarimenti in ordine all’applicazione dell’art. 1, commi 1-9, del D.L. n. 41/2021 che prevede la concessione di un contributo a fondo perduto, sulla falsariga della precedente erogazione del contributo a fondo perduto di cui all’art. 25 del D.L. “Rilancio”, a favore degli operatori economici colpiti dall’epidemia COVID 19, titolari di partita IVA, residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, che svolgono attività d’impresa, arte o professione o producono reddito agrario.
Richiamando quanto già chiarito con le circolari n. 15/E e 22/E del 2020, in relazione al contributo a fondo perduto ex art. 25 del D.L. n. 34/2020 (Decreto “Rilancio”), nel caso in cui l’attività esercitata da una società di persone prosegua in capo all’unico socio superstite come impresa individuale, l’Agenzia conferma che il soggetto che è venuto ad esistenza a seguito della trasformazione (ditta individuale) può fruire del beneficio in commento assumendo l’ammontare dei ricavi riferibili all’azienda preesistente per quanto riguarda la soglia di accesso al contributo, e considerando il fatturato relativo all’azienda trasformata per il calcolo della riduzione dello stesso fatturato.
Nel ribadire che i contributi a fondo perduto corrisposti nell’ambito dell’emergenza COVID 19 sono diretti a sostenere gli operatori economici in conseguenza dei gravi effetti economici e finanziari che hanno subito a seguito della diffusione della pandemia, l’AdE conferma che gli stessi, da un punto di vista contabile e fiscale, assumono la natura di contributi in conto esercizio in quanto erogati ad integrazione di mancati ricavi registrati dal contribuente a causa della predetta emergenza. Tuttavia, in considerazione del loro carattere di eccezionalità non concorrono alla determinazione della soglia dei ricavi di accesso alla misura di sostegno e non si considerino ai fini del calcolo della riduzione del fatturato medio mensile.
In considerazione della natura economica dell’operazione di assegnazione/estromissione dei beni immobili ai soci da parte della società, che si sostanzia in una distribuzione in natura del patrimonio della società stessa, è precisato che tali operazioni non devono ritenersi riconducibili tra quelle relative alla nozione di fatturato, di cui al predetto art. 1, c. 4, del Decreto “Sostegni”, ancorché le stesse operazioni siano assimilabili, ai fini delle imposte dirette e dell’IVA, alle cessioni dei beni ai soci.
Tale conclusione deriva dal fatto che la finalità dei contributi a fondo perduto, ancorati alla riduzione del fatturato, è principalmente quella di ristorare i soggetti che risultano maggiormente incisi dalla crisi economica conseguente alla pandemia, cercando di ripristinare, almeno in parte, il livello ordinario dei flussi di liquidità generati dalla propria attività, altrimenti mancanti.
Secondo il parere del’’AdE, atteso che “ai fini della riduzione del fatturato è necessario considerare tutte le somme del periodo di riferimento […], purché le stesse rappresentino ricavi dell’impresa di cui all’articolo 85 del TUIR (o compensi derivanti dall’esercizio di arti o professioni, di cui all’articolo 54, del medesimo TUIR)” e che, come riportato nel paragrafo 3.4 della circolare n. 22/2020, tale principio riguarda anche le somme che costituiscono altri componenti di reddito per cui non deve farsi riferimento esclusivamente ai predetti ricavi di cui all’articolo 85 del TUIR (ovvero ai compensi dell’articolo 54), le somme derivanti dalla cessione di terreni e annessi fabbricati rurali per le quali non è stata emessa fattura, in quanto si tratta di operazioni fuori campo IVA, ai sensi dell’articolo 2, c.3, lett. c), del D.P.R. n. 633 del 1972, concorrono anch’esse nell’ambito della nozione di fatturato, in quanto genererebbero altri componenti di reddito.

Il decreto-legge 25 maggio 2021 “Sostegni bis” proroga al 31 dicembre 2021 le misure temporanee per il sostegno alla liquidità delle imprese. Viene estesa fino a 10 anni la durata massima dei finanziamenti con garanzia pubblica (Sace) rispetto ai 6 precedenti. Sono assegnati all’Ismea 80 milioni di euro per l’anno 2021 al fine di rafforzare lo strumento delle garanzie a favore degli imprenditori agricoli e della pesca. La garanzia Ismea è concessa a titolo gratuito nei limiti previsti dai regolamenti (UE) nn. 717/2014, 1407/2013 e 1408/2013 della Commissione e successive modifiche e integrazioni.
È prorogata al 31 dicembre 2021 la moratoria per le PMI relativamente agli intermediari finanziari previsti dall’art. 106 del d.lgs. n. 385 del 1° settembre 1993 (Testo unico bancario) e per le aperture di credito a revoca e per i prestiti accordati a fronte di anticipi su crediti esistenti alla data del 29 febbraio 2020 o, se superiori, sia per la parte utilizzata sia per quella non ancora utilizzata.