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La Provincia di Asti ha convocato tutte le organizzazioni agricole locali per discutere di questo annoso problema

Partiamo da un dato di fatto: i risultati della gestione degli anni scorsi non possono essere considerati soddisfacenti da parte delle istituzioni. Attestano infatti che il problema è in crescita e che va affrontato a muso duro, con azioni concrete e senza ulteriori giri di parole. Consapevoli di scontentare qualcuno, anche nell’ambiente venatorio, vogliamo essere chiari: obiettivo della Provincia, senza ambiguità, è difendere la sicurezza dei cittadini e le produzioni agricole. In Piemonte si registrano 1200 incidenti all’anno e non è passato neppure un mese dall’ultimo incidente in cui hanno perso la vita due giovani ragazzi a Novara. Alla polemica pseudo ambientalista credo che come risposta possa bastare questo; la presenza di un numero eccessivo di capi di fauna selvatica, quali quelli attuali, costituisce una minaccia anche per l’ambiente e la biodiversità, non certo un valore da proteggere su basi ideologiche. Abbiamo grande rispetto di chi intende la caccia come sport, ma la questione per le istituzioni deve essere posta e affrontata sotto un altro profilo: dobbiamo tutelare la sicurezza e l’interesse pubblico,
e farlo con urgenza e senza quella timidezza che talvolta impone l’opportunità politica. Non ci fermeremo dunque davanti alle critiche di alcuni cacciatori, non rappresentativi della gran parte di essi cui va il ringraziamento per un’attività preziosa ed insostituibile. Non è più accettabile infatti che alcune squadre garantiscano un numero di abbattimenti molto basso in aree dove i cittadini e gli amministratori comunali evidenziano danni ingenti e pericoli per l’incolumità pubblica; squadre che talvolta sembrano voler difendere il monopolio di intervento, considerando la propria area come piccoli feudi di loro esclusivo diritto, ostacolando e lamentandosi per gli abbattimenti che potrebbero garantire altri.
La Provincia non ha mai inteso criticare nessuno, e non l’ha fatto, ma ha chiesto ad ATC di lavorare insieme per superare la gestione diversificata tra “periodo venatorio” e “periodo di controllo”; solo così potremo essere davvero efficaci in una materia che vede la responsabilità condivisa tra tanti (troppi?) soggetti, con una conseguente confusione che fa comodo a pochi a danno di tanti.
Attendiamo la risposta e cercheremo insieme soluzioni. Ma è tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, agli occhi di tutti, anche a costo di bruciarseli con qualcuno. Con la Regione, istituzione titolare della materia, sarà necessario proseguire il lavoro di confronto per mettere le Province nelle condizioni di essere operative, dotandole di agenti di vigilanza venatoria e risorse.
Se con i colleghi Presidenti delle Province valutassimo impossibile raggiungere risultati concreti a difesa del territorio e dei cittadini saremo costretti a trarne le conseguenze e sottrarci da responsabilità che non sono nostre.

Confagricoltura Piemonte, in seguito ad un incontro istituzionale con il vice presidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, in cui si è parlato dei danni causati dagli animali selvatici alle colture, ha scritto una lettera alla Regione Piemonte all’interno della quale ha sottolineato le grandi difficoltà riscontrate dalle aziende agricole pesantemente danneggiate dal passaggio di questi animali, soprattutto in un momento particolare come quello che stiamo vivendo.
Il mondo dell’agricoltura sta affrontando un periodo di particolare difficoltà – si legge nella lettera – dovuto alle note contingenze legate all’epidemia del Covid-19.
Questa attenzione è salita anche a livello comunitario e abbiamo appreso che l’Unione Europea, in questa situazione contingenziale terribile per il settore, ha aperto al riconoscimento dei c.d. “aiuti di stato” all’agricoltura; con una estensione del limite massimo dagli attuali 20.000,00 euro a 100.000,00 euro.
In questa situazione, riteniamo doveroso seguire questi principi, di promanazione comunitaria, prevedendo il rapido adeguamento della soglia degli “aiuti di stato” (relativi, nel nostro caso, ai danni da selvatici) alla cifra complessiva di 100.000,00 euro.
A prescindere dalla qualificazione dei danni da selvatici come “Aiuto di Stato” o diritto soggettivo al risarcimento, infatti, l’intervento comunitario rappresenta una opportunità per dare una “boccata di ossigeno” alle tante imprese agricole piemontesi falcidiate dalla drammatica situazione dei danni arrecati alla fauna selvatica.
La crisi che, fisiologicamente, colpisce anche il nostro settore, non consente alle nostre aziende di “sopportare” ancora anche i continui e gravi danni della fauna selvatica senza ottenere il giusto e dovuto ristoro.
Alla luce di ciò, Confagricoltura Piemonte chiede che la Regione Piemonte:

– si prodighi per dare tempestiva attuazione alla prescrizione comunitaria e, di intesa con il Ministero competente, disponga l’innalzamento dell’”aiuto” / regime del “de minimis” relativo al risarcimento del danno da selvatici – sino alla soglia di 100.000,00 euro, così come definito in sede comunitaria:
– ne stabilisca le linee guida operative, fornendo indicazioni alle singole Province e alla Città Metropolitana di Torino affinché vengano “sbloccati” i pagamenti dei danni già verificatisi e accertati, considerando la soglia del “de minimis” innalzata a 100.000,00 euro; ciò in modo tale da consentire alle imprese agricole, che ora stanno affrontando questa crisi, di ottenere la liquidazione in tempo utile;
– specifichi alle Province e alla Città Metropolitana che la somma di 100.000,00 euro costituisce la soglia massima risarcibile: ciò per evitare una modalità operativa di accertamento e liquidazione, attualmente adottata, che riteniamo fortemente penalizzante e ingiusta. Nell’operatività attuale, infatti, le Province e la Città Metropolitana – qualora si superi la soglia massima prevista dal de minimis (Euro 20.000 – da innalzare ora a 100.000
euro) non liquidano alcunché. Mentre è necessario chiarire che – per tutti i danni che superino la soglia massima (20.000,00 euro – da innalzare a 100.000, 00 euro) – sia da riconoscersi comunque il massimo previsto (20.000,00 oppure 100.000,00 euro).
In pratica, se l’azienda agricola, nel triennio, avrà subito danni per 21.000,00 euro oppure 101.000,00 euro), complessivi, dovrà essere risarcita per il massimale (ovverosia
20.000,00 oppure 100.000 euro);
– si attivi affinché vengano stanziate le risorse economiche necessarie per l’implementazione del Fondo Regionale previsto dalla normativa vigente (introdotto già con la Legge 968 / 1977), in modo tale da consentire la tempestiva liquidazione dei danni“.