Il piano della Commissione per il “Green Deal” dell’agricoltura europea ha perso per strada più di un pezzo. Lo scorso febbraio, la presidente von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento per ridurre del 50%, in media, entro il 2030, l’uso di fitofarmaci a seguito della “bocciatura” decretata dal Parlamento europeo e delle forti resistenze emerse in seno al Consiglio dei ministri. “La Commissione presenterà una nuova proposta più matura, con il coinvolgimento delle parti interessate”, ha detto von der Leyen.
L’accordo provvisorio raggiunto sul progetto legislativo per il ripristino della natura non ha ottenuto il via libera finale del Consiglio, perché un gruppo di Stati membri, tra i quali l’Italia, ritiene che l’intesa potrebbe avere negative conseguenze sul settore agricolo. Al momento, quindi, l’accordo è ‘congelato’ in attesa delle iniziative che la presidenza di turno belga del Consiglio deciderà di assumere.
Le modifiche degli atti di base della PAC già approvate dal Consiglio, oltre a una riduzione degli adempimenti burocratici, hanno allentato i vincoli che erano stati posti all’attività delle imprese nell’ottica di una condizionalità ambientale rafforzata.
Diverse cause hanno concorso a determinare queste significative novità: l’eccessivo carico ideologico presente nelle proposte della Commissione, con il risultato di sacrificare la competitività; le manifestazioni di piazza degli agricoltori e le valutazioni dei gruppi politici in vista della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
In ogni caso – precisa Confagricoltura – l’obiettivo di una maggiore sostenibilità ambientale dell’agricoltura resta strategico, ma è indispensabile un cambio di visione e nuove prospettive.
Il mutato assetto della geopolitica globale impone che ogni proposta di regolamento sia supportata da una preventiva valutazione indipendente, che consenta di misurare con rigore l’impatto sul potenziale produttivo agricolo e sull’efficienza delle imprese.
Il processo di riduzione dei fitofarmaci, già in atto, deve continuare con il supporto della ricerca e degli investimenti. A ogni divieto, però, – ricorda Confagricoltura – deve corrispondere la disponibilità di un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico, anche per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico sulle produzioni. A questo riguardo, dovrà essere accelerato al massimo il processo per l’inquadramento delle tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento della Unione europea. L’auspicio è che il Consiglio definisca la propria posizione entro la scadenza, a fine giugno, del semestre di presidenza belga.
Sul piano generale, l’obiettivo è che con la nuova legislatura europea si affermi una visione aggiornata e più realistica. L’agricoltura è in grado di offrire una soluzione e un valido contributo per le grandi sfide che l’economia e la società hanno di fronte: sicurezza alimentare, cambiamento climatico, transizione energetica, conservazione delle risorse naturali.

Ai titolari di marchi registrati da almeno 50 anni o non registrati – ma su cui è possibile dimostrare un effettivo uso continuativo per lo stesso periodo – utilizzati per commercializzare prodotti o servizi realizzati da un’impresa di eccellenza fortemente legata alla tradizione e al territorio, è data la possibilità di richiederne l’iscrizione nell’apposito Registro Speciale dei Marchi Storici di Interesse Nazionale tenuto presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.
Il marchio storico rappresenta un’opportunità per le imprese nazionali strettamente connesse al territorio, per incrementare e valorizzare la loro immagine sul mercato, frutto di una lunga tradizione familiare.
Ai titolari viene concesso di utilizzare il logo “Marchio storico di interesse nazionale” per le finalità commerciali e promozionali e per un tempo illimitato.
Il marchio storico può dunque rappresentare per l’impresa un vero e proprio strumento di marketing.
Tale logo può essere affiancato, per finalità commerciali e promozionali, al proprio marchio iscritto nel Registro speciale, senza alterarne la rappresentazione, e può essere utilizzato solo con riferimento ai prodotti e servizi cui si riferisce il marchio stesso.
Tra le informazioni che devono essere incluse nell’istanza da depositarsi ai fini dell’iscrizione al Registro speciale dei Marchi Storici – oltre ai dati anagrafici del richiedente, la sua qualifica (cioè, se titolare o licenziatario del marchio) e i prodotti/servizi di riferimento – vi sono gli estremi della prima registrazione e dei rinnovi successivi, se si tratta di un marchio registrato, oppure, in caso di marchio non registrato, la documentazione che dimostri il suo uso effettivo e continuativo per almeno cinquant’anni (ad es., imballaggi, etichette, listini, cataloghi, fatture, inserzioni su giornali, ecc.). Inoltre, il richiedente deve depositare una dichiarazione sostitutiva da cui risulti che il marchio di cui si chiede l’iscrizione nel Registro speciale è stato utilizzato per la commercializzazione di prodotti o servizi realizzati da un’impresa produttiva di eccellenza storicamente collegata al territorio nazionale.

La Regione Piemonte ha attivato la procedura presso il Ministero dell’Agricoltura per il riconoscimento dello stato di calamità in seguito alla siccità del 2023. Pertanto, per le aziende agricole danneggiate, che nei mesi di ottobre e novembre non abbiano già provveduto, è stata riaperta la possibilità di segnalare i danni da siccità presso il Comune o i Comuni presso i quali ricadono i propri terreni.
Le aziende possono utilizzare il Modello “Agricoltura-Siccità” (in allegato) predisposto dalla Regione Piemonte e  inviarlo tramite PEC al proprio Comune di riferimento.
In caso di necessità, le aziende possono avvalersi dell’assistenza fornita dall’ufficoio tecnico di Asti Agricoltura per la compilazione dei moduli. Le segnalazioni vanno fatte tassativamente entro e non oltre il 18 aprile 2024

Per informazioni e delucidazioni è possibile contattare l’ufficio tecnico di Asti Agricoltura

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Su iniziativa della Commissione europea, a partire dal 22 gennaio 2024 e fino al 6 dicembre 2024, è nuovamente disponibile il fondo che permette alle PMI di ottenere “voucher” da utilizzare come rimborso per spese sostenute per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, in particolare per la registrazione di marchi e disegni. La novità di questa edizione è che i “voucher” possono essere altresì richiesti da lavoratori autonomi.
La procedura per l’ottenimento del rimborso è semplice e prevede la concessione della sovvenzione entro soli quindici giorni dalla domanda. Una volta ricevuta l’approvazione a ricevere il rimborso, sarà necessario presentare la domanda di registrazione del proprio marchio e successivamente richiedere la restituzione della quota prevista di tasse pagate.
Nel settore agricolo sono numerosissimi i marchi registrati, si pensi ad esempio al settore vinicolo, con le migliaia di etichette di vini registrate come marchio in tutto il mondo, dei prodotti caseari e più in generale di ogni prodotto alimentare di origine animale o vegetale.
Per quanto riguarda il settore vinicolo in particolare, come sappiamo dall’8 dicembre 2023 è entrato in vigore il nuovo regolamento della Commissione Europea n. 2021/2117 sull’etichettatura del Vino, che richiede agli imprenditori di indicare le informazioni riguardanti gli ingredienti e i valori nutrizionali del prodotto sulla bottiglia.
Questo potrebbe richiedere, quindi, un restyling anche grafico delle proprie etichette. Le etichette, come le denominazioni o i loghi, possono essere oggetto di protezione tramite deposito di domande di marchio e lo strumento del “Voucher” può quindi contribuire a ridurre il costo degli investimenti da sostenere per adeguarsi a questa novità legislativa.
Nota finale, ma non meno importante, prima di iniziare l’uso di un marchio è sempre buona regola effettuare un’indagine accurata per accertarsi che marchi uguali o simili non siano già stati “occupati” da altri operatori nello stesso ambito di prodotti o servizi. Questa verifica può essere fatta accedendo ai registri pubblici dei marchi registrati, o rivolgendosi a servizi specializzati.

La Provincia di Asti promuove corsi di formazione per guardie ecologiche volontarie. Nell’ambito della legge regionale del 2 novembre 1982 n.32 sono istituite le Guardie Ecologiche Volontarie (G.E.V.) (artt. 36 e 37), organizzate e gestite dalle Province e dalla Città metropolitana. Le Guardie Ecologiche Volontarie ricoprono un ruolo di fondamentale importanza nel quadro delle politiche per la difesa e valorizzazione del patrimonio naturale, oltre che per la promozione dell’informazione ed educazione ambientale. Un altro compito delle G.E.V. è far osservare le norme regionali e nazionali che richiamano le stesse come soggetto di vigilanza.

CORSO DI FORMAZIONE

1) Il programma del corso prevede una durata di 90 ore complessive, di cui 50 di lezioni teoriche fruibili in video conferenze in modalità sincrona, n. 30 ore in uscita sul territorio e n. 10 ore di tirocinio con uscite sul territorio nell’ambito della Città Metropolitana di Torino e della sessione d’esame a conclusione del percorso formativo presso la Città Metropolitana di Torino.

2) Le aspiranti Guardie Ecologiche dovranno avere un’età compresa tra i 18 anni e i 67 anni ed essere in possesso della licenza della scuola dell’obbligo

3) Nel caso in cui il numero dei candidati con i requisiti richiesti superi il numero massimo di 20 iscritti farà fede la data di protocollo della domanda di ammissione

4) Alle lezioni saranno ammessi i primi 20 cittadini residenti in provincia di Asti che abbiano fatto pervenire, mezzo posta elettronica certificata (provincia.asti@cert.provincia.asti.it), domanda di ammissione, approvata con il presente provvedimento ed allegata quale parte integrante, entro e non oltre le ore 12,00 del 5 aprile 2024

In allegato, oltre alla domanda di ammissione, anche la determina della Provincia di Asti e il vademecum della Guardia Ecologica Volontaria

domanda iscrizione corso GEV_240328_230349

Dt953 026 del 28 marzo 2024_240328_230238

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