DA MARTEDì 15 FEBBRAIO ULTRA CINQUANTENNI A LAVORO SOLO CON IL SUPER GREEN PASS RAFFORZATO. CONFAGRICOLTURA: RESTA IRRISOLTO IL NODO DEI VACCINI EXTRA-UE

Da martedì 15 febbraio i liberi professionisti e i dipendenti pubblici e privati dai 50 anni in su possono accedere ai luoghi di lavoro solo se muniti di Green Pass rafforzato, il certificato senza scadenza che viene riconosciuto a chi ha concluso l’intero ciclo vaccinale o è guarito dal Covid-19 dopo il ciclo primario da due dosi. Il provvedimento interessa la fascia di popolazione italiana in cui si concentra, secondo le stime ufficiali, il mezzo milione di ultracinquantenni ancora non immunizzati contro il virus.
Per Confagricoltura si tratta di una decisione importante per combattere la diffusione della malattia nei luoghi di lavoro. L’obbligo coinvolge una grande fetta della manodopera agricola, composta al 35% da persone che hanno compiuto o superato i 50 anni. La nuova disposizione del Governo riguarda ben 356.070 operai su un totale di 1.049.336.
Quello che manca ancora, però, è una contestualizzazione più ampia dell’obbligo di Green pass rafforzato “per garantire – come ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantigli equilibri utili all’avvio della prossima stagione dei raccolti”. Resta infatti il nodo del mancato riconoscimento della validità dei vaccini utilizzati da Paesi extra-UE. Questione non di poco conto se si tiene presente che, nel settore primario, circa un terzo degli addetti (390mila) è straniero. Di questi il 60% è di provenienza extracomunitaria, percentuale composta anche da persone o non vaccinate, o immunizzate con sieri non riconosciuti dalle autorità sanitarie europee.
Confagricoltura sottolinea come dopo due anni di pandemia mancano ancora soluzioni condivise tra gli Stati per garantire il flusso e la permanenza dei lavoratori agricoli stranieri sul territorio italiano e comunitario. L’associazione degli imprenditori agricoli auspica, quindi, che la vacatio legislativa sulla validità dei vaccini non UE non crei problemi all’impiego dei 42mila addetti stagionali previsti dal decreto Flussi 2022 per il settore primario e alberghiero. Soprattutto oggi, alla luce delle difficoltà che le imprese già riscontrano nel trovare personale sufficiente a garantire l’imminente inizio dei lavori di raccolta nei campi.