E’ stato convertito in legge il decreto 6 maggio 2021 n. 59 (c.d. Decreto Fondone), che integra, con risorse nazionali, gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per complessivi 30,6 miliardi di euro per gli anni dal 2021 al 2026.
Segnaliamo in particolare la significativa dotazione di 1,2 miliardi di euro assegnata al Mipaaf per il finanziamento dei contratti di filiera e di distretto per i settori agricoli e alimentari, compresi pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo.

Tali risorse sono ripartite negli anni come segue:

– 200 milioni di euro per l’anno 2021;
– 300,83 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023;
– 258,81 milioni di euro per l’anno 2024;
– 122,5 milioni di euro per l’anno 2025;
– 20,33 milioni di euro per l’anno 2026.

E’ stato previsto, in sede di conversione, un preciso vincolo di destinazione di tali risorse che dovranno essere destinate per un quarto “esclusivamente alle produzioni biologiche italiane ottenute conformemente alla normativa europea e a quella nazionale di settore”.
Da notare che il decreto legge non prevede specifici requisiti, modalità di accesso, criteri selettivi, aliquote di finanziamento e spese ammissibili per gli interventi. E’ ipotizzabile anche se tutto da confermare che lo schema possa ricalcare i precedenti bandi già emanati dal Mipaaf per finanziare contratti di filiera (giunti ormai al quarto bando, tuttora aperto anche se in via di chiusura definitiva) e di distretto.
Tornando alla dotazione finanziaria di 30,6 miliardi di euro contenuta nel provvedimento, essa è ripartita tra la Presidenza del Consiglio ed i vari Dicasteri per il finanziamento di specifiche iniziative o progetti mentre una porzione notevole di risorse, pari al 15 per cento del totale della dotazione sarà destinata al rifinanziamento del cosiddetto “Superbonus 110%”. Notevole anche la dotazione per il finanziamento complementare del programma Transizione 4.0 (già Impresa 4.0 e Industria 4.0) gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico e già finanziato in buona parte dal PNRR. Tale dotazione assomma a circa 5 miliardi di euro.

Cambio al vertice dell’associazione di produttori di vino del Nizza Docg. A guidare il sodalizio vitivinicolo sarà Stefano Chiarlo, titolare della celeberrima azienda vitivinicola “Michele Chiarlo” di Calamandrana.
L’associazione è nata poco meno di 20 anni fa dalla mente di un gruppo di vignaioli illuminati che decisero di tracciare un nuovo sentiero per la Barbera. Oggi questo sentiero è frequentato da numerosi produttori che credono sempre di più in questa denominazione. “La crescita nei primi mesi del 2021 è stata del 34% – afferma Chiarlo – se le proiezioni saranno confermate chiuderemo l’anno vicini ad un traguardo importante, ovvero il milione di bottiglie. E’ un grande orgoglio ricoprire questo importante ruolo e ringrazio tutti per la fiducia riposta nella mia persona. L’associazione è una realtà in grande crescita e la nostra denominazione è sempre più nota. Mi impegnerò a proseguire nel percorso di chi mi ha preceduto“. I comuni inseriti all’interno dell’associazione del Nizza sono 18 e “sono la vera e propria forza di questa denominazione – conclude Chiarlo – tanto che lavoreremo sulle menzioni geografiche. Il Nizza infatti è fatto da tanti crù e queste colline troveranno nome e spazio in etichetta“.
Il direttivo del Nizza, oltre al neo presidente Stefano Chiarlo, è composto da: Giovanni Bertolino (vicepresidente), Daniele Chiappone (vicepresidente), Filippo Mobrici, Mauro Damerio, Maurizio Soave, Luigi Coppo, Claudio Dacasto, Alessandro Durio, Gianluca Morino, Roberto Morosinotto, Elio Pescarmona, Lamberto Vallarino Gancia.

 

Al neo presidente e a tutto il consiglio direttivo eletto, le più vive congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro da parte di tutto lo staff di Asti Agricoltura.

 

Il neo presidente Stefano Chiarlo insieme al direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle

Si è svolto nei giorni scorsi un incontro, presso la sede dell’Associazione Comuni del Moscato, con il gruppo di lavoro della Commissione Sorì che l’Associazione sta sviluppando per il progetto della realizzazione di un marchio dedicato proprio ai “Sorì”, ovvero a quelle colline che offrono un vino Moscato d’Asti di particolare qualità.
Così definiti in dialetto, sono i versanti con forte pendenza ed esposizioni ottimali, storicamente coltivati a vite. Sono un importante valore per la viticoltura della nostra area, contribuendo al riconoscimento dei paesaggi di Langhe Roero e Monferrato come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
La valorizzazione di queste colline non è vista solamente in un’ottica privatistica, per una ricaduta positiva sul reddito dei viticoltori, ma anche nell’interesse pubblico finalizzato alla riduzione del rischio di dissesto idrogeologico dovuto all’abbandono dei terreni più ripidi.
La Commissione “Sorì” dell’Associazione Comuni del Moscato, nell’ultimo periodo ha compiuto passi concreti e importanti nello sviluppo del progetto di definizione della mappatura del territorio, ricordando che sono stati censiti quasi 20.000 ettari sui 51 Comuni di produzione e, soprattutto, nel percorso di “costruzione” del nuovo marchio collettivo che identificherà gli appezzamenti che rientreranno nei termini di pendenza stabiliti dal nuovo regolamento.
Per poter fregiarsi del nuovo marchio “Sorì eroici”, i proprietari degli appezzamenti situati in pendenza sulle colline del territorio del Moscato ma non soltanto, possono farne esplicita richiesta, previo possesso dei requisiti: a questo proposito si ricorda che l’uso del marchio collettivo “Sorì” è ammesso solamente per i vini a denominazione d’origine.
Le aziende interessate possono comunicare la propria adesione contattando gli uffici di Asti Agricoltura. La comunicazione deve essere fatta entro il 31 luglio 2021. I tecnici di Asti Agricoltura provvederanno a compilare il modulo di adesione che trasmetteranno successivamente all’Associazione Comuni Moscato.
In caso di esito positivo, l’ente certificatore emetterà a favore dell’azienda agricola il certificato con codice univoco riportante la superficie idonea alla certificazione sorì (di seguito definito certificato di vigneto).
Per informazioni è possibile rivolgersi all’Ufficio Vino di Asti Agricoltura.

Il settore agricolo non è stato incluso nella revisione dei certificati ETS, ma c’è il rischio serio di un forte aumento dei costi di produzione, a partire da quelli energetici che potrebbero addirittura raddoppiare. Occorre procedere con un adeguato margine di flessibilità, per salvaguardare la competitività dei nostri prodotti all’interno e sui mercati internazionali”.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, commenta così il pacchetto delle proposte presentate oggi dalla Commissione Europea, in vista della neutralità climatica da raggiungere nel 2050. Una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra in misura del 55% sui livelli in essere nel 1990 è in programma entro il 2030.
Gli obiettivi da raggiungere hanno già una base legale e gli imprenditori agricoli sono pronti a investire sulle nuove tecnologie per aumentare la sostenibilità ambientale. Anche con le energie rinnovabili possiamo dare un importante contributo, e vanno nella giusta direzione le proposte della Commissione per rilanciare la politica forestale”, sottolinea Giansanti.
Resta però aperta la questione della concorrenza esercitata dai prodotti ottenuti nei Paesi terzi dove vigono sistemi di produzione e normative meno rigorose di quelle europee”.
Per essere efficace – aggiunge il presidente di Confagricoltura l’azione contro il cambiamento climatico deve essere globale. Anche per il settore agroalimentare deve essere istituita una ‘tassa’ sull’importazione di prodotti ottenuti con metodi più inquinanti e con una minore tutela delle risorse naturali”.
La Francia ha già annunciato che la questione della reciprocità delle regole nell’ambito degli accordi commerciali sarà uno dei punti qualificanti del programma per il semestre di presidenza della UE dal 1° gennaio 2022”. “Siamo certi – conclude Giansanti – che il governo francese potrà contare sul pieno sostegno dell’Italia”.

E’ un innovatore. Questa presidenza ad un autorevole candidato italiano, finalmente arrivata dopo trent’anni, darà un nuovo importante impulso alla viticoltura”. Con queste parole il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, si complimenta con il professor Luigi Moio, ordinario di Enologia alla Facoltà di Agraria dell’Università Federico II, per la prestigiosa nomina alla presidenza dell’OIV, la più importante organizzazione internazionale per il vino.
Anche il presidente della Federazione vitivinicola di Confagricoltura, Federico Castellucci, direttore onorario della stessa OIV, si unisce ai rallegramenti del presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli: “Grazie al suo alto livello scientifico e alla sua grande capacità nei rapporti umani, Luigi darà sicuramente ulteriore lustro all’OIV. Un particolare ringraziamento all’ambasciata italiana a Parigi per il fattivo sostegno al nostro candidato”.