Il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle ha partecipato al webinar organizzato da Confagricoltura con l’assessore regionale alla Sanità Luigi Gensio Icardi. I dirigenti della Sanità Veterinaria regionale annunciano che nelle prossime settimane l’Unione Europea ispezionerà il Piemonte per verificare la gestione dell’emergenza. Gli allevatori chiedono di creare il vuoto sanitario e di avviare al più presto l’abbattimento dei cinghiali

 

Piena collaborazione degli agricoltori per mantenere l’emergenza sanitaria all’interno della zona infetta, rafforzando tutte le iniziative di biosicurezza degli allevamenti per uscire al più presto dall’emergenza sanitaria: sono queste le gli impegni che si è assunta Confagricoltura Piemonte nel webinar con l’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi, il direttore dei servizi veterinari della Regione Bartolomeo Griglio e il commissario per l’emergenza peste suina in provincia di Alessandria Giorgio Sapino.

Nell’incontro online che si è svolto martedì 1° febbraio, il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – intervenuto all’incontro con il presidente nazionale degli allevatori di suini di Confagricoltura Rudy Milani, il direttore regionale dell’organizzazione Ercole Zuccaro e i direttori di Alessandria Cristina Bagnasco, di Asti Mariagrazia Baravalle e di Cuneo Roberto Abellonio –  ha sottolineato la ferma volontà degli allevatori di adottare “tutte le azioni necessarie per assicurare la piena ripresa delle attività produttive, che nel nostro Paese rappresentano un volume di 100.000 suini macellati alla settimana. Un patrimonio basilare per l’ economia agricola regionale – ha aggiunto Allasia –  che conta su oltre 1.300.000 suini, allevati prevalentemente in provincia di Cuneo”.

Attualmente – ricorda Confagricoltura – ci sono 8.000 suini nell’area infetta, individuata in 78 comuni della provincia di Alessandria, che complessivamente conta su 29.000 capi allevati; altri 190.000 suini sono presenti nelle stalle in provincia di Torino e 931.000 in provincia di Cuneo, dei quali 500.000 nel raggio di 15 chilometri da Fossano.

I numeri degli allevamenti cuneesi  – hanno sottolineato gli allevatori di Confagricoltura che hanno partecipato al webinar – fanno sì che sia indispensabile evitare che l’epidemia si estenda; per questo è necessario procedere al più presto, seppur a malincuore, all’abbattimento forzoso di tutti i suini allevati nell’area infetta in provincia di Alessandria.

D’intesa con la Regione Piemonte – ha dichiarato Allasia – chiederemo al governo di poter utilizzare i fondi stanziati sul decreto Sostegni-Ter, che ammontano complessivamente a 50 milioni di euro per il comparto suinicolo, per ristorare gli allevatori dalla perdita di reddito e per creare al più presto un vuoto sanitario che ci preservi dalla diffusione dell’epidemia. Contemporaneamente siamo tornati da sollecitare alla Regione – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura Piemontela definizione di un piano di depopolamento dei cinghiali, che dovrà essere avviato al più presto, non appena conclusa l’azione di monitoraggio, per ripristinare un equilibrio ambientale adeguato, anche per quanto riguarda la tutela della biodiversità“.

Nelle prossime settimane – hanno annunciato i dirigenti della Sanità regionale che sono intervenuti al webinar organizzato Confagricoltura – il Piemonte riceverà la visita dei funzionari dell’Unione Europea che dovranno verificare la gestione dell’emergenza peste suina. Concluso il monitoraggio si tratterà di recintare l’aria infetta, operazione in parte agevolata dalle barriere già esistenti costituite dalle recinzioni autostradali, per circoscrivere fisicamente la zona infetta e poter procedere con l’abbattimento dei cinghiali dentro e fuori l’area interessata.

L’urgenza e la necessità di procedere a un drastico depopolamento del cinghiale (come da recente comunicazione regionale) non è stata né preannunciata, né tantomeno concordata con le organizzazioni degli agricoltori, che evidenziavano inascoltati questa esigenza ormai da tempo, e si scontra con le misure adottate, che prevedono soltanto il posizionamento di gabbie e recinti per catturare i selvatici che, allo stato attuale, vista la situazione emergenziale, rappresentano uno strumento del tutto inutile”, questo il commento del presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi.
La priorità è rappresentata da tutti gli allevamenti di suini presenti nelle zone infette per cui la Confagricoltura di Asti chiede, con tutte le precauzioni sanitarie del caso, la macellazione dei capi nei casi previsti, a cui devono seguire immediati e concreti ristori nei confronti delle aziende stesse.
In base ai calcoli elaborati dai tecnici di Confagricoltura, accudire e alimentare un suino adulto costa 98 centesimi al giorno, solo per quanto riguarda mangime e manodopera, escludendo quindi ammortamenti, energia e altre spese. “Purtroppo sono risorse completamente sprecate – afferma il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalleconsiderando che il valore di questi animali è fortemente deprezzato a causa del proliferarsi della malattia che ha di fatto sbarrato le porte di entrata a tutti i circuiti per la produzione di denominazioni di origine protetta. La soluzione razionale è abbattere questi animali al più presto se necessario, risarcendo le imprese per il grande danno subito”.
A questo punto chiediamo che il presidente della Regione si faccia carico in prima persona dell’emergenza – chiedono a gran voce Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle, presidente e direttore della Confagricoltura di Astie coordinandosi con gli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura adotti un piano efficace con tre azioni fondamentali: 1) macellazione dei capi suini nelle zone infette se necessario; 2) ristoro dei danni ad aziende danneggiate; 3) contenimento con abbattimento selettivo dei cinghiali sull’intero territorio regionale adottando una strategia comune con le regioni confinanti”.

Si è tenuto ieri l’incontro della filiera suinicola con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e con il Ministero della Salute in merito alla situazione epidemiologica e alle misure per affrontare la Peste Suina Africana. Il Ministero della Salute si è attivato sia per circoscrivere la zona infetta sia per risolvere le eventuali problematiche in merito alle esportazioni.
Per quanto riguarda il controllo della diffusione della malattia, lo Stato Italiano ha 90 giorni dal ritrovamento del primo focolaio (7 gennaio u.s.) per presentare alla Commissione europea un piano di eradicazione straordinario che può essere approntato solo dopo il termine di un attento monitoraggio della zona e dello stato epidemiologico tramite il monitoraggio passivo che si sta attuando per il ritrovamento delle carcasse. Tale fase terminerà al massimo tra due settimane e ha dato al momento la rilevazione di 24 carcasse positive tutte nella parte più interna della zona infetta. Una volta fatto questo monitoraggio si dovrà passare alla chiusura della zona con barriere che ostacolino la movimentazione dei cinghiali. Dopo aver ostacolato l’uscita degli animali, si potrà procedere al controllo della popolazione e alla riduzione del numero all’interno della zona infetta.
In merito agli allevamenti domestici si è già definito il depopolamento degli allevamenti semibradi e familiari e la macellazione a fine ciclo di quelli commerciali con divieto di ripopolare l’azienda: una scelta precauzionale adottata dal Ministero. Martedì prossimo è previsto un nuovo incontro con l’unità di crisi.
Per quanto riguarda l’export, il Ministero ha affermato di essere in stretto contatto con Unione Europea e ambasciate straniere per evitare chiusure da parte di paesi terzi, rassicurandoli sulle misure già messe in atto e sulla sicurezza dei prodotti.
Gli interventi delle associazioni agricole sono stati i seguenti:

– discussione della problematica del mancato ritiro da parte di diversi macellatori degli animali dall’intero territorio della Regione Piemonte
– necessità di ristorare gli allevatori danneggiati, di agire per evitare il blocco delle esportazioni,
– abbattimento dei cinghiali il prima possibile nella zona infetta e in quella circostante,
– mettere in atto di tutte le azioni necessarie per evitare il popolamento in aree altamente produttive,
– prevedere una particolare attenzione alle razze autoctone cercando di evitare l’abbattimento se presenti nella zona infetta o limitrofa per preservare il patrimonio genetico,
– avere fondi a disposizione per incrementare la biosicurezza e la costruzione di doppia recinzione per gli allevamenti allo stato semibrado.

Confagricoltura ha messo in risalto la difficoltà che stanno vivendo gli allevamenti commerciali e ha richiesto un maggiore controllo della fauna selvatica, se necessario con l’intervento dell’esercito. Confagricoltura auspica un maggiore coordinamento con un’unica regia delle Regioni e delle Asl e ha chiesto inoltre l’apertura di un tavolo tecnico per discutere le misure di ristoro da mettere in atto nei confronti del settore.

Verrà convocata a breve un’ulteriore riunione tecnica da parte del Ministero per ragionare sui ristori e altre tipologie di aiuti per gli allevatori visti i 50 milioni di euro che sono stati stanziati (di cui 15 milioni per la biosicurezza e 35 milioni per gli aiuti).

 

Il Parlamento Europeo ha disposto la proroga della durata di tutte le autorizzazioni all’impianto o al reimpianto di vigneti scadute o in scadenza nel corso del 2020 e del 2021. Tali autorizzazioni sono valide fino al 31 dicembre 2022.
I produttori in possesso di autorizzazioni per nuovo impianto in scadenza nel 2020 e 2021 non sono passibili delle sanzioni – anche per una quota parte dell’autorizzazione – a condizione che comunichino alla Regione o Provincia Autonoma competente entro il 28 febbraio 2022 che non intendono avvalersene e che non desiderano beneficiare della proroga di validità al 31 dicembre 2022. I produttori titolari di autorizzazioni che abbiano già dichiarato all’autorità competente entro il 28 febbraio 2021 la loro intenzione di non beneficiare della precedente proroga al 31 dicembre 2021, sono autorizzati a ritirare tale dichiarazione entro il 28 febbraio 2022, mediante comunicazione di revoca della rinuncia alla proroga indirizzata alla Regione/P.A. competente, e a utilizzare le proprie autorizzazioni entro il nuovo periodo di validità prorogato al 31 dicembre 2022.
Per le autorizzazioni di competenza delle regioni/PP.AA. che gestiscono il registro delle autorizzazioni direttamente in ambito SIAN, le due comunicazioni di cui sopra (comunicazione della rinuncia alla proroga e comunicazione di revoca della rinuncia alla proroga), potranno essere registrate dai beneficiari/CAA direttamente sul portale SIAN, accedendo al proprio Fascicolo Aziendale (utilizzando specifiche funzioni applicative predisposte nella sezione Registri/Visualizzazione Atti).
Per le autorizzazioni di competenza delle Regioni/PP.AA. che gestiscono il registro delle autorizzazioni su sistemi locali esterni al SIAN, le modalità per le due comunicazioni di cui sopra saranno stabilite da opportuni provvedimenti regionali/PP.AA., oppure, in mancanza di questi, tramite comunicazione scritta indirizzata alla Regioni/PP.AA. competente. Per effetto di tale norma, ed essendo le autorizzazioni presenti nell’apposito registro sul SIAN, l’operazione di aggiornamento della loro scadenza viene fatta d’ufficio.

L’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha emanato una circolare per disporre che è necessario procedere con un’azione sinergica che, in condizioni di biosicurezza e limitando al massimo il disturbo ai suini selvatici, permetta la cattura di un elevato numero di cinghiali rispetto alla popolazione presente.
Questo iniziale controllo delle popolazioni – si legge nella circolare – è attuabile anche tramite gabbie e recinti di cattura, disposti sul territorio in modo uniforme ed in numero sufficiente per incidere sulla densità dei cinghiali presenti nell’area a rischio di diffusione del contagio.
Nel rispetto della normativa vigente, per la realizzazione delle catture vanno utilizzati appositi dispositivi in grado di garantire la necessaria selettività. Nel caso del cinghiale, il sistema di cattura in grado di fornire i migliori risultati in termini di rapporto costi-benefici, è quello che prevede l’uso di recinti o trappole auto- scattanti, in cui gli animali vengono attirati con un’esca alimentare. L’efficienza di questo sistema di cattura dipende sostanzialmente dalla densità di strutture attive, dalle loro modalità di gestione, dalla densità di cinghiali e dall’offerta trofica, in termini di quantità e qualità, prodotta dall’ambiente. Poiché tale offerta non è costante durante il ciclo annuale, l’efficienza delle trappole varia considerevolmente a seconda delle stagioni, con picchi che tendenzialmente si collocano nella seconda metà dell’inverno nelle zone a clima continentale corrispondente al territorio appenninico e subalpino del Piemonte.
Si rende pertanto necessario che le Province e i rispettivi servizi di Polizia Provinciale e gli Enti di gestione delle aree protette si attivino per autorizzare i soggetti che ne faranno richiesta, previa istruzione sull’utilizzo delle gabbie e nel rispetto delle norme di biosicurezza previste.
Nello stesso tempo, le Province e gli Enti di gestione delle aree protette, in collaborazione con i servizi veterinari delle ASL competenti, dovranno necessariamente predisporre e autorizzare per quanto di loro competenza:

– i soggetti che avranno incarico di abbattere gli animali catturati, anche su chiamata dei detentori delle gabbie e dei recinti di cattura;

– i soggetti con il compito di effettuare i prelievi necessari per le analisi sanitarie di tutti i cinghiali catturati e abbattuti;

– i locali di sosta per le carcasse degli animali abbattuti, in attesa della destinazione a seguito dei controlli sanitari, nel rispetto della normativa igienico-sanitaria.

Nello spirito di massima collaborazione e nell’interesse del comparto agricolo e suinicolo, si invitano pertanto le associazioni agricole a sensibilizzare tutti i loro associati che possono avvalersi di tale opportunità e quindi a partecipare a tale attività di cattura e contenimento, che fatta eccezione per la fase di abbattimento, può essere espletata anche senza il possesso della licenza di caccia.