Articoli

La Regione Piemonte, che ha accolto le richieste dei consorzi, ha trasmesso la Determina Dirigenziale n. 547 del 27/06/2023, che modifica e integra i termini dell’iter di iscrizione e sancisce la proroga delle variazioni di idoneità dei vigneti.

In allegato le determina dirigenziale

DD-A17-547-2023-_proroga variazioni schedario

In base a quanto convenuto nella seduta del 13 luglio 2022 del Tavolo Vitivinicolo e delle bevande spiritose e dei vini aromatizzati, con la presente si intendono chiarire alcuni punti relativi alla pratica dell’irrigazione nei vigneti.
Va rilevato, innanzitutto, che la L. 238/2016 all’art. 35 comma 1 lettera f) punto 2), sancisce: “ omissis…il divieto delle pratiche di forzatura, tra le quali non è considerata l’irrigazione di soccorso…omissis”, considerando quindi l’irrigazione di soccorso una pratica agronomica che può essere sempre utilizzata.
Tali concetti sono sostanzialmente ricompresi nei disciplinari di produzione delle DO piemontesi, nei quali non è riportato il divieto di utilizzo dell’irrigazione di soccorso.
In ogni caso la pratica dell’irrigazione, per le produzioni a denominazione di origine, non deve essere finalizzata all’aumento delle rese (in quanto si ricadrebbe nella fattispecie della forzatura), ma può essere generalmente applicata con il fine di evitare i danni che si vengono a creare nei momenti critici in cui, senza un apporto aggiuntivo di acqua, viene messo a rischio l’intero raccolto e finanche la longevità della pianta di vite.
E’ evidente come la coltivazione della vite europea (Vitis vinifera L.) stia cambiando in risposta ai cambiamenti climatici in corso, poiché la coltura – pur tollerando bene le carenze idriche e facendo un uso efficiente dell’acqua disponibile – risente anch’essa del calo delle precipitazioni e della diversa distribuzione delle stesse nel corso dell’anno, nonché dell’aumento delle temperature.
Sino a qualche anno fa l’irrigazione era praticata quasi esclusivamente nei primi anni d’impianto per salvaguardare la sopravvivenza delle piante in fase di attecchimento. Oggi invece risulta necessario, sempre più frequentemente, intervenire anche nei vigneti in produzione sia per preservarne lo stato di salute sia per mantenere un buon standard qualitativo delle uve.
Sempre più spesso l’irrigazione, qualora praticabile, rappresenta quindi uno strumento per sostenere, in altri termini soccorrere, il vigneto nei periodi di prolungata siccità anche legati al riscaldamento globale.
Pertanto l’irrigazione di soccorso è da considerare come una corretta pratica agronomica di mantenimento della vite. In conclusione si ritiene dunque opportuno definire l’irrigazione di soccorso come quella pratica finalizzata a limitare lo stress idrico della pianta per preservarne lo stato fisiologico e la qualità delle uve. Nell’ottica di promuovere il risparmio dell’acqua disponibile, con l’occasione si ricorda che una risorsa idrica da valorizzare è rappresentata dalle acque reflue di cantina ,che è possibile utilizzare sia per per irrigazione che per trattamenti fitoiatrici e diserbanti.
Le acque di cui parliamo sono quelle derivanti dalle operazioni di lavaggio nell’ambito delle attività di trasformazione dell’uva in vino, compreso il lavaggio delle attrezzature custodite nelle cantine dove vengono lavorati i mosti.
In Piemonte l’utilizzazione agronomica delle acque reflue di cantina è regolamentata dal Regolamento regionale 10/R/2007, che stabilisce che le acque reflue provenienti dalle operazioni di trasformazione dell’uva in vino, effettuate dalle aziende agricole che esercitano anche attività di trasformazione e valorizzazione della produzione viticola, possono essere reimpiegate a fini agronomici tramite l’applicazione al terreno e utilizzate per diluire e applicare i prodotti fitosanitari.
Se tali acque sono utilizzate per veicolare i prodotti fitosanitari, il loro uso è disciplinato dall’All. 1 della D.G.R n. 33-12520 del 9 novembre 2009, che ne definisce le modalità di utilizzo, vincolandone l’uso ai soli trattamenti fitoiatrici svolti fino alla fase della fioritura, oppure ai trattamenti diserbanti.

Il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli ha firmato in data odierna il provvedimento che ripristina il riferimento temporale indicato nel DM 3 aprile 2019 per quanto attiene la presentazione delle domande di aiuto per la misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti fissato al 31 maggio di ogni anno.
Quindi il termine ultimo per la presentazione delle domande di ristrutturazione e riconversione per la campagna 2022/2023 è spostato al 31 maggio 2022.
Per qualsiasi informazione è possibile rivolgersi all’ufficio tecnico di Asti Agricoltura.
In allegato la proroga firmata dal Ministro Patuanelli

Proroga bando ristrutturazione e riconversione vigneti

L’annata 2021 sarà per sempre ricordata come la stagione più ricca e variegata di eventi atmosferici nefasti per tutto il comparto agricolo. Durante questo anno si sono infatti manifestate tutte le calamità maggiormente compromettenti per il settore primario. Prima l’inverno con temperature sopra la media stagionale, poi la primavera con centinaia di ettari di frutteti colpiti da gelate, trombe d’aria, temporali violenti. Infine l’estate con la siccità e danni notevoli alle colture in campo e gli incendi boschivi.
Tra le colture più a rischio c’è sicuramente la vite, che ha visto perdere parecchi germogli in seguito alle gelate del 7 e 8 aprile per poi subire il colpo di grazia in occasione della grandinata di inizio luglio a maturazione quasi completata. Ora il problema che maggiormente sta affliggendo i viticoltori è il sole cocente che sta surriscaldando a dismisura i vigneti causando vere e proporre scottature sugli acini e la disidratazione del grappolo. Questo comporta un conseguente elevato aumento delle gradazioni zuccherine.
Proprio per contenere tali effetti, tra le pratiche di gestione del vigneto successive alla potatura invernale, quella della defogliazione è una delle operazioni più indicate. Infatti, secondo ricerche internazionali è emerso che la rimozione precoce delle foglie fa sviluppare sull’epidermide degli acini alcuni composti fotoprotettivi, come risposta di adattamento alle condizioni climatiche più calde riducendo così l’incidenza delle scottature solari.
Per contrastare questo problema è possibile anche ricorrere all’uso della caolinite (già oggetto di sperimentazioni effettuate in passato dall’Australian Grape and Wine Authority) – afferma Enrico Masenga, tecnico specialistico di Asti Agricoltura – una sostanza in grado di assorbire i raggi UV, per evitare “scottature” all’uva. Il tutto senza che rimanga alcun residuo sulle uve. Tutto ciò per evitare anche un ulteriore innalzamento della gradazione alcolica che negli ultimi anni sta raggiungendo valori troppo elevati”.
Secondo la sperimentazione, queste polveri permetterebbero di preservare le uve dai colpi di calore (sia per diversi giorni consecutivi a 35° C, sia per una giornata intera sopra i 40° C), ed anche di accelerarne la maturazione.
Inoltre, in fase di impianto di nuovi vigneti, che solitamente vengono realizzati in direzione sud-est, per evitare questo problema è consigliabile variare di alcuni gradi l’esposizione al sole delle barbatelle. “Una variazione di pochi gradi di inclinazione potrebbe contribuire ad evitare i raggi solari serali, contenendo quindi il surriscaldamento dei grappoli d’uva”, conclude Masenga.
Chiediamo alle istituzioni una maggiore attenzione e sostegno economico verso la ricerca e la sperimentazione di questi prodotti innovativi in grado di salvaguardare la vite e tutto il comparto agricolo in generale”, dichiara Mariagrazia Baravalle, direttore di Asti Agricoltura. “La sede astigiana di Confagricoltura, da sempre impegnata nella formazione in campo di figure professionali agricole, ha in programma l’organizzazione di corsi specifici sulle tecniche di prevenzione dei danni causati da cambiamenti climatici”.

 

 

 

Un grappolo d’uva danneggiato dalla scottatura solare

L’ondata di aria artica che da martedì staziona sul Piemonte sta provocando pesanti danni all’agricoltura. Lo evidenzia Confagricoltura, che con oltre 40 tecnici impegnati sul territorio subalpino sta compiendo una ricognizione dei danni che si preannunciano particolarmente gravi. “Abbiamo già invitato i nostri associati a segnalare tempestivamente i danni ai Comuni, affinché la Regione possa delimitare le aree danneggiate per verificare l’opportunità di attivare le provvidenze previste dalla legge in caso di calamità atmosferiche – dichiara Gabriele Baldi, presidente di Asti Agricolturae chiediamo alla Regione di intervenire per quanto possibile per attenuare le difficoltà delle imprese, accelerando i tempi di pagamento dei contributi previsti dalla politica agricola comunitaria e snellendo le procedure burocratiche per l’ottenimento degli aiuti”.
L’agricoltura è il settore produttivo più esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e le gelate di questi giorni sono arrivate paradossalmente in un periodo di siccità che in alcune aree sta rendendo difficili le semine primaverili.
E’ ancora presto per formulare una valutazione accurata sull’ammontare dei danni provocati. Tuttavia, dalle segnalazioni che stiamo ricevendo, si evince che l’impatto è sicuramente pesante”, spiega il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle. “Purtroppo in agricoltura l’unica difesa valida è quella passiva, ossia assicurare le produzioni agricole da gelo, vento forte, inondazioni, grandine e altri eventi atmosferici. La conta dei danni è ancora in corso e nell’arco di qualche giorno avremo un quadro più preciso”.
Nell’Astigiano, nella zona di Nizza Monferrato e nella Val Tiglione, le temperature sono scese a 4 gradi sottozero per oltre tre ore, producendo danni sui vigneti di barbera che nelle aree meglio esposte sono già in avanzato stato di vegetazione. Si segnalano danni anche sulle varietà di vigneti precoci che raggiungono il 30 – 40% della produzione. Sembra essere stata abbastanza risparmiata l’area tra Canelli e Santo Stefano Belbo, all’interno della quale si sono registrati sporadici casi di gelate quasi esclusivamente a fondovalle con danni alle barbatelle.
Per quanto riguarda invece il nocciolo, fortunatamente, per il momento, non si evidenziano danni rilevanti.
Un commento anche del tecnico di Asti Agricoltura Enrico Masenga : “Il Piemonte, in modo particolare l’Astigiano, aveva già vissuto questo devastante fenomeno nell’aprile del 2017, anno in cui il brusco abbassamento delle temperature, verificatosi il 19-20 e 21 aprile (fino a circa -10 gradi), aveva quasi decimato le produzioni colturali. A differenza di quell’annata però ora la vegetazione si trova in una fase più arretrata e questo ritardo ha contribuito a risparmiare alcune colture, anche se purtroppo nelle aree colpite il danno sembra essere ingente. Nei prossimi giorni si prevede un lento miglioramento con temperature che si attesteranno intorno agli 0 gradi sia durante la notte che nelle prime ore del giorno”.

 

Le conseguenze delle gelate verificatesi in questi giorni