GRANO: IL MANCATO ACCORDO FAVORISCE INSTABILITA’ E SPECULAZIONE

L’accordo sul grano dal Mar Nero che ha consentito l’esportazione via mare di oltre 30 milioni di tonnellate di cereali e semi oleosi prodotti in Ucraina non è stato rinnovato. La decisione presa dalla Federazione Russa, che continua a utilizzare il cibo come un’arma e strumento di pressione per allentare le sanzioni nei suoi confronti, fa salire l’instabilità sui mercati internazionali e favorisce la speculazione.
E’ dunque da mettere in preventivo un rialzo dei prezzi delle commodities che, secondo l’indice della FAO, sono in costante diminuzione da un anno rispetto al picco raggiunto nel marzo 2022. A questo proposito, va comunque considerato che, sul piano delle scorte globali, la situazione è diversa da quella in essere nel luglio dello scorso anno, quando l’accordo fu sottoscritto. Allora, ad esempio, le giacenze di mais erano al minimo da sei anni. Ora, stando alle previsioni del dipartimento di Stato USA all’agricoltura, si attesteranno a fine campagna 2023-2024 sul livello più elevato da cinque anni. Anche le scorte di grano sono previste in crescita.
In questo contesto vi è tuttavia un altro elemento critico, in particolare per l’Europa. Il mancato rinnovo dell’accordo, secondo Confagricoltura, potrebbe avere come conseguenza un ulteriore sensibile aumento dei flussi di prodotti ucraini sul mercato europeo, anche per effetto della sospensione dei dazi doganali decisa dalla UE lo scorso giugno, con il risultato di innescare ulteriori pressioni al ribasso delle quotazioni. Per il grano tenero già si sconta in Italia un taglio di circa il 30% rispetto ai prezzi del 2022.