Una folta delegazione di rappresentanti delle Unioni Agricoltori del Piemonte, guidata dal componente della giunta confederale Luca Brondelli di Brondello, ha partecipato ieri a Bologna al convegno di Agrinsieme, con il ministro Bellanova, i parlamentari Vallardi e Gallinella e gli assessori Caselli e Protopapa.
La dotazione delle infrastrutture materiali del Nord Italia – è emerso dall’incontro – è buona rispetto al resto del Paese, pur se caratterizzata da una diversa intensità a livello territoriale: prendendo in considerazione, infatti, la presenza di reti infrastrutturali rispetto al numero di imprese agroalimentari operanti nel territorio, emerge come il Nord-Ovest possa contare su una media di 41 km di reti viarie per impresa, con la Liguria a fare la parte del leone con circa 60 km/impresa, a fronte dei 26 km/impresa del Nord-Est, numeri nettamente superiori a quelli del Sud. Anche a livello di infrastrutture immateriali, le regioni del Nord presentano un’alta e crescente diffusione di reti digitali, con l’Emilia-Romagna sul podio con circa il 90% delle famiglie che accedono a internet, a fronte di una media nazionale dell’84%, che al Sud scende al 78%; quanto all’utilizzo di internet da parte delle imprese il quadro appare meno netto: nel Nord-Ovest circa il 50% delle imprese usa attivamente internet nelle attività operative e commerciali, mentre nel Nord-Est l’incidenza scende al 46%, a fronte di una media nazionale del 48%.
All’appuntamento organizzato a Bologna da Agrinsieme (che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) sono intervenuti il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova, i presidenti delle commissioni agricoltura del Senato Gianpaolo Vallardi e della Camera dei deputati Filippo Gallinella, gli assessori all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Simona Caselli e del Piemonte Marco Protopapa e Carlo Sabetta, di Assotelecomunicazioni-ASSTEL.
Le note dolenti, come emerge da uno studio elaborato ad hoc da Nomisma per Agrinsieme e illustrato dal responsabile dell’Area Agricoltura e Industria Alimentare della società di ricerca Denis Pantini, arrivano confrontando i numeri del Nord Italia con quelli dei nostri principali competitor europei, verso i quali pesa un divario a sfavore del nostro Paese. La dotazione media di infrastrutture materiali, infatti, pari a 797km ogni 1000km2 nel Nord-Ovest e a 774km ogni 1000km2 nel Nord-Est, risulta nel complesso inferiore alle aree del Regno Unito (2.483km/1000km2), della Francia (2.266 km/1000 km2) e della Germania (1.028km/1000km2); anche in riferimento alle infrastrutture immateriali emerge un distacco rispetto ai competitor UE: nelle regioni del Nord Italia la digitalizzazione delle famiglie è pari all’87% nel Nord-Ovest e all’88% nel Nord-Est, percentuali superiori alla media italiana dell’84%, ma inferiori a quelle di Germania e Regno Unito.
Tali ritardi infrastrutturali con i paesi UE – commenta Agrinsieme – continuano a pesare in maniera significativa sulla competitività del Paese e del nostro agroalimentare; il sistema infrastrutturale, infatti, è indispensabile per una maggiore efficienza della movimentazione delle merci, ma anche e soprattutto per il raggiungimento di mercati più lontani e promettenti. In questo contesto il Nord Italia, nonostante presenti un quadro grossomodo positivo rispetto al resto del Paese, ha performance inferiori a quelle dei nostri principali competitor comunitari. Ed è proprio l’agroalimentare a risentire più di altri settori di un simile gap di reti fisiche e digitali, che si traduce in mercati domestici inefficienti, con una minima integrazione spaziale e temporale, in una bassa trasmissione del prezzo e, infine, in una limitata competitività sui mercati internazionali, tutti fattori che alla lunga vanno a impattare sui redditi degli agricoltori e sulle opportunità di investimento privato. Basti pensare che mentre nel 2008 il differenziale nel solo export agricolo tra l’Italia e la Spagna era pari al 92%, dieci anni dopo la forbice si è allargata fino al 168%, con l’export degli spagnoli a superare i 20 miliardi di euro contro i nostri 7 miliardi. E rispetto al top exporter europeo, i Paesi Bassi con oltre 30 miliardi di esportazioni agricole, il differenziale che scontiamo è passato dal 200% nel 2008 al 302% nel 2018. Vale la pena di ricordare, infine, che nel Settentrione si concentra circa il 60-70% dell’export agricolo e alimentare nazionale, per un valore complessivo che nel 2018 è stato di circa 30 miliardi di euro”, conclude Agrinsieme.

 

Alcuni istanti di “Grow!” l’Action Tank di Agrinsieme che si è svolto ieri a Bologna  (foto tratta da: www.ilnordestquotidiano.it)

È stata più avara d’uva rispetto al 2018, ma la vendemmia 2019 in Piemonte va premiata con le Quattro Stelle. Questa l’analisi fatta da enologi, agronomi e giornalisti di settore in Piemonte Anteprima Vendemmia 2019, l’annuale pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo. Un lavoro che Vignaioli Piemontesi porta avanti dal 1992, raccogliendo minuziosamente i dati regionali di maturazione delle uve e dell’andamento climatico in varie zone vitivinicole del Piemonte e svolgendo un’attività di coordinamento di tutti i tecnici viticoli e agronomi presenti sul territorio. L’ultima pubblicazione è stata presentata a Villa Ottolenghi, ad Acqui Terme.
Un 2019 vitivinicolo che si classifica dunque tra l’ottimo e l’eccellente, nonostante sia stata l’“annata dei record meteorologici”: dall’anticipo del germogliamento legato all’andamento record caldo e asciutto dell’inverno alla super escursione termica nel mese di marzo, dal ritorno di freddo “storico” a maggio inoltrato alle punte estreme di temperature massime di fine giugno.
L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa fa la sua analisi: “Occorre essere consapevoli che abbiamo un territorio dalle infinite potenzialità, di grande bellezza ma anche di estrema fragilità che dobbiamo gestire, preservare e tutelare nel miglior modo possibile. Le ultime avversità atmosferiche hanno messo in risalto molte criticità del nostro territorio: dobbiamo trovare soluzioni per incentivare il ritorno a una manutenzione puntuale dei terreni specie di quelli non più interessati da colture onde prevenire gravi danni strutturali che rovinano i raccolti e che richiedono poi enormi impegni economici per i ripristini“.
Il presidente di Vignaioli Piemontesi Giulio Porzio aggiunge: “Tutto gira attorno a tre temi: sostenibilità, reddito, dimensioni. Sostenibilità è il grande tema di oggi e del futuro, a cui è collegata la fondamentale gestione del territorio che è sempre stata fatta dai nostri viticoltori. Ma se non garantiamo loro il reddito minimo per sopravvivere, i risultati sono quelli che abbiamo visto con il maltempo delle ultime settimane: smottamenti, frane, allagamenti. Altra riflessione va fatta sulle dimensioni delle aziende vitivinicole piemontesi. Piccolo è bello, ma ci limita. Non abbiamo la capacità di fare massa, né investimenti economici“.
Il giornalista Giancarlo Montaldo si è soffermato, poi, sugli aspetti legati all’economia del Piemonte vitivinicolo 2019. In genere, le dinamiche di mercato vedono l’ulteriore potenziamento dei vini piemontesi nel contesto mondiale conclude Il primo dato da evidenziare è quello sulla superficie vitata: “Dopo parecchi anni di flessioni, nel 2017 la tendenza si è invertita – rileva Montaldo – grazie al fatto che il vigneto piemontese ha ricominciato a mettere a dimora nuovi ettari. La tendenza è proseguita anche nel 2018 e si sta confermando anche nel 2019“. Guardando ai numeri, negli ultimi sette anni (2013 – 2019), il vigneto piemontese ha evidenziato un andamento sostanzialmente stabile e con una situazione di incremento nella fase finale. Nel 2013 la superficie vitata piemontese disponeva di 44.169 ettari, nel 2014 di 43.893, nel 2015 di 43.553, nel 2016 di 43.500, nel 2017 di 44.202, nel 2018 di 44.449 e nel 2019 di 44.677 ettari (dato aggiornato al 21 novembre 2019). In particolare crescono gli autoctoni rari: in dieci anni, tra il 2008 e il 2018, la superficie occupata da queste varietà è passata da 1.487,50 ai 1.962,38 ettari. L’aumento è stato di quasi 475 ettari, pari al 31,92%.

 

Alcune immagini della presentazione dell’annata vitivinicola che ha avuto luogo ieri mattina ad Acqui Terme

 

Dal 1° gennaio 2020 i soggetti che effettuano operazioni di “commercio al minuto e attività assimilate” (ex-art. 22 DR 633/72), per le quali non è obbligatoria l’emissione della fattura (se non richiesta dal cliente), devono certificare i corrispettivi incassati tramite memorizzazione e trasmissione telematica degli stessi all’Agenzia delle Entrate. Tra i soggetti interessati, oltre ai commercianti, albergatori, ristoratori, artigiani, etc., per quanto riguarda il settore agricolo vi rientrano coloro che attualmente emettono ricevute fiscali: agriturismi e soggetti che effettuano vendite a privati consumatori.
Le aziende interessate dovranno dotarsi del “registratore telematico” o adattare il proprio registratore di cassa. Per l’acquisto del registratore telematico o per l’adattamento del vecchio registratore di cassa, solo per anni 2019 e 2020, è stato previsto un contributo sotto forma di credito d’imposta del 50% della spesa sostenuta, per un massimo di 250 euro in caso di acquisto e di 50 euro in caso di adattamento.
La mancata memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi, o quando gli stessi vengono memorizzati o trasmessi con dati incompleti o non veritieri, comporta l’applicazione delle sanzioni previste dal decreto legislativo n. 471/1997. In particolare, la sanzione è pari al 100% dell’imposta relativa all’importo non correttamente documentato con un minimo di 500 euro.

 

 

foto: www.tomshw.it

E’ stato firmato nei giorni scorsi a Roma l’accordo tra Intesa Sanpaolo e Confagricoltura per supportare il sistema agricolo e agroalimentare italiano.
L’accordo è stato sottoscritto da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e per Intesa Sanpaolo da Teresio Testa, responsabile della Direzione Sales & Marketing Imprese Banca dei Territori e Andrea Lecce, responsabile della Direzione Sales & Marketing Privati e Aziende Retail Banca dei Territori.
L’obiettivo condiviso è quello di accompagnare le aziende su temi come la crescita, il ricambio generazionale, l’aggregazione, l’innovazione, la ricerca di nuovi mercati di sbocco, in Italia e all’estero. Il Gruppo Intesa Sanpaolo metterà a disposizione degli associati una struttura dedicata di supporto e consulenza, costituita da specialisti operanti su tutto il territorio nazionale in grado di accompagnarli nei loro progetti, così come nelle procedure di accesso ai fondi PSR (Programmi di sviluppo rurale) e alla contribuzione PAC (Politica agricola comune) e avvierà un percorso per semplificare le procedure di accesso al credito.
In particolar modo il Gruppo e Confagricoltura hanno deciso di:

• Valorizzare le filiere produttive e le reti d’impresa

• Supportare la propensione all’export e all’internazionalizzazione delle diverse filiere agroalimentari, a cominciare dal settore vitivinicolo

• Accompagnare le imprese nei processi di innovazione e miglioramento tecnologico

• Sostenere l’e-commerce mettendo a disposizione un portale che promuove le eccellenze del made in Italy

• Supportare la formazione attraverso una innovativa piattaforma di e-learning (Skills4Agri) dedicata agli associati

• Promuovere il welfare aziendale mettendo a disposizione delle aziende le opportunità offerte da Welfare Hub (la piattaforma creata da Intesa Sanpaolo per sostenere le imprese nelle loro iniziative di welfare)

Nell’ambito dell’accordo, con la prospettiva di intensificare anche i rapporti a livello territoriale, Confagricoltura e Intesa Sanpaolo hanno convenuto sulla necessità di istituire un “Tavolo di confronto”, che pianifichi incontri, attività, iniziative, coinvolgendo nei rispettivi piani operativi, le rispettive articolazioni territoriali e agenzie locali.
Il tema dell’accesso al credito rappresenta, in uno scenario sempre più concorrenziale e globalizzato, uno degli elementi di maggiore preoccupazione per il tessuto produttivo agricolo italiano – ha evidenziato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiin questa ottica il nuovo accordo intende non solo sviluppare nuovi business per le nostre imprese agricole, ma anche migliorare la gestione aziendale e rafforzare la loro capacità di difendere la posizione acquisita sul mercato”.
Il nostro gruppo intende accompagnare lo sviluppo e l’innovazione delle imprese e delle filiere del settore agroalimentare consapevole che rappresenti una delle principali potenzialità del Paese – ha sottolineato Andrea Lecce, responsabile della Direzione Sales & Marketing Privati e Aziende Retail di Intesa Sanpaolo – con questo accordo intendiamo mettere a disposizione una struttura specialistica appositamente dedicata e supportare, anche attraverso la formazione, il capitale umano e il ricambio generazionale”.

 

La sottoscrizione dell’accordo tra Confagricoltura e Intesa Sanpaolo (foto: agricultura.it)

Un territorio inteso come brand, da rivelare ai tanti wine lover desiderosi di scoprire i panorami e i profumi dell’uva Moscato bianco, che con il suo bouquet aromatico è testimone globale del lifestyle italiano e del lusso accessibile. Questo il significato del progetto di firma del territorio, che il Consorzio di tutela ha rivelato questa mattina nella sua sede, alla presenza di istituzioni, stampa e produttori. Un’iniziativa inedita per il Piemonte, che esprime appieno la volontà della Denominazione di promuovere un enoturismo esperienziale, capace di coinvolgere il suo territorio globalmente considerato.
Nella consapevolezza del valore culturale e paesaggistico delle colline dove l’Asti e il Moscato d’Asti Docg sono prodotti, dal 2014 riconosciute patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, si è così voluto sviluppare un’attività di marketing territoriale che coinvolge tutta l’area di produzione creando una rete identitaria, capace di legare tra sé i tanti elementi che la compongono.
L’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ente gestore del sito UNESCO, condivide la progettualità in quanto conforme ai valori della Candidatura. L’iniziativa è meritevole in quanto si propone di diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza nelle aree vinicole dell’Asti spumante Docg che, insieme a Canelli e alle sue cattedrali sotterranee, è core zone e area di pregio del sito.
Concretamente si tratta di installazioni in acciaio Corten, studiate per integrarsi con l’ambiente circostante. Grazie alle loro forme essenziali queste strutture offriranno informazioni utili, attirando inoltre l’attenzione sui punti di interesse, senza interferire con la visuale.
Il loro posizionamento è stato studiato affinché i turisti che attraversano il nostro territorio abbiano sempre chiara la loro permanenza all’interno dell’universo della Denominazione, fatto di tradizioni e grandi vini simbolo del Made in Italy. Un’identità Rural&Glam che si vuole ribadire anche a chi queste colline le vive quotidianamente, dando loro motivo di orgoglio nell’abitare un territorio che dell’enoturismo è vanto a livello mondiale. È così che il logo della denominazione sarà posizionato nelle rotonde di ingresso alle città e ai borghi ricompresi nella Denominazione, ma anche sui crinali dei vigneti ed all’ingresso delle aziende.
Un nuovo modo di interpretare il territorio piemontese, capace di creare una rete tra gli attori ed il loro contesto, all’insegna della qualità e dell’unicità dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg.

 

 

I vari interventi durante la conferenza di questa mattina presso la sede del Consorzio dell’Asti DOCG; sotto alcune installazioni in acciaio Corten