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Riprendiamo la tematica della manodopera stagionale per fornire alcuni aggiornamenti sui provvedimenti che stanno per entrare in attuazione o per essere assunti dal Governo. Il DPCM integrativo del decreto flussi per l’anno 2022 – che autorizza l’ingresso aggiuntivo di 40 mila stranieri da ammettere nel territorio italiano per motivi di lavoro e da destinare interamente ai settori agricolo e turistico-alberghiero, a valere sulle domande già presentate nel click-day del 27 marzo scorso – sarà probabilmente rilasciato in Gazzetta ufficiale tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto.
A seguito della pubblicazione del DPCM e delle correlate circolari dei ministeri competenti (interno, lavoro, e agricoltura), verranno automaticamente rilasciati, nei termini previsti dalla legge (massimo 30 giorni), i nulla osta all’ingresso relativi alle istanze di lavoro stagionale già presentate e rimaste in sospeso nei mesi scorsi per incapienza delle quote, dal momento che erano disponibili 44 mila unità a fronte di oltre 90 mila richieste presentate. In altre parole non dovrebbero essere necessari ulteriori adempimenti da parte dei soggetti che hanno presentato domande.
Per quanto riguarda invece la bozza di DPCM – approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri – sulla programmazione triennale dei flussi 2023/2025, il cui testo potrebbe ancora subire modifiche nel corso della sua approvazione definitiva, viene confermata una riserva di quote per il lavoro subordinato stagionale dei settori agricolo e turistico-alberghiero pari a:

– 82.500 unità per il 2023;
– 89.050 unità per il 2024;
– 93.550 unità per il 2025.

Viene altresì riservata, nell’ambito di questa ripartizione, una quota alle istanze presentate dalle Organizzazioni di rappresentanza delle imprese agricole, tra cui Confagricoltura, nelle seguenti misure:

– 40.000 unità per il 2023;
– 41.000 unità per il 2024;
– 42.000 unità per il 2025.

Inoltre la bozza di provvedimento favorisce gli ingressi di lavoratori “formati” in Italia o all’estero, che potranno essere autorizzati a svolgere attività di lavoro anche “fuori quota”.

Infine, viene previsto che le nuove domande per lavoro stagionale potranno essere presentate:

– per l’anno 2023 a partire dal 70° giorno dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del DPCM stesso;
– per gli anni 2024 e 2025 il 12 febbraio di ciascuno anno.

Al momento non si conoscono i tempi di pubblicazione del decreto di programmazione triennale, anche perchè la bozza deve essere sottoposta alla valutazione di numerosi organi consultivi (Cnel, Conferenza Stato-Regioni, etc.) e poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.

In tutte le zone del Paese è stato eliminato il divieto di asporto dopo le 18,00 per gli esercizi commerciali al dettaglio di bevande da non consumarsi sul posto. Il governo ha dato ascolto al nostro appello a difesa del settore vitivinicolo, che già ha perso a causa del Covid più di 2 miliardi di euro”. A esprimere piena soddisfazione per i contenuti del nuovo Dpcm, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, sono le organizzazioni della filiera vitivinicola di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi, che nei giorni scorsi avevano inviato una richiesta in tale direzione al Premier Mario Draghi e al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
Dar modo alle enoteche di riprendere la regolare attività rimette in moto una macchina produttiva che impegna nelle aziende vitivinicole italiane circa 210 mila addetti, fra i quali 50.000 giovani”, fa notare la filiera del vino, secondo cui “la scelta di responsabilità del governo arriva a ridare impulso a un mercato già fortemente penalizzato per le limitazione sull’HoReCa”.
La filiera del vino, infine, “confermando piena e totale disponibilità al dialogo costruttivo con il nuovo Governo, torna a sostenere la necessità di fare un passo in avanti anche sul fronte della ristorazione, valutando la possibilità di apertura bar e ristoranti anche a cena nelle Regioni in zona gialla e per il pranzo in quelle in zona arancione”.

Il Presidente del Consiglio ha firmato il DPCM del 3 dicembre contenente le nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il testo estende il limite massimo di vigenza dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) attuativi delle norme emergenziali, portandolo dagli attuali trenta a cinquanta giorni.
Il DPCM stabilisce le seguenti misure:

🔵 Spostamenti, Comuni ed eccezioni

Ci sarà, in tutto il territorio nazionale, un divieto di spostamento specifico per il periodo delle festività natalizie. Dal 21 dicembre al 6 gennaio, in tutta Italia, sarà vietato spostarsi dalla propria Regione o dalla propria Provincia autonoma. Il 25 dicembre, il 26 dicembre e l’1 gennaio sarà vietato anche spostarsi dal proprio Comune.
Le eccezioni sono: motivi di salute, urgenza o «stato di necessità», oltre alla possibilità di rientrare nel proprio domicilio o nella propria residenza (non però nelle seconde case). Nei «casi di necessità» rientra l’assistenza a persone non autosufficienti, ha detto il presidente del Consiglio. Conte ha spiegato anche che «sarà sempre consentito il rientro nel Comune di residenza o dove si abita con continuità. Questo consentirà il ricongiungimento delle coppie». Il governo potrebbe fornire l’interpretazione «autentica» del concetto di «casi di necessità» con delle FAQ (risposte a domande frequenti).
Il coprifuoco sarà dalle 22 alle 5, fino al 6 gennaio. Il giorno di Capodanno sarà dalle 22 alle 7 dell’1 gennaio. Dopo quest’ora sarà possibile uscire dalla propria abitazione soltanto per «comprovate esigenze», che sono motivi di lavoro, di salute e di urgenza.

🔵 Obbligo di mascherina anche all’aperto

Rimane anche il divieto di assembramento e l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e al chiuso. I sindaci potranno emettere ordinanze per chiudere strade e piazze per evitare gli affollamenti anche nel corso della giornata, oppure prevedere ingressi contingentati in quelle aree di città e paesi dove c’è il rischio che si verifichino assembramenti.

🔵 Alberghi e ristoranti

Il giorno di Natale, il 26 e il 31 dicembre i ristoranti saranno aperti per il pranzo. Il 31 dicembre gli alberghi rimangono aperti non sarà possibile festeggiare con veglioni o cene: i ristoranti chiuderanno alle 18 e poi solo servizio in camera. Nelle aree arancioni e rosse, bar e ristoranti restano aperti dalle 5 alle 22 solo per l’asporto.

🔵 Impianti sciistici

Sarà vietato aprire gli impianti sciistici dal 4 dicembre fino al 6 gennaio incluso.

🔵 Negozi

I negozi sono aperti fino alle 21 e fino al 6 gennaio. Per evitare l’affollamento delle vie dello shopping governatori e sindaci potranno emanare ordinanze per chiudere strade e piazze, ma anche posizionare distanziatori nelle vie di maggior affluenza che consentano soltanto il passaggio di un numero limitato di persone.

🔵 Quarantene per chi torna dall’estero

Dal 10 dicembre, per chi torna da uno dei 27 Paesi della UE, c’è l’obbligo, prima di partire per l’Italia, di fare il tampone e presentarlo all’arrivo: se è negativo, si può entrare senza dover fare la quarantena. Chi arriva da un Paese extra-Schengen dovrà comunque fare la quarantena. Dal 21 dicembre e fino all’Epifania scatta una regola più rigida: tutti coloro che torneranno dall’estero dovranno osservare il periodo di quarantena. Ad esempio, sarà possibile andare a sciare in Austria o in Svizzera, ma al ritorno bisognerà chiudersi in casa e restarci per dieci giorni seguendo le regole del confinamento precauzionale. Per evitare la quarantena bisognerà rientrare in Italia prima del 20 dicembre.

🔵 Scuole e università

Dal 7 gennaio tutti gli studenti tornano a scuola, e la didattica in presenza dovrà essere assicurata anche nelle scuole superiori per il 75 per cento degli studenti. In università, tornano le lauree in presenza e potranno svolgersi in presenza gli esami, oltre alle lezioni solo per un ridotto numero di studenti.

In allegato il testo integrale del DPCM

DPCM_03-12-2020

L’allegato 23 prevede che possano restare aperte le attività di commercio al dettaglio tra le quali figurano le vendite di fiori, piante, bulbi, semi e fertilizzanti; inoltre, per queste tipologie di prodotti è ammesso anche il commercio al dettaglio ambulante.
Tutte le attività del settore agricolo possono essere svolte regolarmente, nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Tra le attività agricole rientrano anche la coltivazione e la relativa vendita di piante, fiori, bulbi e semi che possono essere senz’altro praticate, come ha confermato ieri sera in una riunione in videoconferenza – organizzata dalla Camera di Commercio di Torino con le categorie economiche – il dottor Antonio Rinaudo, già sostituto procuratore della Repubblica di Torino e attuale responsabile dell’Area Legale dell’Unità di Crisi attivata dalla Regione Piemonte lo scorso 22 febbraio.
Non è invece possibile vendere articoli non riconducibili alle attività elencate nell’allegato 23, vale a dire i prodotti che non sono collegati all’agricoltura ed al giardinaggio quali, per esempio, gli oggetti riservati alle festività natalizie.

Allegato_23_Dpcm_201103

In tutta Italia e soprattutto in Piemonte i contagi da Covid-19 crescono senza sosta. Nella nostra regione quasi la metà dei contagiati è asintomatica, segno che il virus è subdolo e si diffonde in modo rapido anche attraverso le persone che apparentemente sono sane. Aumentano i ricoverati in terapia intensiva: a ieri in Piemonte erano già 233 in totale, mentre le persone in isolamento domiciliare sono 37.819.
Il Governo ha imposto una nuova stretta. Con il Decreto del presidente del consiglio dei ministri del 3 novembre, in vigore da domani venerdì 6 novembre, vengono imposte una serie di limitazioni alla circolazione delle persone e alle attività di bar e ristorazione, compresi gli agriturismo. In allegato il link tramite il quale poter visualizzare il testo del nuovo DPCM insieme ai suoi allegati.

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/11/04/20A06109/sg