Il Ministero delle Politiche Agricole ha riconosciuto ufficialmente “Fris.Ital.I”, il nuovo ente selezionatore attivo nella zootecnia bovina da latte che si è costituito all’inizio del 2020 come organismo alternativo per servire servizi nel campo della selezione e del miglioramento genetico in zootecnia.
Alla luce del riconoscimento ottenuto, la nuova associazione può avere l’assegnazione del Libro genealogico e cominciare così la propria operatività, attraverso l’erogazione di attività di varia natura a supporto della gestione delle imprese produttrici di latte bovino in Italia. Fris.Ital.I ha dato vita ad un nuovo ente chiamato Sinergy che fornirà servizi innovativi agli allevatori, utilizzando una struttura snella e facendo ampio ricorso agli strumenti digitali.
Ora si attende il parere del comitato zootecnico istituito a livello ministeriale che dovrà valutare il programma genetico a suo tempo presentato dalla nuova
associazione degli allevatori. “Abbiamo iniziato un percorso a seguito della normativa europea del 2016 che ha aperto il settore del miglioramento genetico in zootecnia alla concorrenza”, ha dichiarato Elisabetta Quaini, presidente di Fris.Ital.I. “Il nostro obiettivo è di modernizzare il settore, creando strumenti di crescita, di consapevolezza e di cultura per gli allevatori. La nostra è un’associazione indipendente, aperta a tutti. Presto incaricheremo un ente per la raccolta dei dati e per gestire il programma che è stato elaborato. Parteciperemo alle fiere zootecniche nazionali ed internazionali e siamo pronti a implementare collaborazioni“.

Fonte: informatoreagrario.it

Dal 2 al 10 ottobre le bollicine aromatiche piemontesi saranno protagoniste della manifestazione milanese dedicata al mondo del vino con masterclass ed eventi in città

Il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg, dopo il successo dello scorso anno, torna a calcare il prestigioso palcoscenico della Milano Wine Week, la manifestazione internazionale in programma dal 2 al 10 ottobre, che intercetta tendenze ed esigenze dei consumatori e si propone attraverso attività didattiche e tasting dedicate al grande pubblico nazionale e internazionale, oltre che come occasione di ripartenza per il settore della ristorazione e momento di incontro con i responsabili del settore per ampliare e aggiornare l’importanza della denominazioni attraverso i brand che le rappresentano.
L’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg parteciperanno a degustazioni guidate, organizzate in streaming e in presenza da Palazzo Bovara, ciò consentirà alle aziende consorziate di dialogare in diretta con Stati Uniti, Canada, Asia (Tokyo e Shenzen), Inghilterra e Russia, mercati esteri strategici che negli ultimi anni hanno dimostrato un gradimento sempre maggiore per le bollicine aromatiche piemontesi, prodotte in una terra generosa e sorprendente quale è quella Piemontese del Monferrato, Langhe e Roero, dal 2014 Patrimonio dell’Unesco.
Incontri virtuali, ma anche presidio del tessuto metropolitano, grazie alla presenza del Consorzio nel Wine District dell’area Arco della Pace – Sempione con il coinvolgimento di enoteche e ristoranti legati alla cultura enogastronomica e locali di tendenza per l’iconico aperitivo milanese.
In particolare, in questi ultimi sarà possibile sperimentare gli originali cocktail creati dal flair bartender e bar specialist Giorgio Facchinetti a base di Asti Spumante Moscato d’Asti.
Su tutti spicca l’iconico Asti Signature, destinato a diventare il nuovo aperitivo di tendenza, fresco, leggero, ma con grinta, realizzato con Asti Dolce Docg, pompelmo rosa, basilico e pepe di Sichuan. Nei ristoranti sarà possibile assaporare le bollicine aromatiche piemontesi in purezza in accompagnamento a tutto il menù, dagli antipasti ai primi piatti, dai secondi ai dessert, grazie all’ampia gamma di declinazioni dell’Asti Docg, dal dolce al pas dosè e il Moscato d’Asti.

Il 15 settembre sono entrate in vigore le misure antismog definite dalla Regione Piemonte il 26 febbraio scorso con l’adozione delle disposizioni straordinarie per la tutela della qualità dell’aria.
Constatiamo con rammarico – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteche finora non sono state prese in considerazione le nostre proposte volte a centrare l’obiettivo del contenimento dell’inquinamento attenuando nel contempo i danni subiti dalle imprese agricole. Dall’incontro che abbiamo avuto lunedì 13 settembre con il vicepresidente della Regione Fabio Carosso e gli assessori all’Agricoltura Marco Protopapa e all’Ambiente Andrea Marnati purtroppo non sono emerse novità rispetto alla situazione della primavera scorsa. Il settore primario – sottolinea Enrico Allasia – non deve subire altre penalizzazioni perché le responsabilità politiche di questa situazione, che si sono accumulate nel corso degli anni, sono enormi e oggi le misure, purtroppo, non sono rinviabili: per l’agricoltura però esistono soluzioni praticabili, che chiediamo di applicare senza indugio”.
Confagricoltura ricorda che le regioni del bacino padano (Piemonte Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) hanno sottoscritto un accordo per l’attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell’aria, definendo una serie di misure che si sviluppano su tre assi: ambiente, con interventi per contenere soprattutto l’inquinamento dovuto agli impianti di riscaldamento; trasporti, con iniziative per contenere le emissioni di ossidi di azoto dovute al traffico veicolare; agricoltura
La questione – sostiene il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroè delicata e richiede la massima responsabilità: i nostri tecnici hanno stilato un documento di proposte praticabili che abbiamo illustrato ai vertici politici della Regione. Le nostre indicazioni partono dalla considerazione che le misure straordinarie antismog nella loro formulazione attuale non solo risultano molto difficili da applicare dal punto di vista agronomico, ma rischiano anche di causare un danno economico rilevante alle aziende agricole: riteniamo che ci siano le condizioni tecniche per una loro modulazione e per questo chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo di confronto, seppur tardivo, per discutere dell’argomento”.
Confagricoltura in una nota spiega che con la deliberazione della giunta regionale del 26 febbraio scorso sono state approvate una serie di disposizioni straordinarie per la tutela della qualità dell’aria, che per il settore agricolo si traducono essenzialmente in divieti, applicati nei periodi di superamento delle soglie di inquinamento, riguardanti la combustione all’aperto di paglie e residui colturali e la distribuzione in campo di tutte le matrici fertilizzanti contenenti azoto (reflui e digestati, sia palabili, sia non palabili, concimi minerali, ammendanti e correttivi). Le misure – sottolinea Confagricoltura – sono state adottate praticamente senza possibilità di confronto e discussione.
Entrando nello specifico Confagricoltura rileva che nell’estendere l’obbligo di interramento immediato a tutti i concimi azotati non si è tenuto conto del fatto che questa operazione risulti agronomicamente impossibile qualora vi sia già una coltura in atto (per esempio grano o orzo).
Anche la letamazione dei prati in primavera, pratica agronomica non solo consigliata, ma addirittura raccomandata per quanto riguarda le coltivazioni biologiche, risulterebbe irrealizzabile, oltre che distruttiva per il cotico erboso, se il letame dovesse essere interrato.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia evidenzia che le misure straordinarie per la qualità dell’aria dovrebbero essere applicate in modo uniforme in tutte le regioni del bacino padano per poter rispondere in modo adeguato sia alle esigenze di carattere ambientale, sia agli obblighi derivanti dalla procedura di inflazione.
“Esaminando dei provvedimenti adottati dalle altre regioni – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – si può notare che il quadro non è omogeneo. La Regione Lombardia prevede il divieto di spandimento degli effluenti di allevamento, delle acque reflue, dei digestati, dei fertilizzanti e dei fanghi di depurazione in tutti i casi di superamento dei limiti di inquinamento dell’aria. Sono però state definite con precisione le matrici fertilizzanti soggette alle limitazioni, tra l’altro con l’esclusione dei letami, e consentite numerose modalità di applicazione al terreno oltre all’iniezione e interramento immediato, tra le quali la distribuzione localizzata su colture in atto”.
Anche l’Emilia-Romagna, pur estendendo territorialmente le misure come Piemonte e Lombardia, ha limitato il divieto allo spandimento dei liquami, facendo salva l’applicazione con interramento immediato o iniezione diretta.
Confagricoltura ritiene che vi siano spazi per una parziale revisione della delibera del Piemonte o comunque per la definizione di indicazioni operative più dettagliate riguardo alle fertilizzazioni, prendendo in considerazione quanto stabilito dalle altre regioni. “Inoltre – afferma Allasia – riteniamo che si possa anche prendere in considerazione, quale modalità non dannosa per l’ambiente, la distribuzione controllata dei concimi minerali in prossimità di eventi piovosi, previsti dal servizio meteo regionale; la loro distribuzione con pressoché  immediata infiltrazione negli strati superficiali del terreno contribuirebbe a migliorare la qualità dell’aria e consentirebbe un assorbimento più veloce dell’azoto con limitate dispersioni in atmosfera. Alla Regione chiediamo di ascoltare le proposte degli agricoltori, che sono i primi custodi dell’ambiente: il comparto cerealicolo zootecnico con gli attacchi dei selvatici in costante aumento e una crisi di mercato che non dà tregua è già in profonda crisi e non è in grado di sopportare altri danni”.

Non è soltanto il comparto dei bovini da carne a essere in difficoltà per l’aumento dei costi delle commodities a livello internazionale. La spinta dei prezzi su cereali e leguminose, che si riflette sui costi di alimentazione del bestiame, riduce a livelli minimi i margini degli allevatori, che in alcuni casi sono costretti a lavorare in perdita. La riduzione degli stock di cereali a livello mondiale, unita alle previsioni di scarsi raccolti a causa di un clima impazzito che penalizza le coltivazioni con piogge torrenziali e periodi di siccità prolungati in diverse aree del pianeta, ha innescato una serie di tensioni sui mercati a termine delle materie prime agricole, che unite alle speculazioni tipiche di questi commerci hanno provocato un’impennata dei prezzi che ha fatto salire il costo degli alimenti zootecnici di circa il 50% nell’arco di un anno.
Un altro comparto zootecnico in difficoltà è quello delle uova, con prezzi all’origine che cedono del 5 – 6% rispetto a un anno fa e con costi di produzione in forte aumento.
Nel comparto lattiero caseario la situazione è estremamente delicata, come spiega Guido Oitana, presidente degli allevatori di bovine da latte di Confagricoltura Piemonte. “Ciò che rileviamo – sottolinea Oitana – è che tra i prezzi all’origine e quelli al consumo esiste un notevole divario. Per quanto riguarda il mercato del latte spot, ovvero quello che non è sotto contratto, nelle ultime settimane i listini hanno fatto segnare aumenti considerevoli. Attualmente la quotazione è di circa 41 centesimi al litro, mentre il latte sotto contratto, vale a dire quello ritirato quotidianamente dai caseifici per la produzione latte fresco o di formaggi, è pagato tra i 35 e i 37 centesimi al litro (al netto dell’Iva). I bilanci 2020 delle principali industrie lattiero-casearie evidenziano un forte recupero di marginalità rispetto all’anno precedente. Gli allevatori sono stretti in una morsa: con un prodotto deperibile e uno scarso potere contrattuale finiscono per essere vittime di un mercato che penalizza in modo pesante i loro sforzi”.
Riequilibrare i rapporti all’interno della filiera agricola richiederà grande impegno. Nel frattempo – annota Confagricoltura – potrebbe essere utile, anche per dare un segnale al mercato, controllare con maggior attenzione l’etichettatura d’origine dei prodotti posti in commercio, per evitare danni a carico dei consumatori e azioni lesive del regime di leale concorrenza tra i produttori.
Ciò che occorre rilevare – dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte è che le cause delle tensioni commerciali sulle commodities agricole non possono essere addebitate ai conduttori di seminativi. Il prezzo dei cereali, infatti, che oggi viene considerato eccessivo, ha in realtà recuperato ciò che nell’ultimo decennio gli era stato sottratto. È necessario individuare strumenti che creino i presupposti per lo sviluppo di rapporti di filiera solidi, in grado di consentire alle aziende di reggere a temporanei squilibri di mercato, evitando di passare da una crisi all’altra con il rischio di annientare intere filiere produttive”.
Un altro aspetto – ad avviso di Confagricoltura – sul quale i consumatori possono svolgere un ruolo importante, è la giusta valorizzazione delle produzioni alimentari. “La distribuzione che offre prezzi super convenienti, scontati o sottocosto per il cibo quotidiano – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontenon rende giustizia a chi produce, trasforma, commercializza e neanche a chi consuma. Non è possibile che ci vogliano tre litri di latte per pagare una tazzina di caffè al banco. Se non ci rendiamo conto che bisogna bloccare queste mortificazioni a danno di chi produce correremo il rischio di mettere a repentaglio la nostra sicurezza alimentare, sia per quanto riguarda la salubrità dei prodotti, sia per il livello degli approvvigionamenti”.
Confagricoltura ha chiesto nei giorni scorsi un intervento della Regione Piemonte per fronteggiare questa situazione e si augura che il dialogo tra le componenti organizzate del mondo agricolo e dell’industria di trasformazione possa portare all’individuazione di un percorso virtuoso, in grado di porre le basi per una ripartenza della zootecnia piemontese.

Ha avuto luogo questa mattina a Calamandrana, la 61° edizione della Fiera del Bestiame. Dopo lo stop dello scorso anno causa Covid, la storica rassegna zootecnica ha riaperto nuovamente i battenti con l’esposizione dei più pregiati capi di razza bovina piemontese.
Si tratta di un importante evento del settore della zootecnica locale e piemontese per la valorizzazione del vitello piemontese cosiddetto “della Coscia”, che si tiene ogni anno e che richiama moltissimi allevatori. 55 i capi esposti all’interno di una storica fiera in cui sono stati riconosciuti premi in denaro suddivisi in sei categorie.
La fiera di Calamandrana è un appuntamento fisso all’interno del programma delle rassegne zootecniche piemontesi dello scorso anno“, affermano gli organizzatori. “Sarebbe stato impensabile non proporla anche quest’anno, dopo l’annullamento dell’edizione 2020. Quella piemontese è una delle carni più pregiate al mondo ed auspichiamo che il prezzo sia sempre remunerativo per i nostri allevatori che con grande impegno e sacrificio portano sempre sulle notre tavole un prodotto di altissima qualità“.
Alla rassegna zootecnica era presente anche una delegazione di Asti Agricoltura e tra gli allevatori in gara è stata premiata l’agrimacelleria azienda agricola di Milano Massimo, associata all’Organizzazione agricola astigiana, che si è aggiudicata il 3° premio nella categoria “Vitello castrato piemontese della coscia (con tutti i denti da latte)” e nella categoria “Vitella piemontese grassa della coscia (con tutti i denti da latte)”.

 

Alcune immagini della fiera di Calamandrana

 

Massimo Milano nel recinto con i suoi “giganti bianchi” e mentre ritira i premi che si è aggiudicato