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Il 15 settembre sono entrate in vigore le misure antismog definite dalla Regione Piemonte il 26 febbraio scorso con l’adozione delle disposizioni straordinarie per la tutela della qualità dell’aria.
Constatiamo con rammarico – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteche finora non sono state prese in considerazione le nostre proposte volte a centrare l’obiettivo del contenimento dell’inquinamento attenuando nel contempo i danni subiti dalle imprese agricole. Dall’incontro che abbiamo avuto lunedì 13 settembre con il vicepresidente della Regione Fabio Carosso e gli assessori all’Agricoltura Marco Protopapa e all’Ambiente Andrea Marnati purtroppo non sono emerse novità rispetto alla situazione della primavera scorsa. Il settore primario – sottolinea Enrico Allasia – non deve subire altre penalizzazioni perché le responsabilità politiche di questa situazione, che si sono accumulate nel corso degli anni, sono enormi e oggi le misure, purtroppo, non sono rinviabili: per l’agricoltura però esistono soluzioni praticabili, che chiediamo di applicare senza indugio”.
Confagricoltura ricorda che le regioni del bacino padano (Piemonte Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) hanno sottoscritto un accordo per l’attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell’aria, definendo una serie di misure che si sviluppano su tre assi: ambiente, con interventi per contenere soprattutto l’inquinamento dovuto agli impianti di riscaldamento; trasporti, con iniziative per contenere le emissioni di ossidi di azoto dovute al traffico veicolare; agricoltura
La questione – sostiene il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroè delicata e richiede la massima responsabilità: i nostri tecnici hanno stilato un documento di proposte praticabili che abbiamo illustrato ai vertici politici della Regione. Le nostre indicazioni partono dalla considerazione che le misure straordinarie antismog nella loro formulazione attuale non solo risultano molto difficili da applicare dal punto di vista agronomico, ma rischiano anche di causare un danno economico rilevante alle aziende agricole: riteniamo che ci siano le condizioni tecniche per una loro modulazione e per questo chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo di confronto, seppur tardivo, per discutere dell’argomento”.
Confagricoltura in una nota spiega che con la deliberazione della giunta regionale del 26 febbraio scorso sono state approvate una serie di disposizioni straordinarie per la tutela della qualità dell’aria, che per il settore agricolo si traducono essenzialmente in divieti, applicati nei periodi di superamento delle soglie di inquinamento, riguardanti la combustione all’aperto di paglie e residui colturali e la distribuzione in campo di tutte le matrici fertilizzanti contenenti azoto (reflui e digestati, sia palabili, sia non palabili, concimi minerali, ammendanti e correttivi). Le misure – sottolinea Confagricoltura – sono state adottate praticamente senza possibilità di confronto e discussione.
Entrando nello specifico Confagricoltura rileva che nell’estendere l’obbligo di interramento immediato a tutti i concimi azotati non si è tenuto conto del fatto che questa operazione risulti agronomicamente impossibile qualora vi sia già una coltura in atto (per esempio grano o orzo).
Anche la letamazione dei prati in primavera, pratica agronomica non solo consigliata, ma addirittura raccomandata per quanto riguarda le coltivazioni biologiche, risulterebbe irrealizzabile, oltre che distruttiva per il cotico erboso, se il letame dovesse essere interrato.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia evidenzia che le misure straordinarie per la qualità dell’aria dovrebbero essere applicate in modo uniforme in tutte le regioni del bacino padano per poter rispondere in modo adeguato sia alle esigenze di carattere ambientale, sia agli obblighi derivanti dalla procedura di inflazione.
“Esaminando dei provvedimenti adottati dalle altre regioni – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – si può notare che il quadro non è omogeneo. La Regione Lombardia prevede il divieto di spandimento degli effluenti di allevamento, delle acque reflue, dei digestati, dei fertilizzanti e dei fanghi di depurazione in tutti i casi di superamento dei limiti di inquinamento dell’aria. Sono però state definite con precisione le matrici fertilizzanti soggette alle limitazioni, tra l’altro con l’esclusione dei letami, e consentite numerose modalità di applicazione al terreno oltre all’iniezione e interramento immediato, tra le quali la distribuzione localizzata su colture in atto”.
Anche l’Emilia-Romagna, pur estendendo territorialmente le misure come Piemonte e Lombardia, ha limitato il divieto allo spandimento dei liquami, facendo salva l’applicazione con interramento immediato o iniezione diretta.
Confagricoltura ritiene che vi siano spazi per una parziale revisione della delibera del Piemonte o comunque per la definizione di indicazioni operative più dettagliate riguardo alle fertilizzazioni, prendendo in considerazione quanto stabilito dalle altre regioni. “Inoltre – afferma Allasia – riteniamo che si possa anche prendere in considerazione, quale modalità non dannosa per l’ambiente, la distribuzione controllata dei concimi minerali in prossimità di eventi piovosi, previsti dal servizio meteo regionale; la loro distribuzione con pressoché  immediata infiltrazione negli strati superficiali del terreno contribuirebbe a migliorare la qualità dell’aria e consentirebbe un assorbimento più veloce dell’azoto con limitate dispersioni in atmosfera. Alla Regione chiediamo di ascoltare le proposte degli agricoltori, che sono i primi custodi dell’ambiente: il comparto cerealicolo zootecnico con gli attacchi dei selvatici in costante aumento e una crisi di mercato che non dà tregua è già in profonda crisi e non è in grado di sopportare altri danni”.

Confagricoltura ha costituito un gruppo di lavoro per approfondire la tematica della conformità alle norme di prevenzione incendi per gli impianti di essiccazione e stoccaggio di cereali e vegetali con l’obiettivo di valutare le problematiche esistenti e finalizzare una proposta di semplificazione da portare all’attenzione del Ministero dell’Interno/Vigili del Fuoco.
Per tali impianti, infatti, la normativa in materia di prevenzione incendi è sempre stata di difficile applicazione anche per la mancanza di una specifica regola tecnica che tenesse conto di tutti gli aspetti peculiari dell’attività di essiccazione e stoccaggio (i carichi di incendio riferiti ai magazzini di stoccaggio hanno valori di rischio – vita, beni e ambiente – bassi, le attività sono inserite in contesti rurali, spesso al di fuori dai centri abitati, con numero limitato di operatori e periodi di essiccazione ridotti principalmente a soli 15-30 giorni all’anno).

Il registro telematico di carico e scarico dei cereali, introdotto nell’ultima Legge di Bilancio, potrebbe anche apparire opportuno nell’ottica della trasparenza del settore, ma è stato concepito in maniera troppo restrittiva e generalizzata e rischia di mettere in seria difficoltà i soggetti coinvolti, soprattutto gli agricoltori e gli allevatori. Lo sottolinea Confagricoltura, chiarendo che “bisogna stare attenti a non far diventare uno strumento utile – che replica in sostanza quanto già previsto con la registrazione telematica delle produzioni vitivinicole e oleicole per ottenere una radiografia completa di tutto il flusso della materia prima cerealicola – in un appesantimento burocratico”.
Per Confagricoltura è troppo rigida la soglia delle 5 tonnellate annue per il quale va introdotto il registro. Occorre bilanciare l’obiettivo di una maggior trasparenza di mercato con il carico amministrativo sulle aziende. “Per questo – osserva Confagricolturachiediamo una proroga nell’avvio del registro in modo da poter introdurre delle modifiche all’impianto normativo nella direzione di un alleggerimento degli oneri, escludendo la parte iniziale e finale della filiera (produttori cerealicoli e allevatori)“.
Confagricoltura ricorda l’importanza del comparto dei cereali, con un valore della produzione agricola pari a 3.746 milioni di euro, con circa 415 mila aziende e con 3,5 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata.

Dal 1° marzo prossimo aumenterà del 100% la tassa sulle esportazioni di grano dalla Federazione Russa. Il prelievo – rileva Confagricoltura – passerà da 25 a 50 euro a tonnellata e resterà in vigore fino al 30 giugno, data di conclusione della campagna di commercializzazione. Sempre dall’inizio di marzo, una tassa sarà introdotta anche sull’export di mais e orzo.
Le autorità russe hanno dichiarato che la tassazione delle esportazioni di cereali punta a contenere l’aumento dei prezzi sul mercato interno”, rileva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Le decisioni prese a Mosca stanno a indicare la fragilità e le condizioni di profonda incertezza che continuano a caratterizzare i mercati mondiali a causa della pandemia. Nel 2020, secondo gli ultimi dati del WTO, il commercio internazionale ha subito una contrazione di circa l’8% rispetto all’anno precedente. Le misure prese a livello europeo per contrastare la seconda ondata della pandemia e le nuove varianti del virus continuano a frenare i consumi alimentari extra-domestici”. “In questo quadro – prosegue Giansanti – è assolutamente giustificata la proposta lanciata dalla Commissione europea di rivedere il quadro straordinario per la concessione degli aiuti di Stato alle attività produttive durante la pandemia, con l’estensione della durata fino al 31 dicembre prossimo e l’aumento dei massimali per azienda“.
La proposta della Commissione è stata trasmessa per consultazione agli Stati membri e va nella direzione che abbiamo sollecitato nei giorni scorsi”, evidenzia il presidente di Confagricoltura. “Ci auguriamo, quindi, che venga accolta e varata in tempi brevi, per assicurare la possibilità di destinare alle imprese agricole i sostegni pubblici necessari al fine di continuare a garantire la produzione e i rifornimenti dei prodotti destinati all’alimentazione”.

Il mercato nazionale – si legge sul sito: www.informatoreagrario.it  è rimasto praticamente isolato dal resto d’Europa, visto che il trasporto su gomma dall’estero verso il nostro Paese è sostanzialmente fermo a causa dell’epidemia di Covid-19. La conseguenza è che, anche in presenza di forti ribassi sui mercati internazionali nella settimana dal 9 al 13 marzo, i prezzi nazionali hanno retto senza particolari problemi. La scorsa settimana è stata poi caratterizzata da una generale ripresa delle quotazioni, che in Italia ha riguardato il frumento tenero, il mais e l’orzo, mentre sono rimasti invariati il frumento duro e i semi di soia.