Il Ministero della Transizione ecologica ha firmato il progetto per la rinaturazione dell’area del Po e che coinvolge tutti gli enti interessati di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Il progetto, del valore complessivo di circa 360 milioni di euro, è uno degli impegni previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta di un investimento che interesserà l’intero bacino del fiume Po in cui ricadono, fra l’altro, 37 Siti Natura 2000 e la Riserva MAB Po Grande. E’ un intervento diretto al miglioramento dell’ecosistema fluviale, alla navigazione, alla sicurezza e alla qualità della vita per chi vive in quelle zone.
Il Po, infatti, è una delle sei aree prioritarie per la connettività ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici, dove avviare una diffusa azione di ripristino ambientale, rappresentando un primo passo per la più grande e importante azione di recupero ecologico e di adattamento nel nostro Paese.
Il progetto vede il coinvolgimento dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po e prevede la rinaturazione di 37 aree lungo il suo corso più altre 7 nel Delta del Po, con 5 tipologie di interventi: riqualificazione, riattivazione e riapertura di lanche e rami abbandonati; riduzione dell’artificialità dell’alveo e in particolare l’adeguamento dei “pennelli”; riforestazione diffusa naturalistica; contenimento di specie vegetali alloctone invasive.

Martedì 9 novembre ha avuto luogo il bilancio dell’annata agraria 2021 presentato da Confagricoltura Piemonte, alla presenza anche del presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Nell’annata appena trascorsa si rilevano produzioni in calo e prezzi in aumento per i cereali e le oleaginose; significative perdite di raccolti anche per prati, erbai, medicai e ortofrutta. Eccellente la vendemmia. Redditività sempre più scarsa per gli allevamenti zootecnici, mentre è quasi azzerata la produzione di miele.
Un inverno mite, una primavera piovosa con temperature fortemente altalenanti e una serie di gelate tardive, associati a un’estate calda e particolarmente asciutta, seguita da un autunno nuovamente mite: questo l’andamento climatico che ha segnato l’annata agraria 2020-2021, caratterizzata da una grave e perdurante siccità, che ha interessato soprattutto il Piemonte meridionale.
Le coltivazioni erbacee, frumento e mais in particolare, ma anche prati, medicai ed erbai annuali hanno patito la carenza idrica riducendo in modo significativo le produzioni, mentre le coltivazioni legnose, frutteti e vigneti in particolare hanno retto meglio, limitando il quantitativo dei raccolti, che si sono però rivelati di buona qualità.

Dal bilancio dell’annata agraria emerge che la campagna del grano tenero si è chiusa con un calo produttivo di circa il 10%, mentre la riduzione di raccolto per l’orzo è stata più contenuta. Anche il mais ha risentito dell’andamento stagionale favorevole, con un calo produttivo del 30 – 40%, e localmente con un azzeramento della produzione a causa di grandinate, piogge violente e forte siccità in alcune aree della regione.
Da segnalare l’andamento positivo dei prezzi dei cereali, spinti dall’ondata dei rincari delle materie prime a livello mondiale, che hanno però messo in difficoltà la zootecnia per il forte aumento dei costi energetici e dei mangimi. Sostanzialmente stabile la produzione di oleaginose, quali soia, girasole e pisello proteico.
Il vigneto piemontese ha regalato una vendemmia di ottima qualità, anche se non abbondante, con un calo di produzione di circa il 10% rispetto all’anno scorso. Le gelate del mese di aprile e l’estate con un periodo di forte caldo alternato da violenti temporali hanno danneggiato prima le fioriture e poi il raccolto dei frutteti. Il meteo ha condizionato anche le coltivazioni orticole in pieno campo: soddisfacente invece l’andamento del mercato, con prezzi in sostanziale tenuta. La prolungata siccità e il clima torrido dei mesi estivi hanno provocato problemi di produzione per prati, erbai e medicali, con perdite di raccolto del 30- 40%.
Sul fronte degli allevamenti zootecnici in generale si rileva un forte calo di redditività, dovuto all’aumento dei costi di produzione. In pesante difficoltà gli allevamenti avicoli (produzione di polli da carne, tacchini e uova), forti consumatori di cereali e proteoleaginose. Si segnalano forti preoccupazioni per la pressione delle produzioni estere sul mercato dei bovini da carne, che continuano a scontare bassi prezzi all’origine. Continuano a permanere basse le quotazioni del latte alla stalla, con prezzi stazionari che penalizzano gli allevatori. Situazione pesante anche per i suini: dopo gli aumenti di prezzo degli animali vivi nel periodo tra aprile e agosto, nei mesi di settembre e ottobre si è registrata una significativa riduzione dei prezzi e attualmente, per quanto riguarda i suini da macello più pregiati (quelli di peso tra i 160 e i 176 kg) il prezzo è inferiore dell’1,13% rispetto all’anno scorso.
Andamento particolarmente sfavorevole per l’apicoltura: le numerose avversità meteorologiche hanno causato una forte riduzione, quando non addirittura l’azzeramento, delle rese dei mieli primaverili più importanti e compromesso anche le produzioni estive.
Continua a ridursi il numero delle imprese agricole. In base ai dati dell’Anagrafe Unica della Regione Piemonte le aziende agricole erano 70.780 nel 2005, 62.706 nel 2010, 42.150 l’anno scorso e 40.152 quest’anno (riduzione quindi del 4,7% nell’ultimo anno).
L’analisi del dato astigiano preoccupa il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravallesi evidenzia una riduzione del numero di aziende dell’8,4% (da 5.234 a 4.792), una percentuale quasi doppia rispetto alla media regionale”, che però aggiunge “nonostante la riduzione del numero delle imprese si mantiene, almeno a livello regionale, sostanzialmente stabile la percentuale di giovani agricoltori: i titolari di azienda con meno di 41 anni erano il 14% nel 2010, mentre quest’anno sono il 13,6%. Ciò significa che il settore primario ha la necessità di un forte ricambio generazionale per poter affrontare con vigore le nuove sfide sul fronte della competitività e dell’internazionalizzazione”.
Il presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi riscontra “un sostanziale mantenimento della superficie vitata, pari a 14.059 ettari ed un sensibile incremento (+ 5,2%) della superficie coltivata a nocciolo che è passata da 5.684 a 5.979 ettari” e poi rimarca “Occorre migliorare l’efficacia delle politiche agricole per favorire uno sviluppo sostenibile delle imprese: si tratta di utilizzare meglio i fondi del programma dello sviluppo rurale, intensificando la collaborazione nella Conferenza Stato Regioni e accelerando il confronto sulla nuova programmazione regionale. Inoltre due problemi che ci assillano da troppo tempo – conclude Baldi – e che devono trovare al più presto soluzione: la riduzione della burocrazia e la lotta agli animali selvatici che rappresentano ormai una piaga per le imprese agricole piemontesi”.
Come ha ricordato il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo alla conferenza stampa: “La politica agricola comunitaria finora ha garantito ai cittadini cibo di qualità, salubre e in quantità. La nuova impostazione è a forte vocazione sociale: ci sarà un riequilibrio delle erogazioni a favore delle piccole imprese. Ciò che non occorre perdere di vista – ha aggiunto Giansanti – è il sostegno alla competitività delle imprese che per essere sostenibili devono assicurare un reddito adeguato agli agricoltori“. Il presidente di Confagricoltura ha ancora ricordato il contributo ecosistemico dell’agricoltura in termini di contrasto al cambiamento climatico. “Lavoreremo per sfruttare meglio boschi e foreste e per avviare un piano straordinario di produzione di proteine vegetali che riduca la nostra dipendenza dall’estero – ha concluso Giansanti – augurandoci che l’agricoltura possa utilizzare appieno i fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza per continuare ad offrire il proprio contributo alla valorizzazione dell’ambiente”.

In allegato riportiamo i dati riferiti alla provincia di Asti desunti dall’Anagrafe Agricola Regionale

Annata agraria 2021_dati provincia di Asti

L’approvazione, in Consiglio dei Ministri, dello schema di decreto legislativo che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare è una notizia positiva. Ci riserviamo di valutare nel dettaglio il testo definitivo, non appena verrà ufficialmente licenziato”. Questo il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, al provvedimento approvato che tutela le imprese nei rapporti tra filiera agricola e alimentare. “Da sempre – aggiunge Giansanti – chiedevamo di recepire la direttiva comunitaria per ridare fiducia e stabilità agli operatori e al mercato, razionalizzando e rafforzando il quadro nazionale esistente sin dal 2012”.
L’impianto del decreto garantisce la riservatezza nella presentazione delle denunce e valorizza il ruolo delle organizzazioni a tutela dei propri associati.
Tra le pratiche sleali individuate, di attualità la garanzia del divieto della vendita di prodotti agricoli a prezzi al di sotto dei costi di produzione “che – precisa Giansanti – tutela la redditività dei nostri imprenditori”.
Confagricoltura auspica infine che nella formulazione finale del testo vengano tenute in adeguata considerazione le specifiche esigenze del settore vivaistico, comparto di primo piano del settore primario.

 

L’etichettatura dei prodotti alimentari riveste un ruolo molto importante all’interno della filiera agroalimentare. L’etichetta è sempre più importante per far prendere decisioni consapevoli al consumatore finale e può essere cruciale nell’orientare gli acquisti. Riporta una serie di informazioni – obbligatorie per legge – importanti per tutelare la salute e per avere parametri di valutazione uniformi. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli sollecitando una proroga dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime di alcuni prodotti agroalimentari di estrema rilevanza (lattiero-caseari, pasta, derivati di pomodoro e carni suine trasformate) che, in base alle disposizioni attuali, cesserà il 31 dicembre 2021.
Anche dalla Confagricoltura di Asti viene invocato un messaggio di appello alle istituzioni affinché venga mantenuta l’etichettatura. “E’ fondamentale che i consumatori possano ancora usufruire delle indicazioni sulla natura dei prodotti agroalimentari in commercio, che orientino a scelte consapevoli e in grado di privilegiare le materie prime nazionali“, afferma il presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi.
La tutela della qualità delle produzioni rappresenta in particolare per l’Italia uno dei principali obiettivi della politica agroalimentare, considerato che l’Italia è il Paese che vanta in Europa il maggior numero di prodotti a marchio registrato, oggetto di numerosi e sofisticati tentativi di contraffazione“, gli fa eco il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle.
Riteniamo doveroso mantenere l’obbligo per questa normativa che tutela il Made in Italy e tutti gli attori della filiera agroalimentare, ma è necessario alleggerire il peso burocratico che ricade sempre sulle aziende del settore primario“, concludono i vertici della Confagricoltura di Asti.
La data di scadenza della normativa italiana è stata individuata in riferimento all’entrata in vigore di quella europea. Si tratta comunque di una novità essenziale che muta il quadro giuridico comunitario e per il quale occorrerà ora un adeguamento complessivo delle disposizioni nazionali.

Alessandro Sconfienza, giovane produttore corilicolo di Mombercelli, associato ad Asti Agricoltura ha partecipato martedì 27 ottobre al corso dedicato all’assaggio e alla trasformazione delle nocciole presso la MIA Food Tech di Castiglione Falletto in compagnia dei docenti Irma Brizi, Direttore dell’Associazione Nazionale Città della Nocciola, e Luca Murialdo, titolare della ditta ospitante. Tanti i temi trattati, dalla storia della pianta ai metodi coltivazione, ma soprattutto un ampio spazio dedicato all’assaggio della nocciola italiana e piemontese.
E’ da ormai quasi 20 anni che mi occupo di nocciola. Sono originaria di Giffoni e da sempre la nocciola e la sua filiera fanno parte della mia vita“, ha affermato Irma Brizi che, tra i tanti progetti compiuti, annovera la realizzazione di una vetrina on-line (www.nocciolaitalianashop.it) per tutti i piccoli produttori che desiderano condividere il loro percorso con lei. “Da qui è nato il percorso formazione per aiutare i produttori ed anche i consumatori attenti a conoscere a 360° la nocciola. Con il ‘Nocciola Day’, evento nazionale giunto alla 10ª edizione, manifestiamo l’orgoglio e l’adesione ad un movimento a difesa della nocciola italiana di qualità coltivata in territori di qualità”.
Il pomeriggio è trascorso visitando l’impianto di trasformazione: “la trasformazione della nocciola da parte di molti produttori è stato e sarà un ottimo investimento per riqualificare le proprie aziende e permettere alle nuove generazioni una visione innovativa del settore corilicolo”, ha dichiarato Luca Murialdo. “La Mia Food Tech da anni collabora con i produttori nella realizzazione di macchinari innovativi per fornire un supporto tecnico e competitivo nella trasformazione delle nocciole”.
È molto importante, soprattutto per noi giovani agricoltori, coltivare i nostri frutti con la passione per la continua ricerca e innovazione delle attività che guidiamo”, ha concluso Alessandro Sconfienza che ha portato la voce dell’ANGA astigiana a questo evento. “Occorre che le istituzioni sostengano la nascita e lo sviluppo delle imprese agricole dove sempre più spesso assistiamo al ricambio generazionale guidato da giovani imprenditori talentuosi e determinati”.

 

I partecipanti intervenuti alla giornata dedicata alla trasformazione della nocciola. Al centro Alessandro Sconfienza