Estate difficile per gli anziani, tra pandemia, rischio povertà e provvedimenti importanti ancora bloccati, come le riforme che riguardano la non autosufficienza e il sistema socio-sanitario. A questo si aggiunge la generale situazione d’incertezza. Lo avevamo denunciato anche come Cupla, il coordinamento che ci riunisce come associazioni pensionati di rappresentanza dei lavoratori autonomi, auspicando una forte presa di coscienza sulle necessità di una popolazione che rappresenta un terzo degli italiani”. A dirlo è Angelo Santori, segretario nazionale dell’Anpa, l’associazione che riunisce i pensionati agricoli di Confagricoltura.
L’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto dei cittadini e le fasce più deboli vivono ansie e preoccupazioni. “Occorre – continua Santori – che questa campagna elettorale estiva sia guidata dal buon senso. Serve dare prospettive ai giovani e sicurezza agli anziani, proponendo e realizzando non interventi tampone, ma programmi concreti mirati a creare quella stabilità necessaria per chi ha tanti anni davanti per costruire il proprio futuro in Italia. Così come c’è bisogno di dare serenità a chi ha lavorato una vita, evitando il rischio di trovarsi con in mano un pugno di mosche per gli anni che gli restano”.
La preoccupazione dei pensionati di Confagricoltura è grande per una crisi di liquidità, che spingerebbe gli anziani verso una situazione di fragilità anche dal punto di vista economico. “Ci appelliamo a tutte le forze politiche perché non cancellino quanto di buono fatto finora ma, guidati da praticità ed equilibrio, imbocchino un percorso virtuoso capace di dare prospettive, stabilità e sicurezza ai cittadini – conclude il segretario nazionale dell’Anpa. “La priorità degli anziani è quella di potersi garantire una vecchiaia serena. Occorre quindi tutelare i loro diritti, assicurare assistenza domiciliare, evitare l’isolamento sociale, promuovere l’invecchiamento attivo, avere una sanità pubblica in grado di fornire risposte su tutto il territorio, confermando i valori e i principi su cui si fonda il nostro Paese”.

Malgrado il grande caldo, che spingerebbe il consumo di frutta, ricca di acqua e di vitamine, il mercato è lento e sconta l’aumento dei prezzi di energia e materie prime, riducendo all’osso i margini dei produttori agricoli. Quest’anno, seppur di pezzatura un po’ più piccola, la frutta estiva è di eccellente qualità, con un grado zuccherino elevato, che garantisce maggior contenuto vitaminico e una conservabilità più elevata. “Irrigazione, gasolio agricolo, energia per le celle frigorifere, carburante, fertilizzanti, materiale per il confezionamento e l’imballaggio. Tutto è aumentato – spiega Michele Ponso, presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura. “Siamo in preda di un mix esplosivo. Al crollo del potere di acquisto dei consumatori si è aggiunta l’impennata dei costi di produzione”.
Il presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura fa qualche esempio. “L’aumento dell’energia elettrica ha raddoppiato i prezzi per le celle frigorifere portando le bollette a 100 mila euro al mese. Mandare un camion in Germania prima costava 2.500 euro di gasolio, ora 4.000, senza dimenticare le elevate spese che sosteniamo per l’irrigazione. Intendiamoci – precisa – se i prezzi di vendita fossero riferiti all’anno scorso, il 2022 sarebbe giudicata un’ottima annata, ma gli aumenti esponenziali delle spese hanno ridotto i margini di oltre il 30%”.
A causa dell’anomala e prolungata ondata siccitosa, sottolinea Confagricoltura, la parola d’ordine per i frutticoltori è stata diradare di più, per avere frutti più grandi e più resistenti. Infatti le piante cariche di pesche, albicocche, pere e mele soffrono di più la carenza d’acqua e, con le alte temperature, rischiano di andare in stress idrico, con conseguente cascola dei frutti.
Buoni i risultati per pesche e nettarine, anche se con l’avvicinarsi delle ferie preoccupa il rallentamento nei consumi. Discreta l’annata anche per i piccoli frutti, nonostante le perdite dovute alle temperature eccessive del mese di giugno. Si prospetta – conclude Michele Ponso – un’ottima produzione in termini qualitativi e quantitativi per mele e pere, ma l’incognita resta l’autunno e il panorama globale tra confitto ed inflazione”.
Aria calda, mercato fermo”. Sintetizza così Massimiliano del Core, presidente della Organizzazione Interprofessionale dell’ortofrutta italiana, la situazione del comparto e aggiunge: “Dopo l’ottima partenza delle angurie sui mercati Nord europei, assistiamo ad un rallentamento. Bene le pesche e le albicocche, malgrado queste ultime siano un frutto delicato, che sconta la finestra stagionale stretta. La frutta presenta un ottimo grado zuccherino”.
Per l’uva da tavola – continua Del Core – l’incertezza sui mercati rende fredda la campagna, nonostante la qualità e le buone caratteristiche organolettiche. Resta sostenuta la domanda di prodotto di Club (uva e angurie) senza semi. Siamo ottimisti per l’uva da tavola, il periodo clue sarà dopo Ferragosto e si protrarrà fino a settembre-ottobre”. La frutta italiana è un’importante voce dell’export agroalimentare. Diventa la prima insieme agli ortaggi, rappresentando più di un quarto dell’intera produzione agricola nazionale.

 

Elaborazione dati del Centro studi di Confagricoltura

Il Sudafrica ha presentato ricorso al WTO (Organizzazione mondiale del commercio) contro la decisione della UE con la quale è stato imposto, a partire dal 14 luglio scorso, il trattamento a freddo obbligatorio sulle arance importate dai paesi terzi in cui è presente il parassita della Falsa Cydia. “La decisione della UE va blindata in tutte le sedi – dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiper tutelare la produzione italiana ed europea. Qualsiasi passo indietro sarebbe ingiustificato ed inaccettabile”.
Secondo le regole del WTO, a seguito di un ricorso, si apre una fase di consultazione – della durata massima di 60 giorni – per tentare di raggiungere un accordo tra le parti in causa. In caso contrario, si apre un contenzioso formale di fronte alle apposite istanze dell’Organizzazione multilaterale.
La decisione assunta a Bruxelles, che abbiamo sollecitato e sostenuto – prosegue Giansanti – non è assolutamente di stampo protezionistico. Essa punta, infatti, a contrastare l’entrata e la diffusione nell’Unione Europea di un parassita che potrebbe causare danni pesantissimi alle nostre produzioni. Non a caso il trattamento a freddo sulle importazioni di agrumi è da tempo in vigore in numerosi paesi asiatici e negli Stati Uniti”.
La decisione sul trattamento a freddo sugli agrumi rappresenta anche un valido precedente per altri settori produttivi, al fine di migliorare la protezione delle nostre produzioni contro i parassiti provenienti da paesi terzi”, conclude il presidente di Confagricoltura.
Nel 2021, le importazioni di agrumi della UE sono ammontate a circa 2 milioni di tonnellate, il 4,6% in più in termini di volumi rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Nello stesso anno l’import dal Sudafrica si è attestato a poco meno di 800 mila tonnellate, facendo registrare un aumento del 26% sulla media del periodo 2016-2020.

Continuiamo a parlare di semplificazione e sburocratizzazione, ma tutte le volte che si tratta di applicare una direttiva europea facciamo di tutto per complicarci la vita, rendendo sempre più difficile il lavoro degli imprenditori”. Gabriele Baldi, presidente della Confagricoltura di Asti, interviene sulle criticità operative derivanti dall’applicazione del decreto legislativo 27 giugno 2022, numero 104, il cosiddetto “Decreto Trasparenza”, che regolamenta gli obblighi informativi che i datori di lavoro sono tenuti a fornire ai lavoratori, a partire dal prossimo 13 agosto.
Gli agricoltori – dichiara Baldi – vogliono rispettare le leggi e collaborare in modo fattivo al contrasto dello sfruttamento e a qualsiasi forma di discriminazione in ambito lavorativo, ma occorre tener presente la realtà in cui operano le imprese del settore primario e la specificità del lavoro agricolo: la variabilità della programmazione del lavoro e l’ammontare minimo delle ore retribuite garantite, per fare un esempio, sono estremamente complicate da determinare in agricoltura, soprattutto nei periodi di raccolta quali la vendemmia, che quest’anno sarà anticipata già al mese di agosto”.
A parere di Confagricoltura anziché applicare la direttiva in modo così burocratico sarebbe necessario individuare percorsi che consentano di tenere in considerazione le diverse tipologie di lavori agricoli e accelerare in modo deciso sui processi di semplificazione e di digitalizzazione di cui tanto si parla, ma che continuano a rimanere il più delle volte inattuati.
È necessaria una proroga del provvedimento, come ha chiesto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti con una lettera indirizzata al Ministro del Lavoro Andrea Orlando. “La proroga è necessaria anche in considerazione della situazione eccezionale che sta caratterizzando l’annata agraria – puntualizza Giansanti – a causa della siccità le operazioni di raccolta devono essere anticipate così come la programmazione delle assunzioni di lavoratori stagionali. Non c’è materialmente il tempo per dare puntuale seguito ai nuovi adempimenti e le imprese rischiano gravi sanzioni. Non intendiamo mettere in discussione gli obiettivi del decreto legislativo citato, che condividiamo, ma abbiamo profondi dubbi sulla scelta delle modalità operative che risultano eccessivamente onerose per il settore agricolo nel quale prevale il lavoro stagionale”.
Non vogliamo essere disfattisti – sostiene Baldi – ma se non si arriverà a un rinvio delle disposizioni la prossima vendemmia partirà sotto pessimi auspici per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro. La situazione è già delicata e si deve evitare di esasperare gli imprenditori con provvedimenti per molti versi assurdi: far entrare in vigore un provvedimento alla vigilia di Ferragosto, con la vendemmia alle porte, vuol dire esporre gli agricoltori a rischio di contenziosi e sanzioni. Con un po’ di buon senso si deve evitare questa ulteriore difficoltà alle imprese e per questo invitiamo i parlamentari che nelle prossime settimane si rivolgeranno all’elettorato a tenere in maggiore considerazione i reali problemi delle imprese, intervenendo nei confronti del governo perché non si producano danni facilmente evitabili”.

Quest’estate gli agriturismi italiani fanno il pieno grazie a un mix vincente: la riscoperta, in seguito alla pandemia, della ruralità e soprattutto delle vacanze di prossimità, insieme al forte ritorno degli stranieri. Moltissime le strutture già al completo. Premiate le imprese che oltre alla piscina, la prima colazione e la ristorazione organizzano attività, come trekking, passeggiate a cavallo, ciclobike o esperienze enogastronomiche, come lezioni di cucina e degustazioni.
Gli italiani – afferma Augusto Congionti, presidente Agrituristnon hanno rinunciato alle vacanze e, facendo molta attenzione al portafoglio, hanno scelto il contatto con la natura e la bellezza delle campagne. Secondo l’Enit ben un italiano su cinque ha optato per la vacanza outdoor. Complici anche gli scioperi aerei, gli stranieri hanno scelto l’automobile per spostarsi. Così oltre a scoprire durante il percorso quella che, a torto, viene definita l’Italia minore, è cresciuto l’apprezzamento per l’Italia rurale, tanto che il 10% degli agriturismi comincia ad avere già prenotazioni per l’estate 2023“.
Per Agriturist viene assolutamente confermata ed è addirittura destinata a crescere la tendenza dello scorso anno, verso ricavi finalmente stabili, se non in crescita, rispetto all’anno precedente (nel 2021 in media + 30%). E’ anche destinata ad aumentare ancora, in percentuale, la quota di mercato sull’intero settore turistico sia per quanto riguarda gli ospiti, sia per i pernottamenti (lo scorso anno era rispettivamente + 1% e +1,2%). Si prevede, infine, una crescita dei turisti esteri, rispetto allo scorso anno, in media del 15%, con punte anche del 35% grazie al ritorno degli americani e all’arrivo massiccio di turisti d’Oltralpe, dal Benelux e Nord Europa.
Certamente – sottolinea l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura – molto dipenderà dagli imprenditori e dalla loro capacità d’innovarsi, così come dalle Istituzioni e dal saper valorizzare, anche con l’utilizzo virtuoso dei fondi del PNRR, l’Italia agricola.
Viviamo – conclude Congionti – una situazione decisamente paradossale: sia il Covid, sia la situazione d’incertezza hanno lanciato la vacanza agrituristica, quasi meglio di una campagna pubblicitaria ad hoc. La tipicità, l’ambiente, la salute, le attività all’aria aperta, la scoperta di territori non lontani, insieme alla possibilità di soluzioni abitative autonome, grandi spazi, luoghi poco frequentati, che garantiscono il distanziamento sociale hanno rafforzato l’appeal delle nostre strutture. La possibilità di vivere con chi produce eccellenze da gustare, insieme allo stretto contatto con la natura che permette di rigenerare corpo e mente, hanno fatto il resto”.