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L’effetto congiunto dell’euro forte e della diminuzione dei prezzi sui mercati di Canada e Usa ha messo in crisi i prezzi del frumento duro fino nazionale, complice una bassa domanda di molini e pastifici italiani. Sono alcuni dei dati rilevati da Ismea nei giorni scorsi. Riportiamo di seguito i prezzi dell’Associazione Granaria di Milano (condizioni escluso imballaggio e Iva, resa franco Milano pronta consegna e pagamento), anche dei frumenti duri esteri comunitari.
Nord Italia, peso specifico 79-80 chilogrammi per 100 litri, proteine 13,5%, 482 euro alla tonnellata sui minimi e 487 euro sui massimi, in calo di 5 euro alla tonnellata sulla precedente seduta del 29 novembre scorso, in perdita di 33 euro sul 23 agosto e in ribasso di 67 euro sui minimi e 66 euro sui massimi rispetto all’ultima quotazione della mietitura 2021 del 7 giugno scorso.
Centro Italia, peso specifico 77-78 chilogrammi per 100 litri, proteine non determinate, 502 euro alla tonnellata sui minimi e 507 euro sui massimi, in calo di 5 euro alla tonnellata sulla precedente seduta del 29 novembre scorso, in diminuzione di 28 euro su quella del 23 agosto 2022 e in ribasso di 67 euro alla tonnellata rispetto all’ultima quotazione della mietitura 2021 del 7 giugno scorso.
Il 6 dicembre scorso quotati a Milano anche i frumenti duri esteri comunitari: sono stati fissati a 493 euro alla tonnellata sui minimi e 498 euro sui massimi, in calo di 2 euro sulla precedente seduta del 29 novembre. Si tengono così, solo sui minimi, valori inferiori di 7 euro al 28 settembre 2021, mentre manca il termine di raffronto sui valori massimi.
Risultano parzialmente in aumento sulla precedente seduta i frumenti duri esteri non comunitari sulla piazza di Milano, che il 6 dicembre 2022 scendono a 525 euro alla tonnellata sui minimi, perdendo 5 euro alla tonnellata, ma confermano i 540 euro sui massimi del 29 novembre. Questi frumenti si presentano in perdita di 65 euro alla tonnellata sui minimi e di 60 euro sui massimi rispetto al valore registrato nella seduta del 28 settembre 2021.

Martedì il listino della Borsa Merci di Milano è letteralmente impazzito, con aumenti da 45 a 50 euro a tonnellata per i frumenti di forza, che oggi quotano 410-430 euro a tonnellata, da 58 a 63 euro per il frumento panificabile superiore, quotato a 400-410 euro tonnellata, da 70 a 79 € per il frumento panificabile per il frumento biscottiero, quotati da 400 a 410 euro a tonnellata. In aumento anche i frumenti esteri, gli sfarinati di frumento tenero, i sottoprodotti della lavorazione del grano tenero del grano duro. Anche il mais ha aumentato fortemente i prezzi. Quello alimentare a preso oltre 70 euro a tonnellata e oggi è quotato da 398 a 400 euro, quello comunitario quota da 405 a 415 euro a tonnellata, mentre quello non comunitario, che è aumentato da 84 a 88 euro, vale 400 -430 euro a tonnellata. In aumento anche i derivati della lavorazione del mais, l’orzo nazionale pesante (in aumento di 82 euro a tonnellata, a 388-396 euro tonnellata), le farine di estrazione, i grassi animali, la farina di pesce, i foraggi. I semi di soia esteri sono quotati da 685 a 709 euro a tonnellata.

Di seguito il link alla Borsa Merci di Milano di martedì 8 marzo

Quotazioni_Cereali_Milano_220308

Il prezzo del frumento tenero, come fanno rilevare le quotazioni di ieri (martedì 28 settembre) alla Borsa Merci di Milano, torna a salire, a seconda delle varietà, da 3 a 7 euro a tonnellata. Il frumento di forza vale 285-295 euro a tonnellata, il panificabile superiore 270-275 euro, il panificabile e il biscottiero 260-265 euro, quello per altri usi 250-256 euro. Aumenta anche il mais nazionale, che quota 255–257 euro a tonnellata; la soia nazionale sale di 25 euro a tonnellata, raggiungendo quota registra 540 – 550 euro.
Dopo anni di basse quotazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontei prezzi tornano a remunerare in modo abbastanza soddisfacente i cerealicoltori: per contro l’aumento dei costi di alimentazione degli animali crea pesanti difficoltà alle aziende di allevamento, sia dei bovini da carne, sia delle vacche da latte. Le imprese vivono una situazione delicata e per questo occorre consolidare i rapporti di filiera; è un lavoro che stiamo affrontando con le aziende del territorio, pur consapevoli del fatto che a livello internazionale si alimentano speculazioni difficili da controllare”.
Confagricoltura la settimana scorsa ha chiesto alla Regione un piano straordinario per la valorizzazione della qualità della carne bovina, promozione e controlli in materia di etichettatura, aiuti di filiera per far fronte alla crisi e per sostenere l’importanza della carne come quale fondamentale fonte proteica nell’alimentazione.