21 regioni partecipanti, 863 vini presentati, 175 case produttrici premiate, 299 vini premiati, 48 Oscar, questi i numeri del Concorso Enologico Nazionale Douja D’Or, che quest’anno si svolgerà ad Asti dall’8 al 17 settembre. La kermesse seleziona il meglio del patrimonio enologico del nostro Paese in base ad una soglia di valutazione quest’anno ancora più elevata. Spiega il presidente della Camera di Commercio di Asti, Erminio Renato Goria: “Tra i 90 produttori piemontese che hanno ottenuto il riconoscimento, ben 40 sono della Provincia di Asti. Ben 7 gli Oscar dell’astigiano. Abbiamo assistito a un incremento della qualità delle produzioni vinicole presentate in degustazione, segno di una costante crescita e ricerca da parte delle aziende del territorio per raggiungere sempre più alti livelli qualitativi”. Anche i dati nazionali premiano la qualità: rispetto ai 24 Oscar del 2016, si è passati a 48. La 51^ edizione della Douja d’Or si terrà ad Asti dall’8 al 17 settembre.

Qui sotto è possibile visualizzare le aziende associate a Confagricoltura Asti che sono state premiate. Due di queste, la “Caudrina” di Romano Dogliotti e l’azienda agricola “Gozzelino Sergio” sono state insignite anche del prestigioso “OSCAR”.

 

ARALDICA CASTELVERO S.C.A. BARBERA D’ASTI SUPERIORE DOCG 2014 il Cascinone Rive
ARALDICA CASTELVERO S.C.A. GAVI DOCG 2016 La Battistina
BALDI PIERFRANCO PIEMONTE CHARDONNAY 2015 PURO
CANTINA SOCIALE DI CASTAGNOLE M.TO GRIGNOLINO D’ASTI 2016 TERRE DEI ROGGERI
CASCINA CASTLET DI MARIA BORIO BARBERA D’ASTI DOCG 2016
CASCINA CASTLET DI MARIA BORIO BARBERA D’ASTI SUPERIORE 2015 LITINA
CAUDRINA DI ROMANO DOGLIOTTI ASTI DOCG La Selvatica
CAUDRINA DI ROMANO DOGLIOTTI MOSCATO D’ASTI DOCG 2016 La Galeisa OSCAR
FEA DI VALENTE GIUSEPPE BARBERA D’ASTI DOCG 2015
GIULIO COCCHI SPUMANTI ALTA LANGA DOCG 2011 Bianc ‘d Bianc
GOZZELINO SERGIO PIEMONTE MOSCATO PASSITO 2012 OSCAR
L’ALEGRA AZIENDA AGRICOLA PIEMONTE CORTESE 2016 Le Tote
MORETTI ADIMARI BARBERA D’ASTI SUPERIORE DOCG 2015
MORETTI ADIMARI BARBERA D’ASTI SUPERIORE TINELLA DOCG 2014
TENUTA MONTEMAGNO MONFERRATO BIANCO 2016 NYMPHAE
TRE SECOLI S.c.A ALTA LANGA DOCG 2013
TRE SECOLI S.c.A BARBERA D’ASTI SUPERIORE DOCG 2013 Sorangela
VIGNETI BRICHET PIEMONTE MERLOT 2016 ALE’

 

Un’immagine di una passata edizione della Douja d’Or (foto tratta da: www.italiaatavola.net)

 

Siamo di fronte ad un bivio: le nostre imprese devono scegliere tra la strada del protezionismo e del declino, oppure essere globali con un’agricoltura vincente, che sa valorizzare il proprio territorio e che vuole raccogliere le nuove sfide del futuro. Confagricoltura – che ha nel proprio DNA le parole “innovazione” e “progresso” – non può sottrarsi alla responsabilità di indicare un modello di sviluppo che punti al “mondo”, attraverso un’agricoltura che sappia essere al passo con i tempi, sempre forte nei suoi valori ma posta in condizione di vincere tutte le prossime sfide che troverà davanti“. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, nella sua relazione che ha aperto i lavori  dell’Assemblea generale di Confagricoltura che si è tenuta a Roma presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica e che si è intitolata “Coltiviamo l’Italia” con hashtag #noisiamoconfagricoltura.
Con il titolo scelto “Coltiviamo l’Italia”, ha aggiunto, “abbiamo voluto ricordare che il territorio è il perno delle politiche agricole comunitarie e nazionali. Ma una cosa è il territorio, un’altra il localismo. Solo un’agricoltura attiva, competitiva, che guarda lontano e che produce reddito, a cui si offrono più opportunità che vincoli, sarà in grado di assicurare un idoneo presidio del territorio e dell’ambiente“.
È stata la prima assemblea del presidente Massimiliano Giansanti, a cento giorni dall’insediamento della nuova giunta esecutiva di Confagricoltura, e  la sua relazione ha tracciato le direttrici dell’Organizzazione alla presenza del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, dei Ministri dell’Agricoltura Maurizio Martina, dell’Ambiente Gian Luca Galletti e della Salute Beatrice Lorenzini e del Sottosegretario all’Economia Paola De Micheli.
Giansanti è partito dalle cinque “parole d’ordine” indicate al momento della sua nomina: agribusiness, competitività, lavoro, salute e territorio. Ora divengono un programma operativo. “Se si pensa a quanto contino per l’uomo il cibo, il nutrimento, la salute, si comprende“, ha osservato, “quanto sia fondamentale l’agribusiness, valorizzando un territorio unico nel suo genere in Europa. Il tema però non è quali traguardi hanno raggiunto le imprese agricole, ma  quanto saranno in grado di andare oltre“.
La realizzazione di un progetto è sempre un viaggio di scoperta“, ha detto il presidente di Confagricoltura, che poi ha citato Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
E qui entra in gioco la politica a cui si rivolge Massimiliano Giansanti, invitando a guardare con occhi nuovi il settore primario: “Le aziende sono frenate da limiti strutturali inaccettabili“, ha commentato, “mi riferisco all’eccesso di burocrazia, al deficit del sistema infrastrutturale, all’insostenibilità del costo del lavoro che grava sulle imprese. Tutto ciò non esclude che anche le aziende debbano fare la loro parte, anzi, vogliamo che crescano con strumenti che possano portare ad un aumento della loro competitività“.
Ed a proposito di competitività Giansanti ha chiesto un “fisco per lo sviluppo”, “che accompagni le imprese verso la crescita, con misure che includano il mondo agricolo negli incentivi agli investimenti. Le imprese agricole che determinano il reddito su base catastale vanno equiparate a quelle a bilancio, per usufruire degli “sconti fiscali” legati agli incentivi relativi al super ed iper ammortamento nell’ambito del progetto “industria 4.0”, che include, tra l’altro, l’agricoltura di precisione e più in generale l’agrifood“.
Ha quindi sollecitato “un erario “intelligente”, che premi le aggregazioni tra imprese, reti e filiere; che favorisca la presenza sulle piattaforme del commercio online dei prodotti. Riteniamo che politiche fiscali di maggior favore possano incrementare le vendite, generando evidenti vantaggi alla finanza pubblica“.
Nella sua relazione il presidente di Confagricoltura  ha pure affrontato i temi europei, la Brexit, la riforma della PAC. “La nostra scelta europeista ha radici lontane. L’Unione europea non è un’opzione, però c’è bisogno di una politica agricola comune diversa da quella in essere. L’attuale assetto normativo risulta troppo complicato per gli agricoltori e per le amministrazioni nazionali. Occorre una reale semplificazione. Il sistema vigente non è in grado di garantire un’ordinata gestione dei mercati nelle situazioni di grave crisi. Non è idoneo ad assicurare una soddisfacente stabilità dei redditi, di fronte alla crescente volatilità dei prezzi. Vanno ripensate le finalità degli aiuti diretti per concentrare l’attenzione sulle imprese che producono per il mercato, che creano occupazione, che sono in grado di aprirsi all’innovazione tecnica per accrescere la competitività“.
Ed a proposito della Brexit ha ricordato che “una buona politica agricola comune richiede un adeguato ammontare  di  risorse  finanziarie. In vista delle discussioni sul quadro finanziario pluriennale dopo il 2020, diciamo subito che non è possibile rilanciare in modo credibile la costruzione comune con i tagli della spesa agricola. La PAC deve essere mantenuta all’altezza delle sue ambizioni ed avere un bilancio adeguato alla sua mission che sta diventando sempre più complessa, visto che la situazione dei mercati è sempre più instabile e che è necessario intervenire sulle economie agricole“.
Il nostro Paese ha origini rurali che vanno preservate, che sono le nostre radici. Ma oltre alla tradizione c’è l’innovazione“, ha concluso il presidente di Confagricoltura. “L’agricoltura odierna è smart, digitale e tecnologica. Tecnologia che aiuta a produrre in quantità, qualità e sicurezza, e che contribuisce a rispettare l’agroecosistema, la biodiversità e la sostenibilità“.

 

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti (foto tratta da: www.ansa.it)

 

A partire dal 22 giugno scorso sono entrate in vigore alcune modifiche delle normative che regolano l’ingresso delle bevande alcoliche (vino, birra e distillati) negli Stati Uniti. In particolare, una norma (CSMS 17 – 000248) recentemente emanata dal Customs and Border Protection – CBP, l’ente americano per la protezione delle dogane e delle frontiere, prevede l’obbligo per i prodotti regolamentati dal TTB , l’ente al quale fanno riferimento il tabacco e le bevande alcoliche, di fornire tutte le informazioni finora richieste solo in particolari e specifiche occasioni. Tali informazioni riguardano: numero COLA, tipo di prodotto, classe fiscale, numero di base importazione TTB e il Paese se il prodotto richiede un certificato di autenticità. Suggeriamo pertanto alle imprese vitivinicole che esportano verso gli Stati Uniti di informarsi presso i loro agenti e importatori per i dettagli. Confagricoltura, nel contempo, si è attivata per ottenere eventuali ulteriori indicazioni della norme e delle procedure.

Il maltempo dell’ultima settimana ha ostacolato la conclusione della trebbiatura dell’orzo, mentre, per quanto riguarda il grano, la raccolta è in pieno svolgimento. “L’annata”, spiegano i tecnici di Confagricoltura Piemonte, “è stata caratterizzata da una prolungata siccità primaverile, che ha influito negativamente sulla produzione di granella; il raccolto sarà perciò quantitativamente inferiore allo scorso anno. La campagna, anticipata di 8-15 giorni rispetto all’anno scorso, a seconda delle zone, ha fatto registrare le condizioni ottimali per lo sviluppo di malattie fungine, che peraltro sono state ben controllate dai cerealicoltori“.
Il raccolto di orzo – sulla base delle rilevazioni dei tecnici di Confagricoltura nelle province del Piemonte – risulta mediamente inferiore di circa il 15-20% rispetto all’anno scorso, con rese che vanno dai 45 ai 55 quintali per ettaro. Il calo di produzione è mediamente più marcato (-20-25% rispetto al 2016) per quanto riguarda il frumento tenero: la resa si aggira dai 50 ai 60 quintali per ettaro. Per entrambi i cereali il peso elettrolitico è buono, così come il tenore in proteine. I primi prezzi in campagna, pur non rappresentando ancora un riferimento attendibile, fanno segnare un leggero miglioramento delle quotazioni, che l’anno scorso furono particolarmente basse. Per Confagricoltura Piemonte “è necessario che tutta la filiera faccia uno sforzo aggregativo“, sostiene il neopresidente Enrico Allasia, “coinvolgendo imprese agricole, molini, pastifici, stoccatori e distribuzione organizzata, per giungere alla definizione di contratti pluriennali di coltivazione che aiuterebbero a superare la volatilità dei mercati, con un sicuro vantaggio per tutti gli operatori”.
In Piemonte (elaborazione Confagricoltura su dati Istat / Regione Piemonte 2016) – l’orzo è coltivato da circa 5.700 imprese agricole, con una superficie complessiva di 17.200 ettari. Il frumento tenero tenero è coltivato da circa 15.500 imprese, con una superficie complessiva di 85.800 ettari. In totale la produzione di orzo e frumento tenero si aggira sui 4.700.000 quintali di cereali, per un valore di circa 720 milioni di euro.
Intanto la scorsa settimana i listini nazionali hanno ripreso a quotare praticamente tutti i prodotti: la campagna di commercializzazione 2017/18 può considerarsi iniziata a tutti gli effetti (grano duro, orzo). In generale – sottolinea il sito www.obiettivocereali.com – i prezzi per la produzione del nuovo raccolto sono più alti rispetto alla chiusura della vecchia campagna, con qualche incertezza riguardo i frumenti teneri. I mercati internazionali sono in recupero, soprattutto negli Stati Uniti.

Sono scattate dal 1° luglio le verifiche degli ispettori per la tenuta del registro telematico del vino. Con una circolare datata 30 giugno 2017 (n. 717), il Ministero delle Politiche Agricole ha chiarito le modalità di tenuta e controllo di tali registri.
Dal 1° gennaio al 30 giugno 2017 gli operatori hanno potuto giustificare in via documentale le operazioni che, in sede di controllo, non risultano riportate nel registro.
Dal 1° luglio invece le verifiche degli ispettori riguardano l’adempimento, da parte degli operatori vitivinicoli, di alcuni obblighi minimali. Come la prima annotazione, appunto, che va effettuata sul registro ed è relativa alle giacenze dei prodotti detenuti al 1° gennaio 2017 (se presenti a quella data).
Approfondisci la notizia leggendo l’articolo su “Italia Oggi”.

registri_telematici_vino_ItaliaOggi_04-07-2017