L’aumento dei costi dell’energia, degli imballaggi e delle materie prime freneranno l’economia, ripercuotendosi sulle tasche dei consumatori e minacciando la competitività dei settori produttivi. Risultato? Un blocco alla ripresa, che l’Italia non può permettersi. Questo l’allarme lanciato da Confagricoltura in merito agli aumenti in atto.
L’Italia sconta un forte deficit energetico: importiamo il 73,4% dell’energia consumata in Italia, con valori del 93% per il solo gas, con le rinnovabili che arrivano soltanto al 20% del fabbisogno. L’aumento dei prezzi per i prodotti da origine fossile, insieme alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici e contrastare l’inquinamento spingono con forza verso un’indispensabile transizione energetica, che punti sulle fonti rinnovabili Made in Italy.
Occorre, a parere di Confagricoltura, tendere all’autosufficienza, valorizzando il settore agricolo anche nel suo ruolo di produttore di energia verde. In particolare il biometano è una grande opportunità per contribuire alla transizione energetica ed alla decarbonizzazione, diminuendo le importazioni di metano per le aziende agricole e utilizzando la rete gas come vettore di energia rinnovabile.
La crescita dei costi delle materie prime, dal mais alla soia, dall’acciaio ai fertilizzanti, che va dal 20 al 60% è un forte campanello di allarme perché siamo fortemente dipendenti dall’estero. Un esempio concreto: negli ultimi due mesi per trasportare i prodotti ortofrutticoli di prima, IV e V gamma da un’azienda associata alla Confederazione, dalla Piana del Sele fino ai mercati del Nord Italia e in Germania i costi di trasporto sono cresciuti del 20%, del 30% per gli imballaggi in cartone e del 40% per le buste d’insalata.
Il rischio concreto – conclude Confagricoltura – è quello di una forte impennata dei prezzi alla fonte e al consumo già a partire dall’autunno e si deve agire velocemente con politiche a salvaguardia della competitività.

Il 12 ottobre, nella sede di Confagricoltura a Roma, la presentazione delle proposte e delle azioni mirate ad un neorinascimento del verde. Per seguire i lavori iscriversi su https://bit.ly/3nB6A2k

 

Calamità naturali sempre più frequenti e stagioni impazzite sono gli effetti più evidenti del cambiamento climatico, con innegabili danni anche al settore agricolo. D’altro canto le scelte politiche, che spesso non hanno valorizzato aspetti come il verde che ci circonda, interferiscono fortemente sull’ambiente e sulla salute del pianeta e su quella delle persone. Confagricoltura e Assoverde si sono impegnate per contribuire a invertire questo trend dando vita alla prima edizione del Libro Bianco del Verde.
La pubblicazione, oltre ad essere un importante contributo al “Green New Deal”, contiene proposte e idee concrete e indispensabili per realizzare nuovi modelli di pianificazione, progettazione, gestione, cura e manutenzione del verde.
Il valore degli alberi e degli spazi verdi è fondamentale per la salute dell’ambiente, delle persone e della fauna ed è un importante volano dell’economia. Con quest’opera prima siamo orgogliosi di presentare un vero e proprio manifesto capace di guidare lo sviluppo futuro delle nostre città e determinare il loro avvenire sostenibile. Il percorso che abbiamo scelto d’intraprendere è anche un contributo alla strategia europea sulla biodiversità nell’ambito del Green Deal, nel quale l’agricoltura è fondamentale per affrontare questioni decisive per lo sviluppo e l’ambiente. Inverdimento urbano e agro forestazione, con la creazione di infrastrutture verdi metteranno in comunicazione aree urbane, periurbane e rurali, per offrire molteplici benefici alla biodiversità, alle persone e al clima”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, spiegando i contenuti del Libro Bianco del Verde.
Le parole chiave che hanno guidato Confagricoltura e Assoverde in questo ambizioso progetto sono state: salute, ambiente, lavoro e cultura. Seguendo questi obiettivi le due associazioni hanno realizzato una rete costruttiva e sinergica tra Istituzioni, tecnici delle Amministrazioni, Università ed enti di ricerca, associazioni e rappresentanze di categoria, imprese e professionisti che operano nel settore del verde. Le proposte e le soluzioni concrete contenute in questo primo Libro Bianco del Verde sono tutte interamente misurabili in termini di valore, efficacia e condizioni di fattibilità.
L’idea del ‘Libro Bianco del Verde’ nasce proprio dalla voglia di accettare una nuova sfida. Una sfida che vuole, attraverso la partecipazione di tutti, promuovere un nuovo approccio per contribuire a far crescere la professionalità̀, il mercato, le sue norme e regole e – cosa forse ancora più̀ rilevante – rimettere al centro la cura dei nostri alberi, dei nostri giardini, con la consapevolezza che, così facendo, si salvaguarda la ‘salute’, quella di tutti. Penso che sia arrivato il tempo del coraggio. Il tempo in cui il lavoro del giardiniere, la cura del verde e dell’ambiente debbano essere riportati dove dovrebbero stare, al centro di politiche che si occupino della salute, della bellezza, dell’integrità, del delicato e complicato equilibrio della biodiversità”. Così Rosi Sgaravatti, presidente di Assoverde, ha spiegato le motivazioni che hanno spinto le associazioni a farsi portavoce della rinascita del green italiano.

Sara Farnetti, specialista in Medicina Interna, PhD. in Fisiopatologia del Metabolismo e della Nutrizione, esperta in Nutrizione Funzionale Medica, è la nuova presidente di Agronetwork, l’associazione di promozione dell’agroindustria costituita da Confagricoltura, Nomisma e università Luiss. L’ha eletta l’assemblea dei soci riunita oggi per il rinnovo delle cariche. Succede a Luisa Todini, che ha guidato l’associazione dalla sua nascita nel 2017. “Una scelta – ha commentato la presidente uscente – innovativa, ma anche nel segno della continuità, legata all’evoluzione del sistema agroalimentare, sempre più orientato verso i temi del food, della nutrizione, del benessere e della salute dei consumatori, con i quali è necessario confrontarsi con un approccio scientifico”.
Luisa Todini ha ripercorso le tappe salienti di Agronetwork, che in questi anni è cresciuta acquisendo molti nuovi soci e si è consolidata diventando un vero e proprio ‘brand’ nel settore. Un ‘think thank’ dove le imprese si confrontano, insieme al mondo della ricerca, per trovare soluzioni sui grandi temi e sulle urgenze dell’agroalimentare del nostro Paese: dai sistemi di etichettatura ai nuovi modelli alimentari, dal lavoro al credito, dai fondi del PNNR all’economia circolare, affrontati durante i numerosi incontri che si sono tenuti periodicamente, anche durante la pandemia.
Un sentito ringraziamento per il lavoro svolto è giunto alla presidente uscente da tutti i partecipanti all’assemblea, a cominciare dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ha ricordato l’importante lavoro svolto dall’associazione, al passo con i grandi cambiamenti che hanno coinvolto il sistema agroalimentare negli ultimi cinque anni. “Ora ci attendono nuove sfide – ha detto Giansanti – prima fra tutte quella di produrre di più, preservando le risorse naturali. Il sistema agroalimentare deve quindi ripensarsi ed è fondamentale il ruolo di una guida come Agronetwork, capace di accompagnare le imprese verso modelli di produzione sostenibili, con il contributo della scienza e della ricerca applicata”.
L’assemblea ha quindi provveduto ad eleggere i vicepresidenti: confermati Matteo Caroli (Luiss), Alfredo Pratolongo (Heineken), Annibale Pancrazio (Federalimentare), Guido Folonari (Confagricoltura); nuovo eletto Emanuele Di Faustino (Nomisma), che prende il posto di Denis Pantini. Confermati anche il presidente del comitato tecnico scientifico Remigio Berruto dell’Università di Torino, il segretario generale Daniele Rossi e il revisore unico Gaetano De Gregorio. La delega per lo sviluppo delle filiere sul territorio a Massimiliano Colognese (BAT Italia).

Un intervento forte del Governo italiano a difesa del settore vitivinicolo: è quanto ha chiesto oggi la Filiera Vino al Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, che per la prima volta ha incontrato ufficialmente, insieme al Sottosegretario Gian Marco Centinaio, i presidenti di Alleanza delle Cooperative, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini, che avevano sollecitato un vertice urgente per discutere delle questioni più impellenti riguardanti il comparto.
Innanzitutto il piano di lotta contro il cancro sviluppato in sede europea e il rapporto di implementazione della strategia alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che contengono proposte in grado di arrecare seri pregiudizi al vino italiano.
Nel documento presentato, la Commissione indica alcune azioni che intende mettere in campo per raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo dannoso di alcol. Il piano è anche supportato da un progetto di relazione parlamentare che inasprisce ulteriormente le indicazioni della Commissione e che rischia di dare legittimità politi-ca alle stesse. L’OMS, inoltre, nel piano di azione dedicato, intende ridurre del 20% il consumo di alcol (e non il consumo ‘dannoso’ di alcol) entro il 2030.
Entrambi i documenti – ha spiegato la filiera – sono in una fase piuttosto avanzata della discussione: è fondamentale che l’Italia porti avanti con atti ufficiali, in tutte le sedi opportune, istanze di equilibrio, buon senso e ragionevolezza, elementi che da sempre contraddistinguono la posizione italiana, evitando raccomandazioni fiscali e normative di tipo proibizionistico che, lungi dal colpire l’abuso, hanno il potenziale di infliggere un danno ingiustificato a un settore fiore all’occhiello dell’agroalimentare del nostro Paese e che penalizzano proprio il consumo moderato di vino, uno dei componenti principali della dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità”.
L’altro tema urgente è quello della promozione. In Europa è stata avviata una riforma che rischia di escludere i prodotti vitivinicoli dalla possibilità di accedere al budget dedicato alle attività promozionali in Europa e nel mondo.
La Filiera ha chiesto al Ministro Patuanelli grande attenzione affinché il settore non sia escluso dai progetti che hanno permesso, negli anni, di raggiungere risultati importanti in termini di valore e di export. Le stesse Organizzazioni della filiera vitivinicola hanno ribadito la necessità di essere coinvolte nella definizione del piano nazionale di comunicazione istituzionale per il settore che il MIPAAF ha deciso di adottare.
Quindi la questione Prosek, sulla quale la Filiera ha apprezzato il sostegno del Governo e la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato. Ora – ha ribadito la Filiera – è necessario uniformare gli argomenti a difesa compatta del rigetto del riconoscimento della Menzione Tradizionale Croata“.
Sono state poi rappresentate le imminenti scadenze riguardo l’OCM vino e lo standard unico sulla sostenibilità, nonché le difficoltà rispetto ai pagamenti sullo stoccaggio, riduzione delle rese e concessione delle nuove autorizzazioni.
Il Ministro Patuanelli ha assicurato il massimo impegno personale e della struttura per un settore così determinante per l’economia nazionale, al fine di preservare gli operatori dalle difficoltà riportate.
La Filiera ha espresso soddisfazione per l’incontro e per il fatto che il Ministro abbia dato attenzione e indicato le modalità di approccio e gestione per ogni argomento trattato.

Nel quadro del Green Deal Europeo l’UE sta rivedendo le norme relative alla qualità dell’aria per allinearle maggiormente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel novembre 2019 la Commissione ha pubblicato un Fitness Check e ha concluso che queste direttive sono state solo parzialmente efficaci nel migliorare la qualità dell’aria e non tutti i loro obiettivi sono stati raggiunti. In tale contesto, la Commissione europea ha avviato una consultazione allo scopo di raccogliere i pareri dei cittadini e dei portatori di interesse sulla revisione delle direttive sulla qualità dell’aria ambiente (2008/50/CE e 2004/107/CE).
L’iniziativa mira ad elaborare una proposta legislativa di revisione delle direttive, basandosi su tre elementi principali: un maggiore allineamento delle norme dell’UE in materia di qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (aggiornate nel 2021), l’ulteriore consolidamento della certezza del diritto e dell’applicabilità del quadro legislativo, comprese le disposizioni sull’informazione del pubblico, le sanzioni e l’accesso a mezzi di ricorso efficaci e il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio, modellizzazione e elaborazione di piani per la qualità dell’aria. La consultazione si chiuderà il 16 dicembre 2021.