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Martedì 1° dicembre, con 40 voti a favore e 3 contrari la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha dato il via libera al regolamento transitorio della PAC che estende le attuali norme fino al 31 dicembre 2022, includendo anche il pacchetto agricolo del Next Generation EU. Il testo dovrà ancora essere approvato in via definitiva dal Parlamento durante l’assemblea plenaria del 14-17 dicembre.
La nuova PAC prevede la conferma dei pagamenti diretti agli agricoltori, dei fondi per lo sviluppo rurale, il prolungamento da tre a cinque anni dei nuovi progetti pluriennali del PSR incentrati su agricoltura biologica e misure a favore del clima e dell’ambiente, e del benessere degli animali.
Sono previste novità per l’abbassamento delle soglie di perdita di produzione e reddito necessarie per attivare sia il cosiddetto strumento di stabilizzazione del reddito settoriale, sia i fondi mutualistici tra agricoltori in caso di eventi climatici avversi, focolai di malattie degli animali o delle piante o infestazioni da parassiti. Inoltre, con l’approvazione definitiva del regolamento, verrà prorogata di ulteriori sei mesi la misura straordinaria di sostegno al reddito delle aziende colpite dalla pandemia, dando la possibilità agli Stati membri di continuare a erogare i 7mila euro previsti per ogni agricoltore. In base alle nuove disposizioni verrà attivata immediatamente l’erogazione degli 8,07 miliardi di aiuti a livello UE stanziati con il Next Generation EU per i prossimi due anni: almeno il 37% di questi fondi dovrà essere investito per favorire l’aumento delle superfici coltivate a biologico, per azioni legate al miglioramento dell’ambiente e del clima, e al benessere degli animali. Almeno il 55% delle risorse dovrà essere finalizzato al sostegno dei giovani agricoltori, e a investimenti che contribuiscano ad accrescere la resilienza, la sostenibilità e la digitalizzazione delle aziende agricole e di trasformazione.

Il Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria ha votato, tra il 21 ed il 23 ottobre, le relazioni predisposte dai deputati relatori della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale. La relazione sul regolamento sui piani strategici è stata approvata con 425 voti favorevoli, 212 voti contrari e 51 astensioni. La relazione sul regolamento sull’Ocm è stata approvata con 463 voti favorevoli, 133 voti contrari e 92 astensioni. La relazione sul regolamento sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della Pac è stata approvata con 434 voti favorevoli, 185 voti contrari e 69 astensioni. Il Parlamento europeo ha così adottato la propria posizione negoziale.
I deputati hanno confermato un cambiamento politico che dovrebbe far corrispondere meglio la Pac ai bisogni dei singoli Stati membri, ma insistono nel mantenere parità di condizioni in tutta l’Ue. Ai governi nazionali spetterà la redazione di piani strategici, approvati poi dalla Commissione, in cui delineare le modalità concrete di attuazione degli obiettivi dell’Ue. La Commissione valuterà i risultati, e non soltanto la loro conformità alle norme dell’Ue.
In generale, i deputati hanno confermato che il 60% del budget del primo pilastro sia destinato al pagamento disaccoppiato di base.
Gli obiettivi dei piani strategici sono perseguiti in linea con l’Accordo di Parigi.
Il Parlamento ha rafforzato le pratiche rispettose del clima e dell’ambiente obbligatorie, la cosiddetta condizionalità, che gli agricoltori devono applicare per poter beneficiare dei pagamenti diretti. Inoltre, i deputati intendono dedicare almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all’ambiente. Mentre almeno il 30% del bilancio per i pagamenti diretti sarà destinato agli eco-schemi volontari per gli agricoltori.
Di seguito le decisioni specifiche.
• Le misure implementate con gli eco-schemi, dovranno riguardare non solo l’ambiente e il clima, ma anche ulteriori miglioramenti del benessere degli animali, andando oltre la proposta originale della Commissione.
• Attraverso gli eco-schemi saranno finanziate azioni volte ai seguenti obiettivi: clima, riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, aumento del sequestro del carbonio, miglioramento della qualità dell’acqua, riduzione dell’erosione del suolo, riduzione delle emissioni, miglioramento e protezione della biodiversità, riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, miglioramento del benessere degli animali, la gestione dei nutrienti, il miglioramento della biodiversità animale e vegetale e il mantenimento delle zone umide e delle torbiere.
• Il 5% delle terre arabili dovrà essere destinato ad aree non produttive ed elementi del paesaggio che favoriscono la biodiversità, nel quadro degli impegni di condizionalità, mentre un ulteriore 5% di aree a set-aside potrà avere un sostegno tramite gli eco-schemi e le misure agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale.
• E’ confermato un sostegno per le aree soggette a vincoli naturali.
• Confermato anche l’obbligo di mantenere le superfici dichiarate come prati permanenti a livello nazionale, regionale, sub-regionale e di azienda agricola con una variazione massima del 5%.
• Introdotto nella condizionalità l’impegno per la conservazione e la protezione delle zone umide e delle torbiere.
• Il nuovo impegno di condizionalità sulla rotazione delle colture dovrà essere rispettato da tutte le aziende agricole, ad eccezione di quelle con meno di 10 ettari di seminativo, con l’ulteriore esonero per le aziende con colture sommerse ed erbai di leguminose foraggere, negli stessi termini degli attuali esoneri previsti per diversificazione e AIE dagli artt. 44 e 46 del vigente Reg. (UE) n.1307/2013.
• Introdotti anche nuovi criteri di gestione obbligatori (CGO) in materia di politica dell’acqua, sulle malattie animali e sull’uso sostenibile dei pesticidi.
Confermando l’obbligo di applicare la degressività e il capping dei pagamenti diretti, i deputati propongono di ridurre progressivamente i pagamenti annuali agli agricoltori al di sopra dei 60.000 euro con un limite massimo a 100.000 euro. Sarà tuttavia possibile agli agricoltori di detrarre il 50% dei salari collegati alle attività agricole dall’importo totale prima di subire la riduzione.

Rispetto al capping, si ricorda la posizione approvata a luglio dal Consiglio Europeo (il livellamento dei pagamenti diretti per le aziende beneficiarie di grandi dimensioni sarà introdotto, su base volontaria, a un livello pari a 100.000 euro, si applicherà unicamente al sostegno di base al reddito per la sostenibilità – BISS; nell’applicare il livellamento, gli Stati membri possono sottrarre tutti i costi relativi al lavoro dall’importo del BISS per beneficiario).
Almeno il 6% dei pagamenti diretti nazionali dovrebbe servire al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni (pagamento redistributivo). Nel caso in cui fosse utilizzato più del 10% a questo scopo, la riduzione dei pagamenti diventerebbe volontaria.
Confermata per gli Stati membri la possibilità di destinare almeno il 2% del budget per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori. I finanziamenti per lo sviluppo rurale potrebbero fornire un sostegno complementare in grado di dare la priorità agli investimenti dei giovani agricoltori. I finanziamenti dell’UE dovrebbero essere riservati a chi svolge almeno un livello minimo di attività agricola (coloro che gestiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti sono automaticamente esclusi).
Il Parlamento conferma, in termini percentuali, la proposta della Commissione Europea. Il finanziamento del sostegno accoppiato resta pari al 10% del budget dei pagamenti diretti con un altro possibile 2% per incentivare le colture proteiche.
Il Parlamento ha richiesto ulteriori misure per aiutare gli agricoltori a gestire rischi e possibili crisi future. Auspica una maggiore trasparenza del mercato, una strategia di intervento per tutti i prodotti agricoli, e l’esenzione dalle norme sulla concorrenza per quelle pratiche che adottano standard ambientali o sulla salute o sul benessere degli animali più elevati.
Il Parlamento ha chiesto che la riserva di crisi, prevista per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o dei mercati, sia convertita da strumento temporaneo e contingente a strumento permanente dotato di un bilancio adeguato.
Per il Parlamento si devono prevedere sanzioni elevate nel caso di inosservanza dei requisiti dell’UE, ad esempio in materia di ambiente, benessere degli animali o qualità degli alimenti. L’importo della sanzione è pari ad almeno il 10% dell’importo totale dei pagamenti (un incremento rispetto all’attuale 5%). I deputati chiedono infine l’istituzione di un meccanismo di denuncia ad hoc attraverso il quale gli agricoltori e i beneficiari che subiscono un trattamento iniquo o che si trovino in situazione di svantaggio per quanto riguarda l’accesso ai fondi dell’UE, possano presentare denuncia alla Commissione UE se il loro governo nazionale non gestisce il loro reclamo in modo soddisfacente.
Ora che il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura ed il Parlamento europeo hanno adottato le rispettive posizioni, possono iniziare i negoziati inter-istituzionali (triloghi) per il raggiungimento di un accordo su un testo comune. Più precisamente, la Plenaria ha approvato le tre relazioni e, contemporaneamente, le ha rinviate alla commissione competente (Comagri) incaricandola di avviare i negoziati inter-istituzionali.
A questo punto la procedura prevista nel regolamento del PE prevede il coinvolgimento della Comenvi in quanto commissione associata.
Nel frattempo, è all’analisi di Consiglio e Parlamento la proposta sul regolamento transitorio, che dovrebbe consentire di applicare le attuali regole per il 2021 ed il 2022.

Il 31 dicembre di quest’anno si chiuderà il periodo di programmazione 2014-2020 per quanto riguarda la Politica Agricola Comunitaria – PAC. Il regolamento di transizione della PAC – spiega Confagricoltura in una nota – è di durata massima biennale e si basa sul principio dell’utilizzo delle regole attualmente in vigore; avvalendosi delle nuove risorse che verranno messe a disposizione dall’Unione Europea entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 e le autorità regionali dovranno gestire contemporaneamente vecchia e nuova dotazione finanziaria.
In questo contesto – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiaè indispensabile attivare tutte le procedure per poter spendere in tempi rapidi tutte risorse già impegnate, facendo tesoro dell’esperienza maturata per la futura programmazione, evitando le complicazioni che hanno rallentato l’esecuzione dei progetti, nell’interesse delle imprese e del territorio. Il Psr che si sta chiudendo, ereditato dalla precedente amministrazione regionale, presenta molte criticità che abbiamo sempre evidenziato: la giunta Cirio – aggiunge Allasia – deve dimostrare di voler correggere la precedente impostazione, tenendo presente che la pandemia ci impone di concentrare gli sforzi sugli aspetti più legati all’innovazione e alla digitalizzazione”.
Confagricoltura Piemonte ha inviato un documento all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa evidenziando gli aspetti che hanno prodotto risultati apprezzabili e le criticità rilevate, conseguenti alla non ottimale calibrazione di alcune misure del PSR, per cui gli interventi o gli impegni previsti non sempre si sono dimostrati allineati con le effettive esigenze delle imprese, del mercato e del territorio. Confagricoltura, entrando nello specifico, ricorda che nell’ambito delle misure agroambientali i primi ridotti per i comparti cerealicolo e risicolo hanno spinto gli agricoltori ad aderire a interventi facoltativi aggiuntivi di difficile applicazione.
Un altro intervento da rivedere, evidenziato dall’organizzazione degli imprenditori agricoli, è quello della pesante discriminazione in capo alle aziende di medie e medio-grandi dimensioni, che nella maggior parte dei casi non hanno potuto beneficiare degli aiuti, riducendo la loro capacità di investire e perdendo competitività, pur contribuendo in modo sostanziale alla produzione lorda vendibile del settore agricolo piemontese. A livello generale Confagricoltura ha sollevato il problema della complessità dei bandi per l’erogazione dei contributi, che portano a un appesantimento elevato dal punto di vista burocratico amministrativo e alla richiesta di troppi documenti già in fase di predisposizione dei progetti. Tutto ciò comporta un rallentamento della capacità di spesa, altro punto dolente evidenziato da Confagricoltura, che si riflette negativamente sulla competitività delle imprese.
Per quanto riguarda l’avanzamento della spesa pubblica effettivamente sostenuta il Piemonte, pur collocandosi in buona posizione tra le regioni italiane, al 30 settembre di quest’anno (dati Agea) aveva speso poco meno del 55% delle somme a disposizione (su circa 1 miliardo e 190 milioni totali per il settennio 2014-2020): la provincia di Bolzano è prima in graduatoria con una capacità di spesa del 72%, seguita dal Veneto con il 64%. Altre regioni sono in posizione decisamente più critica: la Puglia e le Marche hanno speso soltanto il 35% delle risorse a disposizione, la Liguria il 43%, la Lombardia il 47%. Complessivamente a livello nazionale la capacità di spesa ha superato di poco il 50% (50,34%).
Occorrerà un grande impegno da parte di tutti – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piemonte – a maggior ragione in questo periodo di pandemia, per riuscire a spendere in modo proficuo tutte le risorse a disposizione”. Confagricoltura nel documento inviato alla Regione interviene anche sull’allocazione delle risorse finanziarie che verranno assegnate al Piemonte per il periodo transitorio e formula alcune considerazioni di carattere generale, partendo dalla revisione critica delle misure inserite nell’attuale PSR per escludere quelle con scarse, basse o nulle adesioni.
Inoltre – spiega Enrico Allasia – sollecitiamo la definizione di bandi che possano meglio intercettare l’interesse del mondo agricolo e più coerenti con le esigenze delle imprese e del mercato, la semplificazione e lo snellimento degli aspetti burocratici amministrativi, l’accelerazione dell’iter dei bandi, il miglioramento del coordinamento e l’omogeneizzazione degli interventi previsti dal programma piemontese con quelli delle regioni confinanti, per garantire un livello uniforme di competitività e concorrenza per gli agricoltori. Chiediamo altresì – aggiunge Allasia – l’individuazione di misure specifiche per sostenere gli allevatori nell’adozione di tecniche e sistemi di gestione aziendale che vadano oltre i requisiti minimi del benessere animale e il potenziamento delle misure destinate a favorire l’adesione a sistemi volontari di certificazione della qualità dei processi e delle produzioni”.

Una decisione positiva nell’ottica della flessibilità nell’applicazione del nuovo modello di gestione della PAC. Tuttavia, la strada verso l’intesa finale è ancora lunga ed incerta”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, a proposito dell’accordo raggiunto dal Consiglio Agricoltura e Pesca della UE sulla riforma della PAC.
L’intesa tra i ministri, alla quale il Ministro Bellanova e la delegazione italiana hanno contribuito in maniera determinante, è il primo passaggio formale verso la riforma a più di due anni dalla presentazione delle proposte di regolamento della Commissione”, aggiunge Giansanti.
Resta ora da raggiungere l’intesa definitiva con il Parlamento Europeo e rimangono, quindi, elevati margini di incertezza sull’esito finale.
In attesa dei prossimi passaggi in ambito europeo – rileva il presidente di Confagricolturaè importante accelerare i tempi per la redazione del Piano strategico nazionale che sarà alla base della nuova PAC. Abbiamo l’occasione per ridare una prospettiva unitaria alle scelte per il futuro dell’agricoltura italiana, tenendo conto delle esigenze e delle specificità territoriali”.

Solo per quest’anno, in seguito all’emergenza Covid-19, ci sarà la possibilità di presentazione tardiva delle domande iniziali e delle domande di modifica relative alla domanda unica, alle domande a superficie corrispondente e per le misure connesse agli animali, nell’ambito dei PSR, ai sensi dell’art. 15 del Reg. (UE) n. 809/2014, senza applicazioni di riduzioni, sino al 10 luglio 2020.
C’è invece tempo solo fino al 30 giugno prossimo per la presentazione delle domande da parte degli agricoltori per accedere all’anticipo della PAC per l’anno 2020, pari al 70%, stabilito per venire incontro alle esigenze di liquidità delle aziende agricole danneggiate dall’epidemia di Covid-19.