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Il Decreto Legge 34 del 2023 stabilisce che le micro, piccole e medie imprese agricole che intendono investire per l’autosufficienza energetica o, comunque, per ridurre i costi di approvvigionamento energetico, possono ottenere finanziamenti dal sistema bancario con copertura della garanzia pubblica ISMEA (cd. GR8) a costo zero. Tali finanziamenti devono essere finalizzati ad investimenti volti alla realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili da utilizzare da parte delle stesse PMI.
La garanzia ISMEA è stata proposta e fortemente voluta da Confagricoltura e il suo accoglimento, da parte del legislatore nazionale, rafforza gli strumenti della garanzia pubblica, ritenuti essenziali soprattutto nell’attuale congiuntura economica caratterizzata, tra l’altro, dall’aumento dei tassi di interesse.
La concessione della garanzia in parola, a costo zero, consente infatti alle micro, piccole e medie imprese di beneficiare di una riduzione in termini di tasso di interesse praticato sull’operazione di finanziamento garantita.

CIRCOLARE 3_2023_PROT

La Provincia di Asti comunica che prossimamente avrà luogo la presentazione del Progetto C.E.R. Provinciale (Comunità Energetica Rinnovabile). Si tratta di un’iniziativa che vede l’impegno della Provincia di Asti per una transizione energetica solidale, volta all’autonomia energetica, al contrasto del caro bollette e alla tutela ambientale, anche attraverso l’utilizzo delle risorse del PNRR. La presentazione si svolgerà in due incontri:

– mercoledì 4 maggio, alle ore 17, 30, presso il Salone Consiliare della Provincia di Asti (Piazza Alfieri, 33)
– lunedì 8 maggio, alle ore 17,30, presso il Foro Boario a Nizza Monferrato (Piazza Giuseppe Garibaldi, 77)

Sarà possibile partecipare all’evento anche on-line, richiedendo le credenziali di accesso all’indirizzo e-mail: ambiente@provincia.asti.it, indicando nella richiesta: nome, cognome ed ente di appartenenza.

In allegato le locandine con i due appuntamenti

Locandina_Incontri_Asti_GSE

Locandina_Incontri_NizzaMonferrato_GSE

Finanziate dal PNRR con 2,2 miliardi, le Comunità energetiche rinnovabili (CER) rientrano nell’impianto del decreto dedicato allo sviluppo in Italia dell’autoconsumo, ossia la condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili tra aziende e cittadini. Il decreto, attualmente in attesa dell’approvazione dello schema di incentivazione da parte della Commissione Ue, prevede risorse per complessivi 5 gigawatt, entro il 2026, a cui si aggiungono quelle per le Comunità energetiche realizzate in attuazione della misura PNRR.
Per sostenere la diffusione delle CER, il decreto prevede l’incentivazione dell’energia condivisa tra gli utenti della comunità. L’accesso agli incentivi è riconosciuto ai nuovi impianti e ai potenziamenti di quelli esistenti, ma limitatamente alla nuova sezione, oggetto dell’intervento candidato.
Rimangono invece esclusi gli interventi di rifacimento di impianti esistenti, aspetto, quest’ultimo, sicuramente limitante. Nel caso delle CER realizzate in comuni entro i 5mila abitanti, oltre alla tariffa incentivante, sarà possibile accedere ad incentivi a fondo perduto a copertura del 40% dei costi di realizzazione di impianti e sistemi di accumulo. Il calcolo dei contributi per le Comunità energetiche del PNRR segue la logica del sostegno alle iniziative provenienti dal basso. Per questo motivo sono previsti incentivi maggiori per iniziative di minore dimensione: 1.700 euro a kilowatt per impianti con potenza massima di 200 kW; e 1.050 euro per quelli compresi tra i 200 e i 2 megawatt.
La misura è di forte interesse per le imprese agricole già orientate a produzione e autoconsumo aziendale e che ora possono traguardare nuovi modelli basati appunto sulla condivisione diffusa di energie rinnovabili. Risultati che potranno essere ulteriormente favoriti dalle novità del DL 13/2023 (Semplificazioni PNRR) che proprio per le configurazioni con a capo imprese agricole, ma anche organizzazioni agricole, consente di derogare ai requisiti previsti per le CER (potenza per impianto entro 1 MW e utenti della CER collegati sotto la stessa cabina primaria).

Impianti Fer

Riguardo all’iter autorizzativo del decreto Fer 2, è attualmente in corso la verifica a Bruxelles, e particolarmente alte sono le attese delle imprese agricole per le parti dedicate a biogas e biomasse. Obiettivo del decreto è contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 fissati nel Green Deal europeo con l’installazione di nuovi impianti a biogas, biomasse, pirogassificazione, fotovoltaici innovativi, eolici onshore, idroelettrici. Il decreto disciplina l’erogazione di una tariffa premio e, nel caso di impianti più piccoli, la possibilità di scegliere, in alternativa, una tariffa onnicomprensiva. Nel caso della tariffa premio il produttore manterrà la disponibilità dell’energia prodotta che potrà pertanto autoconsumare oppure vendere. Oltre ai nuovi impianti, avranno accesso agli incentivi anche quelli esistenti che avranno concluso il precedente periodo di incentivazione.
Per questa categoria, di cui fanno parte molti dei circa oltre 1.800 impianti a biogas esistenti in scadenza entro il 2027, Confagricoltura ha portato avanti una battaglia per evitare o limitare l’esclusione inizialmente prevista nel decreto, in ordine alla distanza degli impianti a biogas, sia nuovi che esistenti, dalla rete del gas. Il compromesso raggiunto prevede che per i nuovi impianti non ci sia alcuna verifica di distanza e nel caso degli esistenti solo quelli entro un chilometro e mezzo dalla rete non potranno avere accesso alla nuova tariffa, in quanto possono procedere alla riconversione a biometano (lo stesso PNRR punta con una misura specifica sulle riconversioni a biometano).

Agrivoltaico

Il decreto attuativo di cui si aspetta l’entrata in vigore è dedicato in modo specifico alle previsioni del PNRR in materia: 1,04 gigawatt di sistemi da installare entro il 30 giugno del 2026 finanziati con poco meno di 2 miliardi. Le ultime notizie ufficiali sull’iter di approvazione risalgono all’estate del 2022 con il testo presentato dal Mise alla consultazione pubblica a cui partecipò anche Confagricoltura.
Nelle ultime settimane è circolata una prima bozza non ufficiale, sostanzialmente, in linea con quella di un anno fa. Il massimo del contributo in conto capitale previsto potrà coprire il 40% dei costi che il proponente deve affrontare. Il costo di investimento massimo di riferimento per l’erogazione del contributo sarà di 1.500 euro per kilowatt. Al momento è previsto che gli impianti candidabili abbiano una potenza minima di 300 kW. I soggetti ammessi agli incentivi sono le aziende agricole individuali, societarie, cooperative, e le associazioni temporanee di impresa.
Il valore della tariffa è calcolato come base d’asta: 85 euro per megawatt prodotto all’ora, con un incremento di 4 euro Mw/ora per gli impianti ubicati nelle regioni del Centro Italia (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo), e di 10 euro per il Nord del Paese (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto). A tale sistema, il decreto attuativo affianca anche un’altra tariffa incentivante, calcolata sulla quantità di energia elettrica netta immessa in rete.
La misura sull’agrivoltaico è molto attesa dalle imprese del settore primario, sia perché si tratta di un modello di fotovoltaico innovativo, perché compatibile con la produzione agricola, sia perché sostenuta finanziariamente dall’Ue tramite il PNRR. Nel suo confronto con il Mise, Confagricoltura ha segnalato alcune modifiche mirate al miglioramento degli schemi funzionali e, soprattutto, a favorire l’accesso di più imprese possibili. Tra le richieste di Palazzo Della Valle c’è l’estensione degli incentivi anche agli impianti al di sotto dei 300 kw, l’assegnazione della tariffa non su base d’asta, e l’estensione dell’incentivo anche all’autoconsumo oltre che all’energia immessa in rete. Punti che la Confederazione porterà di nuovo sul tavolo di confronto ministeriale.

I risultati raggiunti in agricoltura sulle rinnovabili consentono alle imprese di contribuire ad una produzione energetica più sostenibile e competitiva. Il settore agricolo concorre per l’8,5% della produzione elettrica da fonti d’energia rinnovabile (FER) di cui il 2,5% da fotovoltaico, contribuendo al 13% della produzione fotovoltaica. Lo ha sottolineato il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, intervenendo in audizione in Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.
L’attuale contesto impone di accelerare sullo sviluppo della produzione di energia rinnovabile. Le imprese agricole e le cooperative possono dare un contributo decisivo al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, fornendo risposte concrete alla grave emergenza, con azioni indicate nel RepowerEU. Le novità introdotte dall’art. 8 del DL Aiuti sono un passo in avanti con il superamento dell’autoconsumo. Ora occorre convincere la Commissione per riuscire ad applicare questa impostazione anche agli investimenti previsti nel PNRR a partire del Parco Agrisolare.
Il contesto socioeconomico impone l’aumento della produzione di energia rinnovabile, ma il decreto, nel caso delle aziende agricole di produzione primaria, limita gli interventi precludendo la possibilità di realizzare impianti destinati anche alla vendita di energia”, ha sottolineato Agrinsieme, secondo cui “c’è anche il timore che nei periodi di picchi stagionali produttivi non si riesca nemmeno a soddisfare integralmente il fabbisogno di energia elettrica dell’azienda”.
Tra le criticità segnalate, la possibile inammissibilità di alcuni tipi di strutture, nonché di comparti. Secondo Agrinsieme, è inoltre necessario affiancare la misura Parco Agrisolare con un percorso di incentivazione della produzione di energia, che accompagni gli investimenti al 2030.
Per gli impianti fotovoltaici sui terreni – ha concluso il Coordinamento – occorre privilegiare l’agrovoltaico e le superfici non utilizzabili per la produzione agricola, prevedendo l’incentivazione di quelli realizzati e gestiti da imprese agricole, mettendo ordine tra le normative regionali e quelle nazionali, così da evitare difformità nel trattamento di aziende che operano in territori diversi”.

Nella giornata di ieri è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Testo del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 recante coordinato con la legge di conversione 27 aprile 2022, n. 34 “Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”.

Qui sotto ne trasmettiamo una sintesi:

L’art. 1 della Legge 27 aprile n 34 prevede, per il secondo trimestre 2022, l’azzeramento degli oneri di sistema delle utenze elettriche domestiche e non fino a concorrenza della somma di 3 miliardi di euro.

L’art. 2 stabilisce la riduzione dell’IVA al 5% e delle aliquote degli oneri di sistema relativi al gas metano rispettivamente per 591 milioni di euro e 250 milioni di euro.

L’art. 8 interviene a sostegno delle esigenze di liquidità delle imprese conseguenti ai rincari dell’energia.

L’art 11 apporta modifiche all’art 65 della Legge 24 marzo 2021 n. 27 contenente disposizioni urgenti per concorrenza, sviluppo infrastrutture e competitività. Le variazioni riguardano la regolamentazione dello sviluppo del fotovoltaico in area agricola.

Degno di nota e di approfondita lettura l’art. 11 bis, il quale prevede la riconversione e l’incremento dell’efficienza energetica delle serre, attraverso uno specifico Piano nazionale predisposto con decreto dal Ministro della Transizione Ecologica, adottato di concerto con i Ministri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico.

Il piano dovrà perseguire il rinnovamento strutturale delle serre con l’utilizzo di energia rinnovabile, favorire la trasformazione degli impianti serricoli da strutture di consumo a strutture di produzione di energia, incentivare il fotovoltaico sui tetti di queste installazioni, etc. Il piano dovrà essere attuato anche con strumenti finanziari per l’agricoltura sostenibile e le agro energie di cui al PNRR.

Citiamo ancora l’art. 12, contenente alcune modifiche al decreto legislativo 199 del 2021 che attua la direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonte rinnovabile. Le modifiche dovrebbero apportare semplificazioni per gli impianti solari fotovoltaici, anche a terra, in aree idonee, tra cui anche quelle agricole distanti non più di 300 metri da zone industriali.

In ultimo, segnaliamo l’articolo 12 bis, che consente l’utilizzo negli impianti di biogas e biometano di sottoprodotti provenienti da attività agricole, allevamento, gestione del verde e attività forestale, nonché di sottoprodotti che si originano da attività alimentari e industriali se rispettano le condizioni previste dall’articolo 184-bis del D.Lgs n. 152/06, e se l’utilizzo agronomico del digestato prodotto rispetta le disposizioni previste dal titolo IV del decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 25 febbraio 2016.