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Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte: “Si mettano in atto tutte le iniziative utili per evitare che i cinghiali escano dall’area infetta; se mai questo dovesse avvenire verrebbe messo a rischio il patrimonio suinicolo, che rappresenta un volume d’affari di 240 milioni di euro soltanto nella nostra regione” 

L’ordinanza del 25 marzo scorso del Commissario Straordinario alla Pesta Suina Africana Angelo Ferrari, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 aprile, contiene una serie di disposizioni importanti per il controllo della malattia. Ne dà notizia Confagricoltura Piemonte, chiarendo che la zona infetta dovrà essere adeguatamente segnalata con appositi cartelli e munita o attrezzata con dispositivi di cattura dei cinghiali (in media uno ogni 2.000 / 2.500 ettari di territorio). Inoltre l’ordinanza prevede il rafforzamento delle barriere fisiche già esistenti (autostrade) e la costruzione di una seconda barriera artificiale parallela alle autostrade per delimitare una “zona cuscinetto” o “zona bianca”. L’operazione dovrebbe essere realizzata entro il prossimo mese di giugno.
Dalla lettura del provvedimento – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontel’impianto della seconda barriera rappresenta il presupposto essenziale per autorizzare in deroga l’attività di caccia di selezione al cinghiale, fatte salve indicazioni diverse che in futuro dovessero provenire dal gruppo operativo di esperti. Per questo -aggiunge Allasia – siamo preoccupati per il contenimento dell’epidemia, in quanto con la stagione della riproduzione gli animali tendono a spostarsi anche di diversi chilometri. Chiediamo pertanto alle autorità sanitarie e ai rappresentanti del mondo politico e istituzionale di mettere in atto tutte le iniziative utili per evitare che i cinghiali escano dall’area infetta; se mai questo dovesse avvenire verrebbe messo a rischio il patrimonio suinicolo, che rappresenta un volume d’affari di 240 milioni di euro soltanto nella nostra regione
L’ordinanza – chiarisce Confagricoltura – prevede che le attività all’aperto, attualmente vietate nella zona infetta, potranno essere autorizzate secondo precise modalità contenute nel piano di controllo ed eradicazione della Peste Suina Africana che la Regione Piemonte sta predisponendo.
Il provvedimento del commissario contiene le misure di controllo per la zona di restrizione I e in particolare il rafforzamento della sorveglianza passiva dei cinghiali (almeno una volta ogni due settimane) , la regolamentazione dell’attività venatoria e l’utilizzo delle trappole.

Il territorio astigiano, fortunatamente, non è coinvolto da abbattimenti suinicoli di rilievo, come invece accade nella zona infetta, ma i danni prodotti dalla Peste Suina Africana (PSA), insieme alle restrizioni sanitarie e agli aumenti dei costi di produzione, richiedono interventi straordinari a tutela delle aziende della filiera suinicola e dell’indotto ad essa collegata. Per questo motivo Confagricoltura ha lanciato un appello alle banche con due richieste specifiche per dare alle aziende la possibilità di dilazionare i propri impegni in un arco di tempo sufficientemente ampio: la sospensione dei pagamenti delle rate dei finanziamenti in scadenza, e il consolidamento e la trasformazione a medio e lungo termine delle esposizioni e delle scadenze bancarie.
Il settore sta assistendo impotente ad un graduale calo del prezzo del prodotto iniziato nelle ultime settimane dello scorso dicembre e che, nelle prime otto di quest’anno, ha raggiunto il -14% e la causa scatenante della contrazione è stata proprio il riscontro, a inizio gennaio, del focolaio di Peste Suina a scavalco tra Piemonte e Liguria.
Il punto nevralgico della situazione rimane la necessità di contenere il numero dei cinghiali sul territorio, il cosiddetto “depopolamento” come viene ora definito nei recenti documenti” è la principale riflessione del Presidente della Confagricoltura di Asti, Gabriele Baldi, che aggiunge con rammarico: “Si tratta di una problematica che evidenziamo da tempo (intendiamo anni), purtroppo senza ottenere risultati tangibili e si è dovuti giungere a questa emergenza per arrivare ad una convergenza di intenti del sistema agricolo con quello sanitario e, si spera, anche con il mondo venatorio”.
L’associazione agricola astigiana esprime anche un plauso alla Provincia di Asti che ha avviato una campagna di abbattimenti utilizzando varie modalità (squadre, ofs, azioni notturne) e prevedendo una verifica quindicinale con le organizzazioni agricole delle esigenze e dei capi abbattuti, agendo così tempestivamente, prima ancora del decreto della Regione Piemonte, che ricalca in vari punti la strada tracciata dall’Amministrazione astigiana.
Auspichiamo veramente che, nella lotta alla Peste Suina, il numero di cinghiali abbattuti superi di gran lunga quelli dei suini abbattuti: ciò consentirebbe di tutelare il settore suinicolo ma anche di preservare il buon esito delle prossime semine, per le quali ci sono forti preoccupazioni” conclude il Direttore della Confagricoltura di Asti, Mariagrazia Baravalle.

I danni prodotti dalla Peste Suina Africana (PSA), insieme alle restrizioni sanitarie e agli aumenti dei costi di produzione, richiedono interventi straordinari a tutela delle aziende della filiera suinicola e dell’indotto ad essa collegata.
Per questo motivo Confagricoltura ha lancia un appello alle banche con due richieste specifiche per dare alle aziende la possibilità di dilazionare i propri impegni in un arco di tempo sufficientemente ampio: la sospensione dei pagamenti delle rate dei finanziamenti in scadenza, e il consolidamento e la trasformazione a medio e lungo termine delle esposizioni e delle scadenze bancarie.
Il comparto sta assistendo impotente ad un graduale calo del prezzo del prodotto iniziato nelle ultime settimane dello scorso dicembre e che, nelle prime otto di quest’anno, ha raggiunto il -14%. Emergenza sanitaria da Covid-19 a parte, la causa scatenante della contrazione è stata proprio il riscontro, a inizio gennaio, di un focolaio di Peste Suina nell’Ovadese.
Oggi si aggiunge un ulteriore fattore negativo: il conflitto in Ucraina. La guerra sta già producendo i suoi effetti nefasti, oltre che sui conti dell’energia, sulla fornitura di materie prime fondamentali per l’alimentazione degli animali.
Il comparto suinicolo italiano conta quasi 9 milioni di capi (dei quali oltre 1,3 milioni in Piemonte), allevati in oltre 30mila allevamenti. Con un export di 1,5 miliardi di euro nel 2021, il volume di affari totale (produzione degli allevamenti e fatturato dell’industria di trasformazione) sfiora gli 11 miliardi. Complessivamente, la produzione suinicola e il fatturato dell’industria dei salumi incidono rispettivamente per poco più del 5% sul totale della produzione agricola nazionale e sul fatturato dell’intera industria agroalimentare italiana.

Il presidente della Giunta regionale ha adottato martedì pomeriggio l’ordinanza relativa alle ulteriori misure di regolamentazione dell’attività venatoria di controllo faunistico del cinghiale per l’eradicazione della peste suina africana.
L’ordinanza prevede, tra l’altro, l’indicazione puntuale delle pratiche per il depopolamento dei cinghiali, con le misure da applicarsi all’interno dell’area infetta e negli altri territori.
La nostra organizzazione – dichiara il presidente della Confagricoltura di Asti Gabriele Baldiche collaborerà con gli enti e le istituzioni del territorio per assicurare la pronta adozione delle misure previste dall’ordinanza, invita tutti i soggetti interessati a attivarsi per contribuire, in piena sicurezza e nel rispetto delle disposizioni di legge, all’attuazione del piano di contenimento dei cinghiali per assicurare l’eradicazione dell’infezione e la messa in sicurezza degli allevamenti suinicoli”.

Peste suina (Psa) e influenza aviaria sono stati i temi su cui Agrinsieme è intervenuta nelle commissioni Agricoltura di Senato e Camera. Il Coordinamento, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, condivide la scelta del Mipaaf di nominare un Commissario straordinario per contrastare la diffusione della Psa, ma a tale figura si dovrà garantire libertà decisionale e una disponibilità finanziaria adeguate al compito.
È inoltre fondamentale – evidenzia Agrinsiemeaccelerare sulla distribuzione del fondo da 50 milioni di euro previsto dal decreto Sostegni ter, di cui 15 milioni andranno agli interventi di biosicurezza. I restanti 35 milioni sono destinati al sostegno della filiera suinicola“. Il Coordinamento ritiene che tali risorse debbano essere assegnate a partire dagli allevamenti più vicini alle zone infette.
Il Coordinamento chiede anche la modifica di alcuni interventi per la biosicurezza negli allevamenti che si trovano nelle aree interessate. In particolare, occorre ridimensionare l’ambito di azione del provvedimento sanitario alle sole aziende rientranti in un raggio ridotto rispetto a quanto previsto dalle attuali disposizioni. L’obbligo di installazione delle recinzioni, infatti, attualmente è esteso indiscriminatamente a tutti gli allevatori delle regioni confinanti con l’area infetta.
È inoltre necessario procedere, ad avviso di Agrinsieme, sia all’abbattimento mirato dei cinghiali nelle aree interessate e in quelle “buffer” (rientranti in un raggio di 10 chilometri), sia all’abbattimento dei suini domestici presenti nelle zone focolaio, con la previsione di opportuni ristori.
Sul fronte dell’influenza aviaria, le questioni aperte sono molte, a partire dall’avvio del fondo di 30 milioni previsto dalla legge di Bilancio per la filiera avicunicola, ancora in attesa del decreto attuativo. A riguardo, il Mipaaf ha annunciato che presenterà una bozza il prossimo 11 marzo. Come già stabilito, le risorse verranno utilizzate per anticipare parte degli indennizzi relativi ai danni indiretti, per i quali verrà chiesto un rimborso a Bruxelles.
Il Coordinamento ha chiesto poi di accelerare l’avvio della procedura in sede comunitaria relativa ai danni del periodo ottobre-dicembre 2021, quantificati in circa 70 milioni di euro, così da avviare il negoziato con la Ue.
Infine, Agrinsieme auspica la ripresa dell’attività produttiva con il riavvio progressivo dei riaccasamenti, fino ad ora limitati a causa dei numerosi vincoli dell’emergenza sanitaria.