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Venerdì 25 giugno è scaduto il termine per la presentazione delle domande PAC. Le modifiche alla domanda unica, apportate ai sensi dell’articolo 15 del regolamento (UE) n. 809/2014, dovranno essere inoltrate entro il 12 luglio 2021.

Tra aiuti diretti e misure per lo sviluppo rurale, il 60% dei fondi europei per l’agricoltura sarà finalizzato con la nuova PAC al miglioramento della sostenibilità ambientale, ma il bilancio è stato ridotto in termini reali rispetto a quanto assegnato al settore nel periodo 2014-2020”. Lo rileva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, con riferimento ai lavori in corso del Consiglio Agricoltura della UE. I Ministri hanno dato il via libera all’accordo provvisorio sulla riforma della PAC raggiunto la scorsa settimana.
Per l’agricoltura italiana la riduzione totale dei trasferimenti ammonta, fino al 2027, a 6,2 miliardi di euro, il 15% in meno sul periodo 2014-2020.
La nuova sfida ambientale impone agli agricoltori di investire in capitale umano e tecnologie – evidenzia Giansanti – un’esigenza che non si concilia con la contrazione delle risorse finanziarie dell’Unione; tanto più in contesto economico sempre più competitivo e mercati caratterizzati da elevata competitività, anche per la presenza di operatori della finanza”.
La lotta al cambiamento climatico, la tutela delle risorse naturali e la sovranità alimentare sono obiettivi strategici per l’Unione e per gli Stati membri”, prosegue il presidente di Confagricoltura.
L’esito del negoziato sulla riforma della PAC non ha risposto in pieno, sul piano delle risorse finanziarie e degli strumenti, alle attese della società e degli agricoltori. Inoltre, come ha rilevato il Ministro Patuanelli, non sono stati fatti sostanziali passi in avanti verso la semplificazione e la semplicità delle regole”.
L’accordo sulla nuova PAC prevede la messa a punto di piani strategici che i singoli Stati membri dovranno sottoporre alla Commissione Europea entro la fine dell’anno. La novità assoluta è che il piano dovrà includere anche i programmi per lo sviluppo rurale finora rientranti nell’esclusiva competenza delle Regioni.
Abbiamo l’occasione – conclude il presidente di Confagricolturaper dare un filo conduttore coerente e condiviso tra amministrazione centrale e regioni alle scelte complesse da fare per l’agricoltura italiana”.

Enrico Allasia: Serve un progetto di riforma della politica agricola comune in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione

In questi giorni a Bruxelles il cosiddetto Trilogo – Commissione, Consiglio e Parlamento – sta tentando di raggiungere un’intesa sulla riforma della PAC, la politica agricola comunitaria.
La definizione dell’importante dossier, in base al parere di Confagricoltura Piemontenon deve prescindere dal soddisfacimento di tre principi fondamentali: stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese“.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto una lettera agli europarlamentari eletti nella circoscrizione dell’Italia nord occidentale per esprimere le perplessità dell’organizzazione in merito all’ipotesi di ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di maggiore dimensione e a vocazione imprenditoriale.
In base alla simulazione di Confagricoltura se prevalesse la nuova impostazione in discussione le aziende più strutturate e indirizzate al mercato subirebbero una contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (ma in alcuni casi anche di più) dal 2026 in poi.
I vantaggi di questa operazione – sottolinea Allasia – secondo i risultati della nostra simulazione produrrebbero però effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole dimensioni”.
Confagricoltura ritiene che l’accordo non debba essere raggiunto tutti i costi, senza tener conto delle conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione europea continui a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo sicuro, in qualità e quantità adeguate.
La sfida che ci poniamo – conclude Allasia – è di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando livelli produttivi. Tutto questo può avvenire , così com’è stato in passato, soltanto valorizzando un sistema di imprese efficienti e competitive“.

Qui sotto il testo integrale della lettera scritta da Enrico Allasia agli europarlamentari

Confagricoltura Piemonte segue con particolare interesse e con forte
preoccupazione l’evolversi del negoziato sulla nuova Pac – Politica agricola
comunitaria, che dura ormai da tre anni.
Nei prossimi giorni il Trilogo tenterà di raggiungere un’intesa, anche se
alcune questioni basilari sono ancora lontane dall’essere risolte. La definizione
dell’importante dossier, a nostro giudizio, non deve prescindere dal soddisfacimento
di tre principi fondamentali, ispiratori da sempre dei processi di revisione della Pac:
stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese.
Dalla discussione in corso nelle sedi istituzionali, sembra invece che
questo tipo di approccio sia stato accantonato per dare eccessivo spazio a nuovi
principi e obiettivi su cui, con ogni probabilità, non sono state effettuate approfondite
analisi di impatto.
È quindi per queste ragioni che esprimiamo forti perplessità sull’ipotesi di
ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di
maggior dimensione e a vocazione imprenditoriale tramite meccanismi complessi di
convergenza interna, degressività e plafonamento. A questo riguardo riteniamo che,
ai fini del mantenimento di attività strutturalmente dimensionate e organizzate, in
grado di proseguire l’attività nell’interesse generale del territorio, la Pac dovrebbe
costituire una sorta di rete di sicurezza dei redditi e, come tale, comprendere tutte le
tipologie di aziende.
Se dovessero prevalere nuovi orientamenti, declinati nelle conseguenti
scelte, le aziende più strutturate e vocate al mercato, come emerge da una
simulazione di Confagricoltura (che alleghiamo alla presente), subirebbero una
contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto
elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (in alcuni casi anche di più) dal 2026
in poi. Per di più i vantaggi di questa operazione, sempre secondo i risultati della
simulazione, produrrebbero effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole
dimensioni.
Siamo altresì consci che debba crescere la sostenibilità ambientale, tema
sul quale gli agricoltori sono da anni impegnati in prima linea, ma occorre anche
tenere in considerazione il fatto che, proprio secondo il rapporto diffuso di recente
dalla Commissione di Bruxelles, l’impronta climatica dell’agricoltura per unità di
prodotto è in calo già dal 1990 e che la fissazione di obiettivi più ambiziosi sotto il
profilo dell’ecosostenibilità comporterà inevitabilmente costi di produzione aggiuntivi
rispetto a quelli, già molto elevati, sostenuti attualmente per le materie prime e i
mezzi tecnici.
Quindi, sulla base delle considerazioni sopra menzionate, riteniamo che
queste ipotesi siano da scongiurare. Ecco perché chiediamo che le decisioni in
ordine ai pagamenti diretti siano facoltative per gli Stati membri e che siamo invece
armonizzate regole, sanzioni e costo del lavoro, spesso molto diversi tra i vari
Paesi. Occorre, poi, assolutamente evitare ulteriori complicazioni burocratiche delle
procedure di erogazione degli aiuti diretti.
In altre parole, pur consapevoli che il fallimento del negoziato sulla riforma
della Pac possa costituire un segnale negativo per la capacità decisione dell’U.e e
determinare, di conseguenza, pesanti incertezze per gli agricoltori, reputiamo che
un accordo non debba essere raggiunto a tutti i costi, senza tener conto delle
conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione continui
a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo in
quantità adeguate, sicuro e di altissima qualità.
Siamo assolutamente contrari a qualsiasi riforma della Pac che possa
compromettere il potenziale produttivo del settore e la redditività degli agricoltori
soprattutto di quelli maggiormente in grado di offrire occupazione e di orientare la
propria attività ai mercati. La sfida è dunque quella di conseguire, grazie alla ricerca
scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando i livelli produttivi,
ma la risposta alle esigenze della società e dei consumatori non può che venire,
come è stato in passato, da un sistema di imprese efficienti e competitive.
Ci auguriamo che possiate tenere conto delle nostre indicazioni, restando
a vostra disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento che si rendesse
necessario.
Grazie infine per tutto ciò che vorrete e potrete fare nell’interesse
dell’agricoltura e del territorio“.

Si terrà martedì 18 maggio alle 9,45, in diretta sul canale Youtube di Confagricoltura, l’incontro “La Politica Agricola Comune dopo il 2023 raccontata dai protagonisti” per illustrare come evolverà la PAC nei prossimi anni.
Dalla proposta del Commissario Hogan del 2018 lo scenario è totalmente cambiato: da un lato la pandemia che, oltre a sconvolgere le nostre vite, ha consentito al consumatore di riscoprire la centralità del settore primario e riorientato o consolidato le abitudini alimentari, dall’altro in Europa si sono insediati un nuovo Collegio dei Commissari ed un nuovo Parlamento Europeo.
Gli obiettivi sono cambiati: una maggiore attenzione per i temi ambientali ha portato alla definizione di un Green Deal europeo che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Da questo derivano le strategie sulla biodiversità e la From Farm to Fork che impattano in modo determinante sulla PAC.
Quali saranno le sfide e quali le opportunità per l’agricoltura europea dopo il 2023? Confagricoltura ne discuterà con i rappresentanti delle Istituzioni europee e gli stakeholders che stanno ancora negoziando i testi legislativi.
Interverranno all’incontro: Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e vice Presidente del COPA; Pekka Pesonen, Segretario Generale del COPA-COGECA, rappresentanza europea degli agricoltori e delle cooperative agroalimentari; Joachim Rukwied, Presidente di DBV, associazione di rappresentanza degli agricoltori tedeschi e past president del COPA; Christiane Lambert, presidente di FNSEA, associazione di rappresentanza degli agricoltori francese e presidente del COPA; Janus Wojciechowski, Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale; Paolo De Castro, coordinatore Gruppo S&D Comagri; Herbert Dorfmann, coordinatore del Gruppo PPE Comagri; Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Condurrà il giornalista Angelo Di Mambro.

In allegato il programma del webinar

PROGRAMMA_PAC_post_ 2023

Nonostante i limiti imposti dall’emergenza sanitaria, gli agricoltori francesi e spagnoli hanno deciso di scendere in piazza per protestare contro le prospettive di riforma della politica agricola comune (PAC). Alcune manifestazioni si sono già svolte, evidenzia Confagricoltura, ed altre iniziative sono in programma per l’intero mese di aprile. Le proteste sono motivate dalle ipotesi di riduzione dei trasferimenti diretti della PAC, soprattutto a scapito delle imprese di maggiore dimensione economica. In Spagna, in particolare, il governo punta a stabilire un aiuto uguale per tutti gli agricoltori, indipendentemente dalle specializzazioni produttive e dalla diversa struttura dei costi di produzione.
Seguiamo con molta attenzione le iniziative varate dalle principali organizzazioni degli agricoltori francesi e spagnoli. E condividiamo le loro preoccupazioni”, dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Gli aiuti diretti della PAC costituiscono una rete di protezione per il reddito degli agricoltori. Rimetterla in discussione avrebbe un pesante effetto negativo sulla competitività delle imprese e sull’efficienza del sistema agroalimentare – sottolinea Giansanti – di cui proprio oggi l’Istat ha certificato la solidità. L’agricoltura è il settore produttivo che ha registrato la minore riduzione del valore aggiunto lo scorso anno. Indicatore che è addirittura aumentato per il comparto alimentare”. “La PAC deve adattarsi alla domanda dei consumatori e alle nuove esigenze poste dai cambiamenti climatici – aggiunge il presidente di Confagricolturama deve restare a tutti gli effetti una politica con finalità economiche di tutela e valorizzazione delle produzioni”.
Il negoziato in corso tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione sulla nuova PAC dovrebbe concludersi entro il prossimo mese di giugno. A seguire, entro la fine dell’anno corrente, gli Stati membri dovranno trasmettere alla Commissione europea i propri piani strategici per l’applicazione del nuovo assetto normativo.
In altri Paesi il lavoro di redazione è già stato avviato da tempo, con una stretta collaborazione tra amministrazione centrale, regioni e organizzazioni professionali – conclude il presidente di Confagricoltura. “Le proteste degli agricoltori francesi e spagnoli stanno ad indicare la complessità del lavoro che ci aspetta ai fini della tutela delle imprese e della salvaguardia del potenziale produttivo dell’agricoltura dell’Unione Europea”.