Articoli

Dopo un ritardo nell’apertura del bando 2023 misura OCM Vino per la Promozione sui mercati dei Paesi Terzi è urgente la convocazione di un incontro da parte del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per definire una strada comune e andare avanti velocemente. Così i presidenti delle organizzazioni della filiera vitivinicola italiana che riunisce Alleanza delle Cooperative Italiane-Agroalimentare, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini.
Nell’ambito della OCM Vino – sottolineano i presidenti della filiera – la promozione sui mercati dei Paesi Terzi è una misura che ogni anno permette di finanziare i numerosi progetti di valorizzazione dei prodotti vitivinicoli nei Paesi extra europei, per accrescere la competitività del Made in Italy a livello internazionale e favorire, allo stesso tempo, la conoscenza dei nostri territori viticoli.
Considerata anche l’attuale difficile congiuntura economica e tenuto conto dei ristrettissimi margini operativi concessi per la definizione delle istanze progettuali, è indispensabile – precisano i presidenti della filiera – procedere senza ritardi che rischiano di compromettere l’applicazione di una misura assolutamente fondamentale per il comparto vitivinicolo.
La filiera, dopo aver già inviato richieste e proposte a riguardo, rinnova la disponibilità a collaborare per definire al più presto tempi e modalità certe per l’attivazione della misura, fondamentale per l’avvio delle attività di promozione, sempre più strategiche per la tenuta e lo sviluppo del settore vitivinicolo nazionale.

Malgrado il grande caldo, che spingerebbe il consumo di frutta, ricca di acqua e di vitamine, il mercato è lento e sconta l’aumento dei prezzi di energia e materie prime, riducendo all’osso i margini dei produttori agricoli. Quest’anno, seppur di pezzatura un po’ più piccola, la frutta estiva è di eccellente qualità, con un grado zuccherino elevato, che garantisce maggior contenuto vitaminico e una conservabilità più elevata. “Irrigazione, gasolio agricolo, energia per le celle frigorifere, carburante, fertilizzanti, materiale per il confezionamento e l’imballaggio. Tutto è aumentato – spiega Michele Ponso, presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura. “Siamo in preda di un mix esplosivo. Al crollo del potere di acquisto dei consumatori si è aggiunta l’impennata dei costi di produzione”.
Il presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura fa qualche esempio. “L’aumento dell’energia elettrica ha raddoppiato i prezzi per le celle frigorifere portando le bollette a 100 mila euro al mese. Mandare un camion in Germania prima costava 2.500 euro di gasolio, ora 4.000, senza dimenticare le elevate spese che sosteniamo per l’irrigazione. Intendiamoci – precisa – se i prezzi di vendita fossero riferiti all’anno scorso, il 2022 sarebbe giudicata un’ottima annata, ma gli aumenti esponenziali delle spese hanno ridotto i margini di oltre il 30%”.
A causa dell’anomala e prolungata ondata siccitosa, sottolinea Confagricoltura, la parola d’ordine per i frutticoltori è stata diradare di più, per avere frutti più grandi e più resistenti. Infatti le piante cariche di pesche, albicocche, pere e mele soffrono di più la carenza d’acqua e, con le alte temperature, rischiano di andare in stress idrico, con conseguente cascola dei frutti.
Buoni i risultati per pesche e nettarine, anche se con l’avvicinarsi delle ferie preoccupa il rallentamento nei consumi. Discreta l’annata anche per i piccoli frutti, nonostante le perdite dovute alle temperature eccessive del mese di giugno. Si prospetta – conclude Michele Ponso – un’ottima produzione in termini qualitativi e quantitativi per mele e pere, ma l’incognita resta l’autunno e il panorama globale tra confitto ed inflazione”.
Aria calda, mercato fermo”. Sintetizza così Massimiliano del Core, presidente della Organizzazione Interprofessionale dell’ortofrutta italiana, la situazione del comparto e aggiunge: “Dopo l’ottima partenza delle angurie sui mercati Nord europei, assistiamo ad un rallentamento. Bene le pesche e le albicocche, malgrado queste ultime siano un frutto delicato, che sconta la finestra stagionale stretta. La frutta presenta un ottimo grado zuccherino”.
Per l’uva da tavola – continua Del Core – l’incertezza sui mercati rende fredda la campagna, nonostante la qualità e le buone caratteristiche organolettiche. Resta sostenuta la domanda di prodotto di Club (uva e angurie) senza semi. Siamo ottimisti per l’uva da tavola, il periodo clue sarà dopo Ferragosto e si protrarrà fino a settembre-ottobre”. La frutta italiana è un’importante voce dell’export agroalimentare. Diventa la prima insieme agli ortaggi, rappresentando più di un quarto dell’intera produzione agricola nazionale.

 

Elaborazione dati del Centro studi di Confagricoltura
In aumento le giacenze

Alla data del 30 settembre 2021 nelle cantine italiane c’erano 36,8 milioni di ettolitri di vino, 8,9 milioni di ettolitri di mosti e 3,4 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione.
Rispetto al 30 settembre 2020, si osserva un valore delle giacenze superiore per tutti i principali prodotti: +3 % per i vini; +21,3% per i mosti e +22,1% per i vini nuovi ancora in fermentazione. Rispetto al 31 luglio 2021, si osserva una riduzione delle giacenze del 12,4% per i vini, mentre, come prevedibile per questo periodo, in forte aumento risultano le giacenze per i mosti e per i vini nuovi ancora in fermentazione. Il report completo al link che segue
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17430

Galoppa l’export 

Secondo le elaborazioni di Ismea e Uiv su dati Istat, nei primi sette mesi dell’anno le spedizioni di vini all’estero sono aumentate del 6% in quantità rispetto allo stesso periodo del 2020,  per una crescita del 15% dei corrispettivi. Nello stesso periodo anche gli invii da Francia e Spagna hanno fatto segnare un forte rimbalzo (rispettivamente +34% e + 11% a valore) dopo le ingenti perdite subite nel 2020 a causa della pandemia.
L’articolo completo su https://1clickurls.com/_h6U885

Mantenere invariati, per i primi due mesi della campagna di commercializzazione (da oggi 1° aprile al 31 maggio prossimo) gli accordi attualmente in vigore per quanto riguarda il conferimento del latte alle imprese di trasformazione, sia per le condizioni di conferimento/ritiro, sia per quanto riguarda gli aspetti economici. È la proposta avanzata ieri, martedì 31 marzo dall’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa al Tavolo del Latte che si è svolto in videoconferenza, con l’intervento dei rappresentanti delle organizzazioni agricole e dell’industria di trasformazione.
La proposta è condivisa e sostenuta con forza da Confagricoltura Piemonte, “perché rappresenta un contributo importante alla stabilità del comparto”. L’organizzazione degli imprenditori agricoli, che ha partecipato alla videoconferenza per discutere della situazione e delle prospettive del comparto lattiero caseario con il responsabile dei produttori di latte Guido Oitana e il direttore regionale Ercole Zuccaro, accoglie convintamente l’invito dell’assessore Protopapa.
Crediamo che in questo periodo emergenziale l’adesione alla proposta dell’assessore sia un atto di grande responsabilità per dimostrare la coesione del mondo agricolo e industriale – sottolinea Guido Oitana – e per garantire ai cittadini un prezzo certo per una serie di prodotti fondamentali per l’alimentazione. Se tutti insieme accoglieremo le indicazioni della Regione Piemonte potremo garantire serenità a un importante comparto produttivo e stabilità dei prezzi al consumo in una difficilissima emergenza”.
Confagricoltura ricorda che in Piemonte le aziende produttrici di latte vaccino sono circa 1.750, concentrate in prevalenza nelle province di Cuneo e Torino, con un totale di circa 121.000 vacche allevate, per una produzione annua di circa 1.080.000 tonnellate di latte (1.080.000.000 di litri). Il fatturato del prodotto all’origine è di circa 430 milioni di euro.