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Prima riunione, l’8 settembre scorso, del tavolo del partenariato economico-sociale per l’attuazione della riforma della politica agricola comune, la sede dove si discuteranno i vari aspetti del recepimento della normativa nazionale e della stesura del piano strategico nazionale 2023- 2027 che definirà gli obiettivi ed i vari strumenti della politica agricola comune dopo il periodo transitorio.
La prima riunione è stata dedicata a due aspetti: alla definizione delle “esigenze” che vanno elencate con le relative priorità per individuare i fabbisogni del settore e delineare delle politiche coerenti a tali indirizzi nonché alla presentazione degli “eco-schemi”, assoluta novità della riforma, che il Mipaaf intende attivare.
Agli “eco-schemi” saranno dedicate risorse per il 25% minimo del massimale nazionale dei pagamenti diretti e cioè circa 900 milioni di euro per anno (su 3,6 miliardi). La proposta ministeriale prevede sette “eco-schemi” che spaziano da contributi per la riduzione degli antibiotici in zootecnia, al finanziamento all’agricoltura biologica ed integrata al finanziamento della gestione sostenibile dei pascoli, all’inerbimento delle colture arboree e destinazione di superfici per colture a perdere.
Confagricoltura ha formulato le prime indicazioni rinviando alle osservazioni che saranno poi inviate e intanto ha rimarcato che le proposte ministeriali mancano di alcuni elementi essenziali per la valutazione, quali l’importo unitario e la ripartizione del massimale finanziario tra le varie misure di “eco-schemi”. In ogni caso, per una valutazione definitiva, sarà essenziale verificare l’implementazione di tutti i vari aspetti della PAC (per esempio l’applicazione del regime dei pagamenti diretti che prevede notevoli novità) che sono tra di essi correlati. Non si potrà esprimere quindi un giudizio se non su una definizione complessiva, e possibilmente più dettagliata, del recepimento nazionale della riforma che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2023.

È stato pubblicato sul sito MIPAAF il decreto dipartimentale n.288989 del 23 giugno 2021 relativo alla costituzione del Comitato della sostenibilità vitivinicola. Il decreto costituisce il Comitato della sostenibilità vitivinicola – CoSVi – e sancisce l’uso del Sistema di Qualità Nazionale della Produzione Integrata – SNQPI per il sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola.
Il CoSVi avrà il compito di definire il disciplinare e il sistema di monitoraggio e di individuare gli indicatori per le valutazioni della sostenibilità della filiera vitivinicola; il disciplinare sarà basato dunque per la parte in campo sul sistema di produzione integrata e per la parte di trasformazione e imbottigliamento farà riferimento alle norme, nazionali o internazionali, dei più recenti protocolli, anche privati, in materia di sostenibilità vitivinicola.
La certificazione di sostenibilità è definita come certificazione di processo e non di prodotto e la rispondenza del processo aziendale sarà assicurato da un organismo di controllo da individuare successivamente.
Come richiesto da Confagricoltura è stato previsto un periodo transitorio di due anni, in cui si valutano rispondenti anche i sistemi di certificazione esistenti a livello nazionale. Un elemento che invece Confagricoltura e tutte le organizzazioni della filiera hanno fortemente contrastato riguarda la composizione del CoSVi che ha inspiegabilmente escluso le organizzazioni di rappresentanza dei produttori e ha inserito, pur se a titolo consultivo i rappresentanti dei sistemi di valutazione. Si tratta di una decisione che penalizza ingiustamente le organizzazioni agricole che invece ad avviso di Confagricoltura, come più volte evidenziato in tutte le sedi, rivestono un ruolo essenziale per la concertazione e la definizione delle importanti regole per la sostenibilità delle produzioni vitivinicole.
Al di là di questo aspetto negativo, infatti, in linea generale si valuta il provvedimento molto importante per le aziende vitivinicole italiane, perché consentirà di anticipare a livello nazionale il raggiungimento nel settore degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica che costituiscono l’asse portante della riforma della PAC post-2020 e della Strategia Farm to Fork.

Il Mipaaf sta procedendo all’aggiornamento del Piano Corilicolo Nazionale, al quale Confagricoltura sta garantendo il suo contributo attraverso la partecipazione ai diversi gruppi di lavoro. Nell’ambito del gruppo che si occupa di “Meccanizzazione – post raccolta, fonti rinnovabili e agricoltura digitale”, Confagricoltura ha evidenziato la necessità di investire in macchinari che possano contestualmente ridurre i costi di produzione, aumentare la quantità e migliorare la qualità delle nocciole, garantendo allo stesso tempo la sicurezza degli operatori e la sostenibilità ambientale. In sintesi: macchinari più compatti, meno ingombranti, meno pesanti, che possano entrare agevolmente nei noccioleti anche a seguito di precipitazioni e che consentano una corretta distribuzione degli agrofarmaci, concimi, diserbanti e spollonanti nel noccioleto, mettendo in atto, in tutte le aziende un sistema di distribuzione localizzata ed intelligente degli agrofarmaci.
Confagricoltura ha suggerito di riprendere le prove legate alla spollonatura meccanica del noccioleto sia nella fase giovanile sia in quella produttiva. Inoltre, ha consigliato di investire in macchinari per il post raccolta che garantiscano una corretta pulizia ed essiccazione delle nocciole, evitandone così l’alterazione e migliorandone la qualità.

Il decreto 268921 del 10 giugno 2021 relativo alla misura dello “Stoccaggio privato dei vini di qualità” per l’annualità 2021 prevede lo stanziamento dell’importo complessivo di 10 milioni di euro da erogare per lo stoccaggio dei vini.
Il decreto è stato pubblicato sul sito internet del Ministero.
Si evidenziano due importanti novità introdotte per l’annualità 2021:
1) l’accesso alla misura anche per i vini imbottigliati
2) l’introduzione di un sistema sanzionatorio per le aziende che non porteranno a
termine l’impegno di stoccaggio previsto che prevede l’esclusione da tutte le misure del PNS vitivinicolo per un periodo di due anni dall’accertamento del mancato impegno.
Restano inalterati l’importo dell’aiuto determinato in 0,060 euro/hl/giorno per i vini a DOCG e DOC e 0,040 euro/hl/giorno per i vini a IGT ed il periodo di stoccaggio fissato in 6 mesi.
Anche per l’annualità 2021 la domanda di accesso alla misura è presentata dai produttori interessati per ogni stabilimento dalla data che sarà indicata con apposita circolare AGEA; le domande saranno ricevibili per non più di 5 giorni.
Resta per l’annualità in corso la criticità legata ai controlli. Confagricoltura ha chiesto al MIPAAF di consentire al produttore che ha la necessità di commercializzare il prodotto di poterlo fare previa comunicazione a mezzo PEC all’organismo di controllo fornendo tutte le evidenze documentali inerenti alla partita di vino in stoccaggio; tuttavia il MIPAAF non si ancora ufficialmente pronunciato sulla questione.

 

Il decreto del Mipaaf n. 0249006 del 28 maggio 2021 prevede, come per il 2020, alcune flessibilità nell’implementazione delle misure del PNS vitivinicolo per l’annualità 2021 e nel sistema delle autorizzazioni. Il testo tiene conto delle modifiche apportate alla normativa comunitaria per l’OCM vino e al sistema autorizzativo a seguito della pandemia, ai sensi del regolamento (UE) 2020/2220 (cosiddetto regolamento “transitorio”), del regolamento delegato (UE) n. 2021/374, del regolamento di esecuzione (UE) 2021/78 e del regolamento delegato (UE) 2021/95.
Il decreto contiene deroghe alle misure di ristrutturazione e riconversione vigneti (con la proroga della domanda di RRV al 15 luglio 2021), investimenti e vendemmia verde in linea con quanto accordato nella scorsa annualità.
Alla luce della normativa comunitaria si chiarisce il quadro sanzionatorio per tutte le misure del piano nazionale di sostegno in caso di cause di forza maggiore o circostanze eccezionali, come l’emergenza sanitaria dovuta al Covid, che abbiano impedito di completare gli investimenti o gli impegni. In tal caso verrà assegnato il contributo per un importo corrispondente alle singole azioni realizzate.
Vengono anche ridefinite le penalità, in circostanze normali, nel caso in cui l’intero progetto non sia completamente realizzato ma l’obiettivo generale sia comunque raggiunto, verrà assegnato il contributo per un importo corrispondente alle singole azioni realizzate decurtato dell’importo del contributo corrispondente alle azioni non realizzate.
Infine, si specifica che le proroghe per le autorizzazioni inserite nel testo sono relative alle autorizzazioni agli impianti vitati in scadenza nel 2020 e non nel 2021.
Prosegue intanto – anche se la Commissione Europea non pare incline a rilasciare ulteriori concessioni – l’attività sindacale di Confagricoltura finalizzata a ottenere una deroga specifica per prorogare le autorizzazioni all’impianto in scadenza nel 2021, in analogia con quanto previsto per l’anno precedente.

In allegato il testo del decreto del Mipaaf

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