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In merito alla Misura del PNRR, M2C1 – I2.3 “Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare”, riportiamo una lettera del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida

Lettera Ministro Lollobrigida

 

Confagricoltura è intervenuta al Tavolo ministeriale, presieduto dal Ministro dell’Agricoltura, per affrontare la pesante situazione del settore ortofrutticolo. In tale occasione, il presidente Massimiliano Giansanti ha rappresentato le esigenze prioritarie: il ripristino della liquidità delle imprese, la realizzazione di un piano straordinario pluriennale di estirpazione e reimpianto per convertire la produzione frutticola verso specie e varietà più orientate al mercato e maggiormente adattate ai cambiamenti climatici, nonché il miglioramento degli strumenti della gestione del rischio per tutelare il reddito degli agricoltori, aumentando i fondi per accrescere l’efficacia delle misure dedicate.
Dal canto suo, il Ministro Francesco Lollobrigida ha assicurato come nella prossima Legge di bilancio sarà previsto un fondo emergenze da 270 milioni per salvaguardare il comparto.
Infine, Confagricoltura, ha ribadito l’urgenza di esternalizzare delle misure efficaci come previsto dal decreto ministeriale per gli agrumi, già annunciato dal Ministro tra i provvedimenti di prossima applicazione e rivisto nella sua impostazione secondo le indicazioni fornite dalla Confederazione.

La situazione del comparto ortofrutticolo è stata oggetto di approfondimento del Comitato direttivo di Confagricoltura, all’indomani del Tavolo convocato dal Ministro Francesco Lollobrigida e alla luce delle gravi difficoltà del settore. Proprio a Bologna, due giorni fa, i frutticoltori erano scesi in piazza per sollecitare misure e garantire futuro ad uno dei più rilevanti comparti dell’agricoltura nazionale, che vale oltre 14 miliardi di euro e rappresenta il 25% dell’intero settore primario italiano.
Le priorità sono il ripristino della liquidità delle imprese, la realizzazione di un piano straordinario pluriennale di estirpazione e reimpianto per convertire la produzione frutticola verso specie e varietà più orientate al mercato e maggiormente adattate ai cambiamenti climatici, il miglioramento degli strumenti della gestione del rischio per tutelare il reddito degli agricoltori, aumentando i fondi per accrescere l’efficacia delle misure dedicate.
Il quadro è molto complesso. Dopo due anni consecutivi in cui le gelate primaverili hanno compromesso buona parte dei raccolti in diverse regioni d’Italia, a fronte della diffusione di fitopatie difficili da contrastare, nell’ultimo anno i produttori hanno dovuto fare i conti con le gelate di aprile, le alluvioni di maggio, le alte temperature che si sono eccezionalmente protratte nel tempo, situazioni che hanno portato pesanti riduzioni delle quantità raccolte e commercializzate.
Ai danni climatici si somma la dinamica dei costi di produzione che continua a mantenersi su livelli alti rispetto al passato e che in questi ultimi giorni, a causa dello scoppio del nuovo conflitto, sta portando a nuovi aumenti. C’è poi da evidenziare la carenza di manodopera, l’incremento dei tassi di interesse che riduce la propensione agli investimenti, una generale diminuzione del potere d’acquisto che sta ulteriormente riducendo i consumi delle famiglie, ormai su livelli preoccupanti da diverso tempo.
Le produzioni più in difficoltà sono pere, kiwi e agrumi. Nella sola Emilia-Romagna, negli ultimi 20 anni, la superficie frutticola è passata da 66mila a 44mila ettari. Soltanto le pere quest’anno hanno avuto una produzione inferiore del 60% rispetto al 2022.
Confagricoltura apprezza lo sforzo del Ministro Lollobrigida che ha annunciato di voler pianificare lo sviluppo della filiera, puntando in particolare su innovazione e ricerca, ma ribadisce l’urgenza di misure efficaci: “Nell’immediato, occorrono provvedimenti importanti, così come è successo con il decreto ministeriale per gli agrumi. Molte aziende oggi lavorano in perdita. Il settore sta diventando estremamente vulnerabile. È evidente l’urgenza di interventi per garantire un futuro all’agricoltura e all’economia di molte regioni”.

La scorsa settimana, con la firma del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è stato formalmente dato il via libera al decreto da 25 milioni di euro per le attività di promozione nazionale e internazionale dei prodotti Dop e Igp dell’agroalimentare.
Il provvedimento individua le modalità e i criteri di ripartizione delle risorse finanziarie stanziate sul “Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura”, ponendosi l’obiettivo di migliorare la comunicazione sull’origine dei prodotti a denominazione, sulle loro caratteristiche e qualità, sullo sviluppo della sostenibilità dei processi produttivi e sull’accrescimento della rappresentatività delle strutture consorziate, al fine di dare ulteriore impulso alle filiere agricole interessate, aumentare gli scambi commerciali e quindi anche l’export. Potranno potenzialmente beneficiare dell’intervento i 168 Consorzi di tutela delle Dop e Igp del settore agroalimentare legalmente riconosciuti.
Si tratta di una misura particolare opportunamente attivata dal Masaf subito dopo il divieto di registrazione di marchi evocativi, usurpativi o imitativi di Dop e Igp stabilito dalla Legge 102 del 24 luglio 2023, entrata in vigore lo scorso 23 agosto, anche per prodotti o servizi differenti dal prodotto tutelato. Si tratta di uno strumento importante che modifica il Codice della proprietà industriale e sostanzialmente da maggiore forza alla protezione delle Indicazioni Geografiche.
Oltre al divieto di registrazione, la “102” prevede che per i marchi relativi a prodotti agricoli e agroalimentari di prima trasformazione, contenenti o costituiti da denominazioni geografiche, l’Ufficio italiano brevetti trasmetta l’esemplare del marchio al Ministero che dovrà esprimere il proprio parere vincolante. Infine, il Consorzio di tutela o, in assenza di questo il Masaf stesso, potrà proporre opposizione nonché azioni di nullità avanti al l’Ufficio italiano brevetti e marchi.

Dare al consumatore quello che desidera, un prodotto di alta qualità e buono. Lo stiamo facendo, non è una sfida impossibile, ma occorre accelerare su ricerca e innovazione per recuperare spazi di mercato, lavorando sulla pianificazione e come sistema”. Il messaggio del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, a Macfrut è condiviso dai principali player del settore che l’organizzazione agricola ha chiamato a Rimini per un momento di confronto ad ampio respiro sul comparto ortofrutta. Un’occasione di dialogo molto apprezzato dai relatori del convegno dedicato alle nuove sfide del settore. “E’ una grande opportunità essere qui oggi – ha detto l’amministratore delegato di Coop Italia, Maura Latini – perché insieme dobbiamo trovare delle soluzioni e un modello che guardi al futuro. I consumi sono già modificati: tengono bene i prodotti più innovativi, che addirittura crescono nelle vendite. Occorre intercettare velocemente nuove tendenze e necessità e trovare una grande strategia comune, facendo attenzione anche ai prezzi”.
La dinamica della domanda finale delle famiglie ha evidenziato un calo dei consumi in quantità rispetto al 2021 dell’1,7% per la frutta e del 5,2% per gli ortaggi. Ancora peggiore la performance se paragonata al 2020, con un calo del 2,6% per la frutta e dell’8,5% per gli ortaggi (dati Ismea). In buona sostanza, l’effetto inflattivo si è fatto sentire nel 2022 anche sul carrello ortofrutticolo della spesa delle famiglie italiane e sembra proseguire anche nel 2023.
Sul fronte dei mercati, il 2022 è stato un anno in cui tutto sommato le esportazioni hanno tenuto, ma importiamo più di quanto esportiamo – ha spiegato il presidente di Fruitimprese Marco Salviquesto significa che abbiamo perso competitività. Siamo ancora leader per mele, uva da tavola, kiwi, pesche nettarine. Non è un caso, sia perché sono più adatti al trasporto sia perché hanno avuto più innovazione. Quindi dobbiamo puntare a un prodotto che abbia una sua distintività, perché quello di massa ci vede perdenti anche rispetto ai paesi con costi di produzione più bassi”.
ll nostro è un tessuto fatto di imprese piccole e piccolissime, che vivono questa situazione in grande difficoltà – ha aggiunto il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottinic’è un margine da recuperare per far emergere il ruolo dell’Italia sulla piazza mondiale: dobbiamo lavorare per aumentare la produzione italiana sui mercati, ma anche per avere una logistica migliore”.
Il settore dell’ortofrutta sta vivendo una situazione estremamente complessa: dopo due anni (2020 e 2021) in cui le gelate primaverili hanno compromesso buona parte dei raccolti in diverse regioni d’Italia, a fronte della diffusione di fitopatie difficili da contrastare, nell’ultimo anno i produttori hanno dovuto fare i conti con gli effetti sempre più gravi della siccità e con le alte temperature che si sono eccezionalmente protratte nel tempo portando, in molti casi, a drastiche riduzioni delle quantità e di calibro della produzione.
Dobbiamo andare verso la ricerca e l’innovazione – ha detto il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardorecuperando anche un po’ rispetto al passato per stare davvero sul mercato. Anche sulla comunicazione dobbiamo fare attenzione a non dare messaggi fuorvianti, ma lavorare in modo coordinato”. “Questa è sicuramente la crisi più complessa e difficile degli ultimi tre decenni – ha sostenuto il presidente di Conserve Italia Maurizio Gardiniclima, manodopera, accesso al credito sono le voci su cui sono necessarie misure d’urto, programmi e progetti che ci mettano nelle condizioni di reagire. Poi sicuramente noi non ci salveremo senza ricerca: grazie al PNRR abbiamo risorse mai viste nella nostra storia, dobbiamo investire con partner alleati e università”.
Stiamo lavorando per cercare di spendere bene le risorse del PNRR, per valorizzare le filiere puntando sulla qualità, vero punto di forza dell’Italia agroalimentare – ha affermato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigidapresteremo attenzione ai temi che sono stati sollevati in questo incontro: la ricerca, innanzitutto, ma anche la manodopera e l’innovazione per reagire ai cambiamenti climatici che non sono una novità di oggi”.
Confido che temi esposti qui saranno approfonditi dal Governo per valorizzare davvero un settore che rappresenta un quarto del totale della produzione agricola nazionale – ha concluso Giansanti – noi continueremo a fare la nostra parte”.