UN KIT DIAGNOSTICO DELL’ENEA RILEVA IN MODO PIÙ GREEN E RAPIDO L’AFLATOSSINA M1 NEL LATTE

Un kit diagnostico per aziende lattiero-casearie e laboratori di analisi in grado di rilevare in modo rapido, efficace e a basso costo, l’aflatossina M1 nel latte crudo. Lo ha messo a punto l’Enea, pubblicando sulla rivista scientifica Toxins i risultati di una ricerca che è stata realizzata in collaborazione con l’Università di Torino. Le aflatossine sono micotossine prodotte da funghi del genere degli aspergilli che si sviluppano di solito quando le derrate alimentari sono conservate a temperature tra i 25 e i 32°C e con tassi di umidità dell’ambiente di oltre l’80 per cento e sono resistenti alla pastorizzazione del latte.
L’Unione Europea ha fissato una concentrazione massima di aflatossina M1 di 50 nanogrammi/litro (50 ppt) nel latte crudo, nel latte trattato termicamente e in quello destinato alla produzione di formaggi. Questa soglia si abbassa negli alimenti destinati ai neonati e ai bambini (25 ng/l), che risultano tra i maggiori consumatori di questo alimento.
La tecnica di analisi messa a punto dai ricercatori Enea prevede, per la prima volta, l’impiego di anticorpi monoclonali prodotti da una pianta dello stesso genere del tabacco (Nicotiana benthamiana) per individuare le tossine presenti nel latte anche a concentrazioni molto basse, ben al di sotto dei limiti fissati per legge, come hanno dimostrato le sperimentazioni condotte su campioni di latte crudo contenenti diverse concentrazioni di aflatossina M1 (25, 50 e 75 nanogrammi/L).
Come ha spiegato Marcello Catellani del Laboratorio Enea di Bioprodotti e bioprocessi, si tratta della versione green di Elisa, uno dei più diffusi metodi di screening rapido per il rilevamento delle tossine negli alimenti e nei mangimi animali, che permette l’analisi accurata, rapida e a basso costo di un numero elevato di campioni.
Per la produzione degli anticorpi i ricercatori si sono avvalsi di un sistema di produzione alternativo ed economico offerto dal Plant molecular farming, un sistema che usa le piante per produrre molecole complesse come gli anticorpi e permette di operare in condizioni non sterili (serra, acqua, luce, suolo), con costi ridotti al minimo.
Per questo lavoro è stata utilizzata, inoltre, la tecnica dell’agroinfiltrazione che prevede l’utilizzo di un batterio chiamato Agrobacterium tumefaciens per veicolare l’informazione genetica nei tessuti vegetali della pianta Nicotiana benthamiana. Un processo che richiede solo 1-2 giorni per la crescita degli agrobatteri, che hanno il compito di veicolare l’informazione genetica nella pianta. Dopo circa una settimana è possibile raccogliere le foglie da cui estrarre fino a 1,6 g/kg di anticorpi. (F.Ba.)