Confagricoltura Piemonte ha scritto alla Regione per sottolineare le preoccupazioni delle aziende agricole per la prolungata carenza di precipitazioni su tutto il territorio piemontese e per le ricadute che ne conseguono. “Uno scenario che non sembra destinato a mutare nel breve periodo – spiega Confagricolturae che mette a serio rischio le rese delle produzioni agricole per la campagna in corso“. “La situazione in atto e quella in prospettiva indicata dai modelli previsionali – ha chiarito il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiaci induce a richiedere di verificare, nel più breve tempo possibile, se sussistano le condizioni affinché la Regione dichiari lo stato di emergenza”.
La richiesta – precisa Confagricoltura – scaturisce anche dalla consapevolezza che, qualora le condizioni di scarsità idrica dovessero prolungarsi ulteriormente, le imprese agricole dovranno effettuare scelte di coltivazioni meno esigenti dal punto di vista dell’apporto irriguo, che potrebbero determinare conseguenze negative rispetto agli impegni assunti con l’adesione ad alcuni interventi del PSR quali, per esempio, i pagamenti agro climatici ambientali (Misura 10), l’agricoltura biologica (misura 11) e l’indennità compensativa (Misura 13).

Ottimismo e voglia di ripartire sono i sentimenti che si sono respirati alla Borsa internazionale del Turismo di Milano, che ha confermato il crescente desiderio di viaggiare di nuovo. Agriturismi e strutture ricettive, tour al centro della ruralità, nei borghi storici e nelle campagne italiane dovrebbero fare la parte del leone nell’estate 2022. Agriturist, l’associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio di Confagricoltura, ha rilevato che già per il week end di Pasqua sono stati prenotati diversi soggiorni nella natura, lontano dalle città e dall’affollamento che le contraddistingue. In aumento anche la tendenza alla prenotazione last minute. Agriturist si augura che, visto anche il momento favorevole per il settore, le istituzioni tengano nella giusta considerazione l’importanza del settore turistico, all’interno del quale l’agriturismo rappresenta una componente fondamentale per l’economia e il futuro dell’Italia.

Tempi incerti danno risultati incerti. Alla vigilia di Pasqua e del ponte del 25 aprile, a vincere sono le tavolate di famiglia a base di buon cibo. L’estate, dopo un importante numero di prenotazioni all’inizio dell’anno, ha subito un rallentamento, soprattutto dall’extra Europa. Questa la sintesi di Agriturist sull’andamento delle strutture agrituristiche, su cui pesano anche i rincari dei combustibili e delle materie prime, oltre a quelli dell’energia.
Se registriamo il pienone per i pranzi di Pasqua e Pasquetta, non tutte le strutture hanno il tutto esaurito per le camere. Pochissimi i gruppi, molte le famiglie che scelgono la campagna e il cibo genuino per le feste. Il turismo ha cambiato faccia ed è più che altro di prossimità. Tra la pandemia e il conflitto anche le prenotazioni dell’estate dall’estero, prevalentemente europee, partite in gran cassa a gennaio, hanno subito una frenata e si registra qualche disdetta legata al virus. Contiamo sull’appeal della campagna, sul senso di libertà che trasmettono gli ampi spazi e sulla bontà e qualità del nostro cibo, perché il 2022 sia finalmente un’estate di vera ripresa. Anche se più che last minute ora, anche per motivi economici, a fare la parte del leone è il last second”. Augusto Congionti, presidente dell’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura, riassume così il sentiment degli imprenditori associati.
In Piemonte eccellenti risultati per le strutture con ristorante, meno ottimistica la situazione dell’ospitalità. Bene il 25 aprile, tranquillo, anche per il calendario che lo ha fatto capitare di domenica, il primo maggio. Piena ripresa per le fattorie didattiche, gli aperitivi in vigna e le attività per le famiglie.
La peste suina, in provincia di Alessandria, con lo stop alle attività outdoor, ha spinto però gli operatori a inventarsi “Urban cruise” sull’asfalto tra le attrazioni locali.

La Commissione Europea ha formalmente chiesto al governo ungherese di ritirare il provvedimento con il quale, all’inizio di marzo, sono state introdotte rigide limitazioni alle esportazioni di cereali a causa della guerra in Ucraina. Nella lettera firmata dai commissari UE all’Agricoltura e al Mercato Interno – evidenzia Confagricoltura – si sottolinea che le misure varate, in sintesi la preventiva autorizzazione delle autorità statali, hanno l’effetto di un vero e proprio bando alle esportazioni. Secondo i dati della Commissione, l’Italia importa annualmente dall’Ungheria circa un milione di tonnellate di grano tenero e 1,5 milioni di tonnellate di mais. Oltre ad infrangere le regole del mercato unico, – si sottolinea nella lettera della Commissione – il decreto varato dall’Ungheria è immotivato anche sotto il profilo strettamente economico. Con una produzione di grano tenero e mais che ammonta ad oltre 200 milioni di tonnellate, l’Unione è tra i principali esportatori di cereali a livello mondiale.
Grazie ad una politica agricola comune (PAC) finora orientata sulla produzione e sulla competitività delle imprese – dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantii rifornimenti per i cittadini europei continuano ad essere assicurati, anche se dobbiamo fare i conti con un aumento senza precedenti dei costi che, senza adeguati interventi da parte della UE e del governo, può limitare i cicli produttivi”.
L’Unione Europea ha anche una responsabilità in termini di sicurezza alimentare nei confronti dei Paesi meno avanzati – prosegue Giansanti – in un recente rapporto del WTO si rileva che in Africa e nel Medio Oriente le importazioni di grano da Ucraina e Federazione Russa coprono il 50% del fabbisogno di cereali”.
In alcuni Paesi africani già si registrano aumenti dei prezzi per i cereali tra il 50 e l’80%. Quasi la metà del grano gestito dal Programma alimentare mondiale della FAO arrivava dall’Ucraina”.
Senza un programma straordinario di aiuti, c’è il rischio di una crisi alimentare su scala internazionale che avrebbe pesanti conseguenze di ordine sociale e sul fronte dell’immigrazione clandestina”, conclude il presidente di Confagricoltura.

Gli effetti del conflitto avranno ripercussioni nel lungo periodo, anche per quanto riguarda la filiera foresta-legno. A dirlo è Confagricoltura, che sottolinea come, a causa delle restrizioni alle esportazioni di tronchi dalla Russia e Ucraina, si stia aggravando ulteriormente la crisi dei prezzi e lo squilibrio dei mercati internazionali.
Questo contesto, con i rapidi mutamenti del quadro geopolitico internazionale e gli ingenti aumenti energetici, è l’occasione per far tornare centrale la risorsa legno italiana nelle politiche di approvvigionamento di materie prime”, afferma Enrico Allasia, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Boschive di Confagricoltura. “Occorre accelerare le dinamiche economiche orientate allo sviluppo del settore, rafforzando le filiere nazionali del legno”.
L’attuale situazione d’incertezza richiede, anche da parte del nostro Paese, strategie capaci di ridurre la forte dipendenza di legname dall’estero. “Il nostro patrimonio forestale – sottolinea Allasia – è una risorsa importante che copre più di 1/3 della superficie nazionale, pari a oltre undici milioni di ettari, e merita di essere valorizzato e utilizzato”.
In quest’ottica Confagricoltura ritiene che l’avvio da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della procedura per l’iscrizione al registro nazionale per gli operatori che commercializzano legno e prodotti derivati rappresenti un importante passo per aumentare la trasparenza del comparto, qualificare la provenienza e la tracciabilità delle produzioni.