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Più di 250 persone evacuate nel Ravennate, un centinaio a Faenza. È il bollettino che arriva in queste ore dall’Emilia-Romagna dopo l’esondazione di due fiumi che ha provocato anche una vittima e ha portato all’interruzione di diverse linee ferroviarie. Notizie che rendono ancora più evidente l’esigenza di accelerare sull’avvio della macchina dell’emergenza, prevista dal decreto-legge sulla crisi idrica.
Della necessità di mettere a terra al più presto i provvedimenti previsti dal Governo ha parlato Confagricoltura con i suoi rappresentanti territoriali della provincia di Alessandria, Piacenza, Piemonte, Vercelli e Biella, Lombardia, Rovigo, Veneto e della provincia di Brescia.
La prima richiesta che i territori fanno a Palazzo Chigi è proprio quella di attuare rapidamente il DPCM che permetterà di passare alla fase operativa. L’Italia ha bisogno di un Piano delle acque irrigue che delinei una gestione integrata non solo dei grandi bacini idrici, ma anche di laghi e fiumi. Un piano in cui sono chiamati a fare la loro parte anche i Consorzi di Bonifica. A sostegno di una gestione moderna e sostenibile, Confagricoltura chiede l’istituzione di un Fondo da 500 milioni di euro per sostenere gli investimenti delle imprese agricole in tecnologie che permettano di ottimizzare l’impiego di risorse irrigue.
I rappresentanti confederali sui territori auspicano, inoltre, che il futuro Commissario per l’emergenza idrica e la Cabina di regia siano messi nelle condizioni di operare a stretto contatto con i territori per poter indirizzare la governance verso le reali e diversificate esigenze locali.
I cambiamenti climatici impongono di rivedere anche le regole sul deflusso ecologico dei corsi d’acqua e di avviare una strategia per ricaricare artificialmente le falde sotterranee. Un intervento, questo, fondamentale per contrastare la salita del cuneo salino e per garantire la captazione dai pozzi. Infine, in attesa della realizzazione delle infrastrutture di cui la rete idrica nazionale ha bisogno, Confagricoltura auspica l’inizio, nel brevissimo tempo, delle opere di manutenzione di quelle esistenti.

Risultati inferiori alle aspettative dell’Unione europea, ma non è stato un fallimento”. E’ la posizione del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sull’accordo raggiunto nella serata di ieri a conclusione della COP 26, a Glasgow.
L’accordo di Parigi non è stato rimesso in discussione ed è stato trattato in modo formale il problema della riduzione indispensabile delle energie fossili. Inoltre, non vanno sottovalutate le decisioni specifiche assunte da gruppi di Paesi, come nel caso del blocco della deforestazione”, rileva Giansanti. “Senza dimenticare, poi, che nel documento finale del G 20 che si è tenuto a Roma è stato fissato l’obiettivo di piantare mille miliardi di alberi a livello globale, entro il 2030, per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico”.
In Italia, ricorda Confagricoltura, le foreste già assorbono con il processo di fotosintesi 40 milioni di tonnellate di CO2 che corrispondono al 10% delle emissioni totali annuali di gas ad effetto serra. Risultati che possono essere migliorati con la piantumazione di alberi nelle aree urbane e periurbane e l’agroforestazione nelle zone rurali.
Le discussioni alla COP 26 hanno ribadito la funzione fondamentale delle energie rinnovabili e della cattura e trattenimento al suolo del carbonio. Il nostro settore è chiamato direttamente in causa per incrementare la produzione di biogas e biometano, facendo anche ricorso alle biomasse leggere e alle deiezioni animali” -aggiunge il presidente di Confagricolturavanno accelerate le procedure per realizzare il piano del governo che prevede l’aumento della capacità di energie da fonti rinnovabili in misura di 70 gigawatt nei prossimi nove anni, in cui l’agricoltura potrà svolgere un importante ruolo anche con lo sviluppo dell’agrisolare, sugli edifici ad uso produttivo, con l’agrivoltaico attraverso soluzioni innovative che prevedono sinergie positive tra la produzione agricola ed energetica e le comunità energetiche”.
“Alla Commissione Europea abbiamo chiesto il varo di un programma che consenta di incrementare e valorizzare il ruolo delle imprese agricole nella cattura e trattenimento al suolo del carbonio – conclude Giansanti – Dai riscontri avuti riteniamo che il programma sarà presentato entro il primo semestre dell’anno prossimo”.

Mille miliardi di alberi da piantare a livello globale entro il 2030, per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. È l’obiettivo fissato nel documento finale del G20 che si è svolto nei giorni scorsi, a Roma. “La decisione assunta dai leader del G20 rappresenta l’ennesimo riconoscimento del ruolo che la forestazione può svolgere contro il riscaldamento globale“, dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “In Italia, grazie al processo di fotosintesi, le foreste già assorbono 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno che equivalgono al 10% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra”.
Ulteriori risultati si potranno ottenere anche attraverso la piantumazione di alberi nelle aree urbane e periurbane e l’agroforestazione nelle aree rurali. Su questi temi Confagricoltura e Assoverde, con la redazione del “Libro Banco del Verde” presentato il 12 ottobre scorso hanno avviato un’iniziativa congiunta diretta proprio a rilanciare il settore del verde in Italia, con l’obiettivo di renderlo protagonista di scelte politiche necessarie e concrete.
Oltre al ruolo essenziale svolto dalle foreste il G20 ha pure ribadito l’importanza delle energie rinnovabili. “L’agricoltura è direttamente chiamata in causa – conclude il presidente di Confagricoltura -. Le innovazioni tecnologiche già consentono di far coesistere le esigenze di salvaguardia del potenziale produttivo agricolo con il processo di decarbonizzazione”.

Lo scorso lunedì i deputati della Commissione Parlamentare Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare hanno tenuto un dibattito con Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, sul rafforzamento dell’ambizione climatica dell’UE per il 2030, con riferimento al nuovo piano per gli obiettivi climatici per il 2030.
Il Vicepresidente Timmermans ha presentato il piano della Commissione Europea per ridurre le emissioni di gas serra dell’UE di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, come annunciato il 17 settembre nel discorso sullo stato dell’Unione dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Attualmente, le emissioni non stanno diminuendo abbastanza velocemente, ha ricordato il Vicepresidente Timmermans, ma ha sottolineato che diventare a emissioni zero è sia fattibile che vantaggioso per l’UE. Ha invitato il Parlamento a confermare l’obiettivo del 55% per il 2030 proposto come nuovo contributo determinato a livello nazionale dell’UE ai sensi dell’accordo di Parigi ed a sottoporlo all’UNFCCC entro la fine di quest’anno.
L’On.le e Presidente della COMENVI Pascal Canfin (Renew, FR) ha ricordato agli eurodeputati che questa settimana la plenaria voterà su un rapporto della commissione per l’ambiente sulla legge sul clima dell’UE, che prevede una riduzione delle emissioni del 60% nel 2030.
Diversi deputati hanno espresso la preoccupazione che il nuovo obiettivo per il 2030 proposto dalla Commissione europea sia un obiettivo netto, il che lo rende meno ambizioso poiché le riduzioni effettive sarebbero inferiori perché anche le emissioni rimosse attraverso i pozzi di assorbimento del carbonio conterebbero per il raggiungimento dell’obiettivo. Timmermans ha difeso un obiettivo netto per il 2030, affermando che i pozzi di assorbimento del carbonio sono necessari per raggiungere la neutralità del carbonio e sono pienamente in linea con gli impegni internazionali.
I deputati hanno anche interrogato il Vicepresidente Timmermans sulla probabilità che altri Paesi non membri dell’UE seguano l’esempio dell’UE e aumentino le loro ambizioni climatiche. Timmermans ha risposto che occorre fare dell’azione per il clima una “corsa verso l’alto”, informando i deputati che ci sono iniziative interessanti per aumentare l’ambizione in corso o in cantiere in molti Paesi. Timmermans ha infine informato i deputati al Parlamento Europeo che la Commissione presenterà proposte entro giugno 2021 per rivedere la legislazione chiave dell’UE come il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE, l’efficienza energetica e le politiche sulle energie rinnovabili e il rafforzamento degli standard di CO2 per i veicoli stradali per consentire all’UE di raggiungere una maggiore obiettivo ambizioso.
Nel marzo 2020, la Commissione Europea ha proposto una legge europea sul clima che renderebbe un requisito legale per l’UE diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, come parte del Green Deal Europeo.

I settori agricolo e forestale sono gli unici che possono contribuire efficacemente alla lotta ai cambiamenti climatici. E’ quanto afferma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti in occasione dell’apertura del “Climate Action Summit”, a margine della 74ma Assemblea generale dell’Onu, ricordando di avere sottoscritto, insieme a nove associazioni imprenditoriali più rappresentative, tutte aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), un documento congiunto sulle linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, firmata dai 193 Paesi dell’Onu nel settembre 2015.
Giansanti ha evidenziato che l’agricoltura è un’attività economica che di per sé ha effetti positivi sui cambiamenti climatici, poiché attraverso la fotosintesi trasforma l’energia del sole in cibo utilizzando la CO2 presente nell’atmosfera e donando ossigeno. Altrettanto importante è il ruolo dei boschi che, se ben gestiti, producono ossigeno, materiale da lavoro ed energia a zero impatto ambientale.
Va poi considerato che l’agricoltura è una delle attività economiche più soggetta ai cambiamenti climatici, che provocano desertificazione, la comparsa di nuovi parassiti provenienti da altre parti del mondo, eventi atmosferici eccezionali. Malgrado ciò l’agricoltura dell’UE ha aumentato la propria produttività complessiva del 25% dal 1990 ad oggi e nello stesso periodo le emissioni di gas a effetto serra sono state ridotte del 20%.
In un mondo in cui nel 2050 la popolazione aumenterà del 30 % rispetto a oggi – ha detto il presidente di Confagricolturae nel quale i cambiamenti climatici si ripercuoteranno sugli ecosistemi e sull’uso del suolo in tutto il Pianeta, l’agricoltura e la silvicoltura dell’UE dovranno non solo fornire cibo, mangimi e fibre sufficienti, ma anche sostenere i settori dell’energia, dell’industria e delle costruzioni”.
Dobbiamo rendere più efficienti e sostenibili i sistemi produttivi – ha proseguito Giansanti – migliorando i metodi di lavorazione del suolo, di irrigazione e fertilizzazione. Per fare questo occorre investire in ricerca e innovazione, anche digitale. E mettere l’impresa agricola nelle condizioni di poter accedere e utilizzare le nuove tecnologie di precisione con adeguati strumenti di sostegno”.
Fondamentale infine – ha concluso il presidente di Confagricolturauna nuova strategia sulle biomasse per la produzione di energia elettrica, termica e biocarburanti avanzati ponendole al centro di un importante sviluppo economico dei territori vocati, sia agricoli, sia forestali”.