Il decreto legge n. 46 del 21 ottobre scorso interviene sull’art. 68 del D.L. n. 18/2020 per ridefinire i termini di pagamento delle rate delle definizioni delle cosiddette “Rottamazione ter” (ex art. 3 del D. L. 119/2018) e “saldo e stralcio” (ex art. 1, c. 184, della L. 145/2018), ai sensi delle quali l’effetto di inefficacia delle stesse definizioni, per mancato tempestivo pagamento anche di una sola rata, non si produce nei casi di tardività non superiore a cinque giorni, in applicazione del principio del lieve inadempimento, prevedendo un nuovo termine del 30 novembre 2021 per effettuare il pagamento, senza incorrere nella predetta inefficacia, delle rate scadute nel 2020 e nel periodo che va dal 28 febbraio al 31 luglio 2021.
Si ricorda che le rate oggetto del nuovo differimento avrebbero dovuto essere versate entro i seguenti termini, a norma del D.L. n. 73/2021 (Sostegni bis”):
a) il 31 luglio 2021, per le rate in scadenza il 28 febbraio e il 31 marzo 2020;
b) il 31 agosto 2021, per la rata in scadenza il 31 maggio 2020;
c) il 30 settembre 2021, per la rata in scadenza il 31 luglio 2020;
d) il 31 ottobre 2021, per la rata in scadenza il 30 novembre 2020;
e) il 30 novembre 2021, per le rate in scadenza il 28 febbraio, il 31 marzo, il 31 maggio e il 31 luglio 2021.
La proroga del pagamento risolve anche la problematica che si venuta a creare per effetto della disciplina sulla rottamazione dei ruoli fino a 5.000 euro prevista dall’art. 4 del D.L. n. 41/2021, che ha previsto l’annullamento automatico per tutti i carichi affidati agli Agenti per la riscossione, inferiori alla predetta soglia, che si perfeziona entro il prossimo 31 ottobre, riguardanti le annualità dal 2000 al 2010 (sul punto v. circ. confederale n. 16472 del 27/09/2021). Infatti, con la proroga dei termini delle rate da rottamazione dei ruoli al 30 novembre i contribuenti hanno il tempo di verificare sul sito dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, con un apposito programma, le rate dovute omettendo i ruoli che hanno i requisiti oggettivi per essere annullati automaticamente, senza correre il rischio di pagare somme maggiori rispetto a quelle dovute, che non verrebbero rimborsate, né somme inferiori a quanto dovuto, circostanza che impedirebbe il perfezionarsi della rottamazione.

Mercoledì 10 novembre a Roma, Confagricoltura, insieme alle organizzazioni agricole e alle rappresentanze della trasformazione e della distribuzione alimentare, ha sottoscritto l’accordo di filiera sul prezzo del latte, valido fino al 31 marzo 2022. Con l’intesa – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte – gli allevatori potranno raggiungere il prezzo di 41 centesimi al litro, IVA esclusa. Il “premio emergenza stalle”, introdotto dall’intesa, è di 3 centesimo al litro. Un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi al litro.
Ringraziamo il Ministro Patuanelli per essersi impegnato a raggiungere un accordo tra le parti – afferma il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansantie tutta la filiera che ha colto la necessità di un’intesa capace di dare respiro agli allevamenti. E’ il primo passo significativo nella direzione da noi auspicata”.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza dell’intesa che “con un impegno straordinario di tutte le parti interessate ha visto la filiera unita nell’obiettivo di ridare dignità a un comparto trainante del nostro agroalimentare, vanto della miglior qualità e dell’immagine del made in Italy nel mondo”.
Confagricoltura ricorda che le stalle da latte in Piemonte sono 1.622 con 120.838 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (725 stalle e 57.804 vacche), seguita da Torino (575 stalle e 43.805 vacche).
La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di 1.149.823 tonnellate, con un aumento del 4,76% sull’anno precedente. Nei primi sei mesi di quest’anno l’aumento produttivo, rispetto allo stesso periodo del 2.020, è del 2,31%.
In base all’accordo – spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonteil quantitativo di latte piemontese interessato dal premio emergenza stalle per i prossimi cinque mesi è di circa 590.000 tonnellate (590 milioni di litri): grazie al contributo gli allevatori piemontesi potranno recuperare un valore di circa 17,7 milioni di euro”.
Il comparto lattiero caseario piemontese – come precisa Confagricoltura in una nota per la stampa – sta attraversando un momento delicato. L’aumento dei costi di produzione dovuto al rincaro delle materie prime per alimentazione degli animali, delle fonti energetiche e dei fertilizzanti, ha messo in difficoltà gli allevamenti. “Inoltre – evidenzia Guido Oitana, presidente della sezione economica latte di Confagricoltura Piemontel’andamento particolarmente siccitoso dell’estate ha ridotto sensibilmente la produzione degli erbai, dei prati e dell’erba medica, che in alcune aree ha fatto registrare un calo del raccolto di oltre il 30% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Grazie a questa intesa – aggiunge Oitana – recuperiamo un assetto più equilibrato della filiera, dando modo agli allevatori piemontesi di continuare a lavorare valorizzando il territorio e mantenendo l’occupazione, fonte di ricchezza per le imprese e i lavoratori”.
Al tavolo nazionale che ha sottoscritto l’accordo Confagricoltura ha avanzato la proposta di rendere strutturale il confronto. “Siamo particolarmente lieti che la nostra iniziativa sia stata accolta – ha concluso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanticon un apposito decreto ministeriale che renderà permanente il dialogo e il confronto, nel comune interesse di superare le criticità e individuare ogni possibile iniziativa utile a sostenere il comparto”.

Applicazione delle misure di limitazione delle emissioni che interessano le combustioni all’aperto a partire dalla stagione invernale 2021/2022, in continuità con quanto disposto dalla DGR del 26 febbraio 2021, n. 9-2916

Sin dal 2014 è attiva nei confronti dell’Italia una Procedura d’Infrazione per i ripetuti superamenti dei limiti di concentrazione delle polveri sottili, o particolato fine (PM10 e PM2,5), nell’aria durante la stagione invernale; ciò riguarda in particolare la Pianura padana, e pertanto anche il Piemonte. Il particolato fine ha una genesi complessa, a cui concorrono in modo significativo, insieme agli inquinanti tipici di altri settori produttivi, anche le combustioni all’aperto.
In risposta alla sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea del 10 novembre 2020, per ridurre il rischio di una pesante sanzione economica che verrebbe imputata ai Fondi europei, tra cui lo Sviluppo Rurale, la Giunta regionale ha approvato con DGR del 26 febbraio 2021, n. 9-2916, “Disposizioni Straordinarie per la Tutela della Qualità dell’Aria”, relative ai settori dei trasporti, del riscaldamento civile e ad alcune attività agricole, con l’obiettivo di ridurne le emissioni in atmosfera. I vincoli previsti si applicano solo ai Comuni interessati dalla Procedura d’Infrazione, ovvero quelli ricadenti nelle zone classificate IT0118, IT0119 e IT0120 dall’Allegato I alla DGR del 30 dicembre 2019, n. 24-903, nel solo periodo dal 15 settembre al 15 aprile di ogni anno, e consistono in:

Vincoli strutturali, attivi tutti i giorni del periodo 15/9-15/4:

Divieto di combustione all’aperto di paglie e residui colturali. Sono fatte salve le esigenze connesse ad emergenze fitosanitarie (dichiarate tali dall’Autorità fitosanitaria competente). In risicoltura, il divieto di combustione delle paglie decorre già dal 1/9; sono fatte salve le aree risicole con suoli asfittici, in cui l’interramento delle paglie del riso non è agronomicamente possibile a causa della loro insufficiente degradazione, e per i soli casi in cui l’allontanamento dei residui colturali non risulti possibile.

Vincoli temporanei, attivi solo nei giorni in cui il semaforo di qualità dell’aria è arancione o rosso:

Divieto di accensione di falò, barbecue, fuochi d’artificio e qualsiasi altra forma di combustione all’aperto. Il semaforo, aggiornato da ARPA Piemonte 3 volte a settimana (lun-mer-ven).

E’ possibile verificare a posteriori il colore del semaforo, per data e per Comune, alla seguente pagina: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/piano-straordinario-per-qualita-dellaria-dal-159-nuovo-operativo-semaforo

I Comuni ricadenti nelle zone classificate IT0121 (ovvero tutti quelli non ricadenti nelle zone classificate IT0118, IT0119 e IT0120) non sono coinvolti dalle Disposizioni Straordinarie, ma vi si applica la Legge Regionale 15/2018 “Legge quadro in materia di incendi boschivi’”, che all’art. 10 prescrive il divieto di combustioni all’aperto dal 01 novembre al 31 marzo di ogni anno, fatte salve eventuali deroghe per il solo abbruciamento dei residui colturali, concesse con ordinanza dal Sindaco per un massimo di 30 gg, anche non consecutivi, purché non si ravvisino condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli, né rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili.

In ambito agricolo, il Semaforo di qualità dell’aria regola anche le tecniche di concimazione, sia organica che minerale, delle colture agrarie. Per informazioni su questo aspetto è disponibile un’apposita pagina web

La classificazione dei Comuni nelle zone di qualità dell’aria, rappresentata nella Figura seguente, è consultabile a questa pagina

DOMANDE E RISPOSTE

 

Che differenza c’è tra limitazioni strutturali e limitazioni temporanee?

Le limitazioni strutturali sono provvedimenti che discendono dai Piani Regionali di Qualità dell’Aria; quando si superano i limiti imposti a tutela della salute dei cittadini, obbligano a prendere misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. Le limitazioni strutturali sono attuate in modo stabile per lunghi periodi (in Piemonte, la stagione invernale), al fine di ridurre le emissioni inquinanti dei diversi comparti (civile, produttivo, agricolo, energia, ecc.).

Le limitazioni temporanee sono provvedimenti di carattere emergenziale, assunti per scongiurare il superamento dei valori limite di inquinanti in atmosfera; in Piemonte si attuano, nel periodo compreso tra il 15 settembre ed il 15 aprile, solamente quanto è previsto il superamento del valore limite giornaliero del PM10 per tre o cinque giorni consecutivi, con il “Semaforo di qualità dell’aria” di colore arancione (Livello di allerta 1) o rosso (Livello di allerta 2). Le limitazioni temporanee entrano in vigore il giorno successivo a quello di controllo, stabilito nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, e permangono fino al giorno del controllo seguente.

Quali limitazioni alla combustione si applicano nei Comuni montani?

Nei Comuni ricadenti nelle zone classificate IT0121 (ovvero quelli non ricadenti nelle zone classificate IT0118, IT0119 e IT0120) trova applicazione unicamente la Legge Regionale 15/2018 “Legge quadro in materia di incendi boschivi’”, che all’art. 10 prescrive il divieto di combustioni all’aperto dal 01 novembre al 31 marzo di ogni anno, fatte salve eventuali deroghe per il solo abbruciamento dei residui colturali, concesse con ordinanza dal Sindaco per un massimo di 30 gg, anche non consecutivi, purché non si ravvisino condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli, né rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10).

Attenzione: la classificazione ISTAT non è del tutto sovrapponibile alla zonizzazione per la qualità dell’aria; ad esempio, alcuni Comuni, parzialmente montani ai sensi della classificazione ISTAT, sono ricompresi nella zona IT0120, pertanto non possono usufruire delle deroghe ammesse per quelli ricadenti nella zona IT0121.

Dove si possono consultare i dati di qualità dell’aria del Piemonte e altri approfondimenti sul tema?

Tutte le info in merito ai dati di qualità dell’aria del Piemonte sono disponibili alla pagina seguente: https://aria.ambiente.piemonte.it

 

fonte: Agricoltura news Regione Piemonte

I prezzi dei prodotti energetici hanno ripreso a salire e i costi di produzione delle imprese agricole rischiano di finire definitivamente fuori controllo. Dai mangimi ai fertilizzanti, abbiamo già registrato percentuali di aumento senza precedenti nell’ordine del 100%”. E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
La situazione in atto potrebbe avere impatto anche sulla dimensione dei prossimi raccolti. In Italia e in ambito europeo gli agricoltori stanno valutando il rinvio delle semine e la revisione delle consolidate rotazioni colturali. “Per alcune produzioni, alla fiammata dei costi di produzione si aggiunge una difficile situazione di mercato che spinge verso il basso i prezzi all’origine. E’ il caso, per esempio, del comparto suinicolo, che sconta anche la contrazione delle esportazioni europee verso il mercato cinese – evidenzia Giansanti – in pesanti difficoltà anche il comparto ortofrutticolo”.
Secondo il presidente di Confagricolturaun’inversione di tendenza non è all’orizzonte, almeno fino alla prossima primavera. La situazione è complicata per tutte le componenti della filiera agroalimentare. Per questo, – dice – lanciamo ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione l’invito a sederci attorno a un tavolo per discutere su come gestire questo difficile passaggio e valutare le misure di interesse comune da chiedere al governo. Il potere di acquisto dei consumatori va salvaguardato – aggiunge Giansanti – ma non può essere bloccato troppo a lungo il processo di trasferimento a valle dei costi di produzione”.
Confagricoltura segnala, infine, che la situazione e le prospettive dei mercati agricoli sono all’ordine del giorno del Consiglio Agricoltura dell’Unione Europea, in programma il 15 novembre.

Il Ministero delle Politiche Agricole, in una riunione che si è tenuta il 4 novembre scorso, ha illustrato la proposta tecnica sull’attuazione dell’Investimento 2.2 – Parco Agrisolare (M2C1-2.2) del PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza, che mira a raggiungere gli obiettivi di ammodernamento e utilizzo dei tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale per la produzione di energia rinnovabile, aumentando così la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l’efficienza energetica del settore e contribuire al benessere degli animali.
In particolare il progetto, per il quale sono previste risorse per 1,5 miliardi, si pone l’obiettivo di incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare su una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di metri quadrati, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell’eternit/amianto sui tetti, ove presente, e il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.
Gli investimenti oggetto di sostegno riguardano:
• ristrutturazioni efficienti dal punto di vista energetico: costruzione di un nuovo tetto isolato e rimozione e smaltimento del tetto esistente (anche qualora sia in amianto). Assegnati 750 milioni;
• sistemi di raffreddamento efficienti dal punto di vista energetico con creazione di sistemi di ventilazione e/o raffreddamento automatizzati per i capannoni. Assegnati 525 milioni;
• installazione di pannelli solari, gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori. Assegnati 225 milioni.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi delle proposte.