“Una vendemmia decisamente complessa, che ha reso difficile la ricognizione in tutte le zone vitate del Paese, caratterizzate da territori e vitigni molti diversi tra loro. Un insieme di realtà che hanno vissuto in modo completamente differente il bizzarro andamento stagionale di quest’annata. I cambiamenti climatici su scala globale stanno incidendo in maniera determinante anche sulle pratiche viticole delle nostre aziende; alcuni parametri climatico-ambientali – e, di riflesso, produttivi – si stanno modificando, mettendo in difficoltà i sistemi consolidati di misurazione previsionale dell’andamento produttivo. I dati rilevati ci parlano di una forte variabilità quali-quantitativa non solo tra zona e zona, ma all’interno dello stesso territorio tra micro aree differenti e, addirittura, tra vigneto e vigneto. La qualità nella maggior parte delle zone analizzate si mantiene su standard ottimali, anche se è troppo presto per definire con certezza come evolverà al termine della vendemmia e nei prossimi mesi. Nonostante un calo produttivo stimato del 26%, invece, secondo le previsioni rimaniamo sopra i 40 mln di ettolitri, confermando il primato produttivo mondiale del nostro Paese davanti a Spagna (38,4 mln) e Francia (37,2 mln)”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, commenta i risultati delle previsioni vendemmiali 2017, elaborate da Unione Italiana Vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino, presentati ieri in una conferenza stampa organizzata presso il Mipaaf.

“Dalle previsioni vendemmiali di quest’anno, si delinea un quadro complesso ma eccezionale che non consente ad oggi un bilancio definitivo e andrà valutato nelle opportune sedi per la sua portata generale, anche con misure straordinarie – ha dichiarato il viceministro Andrea Olivero. Il bicchiere è mezzo pieno, nonostante una vendemmia scarsa, l’Italia mantiene il primato della produzione mondiale con 40 milioni di ettolitri. Oggi più che mai siamo consapevoli che i cambiamenti climatici incidono in modo sempre più determinante sul settore agricolo e vitivinicolo in particolare; di conseguenza l’innovazione e la cura professionale dei vigneti consentono una maggiore competitività, assicurando maggiori ricavi a tutti gli attori della filiera ed è in questa direzione che dobbiamo continuare ad operare”.

“I dati sulle previsioni di produzione del vino per il 2017 evidenziano un calo a livelli raramente registrati in passato e un impatto sulla qualità del prodotto variabile a seconda delle zone, per effetto delle avversità climatiche che hanno colpito il nostro Paese. I numeri, però, vanno sempre inquadrati in un contesto più generale – ha detto Raffaele Borriello, direttore generale ISMEA. Il vino italiano da molti anni registra una performance positiva, soprattutto in termini di riconoscibilità e affermazione sui mercati esteri: l’export italiano ha raggiunto valori storici e anche quest’anno i dati indicano una crescita tendenziale maggiore del 6% in volume e in valore, prefigurando la possibilità di raggiungere la soglia dei sei miliardi di euro entro fine anno. Il rafforzamento del sistema produttivo e imprenditoriale degli ultimi anni consentirà al comparto del vino italiano di reagire a quest’annata meno favorevole. È necessario, tuttavia, non trascurare la portata degli effetti dei cambiamenti climatici sui redditi degli agricoltori, proponendo anche per il settore del vino sperimentazioni e strumenti innovativi per la gestione dei rischi a tutela del ricavo aziendale”. 

“Anche in queste condizioni che non esito a definire estreme – ha aggiunto il presidente Abbona – l’Osservatorio del Vino supportato da Unione Italiana Vini e Ismea, attraverso la messa a sistema di una fitta rete territoriale di osservatori privilegiati del settore e la valutazione critica e comparata delle indicazioni da essa proveniente, è riuscito ad elaborare le prime considerazioni numeriche su questa annata utilizzando una metodologia che fino ad oggi ha dimostrato affidabilità assoluta. Ancor più degli altri anni, queste stime devono essere considerate come risultati medi di situazioni che hanno evidenziato margini di variabilità molto ampi. La flessione produttiva, comunque, ci sprona a lavorare con maggior decisione per incrementare il valore del prodotto e delle nostre esportazioni. I primi mesi del 2017 – ha precisato Ernesto Abbona – segnano un recupero del prezzo medio a litro che, però, ancora non basta: dobbiamo cogliere il trend di ripresa di questi mesi per migliorarlo ulteriormente, anche per rispondere in maniera adeguata al generale aumento dei prezzi dei vini all’origine registrato nelle diverse aree del paese, che aiuta a stabilizzare la sostenibilità economica di tutti gli anelli della filiera. È chiaramente presto per fare proclami, ma mantenendo questo ritmo di crescita a fine anno si potrebbe superare la soglia dei 21 milioni di ettolitri”. 

(fonte: Confagricoltura)

Il ministero dell’Ambiente, sul proprio sito istituzionale, rende noto che, in linea con i principi di trasparenza e partecipazione, chiama sul suo sito cittadini e istituzioni, mondo della ricerca, associazioni e in generale tutti i portatori d’interesse a confrontarsi sul testo del Piano, in vista dell’elaborazione della versione finale del documento.

“Il Piano di Adattamento – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – è uno strumento strategico irrinunciabile per un Paese come l’Italia che vive ogni giorno gli effetti dei mutamenti climatici. Adattare per tempo il nostro territorio non significa solo scongiurare costi umani e naturali molto pesanti, ma anche renderlo più resiliente e competitivo sotto il profilo economico. Per questo – conclude Galletti – il nostro è un Piano che si integra coerentemente con le altre strategie in campo: dalla SEN alla Strategia per lo Sviluppo Sostenibile, da quella sull’Economia circolare al Piano Clima-Energia. Tutte insieme – conclude il ministro – indicheranno un vero e proprio orizzonte eco-industriale per il Paese”.

Elaborato dal lavoro del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, il Piano costituisce il quadro aggiornato delle tendenze climatiche in atto a livello nazionale e sugli scenari climatici futuri, individuando possibili azioni di adattamento e relativi strumenti di monitoraggio e valutazione dell’efficacia.

Il testo analizza gli impatti e le vulnerabilità territoriali, evidenziando quali aree e settori siano maggiormente a rischio. Attraverso un set di indicatori, definisce le macro-regioni climatiche e le cosiddette “aree climatiche omogenee”: le prime vivono e hanno vissuto condizioni climatiche simili, le seconde sono caratterizzate da uguale condizione climatica attuale e da una stessa proiezione climatica di anomalia futura.

L’avvio di questa consultazione segue in ordine di tempo la prima raccolta di indicazioni sulla percezione degli impatti, delle vulnerabilità e sulle azioni di intervento già realizzata nei mesi di febbraio e marzo tramite un questionario online sul sito del Dicastero.

Gli interessati possono partecipare alla consultazione inviando le proprie osservazioni e contributi all’indirizzo di posta elettronica

pianonazionaleadattamento@minambiente.it attivo presso il Ministero dell’Ambiente.

La consultazione resterà aperto fino al 15 ottobre 2017

(fonte: il quotidiano della PA)

Vi segnaliamo due eventi di rilevanza internazionale organizzati da Confagricoltura che hanno come oggetto il marketing vitivinicolo. Si precisa che tali eventi sono indipendenti l’uno dall’altro ed è possibile partecipare a uno solo dei due (a scelta dell’imprenditore) oppure a entrambi

EVENTO A ROMA presso la SEDE CENTRALE DI CONFAGRICOLTURA (5-6 ottobre):
 4 mezze giornate di attività B2B con i buyer internazionali (le aziende partecipanti saranno impegnate per una sola mezza giornata – mattina o pomeriggio – e a tal fine sarà concordato un calendario tenendo conto delle esigenze organizzative);
 Coffee Break;
 Interpretariato;
 Servizio sommelier ed allestimento dei tavoli per le degustazioni;

EVENTO VINO HUSTON, TEXAS presso Hotel Hilton Post Oak oppure Hotel Omni Galleria Riverway (7 – 9 novembre):
• Un seminario introduttivo il giorno prima degli incontri di business, per illustrare il mercato e per preparare efficacemente le aziende agli interlocutori locali;
• Una giornata intera dedicata ai B2B con importatori, distributori e rappresentanti del canale Ho.Re.Ca;
• Una cena italiana con degustazione dei vini per gli operatori texani: Servizio di interpretariato.

E’ possibile organizzare una partecipazione di più aziende aggregate per suddividere i costi e garantire al meglio la presenza agli eventi
Per ogni evento indicato e i relativi costi potete avere maggiori informazioni contattando l’ufficio organizzativo (tel. 0141.434943 – segreteria@confagriasti.com).
Vi ricordiamo che le adesioni dovranno avvenire entro il 20 settembre p.v.

La programmazione del Psr va dal 2014 al 2020. Al 30 giugno 2017 siamo giunti a metà del percorso. La Rete Rurale Nazionale – in pratica il Ministero delle Politiche Agricole – ha tracciato il bilancio, che afferma, in modo inequivocabile, che il Piemonte è 14° in Italia per capacità di spesa, con poco più del 6%. La media italiana è del 10%. Davanti al Piemonte ci sono, solo per fare qualche esempio, Sardegna, Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise.

Che cosa significa? Che non riusciamo a spendere velocemente le risorse disponibili e corriamo il rischio di dover restituire soldi a Bruxelles. Lo abbiamo già detto e scritto nei mesi scorsi: oggi certifichiamo uno stato di crisi che le imprese agricole non possono più accettare. Abbiamo manifestato davanti all’Assessorato regionale all’Agricoltura il 4 novembre scorso e in quell’occasione l’assessore Ferrero ci ha fornito una serie di rassicurazioni. Nei giorni scorsi Confagricoltura, a livello provinciale e regionale, ha rimarcato quanto sta accadendo

Sabato 2 settembre l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero, ospite del TGR del Piemonte, ha provato a fornire giustificazioni e rassicurazioni. Non potendo smentire i numeri ha dichiarato: “Dipende da come leggiamo i dati”. Ma la preoccupazione degli agricoltori continua a crescere. Per quanto riguarda due misure del PSR fondamentali per lo sviluppo delle imprese agricole si è speso pochissimo, per non dire nulla. Per la misura 4, relativa agli investimenti aziendali (vale a dire interventi per la costruzione di stalle, magazzini, impianti e macchinari), la Regione ha erogato solo lo 0,28% del totale; per la misura 6 relativa all’insediamento dei giovani agricoltori lo 0%, cioè neanche 1 euro; per la misura 16 relativa alla cooperazione – gruppi operativi lo 0%, cioè neanche 1 euro. Questi sono numeri, non opinioni.

Perché la Regione non riesce a spendere? Perché l’impianto del PSR non è coerente con la realtà produttiva piemontese, perché i bandi sono mal congegnati, perché gli applicativi informatici non funzionano a dovere e perché ci sono interpretazioni restrittive in fase di istruttoria: così si esclude dalle graduatorie un gran numero di aziende. Chi ha presentato le domande di contributo è rimasto in molti casi per lungo tempo “sospeso” e nell’impossibilità di realizzare l’investimento programmato, accumulando così ritardi dannosi per la competitività aziendale. 

Oggi prendiamo atto che la macchina non funziona e chiediamo alla Regione di rimettere in discussione la strategia e le misure di intervento, modificando la destinazione delle risorse e snellendo le procedure. Noi diciamo che se ci sono – e ci sono – richieste di finanziare gli investimenti aziendali e l’insediamento dei giovani (stiamo parlando di iniziative che creano occupazione, lavoro e producono ricchezza), devono essere finanziate. Per rivedere l’allocazione delle risorse la Regione può e deve negoziare con Bruxelles la revisione del PSR: è un’ operazione che ci sentiamo di supportare e che richiede un impegno corale, non soltanto dell’assessorato ma di tutta la giunta regionale. Crediamo che il settore primario meriti questa attenzione.

ll cosiddetto foglio rosa, che in Italia accompagna gli animali nei loro spostamenti da un allevamento all’altro o verso il macello,  va in pensione. Nella sua versione originale il modulo riportava diversi dati coinvolgendo più attori: l’allevatore riportava gli estremi anagrafici dell’allevamento e degli animali, compresi i trattamenti immunizzanti o farmacologici somministrati all’animale negli ultimi tre mesi e il trasportatore riportava i dati relativi al mezzo di trasporto e all’autista che prendeva in carico gli animali. Il Servizio veterinario della ASL, in caso di presenza sul territorio di origine di malattie infettive, si occupava di compilare l’attestazione dello stato sanitario degli animali.

A partire dal 2 settembre 2017 il foglio rosa cartaceo sarà convertito in una versione digitale. Questo significa che nella fase di invio degli animali al macello o altre stalle, stalle di sosta etc, il documento elettronico – all’insegna di una Zootecnica 4.0 – dovrà riportare tutte le informazioni relative alla catena alimentare (ICA).

Il modello 4 informatizzato viene quindi usato in estrema sintesi per:
– le movimentazioni da vita (cioè tutte le movimentazioni con destinazione altri allevamenti o strutture zootecniche compresi i pascoli e stalle di sosta) ovvero tutte quelle che necessitano di autorizzazione da parte del veterinario ufficiale dell’Asl (pertanto il modello diventa efficace solo a seguito di validazione del veterinario ufficiale dell’Asl).
– le movimentazioni verso macello, ovvero quelle non necessitano di autorizzazione da parte del veterinario (quindi il modello 4 compilato direttamente dall’allevatore o tramite un suo delegato è immediatamente efficace)

Vi consigliamo di rivolgerVi ai nostri uffici tecnici per ogni chiarimento