Confagricoltura Piemonte interviene sulla riforma della PAC

Enrico Allasia: Serve un progetto di riforma della politica agricola comune in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione

In questi giorni a Bruxelles il cosiddetto Trilogo – Commissione, Consiglio e Parlamento – sta tentando di raggiungere un’intesa sulla riforma della PAC, la politica agricola comunitaria.
La definizione dell’importante dossier, in base al parere di Confagricoltura Piemontenon deve prescindere dal soddisfacimento di tre principi fondamentali: stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese“.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto una lettera agli europarlamentari eletti nella circoscrizione dell’Italia nord occidentale per esprimere le perplessità dell’organizzazione in merito all’ipotesi di ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di maggiore dimensione e a vocazione imprenditoriale.
In base alla simulazione di Confagricoltura se prevalesse la nuova impostazione in discussione le aziende più strutturate e indirizzate al mercato subirebbero una contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (ma in alcuni casi anche di più) dal 2026 in poi.
I vantaggi di questa operazione – sottolinea Allasia – secondo i risultati della nostra simulazione produrrebbero però effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole dimensioni”.
Confagricoltura ritiene che l’accordo non debba essere raggiunto tutti i costi, senza tener conto delle conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione europea continui a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo sicuro, in qualità e quantità adeguate.
La sfida che ci poniamo – conclude Allasia – è di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando livelli produttivi. Tutto questo può avvenire , così com’è stato in passato, soltanto valorizzando un sistema di imprese efficienti e competitive“.

Qui sotto il testo integrale della lettera scritta da Enrico Allasia agli europarlamentari

Confagricoltura Piemonte segue con particolare interesse e con forte
preoccupazione l’evolversi del negoziato sulla nuova Pac – Politica agricola
comunitaria, che dura ormai da tre anni.
Nei prossimi giorni il Trilogo tenterà di raggiungere un’intesa, anche se
alcune questioni basilari sono ancora lontane dall’essere risolte. La definizione
dell’importante dossier, a nostro giudizio, non deve prescindere dal soddisfacimento
di tre principi fondamentali, ispiratori da sempre dei processi di revisione della Pac:
stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese.
Dalla discussione in corso nelle sedi istituzionali, sembra invece che
questo tipo di approccio sia stato accantonato per dare eccessivo spazio a nuovi
principi e obiettivi su cui, con ogni probabilità, non sono state effettuate approfondite
analisi di impatto.
È quindi per queste ragioni che esprimiamo forti perplessità sull’ipotesi di
ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di
maggior dimensione e a vocazione imprenditoriale tramite meccanismi complessi di
convergenza interna, degressività e plafonamento. A questo riguardo riteniamo che,
ai fini del mantenimento di attività strutturalmente dimensionate e organizzate, in
grado di proseguire l’attività nell’interesse generale del territorio, la Pac dovrebbe
costituire una sorta di rete di sicurezza dei redditi e, come tale, comprendere tutte le
tipologie di aziende.
Se dovessero prevalere nuovi orientamenti, declinati nelle conseguenti
scelte, le aziende più strutturate e vocate al mercato, come emerge da una
simulazione di Confagricoltura (che alleghiamo alla presente), subirebbero una
contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto
elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (in alcuni casi anche di più) dal 2026
in poi. Per di più i vantaggi di questa operazione, sempre secondo i risultati della
simulazione, produrrebbero effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole
dimensioni.
Siamo altresì consci che debba crescere la sostenibilità ambientale, tema
sul quale gli agricoltori sono da anni impegnati in prima linea, ma occorre anche
tenere in considerazione il fatto che, proprio secondo il rapporto diffuso di recente
dalla Commissione di Bruxelles, l’impronta climatica dell’agricoltura per unità di
prodotto è in calo già dal 1990 e che la fissazione di obiettivi più ambiziosi sotto il
profilo dell’ecosostenibilità comporterà inevitabilmente costi di produzione aggiuntivi
rispetto a quelli, già molto elevati, sostenuti attualmente per le materie prime e i
mezzi tecnici.
Quindi, sulla base delle considerazioni sopra menzionate, riteniamo che
queste ipotesi siano da scongiurare. Ecco perché chiediamo che le decisioni in
ordine ai pagamenti diretti siano facoltative per gli Stati membri e che siamo invece
armonizzate regole, sanzioni e costo del lavoro, spesso molto diversi tra i vari
Paesi. Occorre, poi, assolutamente evitare ulteriori complicazioni burocratiche delle
procedure di erogazione degli aiuti diretti.
In altre parole, pur consapevoli che il fallimento del negoziato sulla riforma
della Pac possa costituire un segnale negativo per la capacità decisione dell’U.e e
determinare, di conseguenza, pesanti incertezze per gli agricoltori, reputiamo che
un accordo non debba essere raggiunto a tutti i costi, senza tener conto delle
conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione continui
a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo in
quantità adeguate, sicuro e di altissima qualità.
Siamo assolutamente contrari a qualsiasi riforma della Pac che possa
compromettere il potenziale produttivo del settore e la redditività degli agricoltori
soprattutto di quelli maggiormente in grado di offrire occupazione e di orientare la
propria attività ai mercati. La sfida è dunque quella di conseguire, grazie alla ricerca
scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando i livelli produttivi,
ma la risposta alle esigenze della società e dei consumatori non può che venire,
come è stato in passato, da un sistema di imprese efficienti e competitive.
Ci auguriamo che possiate tenere conto delle nostre indicazioni, restando
a vostra disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento che si rendesse
necessario.
Grazie infine per tutto ciò che vorrete e potrete fare nell’interesse
dell’agricoltura e del territorio“.