Articoli

La carenza di fertilizzanti avrebbe un impatto devastante sulla quantità e sulla qualità delle produzioni agricole a livello mondiale. Serve un’iniziativa in ambito europeo – dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiper far fronte a una situazione che non sarà di breve durata, a causa dello straordinario aumento del prezzo del gas”.
Negli ultimi giorni – segnala Confagricoltura – si sono registrati ripetuti annunci di tagli dell’attività da parte delle principali imprese produttrici di fertilizzanti. Alla chiusura di alcuni stabilimenti nel Regno Unito, si è aggiunto l’annuncio del taglio del 40% della produzione in Europa da parte di uno dei principali produttori a livello mondiale di ammoniaca – da cui si ricavano i fertilizzanti – e primo operatore italiano del settore. In Italia, il mercato dei fertilizzanti vale circa un miliardo di euro.
Il settore agricolo è già sottoposto a una crescita record dei costi di produzione che non vengono generalmente trasferiti sui prezzi di cessione dei prodotti”, sottolinea Giansanti.
L’ulteriore aumento dei prezzi dei fertilizzanti, o addirittura una prolungata carenza, porterebbe fuori controllo la situazione sotto il profilo economico e produttivo, con possibili ripercussioni sociali nei Paesi meno avanzati, dove la spesa per l’alimentazione ha un’incidenza elevata sul costo della vita”.
A livello mondiale, ci sono segnali di vero e proprio accaparramento. In questa situazione di emergenza – puntualizza il presidente di Confagricolturaandrebbe anche valutata l’ipotesi di procedere con acquisti centralizzati di fertilizzanti da parte dell’Unione Europea”.
In Italia l’uso di prodotti chimici è in costante calo da anni – conclude Giansanti – ed è in atto un processo condiviso tra agricoltura e industrie di settore per una accresciuta tutela delle risorse naturali, grazie alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti”.
Occorre, però, essere consapevoli che i fertilizzanti continuano ad essere fondamentali per ottenere quantità e rese adeguate. E livelli qualitativi in linea con le esigenze del mercato”.

La pesante ondata di gelo che ha investito gran parte del territorio nazionale, nelle notti dei primi dieci giorni di aprile, ha causato enormi danni al settore agricolo italiano. Tra i settori maggiormente colpiti troviamo purtroppo l’ortofrutta per la quale si registrano perdite ingenti su moltissime produzioni, tra le quali in particolare drupacee e kiwi.
Non si è trattato di un evento isolato in quanto, già dalla seconda metà del mese di marzo, in molti territori le temperature erano scese al di sotto dello zero causando danni ingenti alle varietà più precoci. Successivamente un’ondata di caldo anomalo, con temperature diurne quasi estive, aveva accelerato il risveglio vegetativo e così, l’intenso gelo delle notti tra il 7-8 aprile, ha causato danni molto gravi. In tale complessa situazione Confagricoltura si è subito attivata per effettuare una prima stima dei danni che si è attestata in un miliardo di euro e per “sensibilizzare” le istituzioni nazionali ed europee a mettere in atto azioni per aiutare le aziende colpite e favorire la ripresa economica di un comparto pesantemente danneggiato.
Confagricoltura ha evidenziato al Copa Cogeca gli ingenti danni riportati dal comparto ortofrutticolo e ha sottolineato il contesto sfavorevole in cui questa avversità si è manifestata. Purtroppo infatti, questa preoccupante situazione si è aggiunta alle gelate che hanno interessato, già lo scorso anno, alcuni importanti areali produttivi nazionali e, si è inserita in un contesto già colpito dalla pandemia e che sta facendo i conti anche con i danni derivanti dalla cimice asiatica. Confagricoltura ha pertanto chiesto alla Commissione di prevedere misure straordinarie aggiuntive a livello europeo per i produttori colpiti dalla calamità ed ha richiesto maggiore flessibilità in ambito OCM. Considerato che, l’avversità climatica che ha colpito il nostro Paese, ha interessato anche altri Paesi dell’UE – in particolare Francia, Spagna, Austria, Grecia – la proposta avanzata dall’Italia è stata ampiamente condivisa da numerose organizzazioni europee ed è stata accolta dal Copa-Cogeca che ha inviato una lettera alla DG Agri contenente diverse istanze. La lettera riassume la difficile situazione causata dall’eccezionale ondata di gelo registrata in diversi Paesi dell’Ue, segnala i prodotti maggiormente colpiti (pesche, nettarine, albicocche, Mandorle, prugne, etc..), fornisce una prima stima dei danni per Italia (stima di Confagricoltura) e Francia e propone alcune prime misure di intervento. Nello specifico, il Copa-Cogeca chiede di mettere in atto tutte le misure straordinarie aggiuntive per compensare i produttori colpiti, di estendere anche per il 2021 le deroghe introdotte nel 2020 per il Covid ai PO delle OP e di prevedere una maggiore flessibilità per le regole riguardanti il calcolo del VPC nelle regioni colpite dalla gelata.
Un primo positivo risultato dalle istituzioni è stato ottenuto lunedì in occasione della riunione dei ministri agricoli della UE in videoconferenza in occasione della quale il Ministro Patuanelli ha sollevato il problema dei danni delle gelate che hanno colpito in particolare il settore ortofrutticolo e quello vitivinicolo.

L’Unione Europea sta rivedendo e disposizioni sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Direttiva 128/09/CE). La revisione della direttiva – chiarisce Confagricoltura – si rende necessaria da un lato per rispondere agli obiettivi stabiliti nell’ambito della strategia “Dal produttore al consumatore” e della strategia per la biodiversità, dall’altro per tenere conto dei risultati emersi da una specifica relazione preparata dalla Commissione nel 2020, in cui sono state individuate carenze nell’attuazione, nell’applicazione e nell’esecuzione di vari elementi della direttiva sull’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari da parte degli Stati membri. Tra queste mancanze spicca in particolar modo l’assenza di chiari obiettivi quantitativi a livello di singoli Paesi e il ritardo accumulato dalla maggior parte degli Stati membri (tra i quali l’Italia) nel riesame dei rispettivi piani d’azione nazionali (PAN) entro il termine stabilito di cinque anni (entro il 2020).
Confagricoltura, che ha fornito il proprio contributo alla consultazione, ha rimarcato come la revisione della normativa sui fitofarmaci dovrà assicurare un equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, anche attraverso un maggior coordinamento con altre normative (acque, rifiuti, sicurezza sul lavoro), al fine di evitare duplicazioni di impegni e soprattutto in un’ottica di semplificazione.
Per Confagricoltura occorre evitare che gli obiettivi introdotti dal Green New Deal si traducano in nuovi oneri per le imprese agricole e in una conseguente perdita di produttività e competitività rispetto ai Paesi extra UE. Difatti, nel momento in cui l’Europa decide di eliminare una sostanza attiva dal “cassetto degli attrezzi” degli agricoltori, deve avere anche la forza e il coraggio di vietare l’importazione dall’estero di prodotti alimentari trattati con quella molecola.
Un altro tema di grande importanza che dovrà essere affrontato in fase di revisione della direttiva è la drastica riduzione delle molecole disponibili e la scarsa propensione da parte delle industrie agro-farmaceutiche a investire nella ricerca di nuove sostanze per le colture minori. La problematica – ad avviso di Confagricoltura – potrebbe essere in gran parte superata attraverso la promozione e l’incentivazione della ricerca. In questo contesto, all’interno dell’UE dovrebbero essere poi migliorati e semplificati i meccanismi del mutuo riconoscimento: non è più ammissibile che non ci sia omogeneità tra gli Stati membri e che in alcuni Paesi si possano utilizzare prodotti fitosanitari vietati in altri Stati. Per rafforzare il percorso verso l’uso sostenibile, occorre poi puntare soprattutto su innovazione e tecnologie avanzate, iniziando a ragionare anche sulla possibilità di utilizzare dosi ridotte di agrofarmaci nell’ambito dell’agricoltura di precisione, così com’è assolutamente necessario prevedere la possibilità di utilizzo dei droni per effettuare trattamenti localizzati, superando il divieto legato ai trattamenti aerei.

F2F, ovvero (From) Farm to Fork. La strategia dell’UE “Farm to Fork” è molto ambiziosa, e il settore zootecnico europeo vuole mettere a disposizione le sue conoscenze e il suo know-how per non disperdere il patrimonio delle tradizioni agricole e gli enormi progressi compiuti. Gli allevatori dell’UE sono attori impegnati nel cambiamento verso una maggiore sostenibilità, e vogliono evitare che l’approccio Farm to Fork si basi su preconcetti errati.
European Livestock Voice e Carni Sostenibili hanno individuato 9 paradossi e li hanno analizzati in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=f4HJQQbpD6U

L’Unione Europea ha posticipato al 1° gennaio 2022 la data di applicazione del Regolamento 2018/848 sulla produzione biologica, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2021. La decisione è riportata nel reg. UE 2020/1693 del Parlamento Europeo e del Consiglio, dell’11/11/2020, che modifica il Reg. UE 2018/848 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici per quanto riguarda la sua data di applicazione.