La dichiarazione dello stato di emergenza per Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Veneto trova Confagricoltura d’accordo. Positiva la previsione da parte del Consiglio dei Ministri di 36,5 milioni di euro in favore dei territori maggiormente colpiti dalla grande siccità in corso. Si tratta di uno stanziamento economico importante, ma che rappresenta solo un primo passo verso la tutela delle produzioni e del lavoro delle aziende agricole.
La Confederazione è convinta dell’importanza della nomina, nel più breve tempo possibile, di un Commissario straordinario che, di concerto con i territori e le rappresentanze degli agricoltori, proceda con lo stanziamento delle risorse necessarie a coprire i danni già subiti dal settore primario. È fondamentale mettere in campo ogni sforzo necessario per la salvaguardia dei raccolti, e di conseguenza, l’occupazione.
Confagricoltura auspica, però, che questa grave situazione abbia tolto ogni dubbio sulla necessità di superare la politica dell’emergenza per avviare un piano per la modernizzazione del sistema idrico che il Paese aspetta da oltre 20 anni. Nell’ultimo rapporto Istat è contenuto un dato esemplificativo della condizione attuale: a causa della vetustà della rete, nel 2020 è andato perso 1 miliardo di metri cubi di acqua.
È necessaria un’inversione di marcia e alcuni strumenti sono già a disposizione. È possibile procedere fin da subito con i lavori di efficientamento della rete nazionale previsti e finanziati nel PNRR con 190 milioni di euro. Ma la manutenzione non basta: Confagricoltura è convinta che sia necessario rimodulare la destinazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedicando una quota a nuove infrastrutture strategiche per la raccolta dell’acqua piovana e per la gestione e il riutilizzo dei reflui a scopi irrigui. Inoltre, il settore primario aspetta da tempo incentivi che rendano accessibili alle imprese gli investimenti in tecnologie per il risparmio idrico proprio come è stato fatto in Francia e Spagna.

La Gazzetta Ufficiale di lunedì 4 luglio – informa Confagricoltura Piemonte in una nota – ha pubblicato l’Ordinanza del Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana che definisce le misure di eradicazione, controllo e prevenzione da attuare per il contenimento della diffusione della malattia nel selvatico e nel domestico.
L’ordinanza – chiarisce Confagricoltura Piemonte – presenta provvedimenti più restrittivi in merito alle misure di biosicurezza da applicare negli allevamenti e limitazioni di allevamento a quelli di tipo familiare e semibrado soprattutto nelle zone in restrizione. Inoltre l’ordinanza prevede misure più stringenti per il contenimento della fauna selvatica applicando caccia di selezione e metodi di cattura e abbattimento dei cinghiali nonché la costruzione di una barriera fisica o rafforzamento delle barriere fisiche eventualmente già presenti nella zona infetta, o comunque nei punti di passaggio naturali o artificiali al fine di creare una delimitazione dell’area di circolazione attiva dei cinghiali.
A questo riguardo – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasianel Consiglio regionale aperto che si terrà nelle prossime settimane, convocato su richiesta di Confagricoltura, chiederemo un’intensificazione delle misure di contenimento dei selvatici per procedere immediatamente all’abbattimento dei cinghiali in sovrannumero. L’’emergenza della Peste Suina Africana e le criticità di produzione causate dalla siccità – aggiunge Allasia – stanno mettendo in forte difficoltà nel settore primario: è necessario agire con urgenza, intervenendo in ogni modo per evitare che sì comprometta la tenuta del nostro comparto suinicolo”.

Confagricoltura Piemonte e Anga Piemonte, l’associazione dei giovani agricoltori dell’organizzazione agricola, segnalano che nel mese di ottobre si svolgerà la Festa dell’agricoltura, un evento che avrà sede nelle Dimore storiche piemontesi.
L’idea di presentare le specialità agricole e agroalimentari tipiche del nostro territorio all’interno di edifici d’epoca di interesse culturale e storico nasce proprio dalla volontà di Confagricoltura, Anga e Adsi (Associazione dimore storiche italiane) di offrire, con una iniziativa di respiro nazionale, una sede di eccezione ai produttori agricoli che desiderano promuovere e vendere le loro eccellenze.
Ogni Dimora storica potrà ospitare dalle 5 alle 7 aziende agricole mettendo a loro disposizione appositi spazi allestiti in modo uniforme dove si potranno esporre, far degustare e vendere i prodotti.
Per chi fosse interessato è ancora possibile aggiungersi all’elenco e partecipare alla manifestazione contattando le Unioni provinciali agricoltori entro la prima settimana di luglio.

Dalla soddisfazione per i prezzi più alti dei prodotti agricoli  alla doccia fredda dell’incremento vertiginoso dei costi per coltivare ed allevare
 E la siccità complica tutto…

Siccità, rincari e diminuzione della produzione mettono a dura prova gli agricoltori, che ormai da troppo tempo subiscono gli effetti della congiuntura economica, aggravata dalle condizioni meteorologiche. Un’impennata vertiginosa che si protrae ormai da febbraio, mese in cui si è verificato lo scoppio della guerra in Ucraina e che sta rappresentando tuttora un vero e proprio dramma, oltre che umanitario, anche commerciale ed economico.
Il notevole incremento del costo di fertilizzanti e gasolio agricolo ha fatto lievitare i costi di produzione alle stelle creando un automatico aumento del prezzo di tutte le materie prime agricole, sia quelle dirette al consumatore finale che, in modo particolare, altri prodotti quali grano, soia e mais. L’aumento esorbitante di queste commodities sul mercato non è comunque in grado di sopperire alle ingenti spese sostenute dalle aziende agricole che si trovano ad avere a che fare con un saldo di gestione negativo.
La pesante siccità di queste ultime settimane ha dato il colpo di grazia all’intero settore, causando un ulteriore innalzamento dei costi di produzione (in primis l’irrigazione) e un calo della produzione. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi, l’essiccazione dei foraggi, l’acquisto di macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando preoccupanti ritardi nelle consegne.
Gabriele Baldi, presidente della Confagricoltura di Asti, evidenzia una serie di dati preoccupanti: “Il gasolio, pur tenendo conto dell’accisa agevolata per il settore primario, negli ultimi 12 mesi è aumentato in modo vertiginoso, passando da 65 centesimi a oltre 1 euro al litro, mentre il costo dei fertilizzanti è salito di circa il 300%”.
L’anno scorso il fosfato biammonico costava 38 euro al quintale, mentre oggi costa 90 euro; l’urea era quotata 30 euro al quintale, oggi 95 euro. “Questo significa che un anno fa concimare un ettaro di mais costava 226 euro, mentre oggi – dichiara Mariagrazia Baravalle, direttore dell’organizzazione astigiana – se ne spendono 655, vale a dire 379 euro in più in valori assoluti e il 290% in più in termini percentuali”.
Uno dei settori danneggiati è quello zootecnico. “Gli allevatori rappresentano sicuramente la categoria maggiormente danneggiata”, afferma Enrico Masenga, coordinatore del settore tecnico della Confagricoltura di Asti. “Dall’aumento del prezzo dei cereali – alla base di tutti i mangimi animali – deriva un innalzamento dei costi di alimentazione che si attestavano già su valori elevati. Ne consegue quindi una perdita netta per ogni capo allevato e una forte difficoltà da parte delle aziende a sostenere i costi di allevamento che culminano purtroppo spesso con la chiusura dell’azienda stessa”.
Accanto all’aumento dei costi di produzione, continua a protrarsi anche la tensione nei Paesi che sono i principali destinatari dei cereali prodotti in Ucraina e nella Federazione Russa”, affermano Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle, presidente e direttore di Asti Agricoltura. “Auspichiamo in tempi brevi un piano di ripresa per arginare l’impatto della crisi in atto per sostenere i redditi degli agricoltori tagliati dalla crescita dei costi di produzione, salvaguardando il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo. La riduzione della produzione avrebbe effetti particolarmente negativi sull’inflazione”.
Nel frattempo, a supporto dell’intero territorio regionale falcidiato dalla siccità, il Consiglio dei Ministri ha deliberato nella giornata di lunedì 4 luglio 2022, la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico che si è registrato in tutto il Piemonte. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 7.600.000 euro alla Regione Piemonte.
Siamo soddisfatti di questo primo importante riconoscimento da parte dello stato centrale nei confronti dei nostri territori che stanno vivendo un momento particolarmente delicato”, dichiarano il presidente e il direttore della Confagricoltura di Asti. “Ringraziamo la Regione Piemonte per il grande impegno profuso, grazie al quale è stato ottenuto questo riconoscimento. Auspichiamo che dopo lo stato di emergenza venga riconosciuto anche lo stato di calamità per la nostra agricoltura, che a livello nazionale conta già più di un miliardo di euro di danni”.

Si è tenuto questa mattina ad Alessandria un incontro sulla filiera del latte organizzato dalla Regione Piemonte. Un confronto sulle politiche di sviluppo del settore, tra aumenti dei costi di produzione e sfide ambientali. Per Confagricoltura Piemonte è intervenuto Guido Oitana, presidente della sezione lattiero casearia, di cui si riporta l’intervento:

La situazione degli allevamenti da latte in Piemonte continua a essere delicatissima. La crisi che sta vivendo il comparto è sostanzialmente determinata da livelli di quotazione di latte alla stalla non ancora sufficienti a coprire gli elevati costi di produzione, nonostante una buona ripresa della domanda, in particolare di quella interna.
Il mercato a livello europeo è tonico:

– il prezzo del latte spot è di 65 centesimo il litro;
– il prezzo medio europeo del latte alla stalla è di 57 centesimi il litro;
– il prezzo del latte alla stalla in Piemonte è di 47 centesimi il litro.

Nella nostra Regione sono attive 1.622 stalle da latte con quasi 121 mila vacche. La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di circa 1.150.000 tonnellate, per un valore all’origine che si aggira intorno a 437 milioni di euro. Se non si interviene per riequilibrare i prezzi molte stalle potrebbero chiudere l’attività, con danni irreparabili non solo per i produttori, ma per l’intero sistema zootecnico piemontese.
In Piemonte la situazione è ulteriormente acuita dal fatto che la quotazione del latte piemontese, per effetto di una valorizzazione della qualità diversa da quella della Lombardia e di un gap strutturale che vede una scarsa presenza di cooperative lattiero casearie, è mediamente inferiore di 2 centesimi al litro rispetto alle altre regioni confinanti. È quindi giunto il momento di superare questo divario con una tabella latte qualità che tenga conto del mutato scenario economico e possa remunerare adeguatamente gli allevatori.
Confagricoltura Piemonte ha chiesto più volte all’assessore Protopapa di convocare un tavolo alla presenza di tutti gli attori del comparto lattiero caseario in quanto ritiene che, in una situazione in cui i costi di produzione rispetto ad un anno fa sono aumentati del 300% per i concimi, di oltre il 60% per i mangimi e quelli dell’energia continuano a crescere vertiginosamente ogni giorno, sia necessario uno sforzo congiunto di tutta la filiera per evitare di mettere in ginocchio chi produce.
A fronte di questa situazione di difficoltà, altre Regioni, tra cui la Puglia e la Toscana, hanno stanziato significative risorse per venire incontro agli allevatori con contributi per capo di età superiore a 24 mesi. Chiediamo che anche la Regione Piemonte si faccia parte attiva per individuare i fondi necessari a finanziare un analogo intervento.
Infine, chiediamo alla Regione di adoperarsi in una efficace azione di sensibilizzazione nei confronti della filiera lattiero casearia affinché vi sia una più equa distribuzione dei ricavi tra i diversi attori, evitando posizioni dominanti di alcuni soggetti“.

 

   

L’intervento di Guido Oitana all’incontro di questa mattina ad Alessandria