La Legge di Bilancio 2021, con il comma 1064 dell’articolo 1, proroga al 31/12/2022 il beneficio del credito d’imposta formazione 4.0, che in base alla Legge di Bilancio 2018 spetta alle imprese per le attività dirette ad acquisire o consolidare le conoscenze tecnologiche previste dal Piano nazionale Impresa 4.0 quali big data e analisi dei dati, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali.
In base all’art. 1, c.210, della L.n.160/2019 (legge di Bilancio 2020) il credito d’imposta è riconosciuto:
– nei confronti delle piccole imprese, in misura pari al 50 per cento delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di 300.000 euro;
– nei confronti delle medie imprese, in misura pari al 40 per cento delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di 250.000 euro;
– nei confronti delle grandi imprese, in misura pari al 30 per cento delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di 250.000 euro.
In base alla successiva lett. l) del comma 1064, inoltre, per il periodo in corso al 31 dicembre 2020 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2023, sono ammissibili, all’agevolazione i costi, previsti dall’art. 31, c.3, del Regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2014, che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno UE.
Si tratta in particolare dei seguenti costi:
a) spese di personale relative ai formatori per le ore di partecipazione alla formazione;
b) costi di esercizio relativi a formatori e partecipanti alla formazione direttamente connessi al progetto di formazione, quali le spese di viaggio, le spese di alloggio, i materiali e le forniture con attinenza diretta al progetto, l’ammortamento degli strumenti e delle attrezzature nella misura in cui sono utilizzati esclusivamente per il progetto di formazione;
c) costi dei servizi di consulenza connessi al progetto di formazione;
d) spese di personale relative ai partecipanti alla formazione e le spese generali indirette (spese amministrative, locazione, spese generali) per le ore durante le quali i partecipanti hanno seguito la formazione.

L’agroalimentare nazionale ha retto ed ha migliorato le sue posizioni all’estero, nel 2020, l’anno più difficile per i mercati globali, con le chiusure delle frontiere, con il lock-down, con i provvedimenti sanitari che frenavano pure la libera circolazione delle merci. L’agricoltura e l’agroalimentare adesso hanno il compito di fare da traino al Made in Italy nel suo complesso. Lo sottolinea Confagricoltura commentando i dati dell’Istat sul commercio estero nel 2020. Nell’ “anno dello stop” – fa presente Confagricoltura – c’è stato un balzo avanti dell’export agroalimentare che ha raggiunto, per la prima volta, la quota del 10% delle esportazioni complessive nazionali, con +1,7% rispetto ai risultati del 2019; ciò in controtendenza con gli altri settori che hanno registrato un calo dell’export complessivo, crollato di quasi il 10%. È un dato forse transitorio, se riprenderanno le esportazioni complessive, ma possiamo annotare con favore la tenuta del settore. Confagricoltura poi pone in evidenza come il saldo commerciale agroalimentare sia positivo. Negli ultimi anni era già stato positivo il saldo dei prodotti trasformati, comprese bevande e tabacco, ma ora lo è – ed anche questa è una novità – quello dell’intera bilancia commerciale dell’agroalimentare, da sempre strutturalmente in deficit.

Ad avviso di Confagricoltura, quello registrato dall’agroalimentare nel 2020, è un risultato estremamente lusinghiero anche se dovuto essenzialmente al miglioramento del saldo dei prodotti trasformati, mentre il deficit dei prodotti agricoli rimane preoccupante intorno ai 7,5 miliardi di euro. Su questo fronte, per l’export di prodotti e materie prime agricole, occorre sicuramente uno sforzo particolare per incentivarli maggiormente.

 

TABELLE

 

Italia – Esportazioni agroalimentari e complessive
(elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Istat – milioni di eur)
Gen-Dic 2019 Gen-Dic 2020 Var.%
Prodotti agricoli 6.934 6.982 +0,7%
Alimentari bevande e tabacco 38.399 39.143 +1,9%
Totale agroalimentare 45.333 46.124 +1,7%
Totale merci 480.352 433.550 -9,7%
Quota export AA su totale 9,4% 10,6%
Saldo import export agroalimentare
(elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Istat – milioni di eur)
Gen-Dic 2019 Import Export Saldo
Prodotti agricoli 14.768 6.934 -7.834
Alimentari bevande e tabacco 30.602 38.399 +7.797
Totale agroalimentare 45.370 45.333 -37
Gen-Dic 2020 Import Export Saldo
Prodotti agricoli 14.472 6.982 -7.491
Alimentari bevande e tabacco 28.573 39.143 +10.569
Totale agroalimentare 43.046 46.124 +3.079
2017 2018 2019 2020
Saldo prodotti agricoli -7.367 -7.618 -7.834 -7.491
Saldo prodotti alimentari +3.497 +5.152 +7.797 +10.569
Saldo agroalimentare -3.870 -2.466 -37 +3.079

 

 

In riferimento ai certificati di abilitazione all’acquisto e agli attestati di funzionalità delle macchine irroratrici, si segnala che secondo una nota del Mipaaf trasmessa alle Regioni la proroga di validità delle abilitazioni/attestati è da intendersi riferita a:

– abilitazioni /attestati in scadenza o scadute antecedentemente al 2020 ma in corso di rinnovo;
– abilitazioni/attestati in scadenza nel 2020;
– abilitazioni/attestati che scadranno nel 2021, nel perdurare della fase di emergenza.

L’interpretazione è peraltro in linea con un emendamento presentato da Confagricoltura nell’ambito della conversione in legge del Decreto “mille proroghe”, che intende estendere ulteriormente la proroga già prevista per il 2020 alle abilitazioni/attestati in scadenza nel 2021.

Patentini_fitosanitari_Mipaaf_2_201229

Patentini_fitosanitari_Mipaaf_1_201228

L’art. 5 del decreto-legge n. 2 del 14/01/2021 ha ulteriormente prorogato fino al 30 aprile 2021 i titoli e i permessi di soggiorno dei cittadini extracomunitari, la cui validità era già stata prorogata fino al 31 gennaio 2021 dall’art. 3, comma 3-bis, della legge n. 159/2020 (che ha convertito il decreto-legge 125/2020) e, in precedenza, fino al 31 agosto 2020 dall’art. 103, commi 2-quater e 2-quinquies, del decreto-legge n. 18/2020 (convertito dalla legge n. 27/2020).

Si iniziano a vedere i primi risultati dell’impegno profuso con tenacia da Confagricoltura in collaborazione con le imprese del settore rappresentate anche nella Federazione Nazionale Vitivinicola al fine di mobilitare le istituzioni competenti nazionali ed europee per risolvere una barriera al commercio posta dal Giappone all’ingresso del vino italiano. Le dogane giapponesi impongono agli importatori l’obbligo di presentazione di certificati di analisi su alcuni parametri o non rilevabili o già normati da standard sanitari e/o legislativi italiani: queste analisi aggiuntive, che implicano ulteriori costi a carico dei produttori italiani, sono superflue e inutilmente ripetitive. La situazione, denunciata da Confagricoltura al Ministero degli affari esteri e al MAAC (Comitato di accesso al mercato presso la UE al quale partecipa lo stesso MAECI), evidenzia che nel comportamento giapponese si ravvisa una barriera non tariffaria di ostacolo al commercio. Confagricoltura è l’unica organizzazione agricola che si sta occupando della materia e a oggi ha ottenuto il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo, di ICE Tokyo e della Camera di Commercio italiana in Giappone che si sono messi attivamente a disposizione per supportarci ulteriormente nei confronti del Ministero degli Affari Esteri e della Commissione Europea.