Diventare il primo continente a impatto climatico zero assicurando prodotti alimentari sani, nutrienti e di alta qualità, nel rispetto dell’ambiente e in linea con i principi dell’economia circolare. È questo l’ambizioso obiettivo che l’Unione Europea intende raggiungere e che vede tra i protagonisti di questa “impresa” anche tutta la filiera agroalimentare italiana. Ecco il tema principale dell’evento, “Green new deal: la strategia “farm to fork” – filiere agroalimentari smart e a basso impatto ambientale” promosso da Confagricoltura e Federalimentare, nell’ambito di Ecomondo Digital.
Al panel hanno partecipato, tra gli altri, i presidenti delle due associazioni organizzatrici, Massimiliano Giansanti di Confagricoltura e Ivano Vacondio di Federalimentare, il Capo della Unità dedicata alla Farm to Fork all’interno della DG SANTE Alexandra Nikolakopoulou, il DG–Dipartimento politiche europee, internazionali e sviluppo rurale del MIPAAF Giuseppe Blasi e il prof. Angelo Riccaboni dell’Università di Siena, con la collaborazione di ENEA.
Nel webinar è stato ribadito come agricoltura e industria giochino un ruolo centrale nella sfida europea della neutralità climatica entro il 2050: attraverso la strategia Farm to Fork, infatti, le due filiere dovranno continuare a produrre cibo sano e di alta qualità, rispettando l’ambiente e i principi dell’economia circolare. Una sfida accettata sin da subito dalla filiera agroalimentare consapevole dell’importanza del suo ruolo.
Le due associazioni hanno pertanto posto in evidenza come, nel contesto dell’emergenza sanitaria in atto, il sistema agroalimentare sia stato considerato attività essenziale anche dalla Commissione Europea. “Il cibo ha una valenza pubblica che non può essere sottovalutata e limitata”.
Il Made in Italy è sempre più apprezzato anche all’estero. Tanto è vero che, nel primo semestre dell’anno (rispetto all’analogo periodo del 2019), nonostante la pandemia, l’export dei prodotti agricoli è tornato a crescere (+0,6%) e quello dei prodotti alimentari ha confermato la sua crescita pur con un rallentamento (+2,6%).
I casi studio presentati nel corso del webinar su alcune filiere – lattiero casearia (Brazzale SpA), pomodoro (Ort. Soc. Agr. Gandini Antonio S.S.), molitoria (Molino Dallagiovanna Srl) e birra (Cerealinnova) – hanno testimoniato l’impegno dell’agricoltura e del settore agroalimentare sullo sviluppo sostenibile. I risultati raggiunti in questo campo sono molti, soprattutto sul piano della qualità dei prodotti e della sostenibilità ambientale.
Ad avviso di Confagricoltura e Federalimentare un piano serio di investimenti nella ricerca, nello sviluppo, nella digitalizzazione e nell’innovazione del mondo agroalimentare, a fronte delle sfide lanciate dalla strategia Farm to fork, è imprescindibile. Vanno sostenuti gli sforzi delle imprese agricole e agroalimentari; altrettanto imprescindibile è la tutela delle eccellenze Made in Italy, anche in riferimento alla difficile situazione che tutto il mondo sta vivendo.
Occorre coniugare e raccordare gli interventi messi a disposizione dall’Unione Europea, definendo un piano organico di riforme ed interventi settoriali, per rafforzare la nostra economia ed il sistema Paese – ha osservato Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura. “Le proposte della Commissione sulla strategia Farm to Fork devono essere in grado di dare risposte ai nuovi fabbisogni della società che sono da una parte maggiore produttività e dall’altra maggiore sostenibilità ambientale; senza però penalizzare il potenziale produttivo dell’agricoltura e del sistema agroalimentare europeo, evitando di aumentare le importazioni da Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose. Per tali motivi occorre che si dia attuazione ad un vero e proprio Piano strategico sull’agricoltura italiana”.
L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni per la sostenibilità sia in relazione alle caratteristiche nutrizionali dei prodotti che in relazione alla questione ambientale. La sostenibilità però è un concetto ampio e, se è vero che va messa al centro, è pur vero che va considerata in tutte le sue componenti: ambientale, sociale ed economica – ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. “Come produttori siamo pronti a giocare da protagonisti la partita ma vorremmo che questo ruolo e gli sforzi fatti finora ci fossero riconosciuti. Chiediamo, inoltre, tutela e riconoscimento per il nostro modello alimentare che non discrimina alcun alimento e per i prodotti Made in Italy che vediamo essere spesso sotto attacco. Il riferimento è ai sistemi di etichettatura come il Nutriscore. Dialogo strutturato con gli stakeholders, misure basate sulla scienza, sistematiche valutazioni d’impatto sulle proposte, gradualità delle misure, sostegno negli investimenti e alle PMI sono, a nostro avviso, gli elementi chiave affinché la strategia F2F possa rappresentare davvero un’opportunità per tutta la filiera e abbia chances per raggiungere gli ambiziosissimi obiettivi che si prefigge”.

 

Con il nuovo Dpcm tornerà l’autocertificazione per gli spostamenti. Il modulo è già disponibile sul sito del Ministero dell’Interno. Si tratta di un modello standard, che avranno a disposizione tutte le pattuglie delle forze di polizia, nel quale i cittadini dovranno indicare i motivi dello spostamento. I controlli verranno fatti a campione e chi non riuscirà a dimostrare il motivo indicato nell’autocertificazione verrà denunciato.
In allegato il modello di autocertificazione

modello_autodichiarazione_editabile_ottobre_2020

Il territorio nazionale è stato suddiviso in aree di rischio. Il Piemonte è stato inserito tra le aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto. Da domani saranno vietati anche gli spostamenti all’interno della regione tranne che per ragioni lavorative, di salute e per accompagnare i bambini a scuola.
Le attività lavorative e produttive, comprese ovviamente quelle agricole, potranno proseguire nel rispetto delle norme di sicurezza.
Saranno sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, sia negli esercizi di vicinato sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole vendite di generi alimentari e di prima necessità. Chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie. Sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), a esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale a condizione che vengano rispettati i protocolli o le linee guida diretti a prevenire o contenere il contagio. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro.

In tutta Italia e soprattutto in Piemonte i contagi da Covid-19 crescono senza sosta. Nella nostra regione quasi la metà dei contagiati è asintomatica, segno che il virus è subdolo e si diffonde in modo rapido anche attraverso le persone che apparentemente sono sane. Aumentano i ricoverati in terapia intensiva: a ieri in Piemonte erano già 233 in totale, mentre le persone in isolamento domiciliare sono 37.819.
Il Governo ha imposto una nuova stretta. Con il Decreto del presidente del consiglio dei ministri del 3 novembre, in vigore da domani venerdì 6 novembre, vengono imposte una serie di limitazioni alla circolazione delle persone e alle attività di bar e ristorazione, compresi gli agriturismo. In allegato il link tramite il quale poter visualizzare il testo del nuovo DPCM insieme ai suoi allegati.

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/11/04/20A06109/sg

 

 

Il mercato vitivinicolo, già duramente danneggiato dal lockdown primaverile, è nuovamente messo a dura prova.
Qualora si dovesse arrivare a nuove chiusure, ma anche solo col mantenimento dell’attuale blocco della ristorazione nelle ore serali e con i contingenti già in atto, si andrà inevitabilmente incontro a un drastico calo della domanda da parte di tutto il canale Horeca, con danni pesantissimi”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte esprime la preoccupazione dei viticoltori per il periodo che si prospetta. “Le feste natalizie e di fine anno – continua Allasia – rappresentano tradizionalmente un’occasione di significativo consumo dei vini di qualità: pranzi e cene in compagnia sono l’occasione per bere, con moderazione, vini importanti che non si consumano tutti i giorni”.
Le chiusure del mercato tedesco – sottolinea Confagricoltura Piemontepreoccupano fortemente i viticoltori, in quanto la Germania è uno dei nostri più importanti mercati di esportazione, soprattutto per l’Asti spumante e il Moscato d’Asti“.
L’aiuto che dovrebbe arrivare dal governo con le misure di attuazione del Decreto Rilancio, rappresentano per Confagricoltura “una goccia nel mare”.
Il decreto sullo stoccaggio privato dei vini di qualità, così come prospettato dal Ministero delle Politiche Agricole, che andrà all’esame della Conferenza Stato Regioni domani giovedì 5 novembre non contribuirà sicuramente a risolvere il problema.
La dotazione finanziaria del provvedimento, seppur significativa, è totalmente insufficiente per il raggiungimento dello scopo. Secondo il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro il quantitativo di vino che potrà essere oggetto di uno stoccaggio privato a sei mesi non raggiungerà i 900.000 ettolitri, a fronte di una produzione nazionale che supera i 46 milioni di ettolitri.
In questo modo si potrà togliere temporaneamente dal mercato meno del 2% della produzione nazionale: per il Piemonte vorrebbe dire poter stoccare a sei mesi meno di 50.000 ettolitri di vino su una produzione totale di oltre 2,6 milioni di ettolitri.
Per attuare un intervento che abbia un impatto positivo occorrerebbero almeno 100 milioni di euro – dichiara Luca Brondelli di Brondello, componente della giunta nazionale di Confagricolturaaltrimenti si rischia di impegnare risorse comunque importanti senza ottenere nessun risultato tangibile. Ci auguriamo che il governo comprenda la situazione e trovi le risorse aggiuntive per dare significato alla misura“.
Confagricoltura Piemonte, che ha illustrato la propria posizione all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa in vista della Conferenza Stato Regioni di giovedì prossimo, chiede inoltre che si apra un confronto tra la filiera e le istituzioni per programmare, già all’inizio del prossimo anno, una politica di contenimento dell’offerta, se necessario anche attivando una nuova distillazione delle produzioni, per consentire di gestire in modo adeguato un equilibrio commerciale molto precario.