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Al via martedì scorso un Osservatorio stabile

Il contributo dell’agricoltura alla produzione di energia rinnovabile elettrica del Paese si attesta all’11%: un traguardo raggiunto attraverso 48mila impianti e una capacità installata pari a 5 GW, con una produzione di 13 TWh. Si tratta di un supporto già notevole che presenta margini di crescita, come dimostrato dal primo rapporto dell’Osservatorio sulle Agroenergie di Confagricoltura con il sostegno di Enel, presentato martedì a Palazzo della Valle, a Roma.
Il documento, elaborato dalla Confederazione partendo dai dati raccolti da un gruppo di lavoro di EY, che ha analizzato database pubblici, report di mercato e diversi interlocutori esperti di mercato, nonché un campione di 400 aziende agricole di medie-grandi dimensioni sul territorio italiano, propone una fotografia dell’esistente, nell’ambito delle agroenergie, e un’analisi delle prospettive di sviluppo da qui al 2030.
Le imprese agricole che investono in agroenergie hanno migliorato le performance nella produzione primaria. La produzione di energia si conferma un’opportunità per le nostre aziende, sia perché dà la possibilità di diversificare le fonti di reddito sia perché consente di aderire alla transizione ambientale, abbattendo le emissioni e contribuendo attivamente alla produzione di energia verde”, ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, intervenuto all’evento.
Enel conferma con il Piano Industriale 2025–2027 il proprio percorso verso una transizione energetica equa dal punto di vista sociale e inclusiva dei territori. Potenziamento delle reti ed elettrificazione sono al centro di questo percorso, confermato dal trend di costante accelerazione dei prosumer. L’agricoltura è un settore strategico per la decarbonizzazione ed Enel si pone come partner tecnologico con le proprie competenze e soluzioni innovative, abilitando la trasformazione delle aziende agricole”, ha dichiarato Nicola Lanzetta, direttore Italia, Enel, partecipando all’iniziativa.
La capacità installata delle fonti rinnovabili target dell’Osservatorio – bioenergie, idroelettrico, fotovoltaico – nel 2023, supera i 57GW e risulta dislocata principalmente nella Pianura Padana (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte). Si stima che l’energia rinnovabile prodotta in agricoltura al 2030 si attesterà al 10% del totale (22% se si includono tutti i terreni, anche non di aziende agricole).
Nel 2026, il PNRR giungerà a termine e bisognerà tracciare nuove traiettorie. Nel settore primario c’è molto fermento. Le Comunità Energetiche Rinnovabili, ad esempio, sono tre le innovazioni più interessanti per lo sviluppo dell’energia verde. L’Osservatorio sulle Agroenergie di Confagricoltura inizia oggi il suo percorso per accendere un faro su una sinergia, quella tra comparto agricolo ed energetico, utile al Sistema Paese.
All’evento di lancio, oggi a Palazzo della Valle, è intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Si è svolta martedì scorso, presso le Commissioni Agricoltura e Attività produttive della Camera dei Deputati l’audizione sullo schema di decreto legislativo sulla disciplina in materia di regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, nella quale è intervenuta Roberta Papili, responsabile Clima ed Energia di Confagricoltura.
La Confederazione sostiene da sempre che la crescita delle agroenergie rappresenti lo strumento più efficace per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese nei diversi settori di produzione ed un volano per la nostra economia (agricoltura, industria, servizi).
Le imprese agricole che hanno investito in questi anni nella produzione di agroenergie, partendo dalla valorizzazione delle risorse aziendali, hanno inoltre evidenziato migliori performance nella produzione primaria.
Rispetto allo schema di decreto in discussione, pur apprezzando lo sforzo del Governo, Confagricoltura esprime preoccupazione per il mancato riordino delle norme in vigore a livello nazionale e la poca chiarezza sulla disciplina della produzione fotovoltaica in ambito agricolo, sia per quanto riguarda la tipologia di impianti (a terra, agrivoltaici e agrivoltaici con continuità dell’attività agricola), sia per la mancanza di adeguate specifiche in ordine alle superfici interessate in ambito agricolo (fabbricati rurali/serre/ecc.), anche con riferimento alle aree idonee (art. 20 DLGS 199/2021). Anche il sostegno verso la transizione energetica e la decarbonizzazione dei sistemi di produzione appare timida. Lo schema di decreto, in coerenza con la delega, deve porre in essere nuovi strumenti per favorire nel breve una maggiore produzione da FER abbinata ai sistemi di produzione primaria (PMI agricole, ecc.), andando quindi a prevedere forti semplificazioni per quelle iniziative finalizzate a soddisfare il fabbisogno energetico aziendale (autoconsumo) o quei sistemi di produzione di energia (es. biomasse, biogas, biometano) che favoriscono la mitigazione delle emissioni GHG del sistema di produzione primaria e una leva per l’economia circolare, nonché per le iniziative che prevedono un ruolo attivo dell’agricoltore nel settore energetico (agricoltore produttore di energia).
Per Confagricoltura, l’Italia deve affrontare la sfida dell’integrazione e il raggiungimento degli obiettivi, ma ancor di più quella climatica, con un tessuto produttivo che sia sempre più competitivo sui mercati.

Aumentare la produttività e la competitività. Sono queste le sfide che l’agricoltura ha di fronte per affrontare i nuovi scenari mondiali che chiedono da una parte di sfamare una popolazione in continuo aumento, dall’altra un sempre maggiore impegno per preservare le risorse naturali. Da qui la necessità per le imprese di diversificare sempre di più le proprie attività”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenuto alla tavola rotonda “La nuova agricoltura. Agriturismo, vendite dirette, agroenergie: la rivoluzione delle attività connesse”, organizzata da Agribusiness 24, la recente piattaforma de Il Sole 24 Ore che raggruppa tutta l’offerta del gruppo nel settore food, dal campo normativo a quello industriale e finanziario, con analisi ed approfondimenti esclusivi.
Tra le attività connesse, particolarmente importante a parere del presidente di Confagricoltura c’è quella della produzione di energie rinnovabili. “Gli agricoltori – ha ribadito – devono continuare a produrre cibo, ma sempre più saranno chiamati a fornire servizi ecosistemici. In tale contesto le aziende agricole possono assumere un ruolo centrale nella transizione energetica, contribuendo non solo alla decarbonizzazione del settore attraverso la produzione di energia rinnovabile nei comparti della termica, elettricità e biocarburanti, da filiere a biomasse agricole e forestali, senza demonizzare il fotovoltaico da utilizzare nei terreni marginali e meno produttivi che esistono in ogni azienda, ma anche favorendo un incremento della capacità di assorbimento CO2 nei suoli e nei vegetali. Consentendo così di partecipare al processo di crescita della bioeconomia e dell’economia circolare e portando nuove opportunità di reddito nelle aree interne del Paese ove la disponibilità di biomasse è ampia ma scarsamente valorizzata”.
Per la transizione energetica il Recovery fund mette a disposizione 4,5 miliardi. “E’ un’occasione che non possiamo perdere – ha concluso Giansanti – gli agricoltori sono pronti ad investire nelle rinnovabili. C’è bisogno pero’ di iter procedurali e autorizzativi snelli e veloci, che ci consentano di utilizzare questi soldi nel breve tempo a disposizione. Sarebbe veramente grave se, per mancanza di coraggio, ci trovassimo un giorno a dover acquistare energie rinnovabili da altri Paesi a noi vicini”.