Articoli

Valorizzare il patrimonio forestale nazionale e ottimizzarne la gestione ai fini di una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Questo il messaggio di Confagricoltura in occasione della Giornata mondiale delle Foreste, che ricorre il 21 marzo, quest’anno dedicata all’innovazione.
Le foreste italiane si estendono su oltre 11 milioni di ettari, un valore che è raddoppiato negli ultimi 50 anni ed è pari a quasi il 40% del territorio nazionale. Soltanto negli ultimi 10 anni la superficie boschiva è aumentata del 4,9% (fonte: Masaf). Una crescita – sottolinea Confagricoltura – che però non è frutto di specifiche politiche attive di rimboschimento, bensì dell’abbandono delle attività primarie e dello spopolamento di aree montane e collinari.
Le foreste rappresentano un enorme patrimonio per il nostro Paese – rimarca Enrico Allasia, presidente della FNP Risorse boschive e Coltivazioni legnose di Confagricoltura basti pensare ai servizi ecosistemici che mettono a disposizione e alla sempre maggiore fruizione da parte dei cittadini, che ne riconoscono il valore, come anche al valore economico delle filiere legno-energia. Occorre una migliore programmazione gestionale del patrimonio forestale – aggiunge Allasia – favorendone la valorizzazione anche attraverso l’introduzione di innovazioni tecnologiche, sia a livello tecnico-produttivo, sia di prodotti finali, con l’obiettivo di incrementarne la produttività, dando maggiore forza alle filiere per ridurre i costi, generare reddito ed esternalità positive per la società e l’ambiente”.
Oggi soltanto il 18% della superficie forestale italiana è soggetta a piani di gestione e, sebbene la produzione di legno e di altri prodotti rimanga stabile, diminuiscono le segherie e le infrastrutture per le utilizzazioni in bosco.
Il patrimonio boschivo è inoltre fondamentale per l’assorbimento di CO2. Per tale motivo Confagricoltura auspica che le disposizioni europee ed italiane in materia possano effettivamente dare la possibilità di valorizzare i crediti di carbonio prodotti dalle superfici forestali italiane.
Siamo stati il primo Paese ad applicare la Strategia Forestale europea, che ha tra i principali obiettivi una gestione forestale sostenibile, l’efficientamento dell’impiego delle risorse naturali, lo sviluppo di conoscenze multidisciplinari per la tutela delle foreste, attraverso attività di ricerca, formazione professionale e promozione dei prodotti forestali – conclude Allasia – abbiamo quindi tutti gli strumenti per migliorare nella gestione di questa enorme ricchezza”.

Continuano i monitoraggi delle carcasse di cinghiali per verificare l’eventuale diffusione di peste suina africana: al 16 febbraio i casi positivi erano 39, di cui 20 per ritrovamenti in Piemonte e 19 in Liguria. “Stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione la vicenda – dichiara Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonteperché nella nostra regione si allevano poco meno di 1,4 milioni di suini, dei quali la metà in provincia di Cuneo. Stiamo collaborando con le istituzioni, anche nell’azione di monitoraggio sui fondi coltivati dagli agricoltori nostri associati; ribadiamo la necessità di interventi urgenti, mantenendo alta la guardia”.
Per Confagricoltura è fondamentale contenere la diffusione dell’epidemia, arrivare al più presto alla nomina del commissario interregionale – già individuato nella persona di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – ristorare con tempestività le aziende all’interno della zona infetta, le quali stanno subendo danni per il mantenimento dei suini che non possono ancora essere avviati alla macellazione.
Apprezziamo l’impegno della Regione – aggiunge Allasia – che tramite l’assessorato alla Sanità ha chiesto al Governo di concedere agli allevatori un’indennità pari al 100% del valore di mercato per l’abbattimento degli animali sani recettivi, com’è già avvenuto con l’influenza aviaria relativamente agli allevamenti a rischio in relazione alla loro ubicazione”.
Confagricoltura ieri è tornata a sollecitare all’assessorato regionale all’Agricoltura ad adottare con urgenza il piano di eradicazione della peste suina. “Per quanto riguarda la realizzazione della recinzione con reti metalliche intorno alla zona infetta abbiamo invitato l’assessorato, qualora quest’opera fosse ritenuta necessaria, a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché vengano avviati al più presto i lavori. Riteniamo che la realizzazione dell’iniziativa, onerosa dal punto di vista finanziario – sostiene Enrico Allasia – non debba intaccare le risorse stanziate per incrementare il livello di biosicurezza degli allevamenti”.
Confagricoltura chiede che per tutte le attività funzionali al contenimento dell’infezione “Venga adottato un approccio caratterizzato da procedure di tipo straordinario, in grado di superare i vincoli di coordinamento e normativi e soprattutto di accelerare in modo significativo le tempistiche dell’ordinaria gestione, non compatibili con l’esigenza di immediata operatività richiesta dalla situazione emergenziale in atto”.
Confagricoltura ritiene necessario un intervento coordinato, a partire dalle Province e dalla Città metropolitana, che devono fornire un apporto fondamentale all’elaborazione e alla gestione del piano.
Sul fronte del contenimento dei cinghiali – conclude Allasia – occorre far ricorso a iniziative utili a garantire una rapida e sostanziale contrazione della popolazione di questi selvatici, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive: siamo in emergenza sanitaria ed è necessario avviare azioni immediate che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati e tutte le misure precauzionali idonee a far sì che l’epidemia rimanga confinata e possa quindi essere eradicata al più presto”.

Enrico Allasia: Serve un progetto di riforma della politica agricola comune in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione

In questi giorni a Bruxelles il cosiddetto Trilogo – Commissione, Consiglio e Parlamento – sta tentando di raggiungere un’intesa sulla riforma della PAC, la politica agricola comunitaria.
La definizione dell’importante dossier, in base al parere di Confagricoltura Piemontenon deve prescindere dal soddisfacimento di tre principi fondamentali: stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese“.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto una lettera agli europarlamentari eletti nella circoscrizione dell’Italia nord occidentale per esprimere le perplessità dell’organizzazione in merito all’ipotesi di ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di maggiore dimensione e a vocazione imprenditoriale.
In base alla simulazione di Confagricoltura se prevalesse la nuova impostazione in discussione le aziende più strutturate e indirizzate al mercato subirebbero una contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (ma in alcuni casi anche di più) dal 2026 in poi.
I vantaggi di questa operazione – sottolinea Allasia – secondo i risultati della nostra simulazione produrrebbero però effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole dimensioni”.
Confagricoltura ritiene che l’accordo non debba essere raggiunto tutti i costi, senza tener conto delle conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione europea continui a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo sicuro, in qualità e quantità adeguate.
La sfida che ci poniamo – conclude Allasia – è di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando livelli produttivi. Tutto questo può avvenire , così com’è stato in passato, soltanto valorizzando un sistema di imprese efficienti e competitive“.

Qui sotto il testo integrale della lettera scritta da Enrico Allasia agli europarlamentari

Confagricoltura Piemonte segue con particolare interesse e con forte
preoccupazione l’evolversi del negoziato sulla nuova Pac – Politica agricola
comunitaria, che dura ormai da tre anni.
Nei prossimi giorni il Trilogo tenterà di raggiungere un’intesa, anche se
alcune questioni basilari sono ancora lontane dall’essere risolte. La definizione
dell’importante dossier, a nostro giudizio, non deve prescindere dal soddisfacimento
di tre principi fondamentali, ispiratori da sempre dei processi di revisione della Pac:
stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese.
Dalla discussione in corso nelle sedi istituzionali, sembra invece che
questo tipo di approccio sia stato accantonato per dare eccessivo spazio a nuovi
principi e obiettivi su cui, con ogni probabilità, non sono state effettuate approfondite
analisi di impatto.
È quindi per queste ragioni che esprimiamo forti perplessità sull’ipotesi di
ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di
maggior dimensione e a vocazione imprenditoriale tramite meccanismi complessi di
convergenza interna, degressività e plafonamento. A questo riguardo riteniamo che,
ai fini del mantenimento di attività strutturalmente dimensionate e organizzate, in
grado di proseguire l’attività nell’interesse generale del territorio, la Pac dovrebbe
costituire una sorta di rete di sicurezza dei redditi e, come tale, comprendere tutte le
tipologie di aziende.
Se dovessero prevalere nuovi orientamenti, declinati nelle conseguenti
scelte, le aziende più strutturate e vocate al mercato, come emerge da una
simulazione di Confagricoltura (che alleghiamo alla presente), subirebbero una
contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto
elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (in alcuni casi anche di più) dal 2026
in poi. Per di più i vantaggi di questa operazione, sempre secondo i risultati della
simulazione, produrrebbero effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole
dimensioni.
Siamo altresì consci che debba crescere la sostenibilità ambientale, tema
sul quale gli agricoltori sono da anni impegnati in prima linea, ma occorre anche
tenere in considerazione il fatto che, proprio secondo il rapporto diffuso di recente
dalla Commissione di Bruxelles, l’impronta climatica dell’agricoltura per unità di
prodotto è in calo già dal 1990 e che la fissazione di obiettivi più ambiziosi sotto il
profilo dell’ecosostenibilità comporterà inevitabilmente costi di produzione aggiuntivi
rispetto a quelli, già molto elevati, sostenuti attualmente per le materie prime e i
mezzi tecnici.
Quindi, sulla base delle considerazioni sopra menzionate, riteniamo che
queste ipotesi siano da scongiurare. Ecco perché chiediamo che le decisioni in
ordine ai pagamenti diretti siano facoltative per gli Stati membri e che siamo invece
armonizzate regole, sanzioni e costo del lavoro, spesso molto diversi tra i vari
Paesi. Occorre, poi, assolutamente evitare ulteriori complicazioni burocratiche delle
procedure di erogazione degli aiuti diretti.
In altre parole, pur consapevoli che il fallimento del negoziato sulla riforma
della Pac possa costituire un segnale negativo per la capacità decisione dell’U.e e
determinare, di conseguenza, pesanti incertezze per gli agricoltori, reputiamo che
un accordo non debba essere raggiunto a tutti i costi, senza tener conto delle
conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione continui
a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo in
quantità adeguate, sicuro e di altissima qualità.
Siamo assolutamente contrari a qualsiasi riforma della Pac che possa
compromettere il potenziale produttivo del settore e la redditività degli agricoltori
soprattutto di quelli maggiormente in grado di offrire occupazione e di orientare la
propria attività ai mercati. La sfida è dunque quella di conseguire, grazie alla ricerca
scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando i livelli produttivi,
ma la risposta alle esigenze della società e dei consumatori non può che venire,
come è stato in passato, da un sistema di imprese efficienti e competitive.
Ci auguriamo che possiate tenere conto delle nostre indicazioni, restando
a vostra disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento che si rendesse
necessario.
Grazie infine per tutto ciò che vorrete e potrete fare nell’interesse
dell’agricoltura e del territorio“.

“Vogliamo investire, con l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan, per sviluppare  filiere produttive legno-carta-energia e servizi ecosistemici che possono dare un contributo decisivo alla sostenibilità delle filiere agroalimentari e dell’ambiente”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e di Confagricoltura Piemonte  imprenditore agricolo di Cavallermaggiore (Cuneo) è stato eletto al vertice della Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura. Perito agrario, contitolare della “Allasia Plant” di Cavallermaggiore, azienda vivaistico-forestale con impianti produttivi dislocati su più unità operative a livello nazionale specializzata nei servizi alla filiera delle coltivazioni energetiche, in particolare biomasse ligno-cellulosiche.
La selvicoltura con l’utilizzo a fini produttivi delle foreste – ha affermato Allasia – può diventare un fattore trainante di sviluppo sostenibile delle aree rurale, soprattutto nei territori che presentano scarse alternative alle coltivazioni tradizionali. Abbiamo 11 milioni di ettari di bosco in Italia: con una selvicoltura efficiente, che va valorizzata e rafforzata soprattutto nelle aree montane, potremo creare nuova ricchezza, occupazione e contrastare in modo efficace il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico”.
La Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura ha la funzione di promuovere, assistere e coordinare le attività economiche per la produzione del legno ricavato non solo dalle foreste, ma anche dalle coltivazioni specializzate di essenze arboree, quali querceti di rovere, roverella e farnia, le faggete e i boschi di cerro, farnetto, fragno e vallonea, che nel nostro Paese superano ciascuna il milione di ettari. Un altro comparto del legno un tempo molto diffuso, poi abbandonato e oggi nuovamente in auge, è il pioppeto, che può contare su una superficie nazionale di circa 50.000 ettari di coltivazioni.
Il bosco – ricorda Confagricoltura – copre circa il 30% dell’intero territorio nazionale. Sulla base dei dati della Regione Piemonte negli ultimi 60 anni le superfici boscate del territorio subalpino sono aumentate dell’80%, arrivando ad occupare il 37% del territorio regionale, con 1 miliardo di alberi, 52 specie arboree e 40 specie arbustive. “Si tratta di un patrimonio di biodiversità eccezionale – sottolinea Allasia – che oltre a produrre legno valorizza il paesaggio e l’ambiente, contribuendo in modo determinante al sequestro dell’anidride carbonica e purificando l’aria”.
Nel corso del suo mandato Allasia intende impegnarsi per valorizzare il ruolo di boschi e foreste. “Molte aree sono in stato di abbandono – spiega Allasia – perché non redditizie, perché manca la viabilità forestale, perché la burocrazia per lo sfruttamento di queste risorse è eccessiva. È indispensabile conservare, manutenere e tagliare i boschi rinnovandoli: gli alberi che marciscono e non vengono asportati producono anidride carbonica anziché sequestrarla e in caso di piogge torrenziali diventano un pericolo per l’ambiente. Per questi motivi – sostiene Allasia – è necessario investire, anche con l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan per sviluppare filiere produttive legno-carta-energia e servizi ecosistemici che possono dare un contributo decisivo alla sostenibilità delle filiere agroalimentari e dell’ambiente”.

L’assemblea di Confagricoltura Piemonte che si è riunita oggi, 11 dicembre 2020, on-line (è la prima volta nella storia che l’assise degli imprenditori agricoli subalpini si tiene in remoto) ha confermato l’imprenditore agricolo Enrico Allasia, 50 anni, alla presidenza dell’organizzazione per il prossimo triennio. Allasia sarà affiancato dal vicepresidente Paolo Dentis di None (Torino), confermato nell’incarico.
Nel suo intervento, di fronte a una cinquantina di delegati, Allasia ha sintetizzato le direttrici sulle quali si muoverà Confagricoltura Piemonte il prossimo triennio. “Dobbiamo essere maggiormente presenti nella società – ha detto Allasia – per far comprendere ai cittadini il ruolo economico e soprattutto sociale che svolge il settore primario, in termini di sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, tutela dell’ambiente e protezione del paesaggio”. Allasia anche confermato l’impegno dell’organizzazione nel mantenere un rapporto collaborativo e dialettico con il mondo politico e istituzionale. Tra le problematiche ancora irrisolte il problema dei danni da selvatici alle coltivazioni agricole e, sempre più di frequente, anche alle popolazioni e al territorio; la scarsa capacità di spesa della Regione per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi europei, la lentezza dei procedimenti tecnici-amministrativi, l’eccesso di burocrazia.
Allasia è anche presidente di Confagricoltura Cuneo e della sezione Risorse boschive e pioppicoltura di Confagricoltura Piemonte. Perito agrario, sposato, due figlie, è contitolare di “Allasia Plant” di Cavallermaggiore (Cuneo), azienda vivaistico-forestale con impianti produttivi dislocati su più unità operative a livello nazionale, specializzata nei servizi alla filiera delle coltivazioni energetiche, in particolare biomasse ligno-cellulosiche.
Allasia è anche consigliere nazionale dell’Associazione pioppicoltori, membro della Commissione nazionale del pioppo e rappresentante di Confagricoltura nel Tavolo nazionale di filiera del tartufo.

 

Confagricoltura Asti esprime le più vive congratulazioni al riconfermato presidente, augurandogli buon lavoro per il prossimo triennio.