La filiera suinicola ha partecipato ieri, giovedì 10 febbraio, ad un incontro convocato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e con la partecipazione del Ministero della Salute per valutare le misure da mettere in atto soprattutto sul piano della biosicurezza in relazione alla situazione epidemiologica della Peste Suina Africana.
I Ministeri hanno fornito un breve aggiornamento sulla situazione epidemiologica che vede la rilevazione attualmente di 34 casi riscontrati in carcasse di cinghiali sempre all’interno della zona infetta e sull’avanzamento delle ricerche di ulteriori eventuali carcasse di cinghiali. Si attende ora la relazione degli esperti della Commissione, che hanno monitorato anche le misure messe in atto in Belgio e Repubblica Ceca per eradicare la malattia, per definire le conseguenti azioni da prevedere. Una di queste, ampiamente discussa durante l’incontro, è quella di isolare l’area infetta con barriere, quali l’utilizzo di apposite reti di delimitazione. Su tale tematica il Ministero della Salute ritiene la misura importante per limitare la movimentazione degli animali, mentre il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali non é parso convinto sull’applicare tale misura né sulla eventualità di impiegare a tal fine i fondi a disposizione dell’implementazione delle misure di biosicurezza previsti con il DL “sostegni-ter” (15 milioni), ritenendo che vadano impiegati esclusivamente per le strutture di allevamento.
Le Regioni del Piemonte e della Liguria hanno informato sull’avanzamento degli abbattimenti dei suini presenti negli allevamenti familiari che stanno procedendo, ma non con poche difficoltà vista la difficoltà di incontrare macelli disposti ad accettare animali provenienti dalla zona infetta. Sempre le Regioni hanno evidenziato la sempre maggiore problematica relativa ai suini presenti in allevamenti commerciali che stanno sostenendo gravi costi legati principalmente al mantenimento degli animali.
I rappresentanti politici delle Regioni presenti (erano presenti gli assessori regionali di Piemonte, Emilia Romagna ed il vice presidente della Regione Liguria) hanno inoltre evidenziato la necessità che venga individuato con un Commissario per applicare misure straordinarie formalizzando lo stato di crisi sanitaria e per agire in modo coordinato e superare lo stato di amministrazione ordinaria che ha tempistiche troppo lunghe per una situazione che richiede interventi molto più rapidi ed “operativi”.
I rappresentanti delle organizzazioni e associazioni della filiera suinicola hanno evidenziato la necessità di applicare rapidamente le misure di contenimento della possibile espansione della malattia, la necessità di avere maggiori risorse per le azioni da mettere in atto e incentivi ed indennizzi al settore e agli allevatori coinvolti, la necessità di prevedere diverse azioni per ostacolare la movimentazione degli animali selvatici e favorire il depopolamento dei cinghiali presenti nell’area infetta ed in quelle limitrofe, risolvere al più presto le problematiche che si stanno presentando per la macellazione degli animali che stanno causando notevoli costi aggiuntivi ai produttori coinvolti e che vanno risarciti.
Confagricoltura, rappresentata dal presidente della Fnp Rudy Milani, ha messo in particolare anche in evidenza la difficoltà che stanno vivendo soprattutto gli allevamenti commerciali e le gravi perdite economiche per l’alimentazione degli animali e la difficoltà della vendita e macellazione e, quindi, la necessità che i fondi messi a disposizione siano indirizzati agli allevamenti commerciali per i ristori dei produttori coinvolti e per implementare la biosicurezza delle aziende. Ha posto l’accento sull’importanza di un coordinamento delle Amministrazioni e di agire rapidamente per contenere la movimentazione degli animali selvatici e la possibile espansione della malattia con misure che siano efficaci per conseguire tale obiettivo.
Il Ministero ha chiuso l’incontro avendo preso in considerazione tutte le osservazioni espresse che verranno riportate ai referenti politici per stabilire le conseguenti decisioni e le azioni da mettere in atto.

Per contenere la diffusione della peste suina africana gli esperti della Commissione Europea, al termine del loro sopralluogo in Piemonte, hanno suggerito di posare una recinzione con reti metalliche per impedire l’uscita dei cinghiali dalla zona infetta. Lo ha comunicato l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa alle organizzazioni professionali agricole che ha riunito questa mattina nella sede di Corso Stati Uniti a Torino, chiarendo che Il perimetro delimitato è di circa 275 chilometri. La Società Autostrade dovrà rafforzare le recinzioni già esistenti e, non appena il piano di eradicazione della peste suina sarà definito, si dovrà avviare la realizzazione di un nuovo di una nuova recinzione, esterna a quella autostradale esistente.
Si tratta di un lavoro estremamente oneroso – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiache non dovrà sottrarre risorse ai fondi stanziati dal Ministero per ristorare le aziende agricole danneggiate. A questo riguardo chiediamo a tutti gli enti interessati di fare presto, perché le imprese di allevamento sono in estrema difficoltà“. Confagricoltura chiede che, in questo particolare frangente, non si proceda con soluzioni ordinarie, ma con urgenza, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive, in particolare per quanto riguarda il depopolamento dei cinghiali. “I dati che ci sono stati riferiti oggi, peraltro frammentari e incompleti – aggiunge Enrico Allasiaevidenziano che l’attività di selezione del cinghiale nell’ultimo anno è stata a dir poco deludente. Siamo di fronte a un’emergenza sanitaria ed è necessario intervenire con azioni immediate, che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati”.
Il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro sottolinea che “il valore del patrimonio suinicolo piemontese, stimato per difetto dal Ministero delle Politiche agricole, ammonta a 240 milioni di euro. Le principali regioni produttrici, che insieme al Piemonte sono Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, portano questo importo a oltre 1,4 miliardi di euro. È una filiera di straordinaria importanza, sia per l’economia agricola, sia per il sistema agroindustriale e per le nostre esportazioni: di qui – sostiene Zuccaro – l’esigenza di adottare al più presto tutte le misure precauzionali utili per far sì che l’epidemia rimanga confinata e che si possa eradicare al più presto la malattia”.

L’Ispra ha pubblicato sul proprio sito internet le indicazioni per la gestione della Psa: https://www.isprambiente.gov.it/it/news/primo-caso-di-peste-suina-africana-psa-per-l2019italia-continentale
Secondo l’Ispra “la comparsa del virus è totalmente indipendente dalle densità di cinghiale” e ancora “La densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana”. Inoltre l’Ispra sostiene che “Secondo le simulazioni effettuate, per poter rallentare significativamente la diffusione della Peste suina africana si dovrebbe rimuovere nel brevissimo periodo la quasi totalità della popolazione di cinghiale (circa il 90%), obiettivo irrealistico da raggiungere nella gran parte dei contesti presenti sul territorio nazionale”. In pratica l’Ispra non fornisce nessuna indicazione concreta per la soluzione del problema.
Decisamente più definita la posizione del Ministero della Sanità, esplicitata nel Manuale Operativo Pesti Suine Rev. n. 2 del 21 Aprile 2021. In particolare, a pagina 26 del documento, si legge che “Al di fuori della ZONA DI SORVEGLIANZA (o ZONA ADDIZIONALE DI SORVEGLIANZA), la caccia al cinghiale si svolge come da normativa venatoria e senza alcuna restrizione. Tuttavia la complessiva strategia di eradicazione prevede un ingente sforzo di depopolamento da operarsi sia tramite cacciatori sia tramite operatori abilitati in dipendenza dell’organizzazione locale. Un’efficace opera di depopolamento si raggiunge quando vengono abbattuti il doppio dei cinghiali abbattuti normalmente durante l’attività venatoria”.

A livello nazionale Confagricoltura è intervenuta sulla situazione della PSA nell’audizione davanti alla Commissione Bilancio del Senato in merito alla conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da Covid-19.
Gli eventi eccezionali che si stanno verificando nel settore suino e avicolo – ha spiegato Confagricoltura – rappresentano aggravanti, dal carattere emergenziale, che frenano la difficile ripresa delle imprese agricole nello scenario pandemico. I notevoli rincari dei costi legati all’approvvigionamento di energia elettrica e gas, nonché dei fitofarmaci – determinano, anche per le imprese agricole, non incluse purtroppo tra le energivore, disposizioni che consentano di intervenire in maniera tempestiva con misure finanziarie, quali ad esempio un contributo straordinario una tantum.
Confagricoltura ha inoltre sottolineato la necessità di un sostegno alla liquidità delle imprese agricole, a fronte della fine delle moratorie bancarie e delle sospensioni fiscali e previdenziali, nonché del succedersi di eventi calamitosi ed epizoozie, attraverso la rinegoziazione ventennale del debito bancario, assistita da garanzia gratuita ISMEA, con una dotazione di 10 milioni di euro.
I casi accertati di peste suina africana – ha chiarito Confagricolturadestano grave preoccupazione, anche alla luce del proliferare incontrollato della fauna selvatica. Esprimiamo dunque il nostro apprezzamento per l’articolo 26 del provvedimento che, introducendo misure urgenti a sostegno del settore suinicolo, affronta l’emergenza nel settore legata al rischio della possibile diffusione del virus della PSA, prevedendo in particolare l’istituzione di due Fondi con dotazione finanziaria per complessivi 50 milioni di euro, uno di parte capitale ed uno di parte corrente. In relazione, infine, alle misure restrittive disposte al fine di contenere la diffusione del virus nei territori dove sono stati registrati i focoloai, chiediamo infine la proroga dei soggetti esercenti che conducono attività di allevamento suinicolo e avicolo nonché attività alberghiere – ivi compresi gli agriturismi – ricreative e di ristorazione, aventi il domicilio fiscale, la sede legale o la sede operativa nei territori identificati dal decreto ministeriale di cui al comma 2, al 31 dicembre 2022, con possibilità di pagamento fino ad un massimo di 6 rate mensili fino a giugno 2023, i termini dei versamenti che scadono nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2022 ed il 31 dicembre 2022 relativi alle ritenute alla fonte di cui agli articolo 23 e 24 del decreto del Presidente della repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e alle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, che i predetti soggetti operano in qualità di sostituti d’imposta; all’imposta sul valore aggiunto; ai contributi previdenziali e assistenziali, e ai premi per l’assicurazione obbligatoria”.

Esprimiamo apprezzamento per la delibera approvata oggi (venerdì 4 febbraio) dalla giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che detta nuove disposizioni in materia di gestione dell’emergenza peste suina africana”.
Così il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, che nei giorni scorsi aveva sollecitato la Regione ad adottare misure urgenti su due fronti: da un lato l’abbattimento dei suini detenuti negli allevamenti convenzionali della zona infetta, creando il vuoto sanitario e ristorando le imprese di allevamento che stanno sostenendo costi ingenti, senza avere la possibilità di commercializzare le loro produzioni in modo profittevole; dall’altro la pronta attuazione di un piano di abbattimento dei cinghiali per riportare il numero dei selvatici a una condizione accettabile.
La programmazione delle macellazioni dei suini negli allevamenti convenzionali e il divieto di ripopolamento per sei mesi – dichiara Enrico Allasia – va nella direzione da noi auspicata, così come la riduzione della densità del cinghiale da attuare nelle aree esterne alla zona infetta e zona di sorveglianza”.
Con le decisioni assunte si è imboccata la direzione giusta, secondo Confagricoltura, per affrontare in modo concreto e pragmatico l’emergenza. “Siamo certi che la Regione darà seguito tempestivamente agli impegni che si è responsabilmente assunta – conclude Allasia – intervenendo nei confronti del governo per far sì che i ristori giungano in fretta alle imprese e auspichiamo, se possibile, l’anticipo degli aiuti agli allevatori che dovranno programmare la macellazione degli 8000 suini presenti nella zona infetta”.