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Siamo a disposizione del nostro governo per contribuire alla messa a disposizione degli agricoltori Ucraini dei mezzi tecnici necessari per le imminenti semine di mais e girasole”. Lo ha dichiarato il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti in videoconferenza al ministro dell’Agricoltura di Kiev al Consiglio Agricoltura della UE. Il Ministro ha indicato che, sia pure con le grandi incertezze del momento, l’obiettivo è quello di contenere la riduzione delle semine al 30% rispetto ai livelli dell’anno passato. Dal canto suo, il Commissario UE all’Agricoltura ha indicato di aver già trasmesso agli stati membri la lista delle richieste avanzate dall’Ucraina (sementi, carburanti e fertilizzanti) con l’indicazione dei canali attivati per le consegne.
Dalle semine e dal collocamento sui mercati dei raccolti ucraini – sottolinea Giansanti – dipende in buona misura l’evoluzione delle quotazioni a livello internazionale che a marzo, secondo l’indice della FAO, hanno toccato il massimo storico con un aumento di quasi il 13% sul mese precedente. Stando alle previsioni della FAO e del Fondo Monetario Internazionale, col precetto della guerra in Ucraina la penuria di cibo potrebbe colpire quest’anno 13 milioni di persone in più rispetto al 2021, con gravi ripercussioni di natura sociale”.
I ministri dell’Agricoltura della UE hanno ribadito che, grazie alla PAC, la fornitura di cibo per i cittadini dell’Unione non è assolutamente in discussione, ma la sicurezza alimentare va garantita sul piano globale. Il potenziale dell’agricoltura europea ha un valore strategico che va salvaguardato al massimo. Tenuto conto dello scenario internazionale – sottolinea Confagricoltura – è necessario spendere alle prossime semine autunno-vernini (raccolti 2023) la flessibilità consentita quest’anno agli Stati membri per la messa a coltura dei terreni finora a riposo, che ammontano nel complesso a 4 milioni di ettari.

Con l’utilizzo dei terreni a riposo è destinata a salire la produzione europea di cereali e colture proteiche. E’ un passo avanti importante che abbiamo sollecitato, ma la decisione dei ministri dell’Agricoltura della UE potrebbe rivelarsi inadeguata rispetto all’intensità della crisi in atto”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, con riferimento alle conclusioni del Consiglio Agricoltura UE che si è tenuto lunedì 21 marzo, a Bruxelles, chiamato a valutare le iniziative da assumere per contrastare le conseguenze economiche della guerra in Ucraina. Secondo le stime che sono circolate nel corso della sessione ministeriale, circa 4 milioni di ettari aggiuntivi potrebbero essere coltivati negli Stati membri.
Durante la riunione del Consiglio UE – aggiunge Giansanti – si è svolto un collegamento con il ministro ucraino dell’Agricoltura che ha evidenziato la carenza, in particolare, di sementi e carburanti. Nella più favorevole delle ipotesi, la produzione agricola dell’Ucraina subirà una contrazione del 30%”. “Per scongiurare una grave carenza di offerta sui mercati internazionali, la UE deve utilizzare al massimo il proprio potenziale produttivo, eliminando, anche in prospettiva, ogni ostacolo alle semine”.
Confagricoltura valuta positivamente la decisione di ricorrere, per la prima volta in assoluto, alla riserva di crisi della PAC che metterà a disposizione dell’Italia circa 48 milioni di euro che potranno essere incrementati grazie al cofinanziamento nazionale consentito dalla Commissione. “Chiediamo al nostro governo di fare il massimo sul piano finanziario e di avviare rapidamente le discussioni in ordine alle finalità e alle modalità di erogazione delle risorse in connessione con quanto previsto nel recente ‘decreto legge Ucraina’.”
Il Consiglio Agricoltura dell’Unione ha anche esaminato la questione legata all’aumento senza precedenti dei costi di produzione, a partire da quelli dell’energia – segnala Confagricoltura. Ogni decisione, però, è stata rinviata per attendere i risultati del Consiglio Europeo in programma il 24 e 25 marzo, nel corso del quale saranno valutate le possibili iniziative in ambito europeo.
Confagricoltura, infine, valuta positivamente l’annuncio fatto dalla Commissione relativo alla richiesta agli Stati membri di trasmettere mensilmente i dati relativi alla disponibilità di prodotti e mezzi di produzione essenziali, allo scopo di assicurare in ogni circostanza la continuità delle forniture.

Martedì il listino della Borsa Merci di Milano è letteralmente impazzito, con aumenti da 45 a 50 euro a tonnellata per i frumenti di forza, che oggi quotano 410-430 euro a tonnellata, da 58 a 63 euro per il frumento panificabile superiore, quotato a 400-410 euro tonnellata, da 70 a 79 € per il frumento panificabile per il frumento biscottiero, quotati da 400 a 410 euro a tonnellata. In aumento anche i frumenti esteri, gli sfarinati di frumento tenero, i sottoprodotti della lavorazione del grano tenero del grano duro. Anche il mais ha aumentato fortemente i prezzi. Quello alimentare a preso oltre 70 euro a tonnellata e oggi è quotato da 398 a 400 euro, quello comunitario quota da 405 a 415 euro a tonnellata, mentre quello non comunitario, che è aumentato da 84 a 88 euro, vale 400 -430 euro a tonnellata. In aumento anche i derivati della lavorazione del mais, l’orzo nazionale pesante (in aumento di 82 euro a tonnellata, a 388-396 euro tonnellata), le farine di estrazione, i grassi animali, la farina di pesce, i foraggi. I semi di soia esteri sono quotati da 685 a 709 euro a tonnellata.

Di seguito il link alla Borsa Merci di Milano di martedì 8 marzo

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L’Indice FAO dei prezzi alimentari (FFPI) ha registrato una media di 134,4 punti nel novembre 2021, con un aumento di 1,6 punti (1,2 per cento) da ottobre e 28,8 punti (27,3 per cento) da novembre 2020. L’ultimo aumento ha segnato il quarto aumento mensile consecutivo del valore del FFPI, che mette l’indice al livello più alto da giugno 2011. La FAO segnala che sono aumentati maggiormente cereali e latticini, seguiti dallo zucchero, mentre sono diminuiti, seppur lievemente, le carni e gli oli vegetali rispetto al precedente mese. Il grano di qualità superiore ha visto salire i prezzi per il quinto mese consecutivo, al loro livello più alto da maggio 2011.
L’indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha registrato una media di 125,5 punti a novembre, in aumento di 4,1 punti (3,4 percento) rispetto a ottobre e 20,2 punti (19,1 percento) al di sopra del livello dello stesso mese dello scorso anno. A novembre, le quotazioni dei prezzi internazionali del burro e del latte in polvere sono aumentate bruscamente per il terzo mese consecutivo, trainate dalla scarsa disponibilità di esportazioni globali e dall’esaurimento delle scorte, poiché le consegne sono diminuite in diversi grandi paesi produttori di latte dell’Europa occidentale, in coincidenza con un calo delle uscita in Oceania.

Costi di produzione in forte aumento

L’aumento dei prezzi dei cereali non farà ricchi gli agricoltori, perché i costi di produzione stanno salendo in modo vertiginoso. I prezzi dei prodotti energetici, in particolare dei fertilizzanti a base di ammoniaca che richiedono un grande impiego di gas per il loro ottenimento, continuano a salire e i costi di produzione delle imprese agricole rischiano di finire definitivamente fuori controllo. “Dai mangimi ai fertilizzanti, abbiamo già registrato percentuali di aumento senza precedenti nell’ordine del 100% – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantie tutto ciò potrà avere impatto anche sulla dimensione dei prossimi raccolti”.
Per alcune produzioni, alla fiammata dei costi di produzione si aggiunge una difficile situazione di mercato che spinge verso il basso i prezzi all’origine; tra i comparti in difficoltà gli allevamenti suini e l’ortofrutta. Secondo il presidente di Confagricolturaun’inversione di tendenza non è all’orizzonte almeno fino alla prossima primavera. Il potere di acquisto dei consumatori va salvaguardato – aggiunge Giansanti – ma non può essere bloccato troppo a lungo il processo di trasferimento a valle dei costi di produzione“.

Il prezzo del frumento tenero, come fanno rilevare le quotazioni di ieri (martedì 28 settembre) alla Borsa Merci di Milano, torna a salire, a seconda delle varietà, da 3 a 7 euro a tonnellata. Il frumento di forza vale 285-295 euro a tonnellata, il panificabile superiore 270-275 euro, il panificabile e il biscottiero 260-265 euro, quello per altri usi 250-256 euro. Aumenta anche il mais nazionale, che quota 255–257 euro a tonnellata; la soia nazionale sale di 25 euro a tonnellata, raggiungendo quota registra 540 – 550 euro.
Dopo anni di basse quotazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontei prezzi tornano a remunerare in modo abbastanza soddisfacente i cerealicoltori: per contro l’aumento dei costi di alimentazione degli animali crea pesanti difficoltà alle aziende di allevamento, sia dei bovini da carne, sia delle vacche da latte. Le imprese vivono una situazione delicata e per questo occorre consolidare i rapporti di filiera; è un lavoro che stiamo affrontando con le aziende del territorio, pur consapevoli del fatto che a livello internazionale si alimentano speculazioni difficili da controllare”.
Confagricoltura la settimana scorsa ha chiesto alla Regione un piano straordinario per la valorizzazione della qualità della carne bovina, promozione e controlli in materia di etichettatura, aiuti di filiera per far fronte alla crisi e per sostenere l’importanza della carne come quale fondamentale fonte proteica nell’alimentazione.