Miele: annata difficile in Piemonte. Serve un’etichettatura trasparente

Secondo l’ultimo rapporto sul comparto apistico dell’Ismea in Piemonte la produzione nella primavera 2019 è sostanzialmente azzerata. Alla scarsa resa delle prime fioriture primaverili è seguita la perdita totale del raccolto di robinia. La poca acacia raccolta nei rari giorni di bel tempo – evidenzia Ismea – è stata consumata dalle api. Innumerevoli le colonie morte per fame nel mese di maggio e comunque straziante la situazione presente negli apiari costretti a sopravvivere grazie alla nutrizione artificiale. In alcune zone si sono verificate cospicue sciamature.
La proposta formulata da Agnès Pannier-Runacher, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze francese, trova pienamente d’accordo la FAI-Federazione Apicoltori Italiani secondo la quale è giusto rendere obbligatoria la descrizione in etichetta dei Paesi d’origine del miele utilizzato nelle miscele che i confezionatori immettono sul mercato nazionale ed europeo. “Quello proposto dalla rappresentante del Governo francese è un atto di assoluta trasparenza, di correttezza verso i consumatori, di salvaguardia dell’apicoltura di ciascuno Stato membro dell’Unione europea. Solo così potremo contrastare le crescenti frodi sul miele, specie quando la materia prima arriva dai mercati esteri e il Paese d’origine viene omesso, eluso o falsato”. Così Raffaele Cirone, presidente della FAI-Federazione Apicoltori Italiani, che commenta favorevolmente l’iniziativa d’Oltralpe e si schiera affinché anche il nostro Governo faccia altrettanto.
Solo in Italia, come del resto accade in Francia – sottolinea il presidente degli apicoltori italiani – nel 2018 sono stati acquistati dall’estero 28 milioni di kg di miele, spendendo 85 milioni di euro. Circa metà del prodotto importato in Italia arriva dall’Ungheria e non sappiamo se sia realmente questa la provenienza: spesso infatti le forniture sono triangolate per evitare i dazi doganali. É concorrenza sleale – conclude Cirone – e farebbero bene gli eurodeputati italiani a impegnare l’Unione europea su tale aspetto riportando la Direttiva miele 2001/110/CE alle originarie disposizioni: obbligo di chiara menzione di tutti i Paesi d’origine del miele miscelato, proprio come oggi la Francia richiede”.